Indagato l’ad di Eni, che ne sarà del titolo?

 Si chiama Paolo Scaroni ed è uno dei personaggi più famosi del panorama energetico italiano, poiché guida l’azienda ENI, di cui è amministratore delegato. Questo ruolo non gli ha consentito di evitare le indagini portate avanti dalla procura di Milano che ha indagato Scaroni con l’accusa di corruzione internazionale.

Crisi Piazza affari per colpa di scandali grandi imprese

In ballo ci sono degli appalti che ENI avrebbe ottenuto in Algeria. Soltanto il flash della notizia, all’inizio di febbraio, ha avuto un effetto dirompente sul titolo in borsa che si è ritrovato, in un sol giorno, a perdere il 4,62% del suo valore. La Guardia di Finanza, davanti a questa débacle finanziaria, non ha battuto ciglio ed ha perquisito sia le abitazioni di Scaroni, sia gli uffici dell’ENI, sia quelli della sua controllata SAIPEM.

Eni cerca gas a Cipro

Adesso l’indagine milanese scopre le carte di un calderone molto fitto e l’indagine a carico di Scaroni, si lega a quella che alla fine di dicembre 2012 ha portato alle dimissioni i dirigenti di SAIPEM. Sembra infatti che, quest’ultima azienda, insieme all’ENI, abbia versato circa 197 milioni di tangenti agli esponenti del governo argentino, con il solo obiettivo di partecipare a due progetti molto importanti, collaborando con la Sonatrach, la compagnia petrolifera di stato algerina.

I due progetti in questione sono MLE e Medgaz e muovono un business di circa 11 miliardi di dollari.

Stando a quanto si evince dall’andamento dei due titoli nei primi due mesi dell’anno: la vicenda SAIPEM ha inciso sull’andamento del titolo omonimo e di quello dell’ENI, ma non è possibile dire il contrario

Bankitalia e il prestito segreto a MPS

 Le azioni del titolo MPS sono rimbalzate dopo che il management ha fugato ogni dubbio riguardo il buco nei bilanci. Il fatto è che il buco esiste ma è stato contabilizzato. Per fare chiarezza sull’istituto di credito e fare una previsione più accurata dei trend futuri, è necessario anche spiegare cosa si dice all’estero della banca senese.

 Con MPS non ci sono rischi per mutui e conti

E così si arriva all’articolo del Wall Street Journal che qualche giorno fa ha parlato di un “prestito nascosto”. Sembra che il Monte dei Paschi di Siena, già alla fine del 2011, navigasse in cattive acque, al punto che fu Banca d’Italia a porgere la mano all’istituto di credito senese, aiutandolo a rimettere a posto i conti con un prestito di 2 miliardi di euro.

Pronti al via i Monti Bond per MPS

Il fatto che si tratti di una manovra “nascosta” si evince dalle numerose dichiarazioni del management della banca che in quello stesso periodo rassicurava gli investitori sulla solidità della liquidità dell’istituto. Insomma, tutti continuavano a dire che nei conti del Monte dei Paschi non c’era niente di preoccupante.

Questo particolare, oggi venuto allo scoperto dopo lo scandalo sui derivati, rende più complessa la gestione dei portafogli che includono il titolo MPS. Non tanto per il fatto che naturalmente in questo periodo il titolo è soggetto a ribassi preoccupanti, quanto per la sussistenza della poca chiarezza.

Draghi ripete ancora che non c’è una guerra di valute

 L’Europa ha appena approvato il bilancio valido per l’Unione nel periodo compreso tra il 2014 e il 2020 ed è la prima volta che si ha un bilancio più basso di quello antecedente. La volontà del Vecchio Continente è quella di ridimensionare le spese, senza nulla togliere agli investimenti.

 L’UE e i segnali dell’inversione di tendenza

Proprio adesso, tra l’altro, che gli investitori hanno ritrovato la fiducia nell’UE. Il simbolo inequivocabile di questa tendenza è nell’apprezzamento dell’Euro. Ne è convinto Draghi che propone una prospettiva nuova sull’euro forte. In fondo i rialzi costanti della moneta unica non sono indicativi di una guerra tra valute.

 L’indice Big Mac evidenzia la forza dell’euro

Anzi, il mercato ForEX non evidenzia alcuna tensione tra gli stati e forse occorre abbassare i toni della discussione a riguardo. Il Presidente della BCE ci tiene comunque ad approfondire il tema e l’appuntamento per tutti è al G20 di questo fine settimana.

Lì probabilmente si confronteranno le posizioni simili a quelle del presidente francese Hollande che sostiene la necessità di un intervento sul tasso di cambio e le posizioni filo-mercato di molti altri paesi dell’Unione che vogliono, infatti, lasciare agli scambi, la decisione del valore delle diverse monete.

Se poi ci dovessero essere degli screzi evidenti, come quello tra Berlino e Tokyo, saranno considerati espressione della volontà dei diversi Stati di “proteggere” l’economia nazionale, piuttosto che di “attaccare” gli avversari.

► Una lotta valutaria tra Tokyo e Berlino

Apple cede nel giorno in cui cresce Wall Street

 La Borsa di Wall Street ha accolto con entusiasmo il discorso del presidente Obama sullo stato dell’Unione ed ora resta in attesa di conoscerne l’agenda economica, che sarà invece presentata al Congresso. L’economia americana, infatti, sembra evidente, ha bisogno di essere sostenuta, partendo dal risanamento dei conti pubblici.

 Obama vuole 5 miliardi di dollari

Gli investitori hanno premiato questo sforzo e i maggiori indici di Wall Street sono cresciuti in pochissimo tempo: il Dow Jones, per esempio, ha recuperato lo 0,34%, mentre lo Standard&Poor’s è salito di pochissimo, guadagnando lo 0,16%. L’unico a battere in ritirata è stato il Nasdaq che ha ceduto lo 0,17%.

Questi incrementi incoraggianti sono stati determinati anche dal fatto che i dati trimestrali presentati dalle aziende a stelle e strisce, sono spesso andati al di là delle aspettative degli analisti e del mercato. I bilanci e gli outlook positivi, quindi, sono stati premiati.

► Possibili trend del titolo Facebook

A Wall Street, quindi, gli investitori hanno gradito molto il +22 per cento dell’Avon che è andata oltre le attese degli analisti, mentre ha sorpreso un po’ la battuta d’arresto della Coca-Cola che, riguardo i volumi globali del suo business, lascia un po’ a desiderare. In generale, circa 8 aziende su 10, negli Stati Uniti, hanno riportato risultati trimestrali migliori delle previsioni.

In questa scia d’entusiasmo, però, non è riuscita ad inserirsi la Apple che al contrario ha ceduto il 2,5 per cento proprio dopo una dichiarazione di Tim Cook. L’ad di Cupertino ha negato che la sua azienda, in questo momento, sia sotto pressione, minimizzando dunque su scandali e accuse ai danni della Mela Morsicata.

L’allarme di Confesercenti sui consumi

 Confesercenti lancia l’allarme sui consumi nel nostro paese dopo che è stato contabilizzato che la spesa delle famiglie è notevolmente più leggera rispetto agli anni passati. Si parla di una flessione del 4 per cento che equivale alla riduzione della spesa pari a 35 miliardi euro nel 2012 e, finora, 10 miliardi di euro nel 2013. Influisce molto sulla situazione anche l’aumento della pressione fiscale.

Se si considerano i consumi c’è da temere

Se si considera tutto il biennio, quindi il 2012 terribile che ci siamo lasciati alle spalle e l’anno in corso, scopriamo che i consumi si sono ridotti complessivamente di 45 miliardi di euro. Soltanto nel 2012 la flessione è stata di 35 miliardi, che si traducono in una diminuzione percentuale di 4 punti. Non migliora però la situazione per il 2013. Confesercenti si è detta molto preoccupata per questi dati.

Cambiano le spese, attenti al redditometro

In una situazione del genere hanno un peso molto importante anche le imposte. Il prelievo fiscale, con IMU e TARES in primo piano, costringeranno le famiglie a mettere da parte in media altri 800 euro. Alle imprese, invece, è chiesto di mettere a bilancio altre 3000 euro di uscite.

Per evitare di finire in recessione, dunque, sarà importante che il governo prenda in mano la situazione, anche perché del calo dei consumi di bevande alcoliche e tabacchi (-6%), dell’abbigliamento e delle calzature (-8,9%), degli alimentari e delle bevande (-4,2%), oppure della carne (5,2%), sarà necessario prendere visione subito.

La debolezza dell’Italia, della Spagna e dell’UE

 Ci sono paesi che ormai, da mesi, sono sempre in prima linea quando si parla di crisi e purtroppo in questo sfortunato elenco c’è anche l’Italia, in compagnia della Spagna, della Grecia e di Cipro. Gli investitori, adesso, vogliono conoscere la situazione reale dell’Europa, alla luce di questi scenari di crisi, al fine di trovare un settore d’investimento proficuo.

Questioni insolute e prospettive future dell’UE

L’Italia e la Spagna preoccupano per la loro situazione. Nel nostro paese si teme per il risultato delle  elezioni ed in particolare si teme che nello scacchiere europeo faccia capolino Silvio Berlusconi. La Spagna non è da meno, almeno agli occhi degli investitori, visto che adesso deve gestire uno scaldalo di mazzette ad alti livelli. E’ coinvolto in prima persona il premier Rajoy.

Secondo Barclays i problemi arrivano da Berlusconi

Le decisioni dell’Eurogruppo saranno chiare soltanto alla fine della settimana quando i grandi dell’economia europea si sono dati appuntamento a Mosca per decidere il da farsi.

Intanto, in questo clima d’incertezza, i titoli tricolore perdono terreno. Piazza Affari, a fine giornata, prende atto di un calo dello 0,61 per cento degli scambi. Scatenati gli acquisti sulla Banca Popolare di Milano che è chiamata a revisionare la governance dell’istituto di credito.

Sotto pressione anche il titolo Telecom, dopo che l’agenzia di rating Fitch ne ha evidenziato la carenza.

Per Berlusconi lo spread non serve a nulla

 La situazione d’incertezza politica ed economica che coinvolge l’Italia non sembrano essere motivo di preoccupazione per Berlusconi che ha dichiarato molto semplicemente che lo spread non interessa il suo partito. La campagna elettorale, dopo aver toccato alcuni temi fiscali, primo tra tutti l’IMU, si è spostata su temi squisitamente finanziari.

 Bilancio UE un’occasione per discutere

L’ex premier, tornato in corsa per la Presidenza del Consiglio dopo una parantesi di un anno lontano dalla vita politica, ha detto di non avere alcun timore per lo spread che nell’ultimo periodo del suo gabinetto aveva raggiunto quote record. In questo  momento, l’Europa, ha trovato un accordo per il bilancio del 2014-2020 e la situazione sembra molto più tranquilla che nelle scorse settimane, anche sui mercati.

Adesso, però, ad ogni paese è chiesta collaborazione sulla politica dei tassi di cambio e a ribadirlo è il ministro delle finanze francese Moscovici. L’Eurozona, infatti, ha ingaggiato una vera e propria guerra valutaria con altri paesi come il Giappone. E’ ancora fresca l’immagine del braccio di ferro tra la Berlino e Tokyo.

 Una lotta valutaria tra Tokyo e Berlino

I listini di tutta Europa possono considerarsi claudicanti. Il territorio sul quale si muovono è molto incerto e se Parigi fa segnare un rialzo dello 0,6 per cento, Madrid registra un -0,5%.

► Draghi sulla guerra tra valute

Per quanto riguarda Piazza Affari, la seduta di contrattazioni è stata chiusa con un leggero ribasso, tra l’indice Mib che ha fatto segnare il -0,61% e l’All Share che ha fatto segnare il -0,59%. Lo spread è tornato sopra i 300 punti ma a mettere a tacere gli investitori preoccupati delle sorti del Belpaese, ci ha pensato Silvio Berlusconi, spiegando al mondo che “lo spread non serve a nulla”.

Market mover del 12 febbraio 2013

 Nel calendario economico odierno ci sono diversi market mover che possono modificare la vita delle valute, europee e non. In particolare c’è molta attesa per quel che riguarda le banche centrali e per gli appuntamenti con i loro vertici.

In programma ci sono i discorsi di Thomas Jordan della Swiss National Bank, Mark Carney della Bank of Canada e “il solito” Mario Draghi della BCE. Sempre oggi prenderà il via il meeting Ecofin, vale a dire il vertice della finanza dell’Eurozona.

Partiamo dalla Svizzera dove sarà pubblicato l’indice dei prezzi al consumo che serve a misurare la variazione dei prezzi destinati al consumo e quindi anche l’inflazione. La banca centrale svizzera pubblicherà il CPI nazionale. La lettura prevista è in calo dallo 0,3 allo 0,2 per cento ma qualora ci si allontanasse dalla previsioni, ci potrebbero essere effetti positivi sul titolo.

Lavorare da Fendi, in Italia e in Svizzera

Molto importante anche la pubblicazione dei dati sull’inflazione del Regno Unito, dove è in programma la diffusione dell’indice dei prezzi al consumo con un possibile aumento dal 2,7% al 2,8%. Se ci dovesse essere però una lettura superiore al 3 per cento oppure, al contrario, una lettura prossima all’1 per cento, ci sarà la consueta lettera al Governatore della Bank Of England che dovrà agire in modo che l’inflazione rientri nei recinti definiti in partenza.

► 2012: com’è andato l’anno della sterlina

L’UE e i segnali dell’inversione di tendenza

 L’Europa, dopo il raggiungimento dell’accordo sul bilancio, continua a comunicare un senso d’incertezza, eppure gli analisti sono convinti che sul mercato ci siano i segni dell’inversione di tendenza. In particolare, stavolta, il segnale è contenuto in quelle che i giornalisti definiscono good news.

 Raggiunto l’accordo UE con buone notizie per l’Italia

In pratica si è concluso il vertice europeo sul bilancio e i leader economici dei maggiori paesi dell’Eurozona, non si sono lasciati con l’amaro in bocca ma con la sensazione di aver scritto una pagina importante della storia finanziaria del Vecchio Continente.

Se da Bruxelles, poi, ci spostiamo nelle periferie, allora scopriamo che arrivano buone notizie anche dall’Irlanda che ha trovato una soluzione al debito che grava sul bilancio pubblico, oppure scopriamo che ci sono prospettive interessanti anche per il rilancio dell’economia greca e di quella portoghese.

 Perché l’Irlanda è in ripresa ma è fragile

Tutte queste buone notizie hanno allontanato lo spettro di un disastro finanziario nel Vecchio Continente e si spera possano contagiare positivamente anche gli investitori. Al momento, ad analizzare fino in fondo quel che succede nell’UE, si scopre che la crisi è sia finanziaria, sia politica, sia economica.

Se vanno meglio la Grecia e l’Irlanda, non si può dire la stessa cosa della Spagna e dell’Italia per le quali il panorama futuro è ancora troppo incerto tra inflazione e disoccupazione alle stelle.

Questioni insolute e prospettive future dell’UE

 Avete un gruzzoletto da investire e tanta voglia di fare trading online senza allontanarvi troppo dal vostro contesto europeo. Allora potete provare ad interpretare i problemi e le prospettive dell’Europa, in generale e in particolare, prima di puntare sulle opzioni binarie collegate al Vecchi Continente.

Per esempio, nell’UE e i segnali dell’inversione di tendenza ci sono e sono riconoscibili nell’andamento dei paesi periferici. Abbiamo già accennato al fatto che come crescono le prospettive per Grecia, Portogallo e Irlanda, allo stesso modo si perde fiducia nel recupero dell’Italia e della Spagna.

► Di nuovo crisi per l’Eurozona

La condizione economica e finanziaria del Belpaese e quel che sta succedendo in Spagna, preoccupano non poco gli investitori, sempre attenti alla solidità del sistema socio-politico delle diverse nazioni. Per non parlare dello sforzo di Hollande nella gestione della crisi e della recessione.

Questi tre paesi rappresentano le questioni insolute per l’UE. Sicuramente la fine del travaglio, per il nostro paese è vicina e coincide con l’appuntamento elettorale mentre è ancora incerta la decisione della politica spagnola sullo scandalo Rajoy.

► La Spagna non raggiungerà gli obiettivi

Il futuro, quindi, è fatto di possibili “aggravamenti” della situazione che potrebbero rendere i salvataggi più complessi di quelli in atto. Si potrebbe rafforzare ulteriormente il peso della Germania nello scacchiere europeo, dove, tra l’altro potrebbe verificarsi una nuova sofferenza economica.