Possibili trend del titolo Facebook

 Il più popolato dei social network, di scala mondiale, è senz’altro Facebook che, a livello web e a livello informatico, si è subito dimostrato travolgente ed innovativo, con la sua capacità di rispondere alle esigenze di divertimento e comunicazione degli utenti.

 Nuovi guai per i giganti della tecnologia

L’anno scorso, in un modo un po’ rocambolesco, l’azienda di Zuckerberg ha fatto il suo decisivo salto in borsa e a quel punto e il titolo non è mai decollato fino in fondo, anzi, è stato contraddistinto da perdite a ripetizione che hanno portato Zuckerberg fuori dalla top ten degli uomini più ricchi del mondo.

 Gli utili di Facebook in crescita ma il titolo affonda

Adesso il titolo galleggia a Wall Street e le sue oscillazioni, su livelli molto bassi, sembrano assolutamente nella norma, a patto che poi non ci si metta l’informazione a rompere le uova nel paniere dell’azienda di Menlo Park. Infatti, in questo momento, è partito un nuovo attacco all’originalità del social network.

 Facebook lancia Graph Search ma la borsa s’aspettava di più

Com’era già successo in passato con Cameron e Tyler Winklevoss, adesso Facebook deve rispondere ad un’altra accusa di plagio elaborata dalla Rembrandts Media, un’azienda di origini olandesi. Sembra che Zuckerberg abbia rubato ad un programmatore morto nel 2004, l’idea del “like” e anche la struttura e le funzionalità della Timeline.

Se poi si pensa che il programmatore in questione, alla fine degli anni Novanta, si era aggiudicato il dominio surfbook.com, allora il gioco è fatto. Queste notizie, dal momento in cui in giudici scioglieranno il riserbo pronunciandosi pro o contro Facebook, potrebbero influenzare negativamente il titolo.

 

Monta in borsa la protesta del settore edile

 Per il settore edile, questi giorni, sono particolarmente complessi. Ieri la protesta è salita nei toni tanto che si è arrivati alla protesta in borsa. Adesso, nella giornata di mercoledì, le imprese e i professionisti arriveranno ai cancelli di Piazza Affari, al fine di presentare le richieste ed illustrare i termini di una crisi che potrebbe aver toccato il livello più basso nel 2012.

La crisi dell’immobiliare e i pannelli solari

Simbolicamente, la giornata di ieri, è stata considera la Giornata della collera del settore edile e delle costruzioni. In questi anni, infatti, si è sempre andati verso il mattone costruendo in modo esagerato nuove case, villette a schiera e capannoni industriali di ogni tipo. L’uso del territorio è stato addirittura “eccessivo”.

Con l’avvio del momento più critico della storia economica del nostro paese, la recessione è arrivata ai livelli massimi. Assimpredil, per esempio, che è una delle associazioni regionali che fanno parte dell’Ance, ha chiamato a raccolta gli iscritti per portare la loro voce a Piazza Affari.

Crisi nera del settore delle costruzioni

Lontana dal voler essere una manifestazione sterile ed autoreferenziale, la riunione davanti al mercato italiano, sarà anche l’occasione di dare qualche numero che testimonia la flessione del settore edile. Oggi, denunciano le associazioni di categoria, siamo tornati ai livelli che si registravano negli anni Quaranta.

RCS perde terreno

 E’ di ieri la notizia di RCS che insieme a numerosi altri editori, spadroneggia ancora nel mondo della scuola. Eppure non è la notizia del giorno che riguarda l’editoria. Piuttosto sembra che ci sia di nuovo odore di esuberi. A mettere in chiaro la questione ci ha pensato l’amministratore delegato del gruppo Pietro Scott Giovane.

La volontà, adesso, è quella di tagliare diversi posti, sia personale amministrativo, sia giornalisti. RCS, tra l’altro, ha anche intenzione di vendere o addirittura chiudere circa 10 testate e fare in modo che tutto torni nei palazzi ufficiali dell’editore.

Pietro Scott Giovane ha spiegato che al momento ci sono 800 esuberi di cui tantissimi, ben 640, soltanto in Italia. Gli scettici in questo momento vogliono vedere il peso dei licenziamenti: quanti giornalisti, quanto personale amministrativo e quanti poligrafici?

 Le borse festeggiano l’accordo sulla Grecia

RCS ha questi esuberi perché conta di mandare a casa colo che lavorano nelle riviste Bravacasa, Yacht & Sail, Max, Europeo, Astra Novella. Oltre ai grafici dovranno andare in cerca di nuove testate anche 90 giornalisti. Gli annunci dell’editore sono stati immediatamente condivisi con il Comitato aziendale europeo dove si è scelto anche di ridurre del 10 per cento i compensi del presidente, di procedere con la riduzione degli stipendi dell’amministratore delegato e dei collaboratori diretti.

 La crisi nella zona Euro non è finita

Qualcosa di nuovo, forse, potrebbe essere detto al margine dell’Assemblea dei giornalisti dei due quotidiani RCS: Cdr e Corriere della Sera.

Chiesto un limite al fondo ESM

 L’Europa attraversa un momento di forte crisi e si torna a parlare perfino delle situazioni particolari di paesi come la Spagna, l’Italia, Cipro o la Grecia. Nei primi due casi pesa molto l’incertezza della situazione politica: in Italia si va presto alle elezioni, mentre in Spagna bisognare fare i conti con lo scandalo tangenti.

► Aiuti UE e paesi in difficoltà: quali risultati?

La riunione dell’Eurogruppo ha provato a fare una sintesi delle difficoltà e delle sofferenze dell’area euro, molto spesso legate all’indebitamento degli Stati. Più di un partecipante alla riunione ha osservato che è necessario porre un limite all’ESM.

Andando con ordine, in questo momento, le prospettive per l’Europa non sono ottimali visto che il tasso di disoccupazione resta a livelli molto elevati e il debito pubblico della zona euro è salito oltre la soglia del 90 per cento che rallenta di molto la crescita dell’Eurozona.

Un tetto per il fondo salva stati

Lo strumento del fondo Salva Stati che in questi casi appare provvidenziale, deve essere regolamentato per evitare che si vadano a finanziare le banche direttamente, senza prima passare dagli stati. In più è necessario ricapitalizzare il fondo ESM, ma le conclusioni sulla questione sono state rimandate all’appuntamento di giugno prossimo.

L’Eurogruppo ha avuto modo di sottolineare anche la guerra tra i cambi che non ha un effetto positivo sulla crescita dell’Europa.

Pronti al via i Monti Bond per MPS

 Il titolo del Monte dei Paschi di Siena potrebbe rimbalzare di nuovo dopo l’annuncio del presidente Profumo circa l’emissione dei famosi Monti Bond. Il Tesoro italiano, infatti, sarebbe pronto ad emettere 3,9 miliardi di titoli che da un lato rafforzerebbero le finanze della banca e dall’altro porterebbero rendimenti al 9 per cento allo Stato.

► Bankitalia su debolezza economica

Il titolo del Monte dei Paschi potrebbe dunque essere pronto per un altro rimbalzo, legato al fatto che i Monti Bond non rappresentano un salvataggio per l’istituto di credito senese.

► La crisi di MPS spiegata in quattro punti

I bond in questione, dunque, dovrebbero essere emessi a brevissimo giro. Il presidente di MPS, Alessandro Profumo, lo ha chiarito durante l’Assion Forex di Bergamo ma non è detto che i tempi brevi includano la settimana appena iniziata. La banca, però, per prima cosa dovrà rimborsare i vecchi Tremonti bond e poi potrà aggrapparsi a questa seconda “scialuppa di salvataggio”.

Attenti però a considerare davvero l’operazione come il salvataggio in altri termini del Monte dei Paschi di Siena. Se gli investitori non dovessero credere alla parola dei vertici dell’istituto di credito, è pronta già una “giustificazione” del Governatore di Bankitalia che ribadisce la solidità della banca e del sistema bancario italiano in generale.

 Bankitalia contraria al commissariamento di Mps

L’impatto che l’operazione avrà sul patrimonio della banca non può “pregiudicare” la sua salute.

Il presidente di Google cede l’1 per cento

 Il settore delle azioni riferite al mondo tecnologico è di nuovo in fermento dopo la notizia che il presidente di Google cederà l’1 per cento delle sue proprietà finanziarie di Mountain View. Ma niente paura, assicurano i vertici dell’azienda, non si può ancora parlare di cambio della presidenza.

Eric Schimdt è il presidente di Google e sembra abbia deciso di cedere sul mercato l’1 per cento della dote finanziaria di Google che è nelle sue mani. Questa “cessione” della sua quota Google vuol dire che presto, sul mercato azionario, circoleranno 3,2 milioni di azioni legate al motore di ricerca più famoso del mondo.

 Aumento profitti Google 2012

Il loro valore, in dollari, si aggira intorno ai 2,5 miliardi e in termini percentuali, come abbiamo detto, stiamo parlando dell’1 per cento di Google. Al momento, tra l’altro, Schimdt controlla il 2,3 per cento delle azioni e il 5 per cento dei diritti di voto. Le azioni Google, se teniamo conto di quel che è successo venerdì al Nasdaq, valgono circa 785,3 dollari l’una, che è anche il 30 per cento in più rispetto all’anno scorso.

 Ocse e fisco, prese di mira Google e Apple

L’annuncio della vendita non è da considerarsi un’indiscrezione visto che ne è stata data comunicazione già alla Sec. Gli altri vertici di Google però confermano che Shimdt resterà impegnato.

 Google costretta alla liberalizzazione dei brevetti

Se si considerano i consumi c’è da temere

 Se volessimo valutare la solidità del nostro sistema economico a partire dalla fiducia e dalle spese dei consumatori, in questo momento, non avremmo molto da esser contenti visto che le stime comunicate dalla Confcommercio, descrivono un quadro molto complesso e triste. Intanto parte anche l’allarme della Federalberghi.

Il 2012, ormai si sa, dal punto di vista dei consumi è stato un anno terribile e se prendiamo in esame i dati offerti da Confcommercio, possiamo renderci megli conto dell’entità della flessione nei consumi. In più si evince dal report che non ci sono segnali di ripresa e non è solo una questione di fiducia dei consumatori, stiamo proprio parlando di lavoro.

 Raggiunto l’accordo UE con buone notizie per l’Italia

In pratica, il fatto che gli italiani non spendano soldi, dipende dalla loro incerta posizione lavorativa e professionale. In appena due anni, infatti, sono stati persi quasi mezzo milione di posti di lavoro. Se poi si cercano conferme di questa situazione, basta puntare lo sguardo verso il settore turistico-alberghiero.

 Cambiano le spese, attenti al redditometro

Federalberghi, ancora una volta, è costretta a lanciare l’allarme: se nel 2012 i consumi hanno registrato una contrazione tale che non si registrava dagli anni Cinquanta, non possiamo aspettarci che ci sia un miglioramento decisivo nel 2013. Insomma, sebbene sia di minore intensità, ci sarà comunque una flessione.

 

Bauli e Bistefani raggiungono l’accordo

 Gli equilibri dell’industria dolciaria italiana stanno cambiando: Bistefani, infatti, ha deciso di mettersi nelle mani della Bauli, facendo “cambiare i connotati ai suoi prodotti”. Una scelta che oltre ad incidere sull’immaginario collettivo degli amanti dei Krumiri e dei Panettoni, avrà un effetto deciso sul mercato finanziario.

 Bauli pronta per rilevare la Bistefani

Erano mesi che la Bauli e la Bistefani trattavano per raggiungere un accordo commerciali e forse a causa dell’intensità del lavoro durante le feste, a Natale sembrava che la fusione dovesse essere gettata alle ortiche. L’azienda veronese Bauli non era più interessata a mettere le mani sul patrimonio della piemontese Bistefani.

I sostenitori del made in Italy, invece, hanno spinto affinché si ricucisse lo strappo e i vertici delle due aziende si accordassero per costruire un gruppo da 5oo milioni di fatturato, con 1100 addetti. La volontà di tutti era di salvare capra e cavoli: posti di lavoro e produzione italiana.

La firma dell’accordo è arrivata la settimana scorsa, leggermente spinta dall’aggravarsi della situazione finanziaria della Bistefani. Non si conoscono però i termini finanziari dell’accordo ma si sa soltanto che l’industria piemontese aveva accumulato in questi anni ben 35 milioni di euro di debiti. La Bistefani, a detta del presidente uscente, poteva vantare anche 75,4 milioni di euro di ricavi nel 2011, ma in questi due anni ha pagato per la crisi delle sue controllate, tra cui ad esempio la Luigi Viale SpA, presente nel settore GDO con il marchio Dimeglio.

Impregilo resta alto e si punta alla rinascita

 La crisi delle costruzioni interessa non solo le singole ditte che non trovano più spazi edificabili nel nostro paese, ma interessa anche i grandi colossi dell’edilizia tricolore, tra cui, ad esempio, l’azienda Impregilo. Le azioni di quest’ultima, però, restano ad un buon livello in borsa e sono quasi tutti sicuri che ci sarà presto un rilancio.

 Calano i permessi per le nuove costruzioni

Impregilo, a piazza Affari, continua a rimanere sopra la soglia dei 4 euro e molto di questo “volare alto” si deve alle scelte di Salini che ha pensato di lanciare un’offerta per il titolo. In realtà, c’è da considerare anche la volontà di Gavio di ribaltare la situazione e le intenzioni dell’imprenditore romano che vuol e arrivare ad avere nelle sue mani il 50,1 per cento delle azioni Impregilo.

 Per l’immobiliare ripresa dal 2014

Il titolo in questione, al momento, ha una liquidità ridotta, ma si potrebbe approdare ad una situazione totalmente nuova se fossero mantenuti i valori dell’Opa di Salini che adesso, a vederla dall’esterno, possono apparire anche eccessivi, rispetto al 29% delle azioni che sono del gruppo Gavio. Di fatto, però, offrono agli investitori, un modo per monetizzare la loro posizione rispetto al titolo.

Gli analisti fanno presente che se riuscisse l’impresa di Salini di accaparrarsi la maggioranza assoluta di Impregilo, allora per Gavio la situazione si complicherebbe di molto e rimanere azionista di Impregilo sarebbe davvero difficile.