I paesi più cari d’Europa

 Invece che usare le statistiche, si può provare a definire la condizione economica e finanziaria di un paese usando un altro indicatore, l’indice Big Mac che in questi anni ha aiutato molti analisti a scovare, nel mondo, i paesi in difficoltà e quelli che invece possono considerarsi estranei alla crisi.

Il principio è nella presa di coscienza che un certo bene, in questo caso il panino Big Mac della catena McDonald’s viene pagato grosso modo la stessa cifra in tutto il mondo. Nella realtà, chiaramente, questo non accade e in base alla salute di un paese, è scelto un prezzario differente.

 L’indice Big Mac evidenzia la forza dell’euro

L’indice Big Mac applicato alla condizione europea, rivela che tra il luglio del 2011 e il gennaio del 2013, si sono create delle situazioni molto complesse nello spazio dell’Euro. A sdoganare le reticenze con un’interpretazione asettica dell’accaduto ci ha pensato Guntram Wolff, un economista press Bruegel.

► Secondo Barclays i problemi arrivano da Berlusconi

Wolff, con i dati dell’indice pensato dall’Economist, ha scoperto che c’è stato un aumento dei prezzi inferiore alla media, in Grecia, in Portogallo e in Spagna, mentre sembra che il prezzo del Big Mac sia addirittura sceso in Irlanda. In generale, a livello economico e finanziario, sono queste le realtà da tenere maggiormente d’occhio.

L’Italia è infine il paese più caro della zona euro, nonostante il forte indebitamento tricolore. Comprare un Big Mac a Roma o a Milano costa mediamente 3,85 euro, mentre per fare lo stesso acquisto in Germania si spendono “soltanto” 3,60 euro.

Secondo Barclays i problemi arrivano da Berlusconi

 Attualmente, se una nazione è stabile dal punto di vista politico, è pensabile che lo sia anche sotto il profilo finanziario. In questo momento, però, è l’instabilità politica, la parola d’ordine che regna nelle analisi dei mercati. Se ci concentriamo sulla situazione italiana, questo particolare è ancora più evidente. Infatti l’Italia, tra due settimane dovrà rinnovare la politica.

Che il peso della crisi sia in gran parte da attribuire all’instabilità politica, lo dicono i mercati, ma lo dicono con maggior chiarezza anche i risultati di uno studio Barclays che in questo momento sta tenendo d’occhio soprattutto la Spagna e l’Italia.

 I quattro rischi per l’economia mondiale

In particolare, secondo gli analisti dell’istituto di credito inglese, ci sono due personaggi che sono ancora protagonisti della politica europea e che potrebbero in qualche modo rinverdire il fuoco della crisi: il premier spagnolo Rajoy e l’ex premier italiano Silvio Berlusconi.

 Sale lo spread per l’incertezza politica

Piazza Affari, per esempio, nell’ultima settimana di campagna elettorale, è arrivata a flettersi del 4 per cento e il rendimento dei titoli di stato italiani, è salito, +0,50 euro dal 25 gennaio ad oggi, con l’ipotesi che a governare l’Italia torni Silvio Berlusconi.

Per completare il quadro ci sarebbe da aggiungere che la moneta unica si è indebolita ulteriormente a febbraio, cedendo tre punti, spinta verso il basso anche dal discorso di Draghi, ma soprattutto dagli atteggiamenti degli investitori.

Con l’accordo UE cosa cambia per l’Italia

 E’ stato raggiunto dopo una maratona di 25 ore, il tanto agognato accordo sul bilancio UE per il periodo che va dal 2014 al 2020. L’Europa si è assunta una serie d’impegni economici ed ha promesso di fare determinate spese. Ma cosa cambia praticamente per l’Italia?

In rappresentanza del Belpaese ha partecipato ai negoziati il premier uscente Mario Monti. Con grande soddisfazione, espressa soprattutto dal Presidente del Consiglio Europeo Van Rompuy, si è arrivati alla conclusione dei lavori, il cui primo dato evidente è nella riduzione del budget pluriennale.

 Bilancio UE un’occasione per discutere

In sostanza, così come dovrebbe avvenire a livello nazionale, a livello europeo è stato previsto un taglio delle spese il cui tetto massimo, stavolta, sarà di 960 milioni di euro. 908,4 miliardi di euro sarà l’ammontare complessivo dei pagamenti. Inizialmente, a bilancio, erano stati addirittura previsti 1000 miliardi di trasferimenti attivi.

Nonostante i tagli, secondo mario Monti, il risultato dell’accordo è soddisfacente. L’Italia, infatti, ha addirittura ottenuto l’assegnazione di fondi aggiuntivi per un valore di 3,5 miliardi di euro in 7 anni. Secondo il premier uscente va anche considerato il minor onere riguardo gli sconti di 600 milioni.

 L’analisi economica fatta da Draghi

Questo vuol dire che il saldo netto negativo per il nostro paese si abbassa fino a raggiungere quota 700 milioni. In più il nostro paese migliora la sua posizione di contributore netto al bilancio UE. Ci sono anche fondi aggiuntivi per 3,5 miliardi di euro, di cui 1,5 miliardi saranno usati per lo sviluppo rurale nel contesto della politica agricola comune.

Calano i mutui e salgono i prestiti

 Se fossimo di fronte ad una bilancia, potremmo osservare in modo netto una corrispondenza tra il calo delle richieste di mutui e l’aumento delle richieste di prestiti ma la situazione è molto più complessa e riflette la complessità della situazione italiana.

 Bollettino Crif su situazione mercato immobili in Italia

Il Crif, a gennaio, ha fatto una panoramica sulla domanda di finanziamenti delle famiglie italiane, rilevando l’altalena delle richieste di mutui e delle richieste di prestiti personali. Il calo del 42 per cento delle domande di mutui del 2012, è stato confermato, a livello tendenziale, dal calo del 14 per cento registrato anche a gennaio. C’è poi da prendere nota del settore dei prestiti personali, per i quali, invece, si registra un incremento del 5 per cento. Dopo mesi, i prestiti, tornano in un settore positivo.

Il calo delle domande di mutuo di gennaio 2013, comunque, non deve esser considerato l’emblema della crisi, almeno stando alle spiegazioni che danno dalla direzione Sales&Marketing del CRIF, infatti, rispetto a tutti i mesi di gennaio degli anni precedenti, la flessione è stata molto più contenuta nel 2013.

 I buoni consigli per gli aspiranti mutuatari

Il problema resta invece riguardo i bilanci famigliari. In pratica le famiglie si vedono costrette a non accendere mutui perché è diminuito il potere d’acquisto e a livello lavorativo, adesso, non si vedono grandi prospettive.

Soluzioni per la crisi Apple

 Apple denunciata da Greenlight Capital è una notizia che sta facendo il giro del mondo, soprattutto negli ambienti finanziari, riportando in primo piano le vicende dell’azienda di Cupertino. Allo stesso tempo, almeno gli investitori italiani, prendono atto del fatto che Apple assume in Italia.

Fatti a parte, per molti investitori, questo è il momento ideale per concentrare l’attenzione sui titoli dell’azienda che fu di Steve Jobs. Dopo le accuse della Greenligh Capital, Apple ha risposto in un comunicato stampa che sta per discutere della restituzioni di ulteriori capitali agli azionisti. Entro la fine della settimana dovrebbe mettere sul piatto della bilancia ben 10 miliardi di dollari.

Dopodiché, entro tre anni, dovranno essere restituiti altri 45 miliardi dollari. In pratica gli investitori potrebbero avere un guadagno di 32 dollari per ogni azione.

Davanti a questa situazione l’Economic Times, ha provato ad immaginare come usare i fondi cash dell’azienda, invece che provvedendo alla restituzione. Le strade percorribili sono ben 9 strade percorribili. Proviamo ad indicarne almeno una. In primo luogo la Apple potrebbe acquistare circa 213 milioni di iPhone da distribuire agli abitanti del Texas e del Mississipi. Un modo per far circolare il nome e per far riprendere le vendite di dispositivi con il marchio della Mela Morsicata.

Apple denunciata da Greenlight Capital

 Se ci sono dei titoli azionari sui quali vale la pena investire, si tratta dei titoli tecnologici ed in particolare, giacché si gioca in borsa, vale la pena rischiare un po’ andando a mettere le mani nel tesoro dei giganti come Google ed Apple. Tanto sono grandi queste aziende, quanto sono sensibili a quel che accade sul mercato.

Prendiamo ad esempio Apple che dopo qualche settimana trascorsa in sordina, in seguito al crollo a favore di Exxon, e dopo la pubblicazione dei consueti dati trimestrali, è di nuovo nell’occhio del ciclone.

 Apple lascia lo scettro ad Exxon

Le tensioni intorno al titolo Apple nascono dal fatto che è in corso una polemica tra Cupertino e Greenlight Capital o meglio tra l’azienda di Cupertino e un azionista in particolare, David Einhorn che si conosce nell’ambiente come un esperto di fondi.

In questo momento, quindi, Apple è chiamata pubblicamente a difendersi dall’accusa di adottare una strategia depressiva che le consente di tenere in mano un bel gruzzoletto di liquidità. Il problema è che questi soldi sono tenuti lontano dai luoghi in qui possono essere tassati. 

 Elusione fiscale Apple

Cupertino, un po’ come ha fatto anche Google, è andata a mettere al sicuro i suoi 137 miliardi di dollari all’estero.

Sale lo spread per l’incertezza politica

 Lo spread tra i titoli di stato nostrani e gli equivalenti Bund decennali, è salito di nuovo, non solo superando la soglia Monti ma andando a finire sopra i 300 punti. Molto di questa situazione si deve al fatto che la campagna elettorale, in Italia, è entrata in una fase molto pungente e l’incertezza sul risultato delle urne, domina i dibattiti nel paese.

 Lo spread italiano torna sopra la soglia Monti

L’Italia, ormai, da diversi mesi, da oltre un anno, da quando Berlusconi ha dovuto lasciare il passo a Monti, combatte con l’altalena dello spread che aveva anche raggiunto di 575 punti base. Quindi, il 300 che leggiamo oggi, forse, non è nemmeno così grave. Peccato che il rialzo denoti una sensibilità del differenziale alla situazione politica e quindi faccia immaginare un rialzo preoccupante.

 Italia e Francia unite dalla produttività e divise dallo spread

In più c’è da considerare che l’aumento dello spread, va di pari passo con l’aumento dei rendimenti dei titoli di Stato, che nel mercato secondario sono già stati sospinti verso livelli record, ma nelle aste della prossima settimana, già programmate dal Tesoro, potrebbe rilevarsi in tutta la sua forza.

La prossima settimana ci sarà un’asta di titoli a medio e lungo termine. L’appuntamento per gli investitori è fissato per mercoledì ma non è ancora stato spiegato per bene l’importo dei titoli in vendita. Le indiscrezioni parlano di 8,5 miliardi di euro.

Rischi e soluzioni per l’Eurozona

 Mario Draghi ha tenuto la consuete conferenza stampa dopo il Consiglio direttivo della BCE e ne ha approfittato per fare un quadro generale, economico e monetario, dell’UE.

L’analisi economica fatta da Draghi ha dimostrato che l’Eurozona non è ancora uscita dalla crisi ma che ci sono buoni indizi di miglioramento. Sarà sufficiente avere pazienza e comunicare tranquillità al mercato. L’economia UE ripartirà ma non prima della seconda parte dell’anno.

L’analisi monetaria e LTRO dimostra che con il Basilea III sono stati fatti grossi passi in avanti e questo vuol dire che lavorare ancora sull’integrazione del sistema bancario può dare i suoi frutti. Sul caso MPS, Draghi ha preferito non pronunciarsi direttamente ma ha approfittato delle domande per ribadire l’importanza del meccanismo di supervisione.

Draghi sulla guerra tra valute ha provato a riportare la calma spiegando che non sempre, le decisioni di una singola banca centrale per la valuta del paese, devono essere considerate un attacco ad un’altra banca centrale. La BCE da parte sua, per esempio, continuerà con l’allentamento monetario per sostenere la ripresa.

Attualmente l’Eurozona corre dei rischi, per esempio, nella stabilità dei prezzi e nei possibili ribassi legati alla domanda interna e alla domanda esterna che restano entrambe deboli. I governi, dunque, dovrebbero rinforzare la competitività e continuare con la riforma del mercato del lavoro.