Sempre minore l’import europeo dagli USA

 L’Europa è in crisi e se non arriva la metà del 2013 è molto difficile che siano evidenti i segnali di ripresa dai settori più svariati, quello immobiliare in primis.

► Per l’immobiliare ripresa dal 2014

Un recente report relativo ai traffici in entrata e in uscita dal Vecchio Continente, ha evidenziato che continua a scendere l’esportazione di legname di latifoglia dagli Stati Uniti verso l’UE. I dati sono chiaramente riferiti al 2012, ai primi nove mesi dell’anno scorso, quando c’è stata una diminuzione delle importazioni pari al 12 per cento. Se volessimo tradurre questa percentuali in dollari, diremmo che c’è stato un calo del valore del commercio di legname pari a 193,4 milioni di dollari.

L’export statunitense è calato per via della crisi dell’Europa, molto forte in alcuni paesi cruciali per il commercio del legname come lo sono l’Italia e la Spagna che stanno ancora sciogliendo alcuni nodi cruciali per l’economia.

► Nel 2013 si potrà investire tranquillamente sulle commodities

In generale gli acquisti di american hardwoods, nei primi 9 mesi del 2012, sono scesi del 33,6 per cento. L’Italia resta il primo tra i paesi acquirenti – in termini di volumi – di legname americano, ma se il riferimento sono i valori in dollari, l’Italia è stata superata dal Regno Unito.

Il mercato è comunque condizionato, in questo momento, dall’incertezza per le sorti future del Vecchio Continente.

Via alla vera certificazione energetica

 Da qualche anno, nella compravendita di un immobile, il valore è stato stabilito anche considerando la certificazione energetica dell’abitazione. Per troppo tempo, però, quello della certificazione energetica, è stato un business nelle mani dei certificatori. Adesso, invece, sembra che la legge ci abbia messo lo zampino.

► L’epilogo della cedolare secca

E’ stato dato il via alla vera certificazione energetica degli edifici, obbligatoria per legge e fondamentale sia per gli aspetti positivi, sia per gli aspetti negativi della normativa. La polarità dell’opinione dipende molto dall’interpretazione che si dà della legge.

Finora eravamo in una fase di test, tanto che in molti casi era possibile “andare avanti”, presentandosi al notaio, anche con un’autocertificazione sostitutiva. Il fatto è che non esisteva ancora un apparato sanzionatorio adeguato che stabilisse il giusto comportamento da tenere davanti alle case che non vanno oltre la certificazione della classe energetica G, la più bassa.

 Per l’immobiliare ripresa dal 2014

Bastava insomma un certificato, buono o cattivo che sia, per dare il via libera all’operazione d’acquisto o di vendita dell’immobile. Tutti questi artefici non sono più possibili dal 13 dicembre scorso, giorno della pubblicazione del decreto 290. Questo decreto, infatti, con le Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici rende più complesso l’affitto e la compravendita di un edificio. Ad oggi soltanto il 53% degli annunci di vendita e il 37% degli annunci d’affitto è in regola con la certificazione.

L’Italia del futuro di Monti

 Siamo quasi in dirittura d’arrivo rispetto alle elezioni politiche italiane e il dibattito sui mezzi di comunicazione si fa più insistente. Adesso sono il fisco e le pensioni ad incollare i cittadini al dibattito dei pretendenti alla poltrona di PalazzoChigi. Uno dei discorsi più quotati è quello del premier uscente Mario Monti.

La sua vision è molto utile soprattutto a chi investe in opzioni binarie perché, qualora fosse eletto, tenere a mente alcuni discorsi aiuterebbe nell’anticipazione dei trend.

Per prima cosa c’è da ripetere il mantra che ha accompagnato e giustificato alcune scelte molto contrastate dall’opinione pubblica, fatte dal gabinetto dei tecnici guidati da Monti: lo staff montiano ha solo reso attive le tasse lasciate in bozza dal governo uscente e se anche ne ha introdotte di nuove, lo ha fatto per salvare il paese.

 Monti e il diverbio con il Financial Times

Ora Monti, forse per strizzare l’occhio ad una platea più vasta di cittadini, sta ripetendo che il lavoro svolto fino a questo momento è stato talmente meticoloso che ci si può permettere di ridurre le tasse. Finora gli sforzi dei cittadini hanno contribuito a salvare il paese e dimezzare lo spread, ma è anche arrivato il momento d’insistere sulla spesa pubblica e sulla diminuzione delle tasse.

 La risposta di Monti al Financial Times

Una soddisfazione maggiore dei consumatori e la risalita della loro fiducia, potrebbe traghettare il paese lontano dalla crisi.

Nell’UE tutti i prezzi degli immobili in calo

i prezzi delle case continuano a scendere.

► Per l’immobiliare ripresa dal 2014

In questi giorni, i dati Eurostat sull’andamento del settore immobiliare nell’Eurozona, hanno evidenziato un calo dei prezzi del 2,5 per cento che si è prodotto tra il terzo trimestre del 2012 e il periodo omologo del 2011. Se invece andiamo a valutare le condizioni dell’Europa intera, scopriamo che la riduzione del valore della case è dell’1,9 per cento, leggermente più basso ma comunque consistente.

I paesi in cui il calo dei prezzi degli immobili classici è stato più consistente sono la Spagna, l’Irlanda, il Portogallo e l’Olanda dove le flessioni sono state rispettivamente del 12,5%, del 9,6%, del 7,7% e dell’8,7 per cento. Aumentano i prezzi delle case soltanto in Estonia e nel Lussemburgo che fanno registrare rispettivamente il +8,4 e il +7,1 per cento.

Continua la corsa agli immobili di lusso

 Per l’immobiliare ripresa dal 2014

Sembra davvero una favola, è il caso di dirlo, ma è sorprendente come nel momento più acuto della crisi, sia esploso il business dei castelli e delle vecchie dimore nobiliari, tanto che il loro prezzo è salito del 9 per cento dal 2011 ad oggi. Le stime sono state realizzate dall’osservatorio di Immobiliare.it

Se si mettono in relazione questi dati con quelli del Censis riferiti al mercato tradizionale che in due anni ha perso il 45%, si capisce che qualcosa non va. L’Ad di Immobiliare.it spiega così la questione:

Se l’offerta cresce e i prezzi aumentano, significa che c’è anche chi acquista. Ci sono prima di tutto i compratori stranieri, primi fra tutti inglesi, tedeschi e francesi, che cercano dimore di alto valore in Italia. È un tipo di acquisto che sostituisce la villa in Costa Smeralda, ma ha un alto valore romantico. Gli inglesi e tedeschi cercano immobili perfetti, mentre i francesi amano l’idea di restaurare in proprio per riportare alla luce le bellezze del passato.

Tra le materie prime scegliete il rame

l’indice Big Mac evidenzia la forza dell’euro, andiamo ad occuparci delle materie prime, escludendo dalla nostra ricognizione il mercato dell’oro.

La Germania riparte dall’oro

Investire nelle materie prime e soprattutto nel settore dei metalli preziosi, vuol dire dedicarsi anche ai trend che interessano l’argento, il platino e un metallo dal nome curioso come il palladio. Il primo consiglio che gli analisti danno è quello di tenere d’occhio il comportamento dei paesi emergenti rispetto alle commodities su cui si vuole investire.

Una volta capiti i paesi che più incidono sull’andamento di un certo metallo, allora è bene approfondirne il calendario. Ci sono momenti, occasioni, eventi che possono far ripartire le quotazioni e possono essere “previsti” con largo anticipo.

Un metallo molto interessante dal punto di vista speculativo è senz’altro il rame.

► Chiesto un passo indietro sull’Etf sul rame

I prezzi del rame – dicono gli analisti – sono destinati a scendere dai 7970 dollari per tonnellata del 2012 fino ai 7775 dollari per tonnellata del 2014. Un calo del 2,5 per cento da collegare all’aumento della produzione cui non corrisponde un aumento della domanda.

A Milano affonda SAIPEM

 La settimana scorsa a far crollare la borsa di Milano non ci ha pensato tanto il Monte dei Paschi di Siena, ancora nell’occhio del ciclone, quanto piuttosto una controllata dal gruppo ENI che è arrivata a perdere il 34% del suo valore in un solo giorno di contrattazioni: la SAIPEM.

► La crisi di MPS spiegata in quattro punti

Tutto è iniziato mercoledì scorso quando Piazza Affari ha archiviato una giornata negativa con una flessione del 3,36 per cento che l’ha etichettata come maglia nera d’Europa.

Il Monte dei Paschi di Siena, ha perso qualcosa come il 9,46% ma non è stato il titolo peggiore, basta guardare infatti alla SAIPEM che alla fine della giornata era riuscita a collezionare perdite prossime al 35 per cento. Ogni azione SAIPEM valeva appena 20 euro, una performance che non si vedeva dal lontano 2009.

► Monte dei Paschi crolla ma non trascina Piazza Affari

In generale il calo SAIPEM ha scucito dalle tasche dei soci qualcosa come 4,5 miliardi di euro che hanno messo in bilico la stabilità proverbiale del titolo ENI che della SAIPEM controlla il 43 per cento.

Tanto per dare qualche indicazione sull’azienda, basta dire che si tratta di una società con sede a San Donato Milanese impegnata nel business degli oleodotti, dei gasdotti e delle perforazioni petrolifere. In tutto impiega 40 mila dipendenti in tutto il mondo.

L’indice Big Mac evidenzia la forza dell’euro

 Il mercato ForEX è un terreno d’azione molto importante a livello di investimenti perché consente di avere alti rendimenti a fronte di un impiego di risparmi anche molto contenuto. Ma per capire, in linea di massima, quali sono le valute più forti del momento, si può usare la potenza euristica dell’indice Big Mac.

► Uno sguardo al mercato valutario per calibrare gli investimenti

L’indicatore in questione è presentato ogni anno dall’Economist, per il 2013 la grande novità sta nel fatto che presentazione è interattiva. La teoria economica che sottosta all’indice Big Mac è quella della parità del potere d’acquisto. In pratica si cerca di capire quanto costa un prodotto diffuso universalmente, nelle varie zone del mondo.

► Tutto il ForEX concentrato sulla zona Euro

L’indicatore, all’inizio, aveva un solo riferimento, un elemento esclusivo, che era appunto il panino del McDonald Big Mac. Stando all’ultima rilevazione, l’indice Big Mac ci dice che l’euro è la valuta forte, sia rispetto allo yuan cinese, sia rispetto al dollaro americano.

I numeri parlano chiaro: un Big Mac acquistato nei 17 paesi dell’Eurozona viene a costare qualcosa come 3,59 euro, mentre se lo si acquista in Cina, bisogna corrispondere 16 yuan che sono anche 1,90 euro. Se invece si va a comprare un Big Mac in America, allora saranno pagati 4,37 dollari che equivalgono a 3,22 euro. In questo momento, quindi, l’euro è la valuta forte e lo yuan è la valuta più debole.

RIM prova a rifarsi il trucco

 E’ finalmente arrivato al capolinea il diretto della RIM verso l’innovazione. L’azienda ha deciso infatti di presentare il nuovo prodotto che sarà anche il veicolo del riposizionamento della RIM.

Si tratta del BlackBerry 10 che qualora dovesse trasformarsi in un flop, comporterebbe lo smantellamento della divisione Research in Motoion. Ma siamo fiduciosi perché stando ai preparativi, la festa sarà parecchio grande. RIM, infatti, ha deciso di fare un hangout con il resto dell’azienda sparso per il mondo, a New York,  a Parigi, a Toronto, a Dubai, a Johannesburg, Jakarta e Delhi.

  Novità dal mercato degli smartphone

Il BlackBerry 10 nelle sue due versioni London e Nevada, è contornato da tanto scetticismo. L’azienda, invece, punta molto sulla confidenza acquisita con i clienti e sulla sua capacità di attirare nuovi investimenti visto che presenta due smartphone, diversi tra loro, che in comune hanno la voglia di andare incontro alle esigenze del cliente.

 Google costretta alla liberalizzazione dei brevetti 

Il BlackBerry 10 Nevada ha una tastiera fisica e sembra uno dei primi device della RIM. L’altro smartphone, invece, è touchscreen. Quello che in entrambi i casi gli analisti hanno provato a sottolineare, è che non ci sono paragoni con i vari Galaxy e iPhone ma ci sono anche tantissime funzionalità che uno “smartphone” vecchio stile non riuscirebbe a fare.

Per esempio è stata molto ben curata tutta la parte audiovisiva.

L’euro ai massimi da novembre 2011

 L’euro sorpassa il dollaro e lo fa assestandosi sui livelli massimi che non si registrano dal novembre del 2011. Insomma, come per i buoni del tesoro, per cui si rileva una buona asta dei Btp a 5 e 10 anni, c’è stato una specie di passo indietro, sicuramente proficuo.

Tecnicamente il tasso di cambio tra euro e dollaro ha superato quella che è da considerarsi la soglia di resistenza della moneta unica del Vecchio Continente, cioè i 1,35 dollari, per arrivare poi, nella tarda mattinata a 1,3562. I prezzi del denaro europeo, dunque, sono stati sospinti verso l’alto.

A pesare è stato anche l’atteggiamento degli investitori che hanno fatto segnare delle buonissime performance anche per yen, sterlina, dollaro australiano e dollaro canadese. I mercati finanziari, in questo momento, si stanno spingendo verso i settori in cui è necessario prendersi dei rischi.

 Dove si corre il rischio c’è più gusto

Un movimento che comunque dà i suoi frutti e guardando attentamente i volumi di scambi delle varie borse internazionali, si può avere la conferma.

 Le direttrici del mercato 2013 individuate da JP Morgan

Per esempio, Wall Street è cresciuta fino ai livelli che le erano stati propri nel 2008 e probabilmente farà registrare nuovi record che manderanno definitivamente nel dimenticatoio l’affare dei mutui subprime. Sul versante europeo, la borsa di Francoforte viaggia ai livelli del 2008 ed è tornata ai fasti del 2010 anche Tokyo.