Cosa c’è nel calendario economico di oggi

 Il movimento del mercato valutario, in questa settimana, è stato decisamente in ascesa, ma vogliamo soffermarci adesso sugli eventi, sugli episodi, che possono avere un impatto decisivo sullo yen, sul dollaro e sull’euro.

Sicuramente sarà di forte impatto la pubblicazione dei dati sul PIL della Cina che oggi è la seconda potenza economia mondiale ed ha tutte le carte in regola per influenzare il mercato valutario internazionale. Senza allontanarsi troppo dal continente asiatico, prendiamo in considerazione la pubblicazione dell’indice della produzione industriale giapponese. Siamo alla seconda pubblicazione e gli analisti sono concordi nel ritenere che saranno confermate le stime preliminari del -1,7 per cento, nonostante i trend rialzisti della fine di dicembre.

► La Cina lascia l’Italia

Sulla sterlina, tornando in Europa, potrà essere esercitata l’influenza della pubblicazione delle vendite al dettaglio che a dicembre dovrebbero essere aumentate dallo 0 allo o,2 per cento per effetto degli acquisti del periodo natalizio.  Se il valore medio, in generale, sarà superiore alle attese, si potrebbe avere un effetto rialzista sulla sterlina.

Il calendario valutario per euro sterlina e dollaro

Il dollaro statunitense, infine, potrebbe essere toccato da due eventi: la rilevazione del sentiment dei consumatori che, previsto in miglioramento, fa intravedere la ripresa dell’economia americana. A questo dato, sempre presso l’Università del Michigan, sarà unito quello delle aspettative sull’inflazione.

Stop al potere del rating

 Dall’Europa è arrivato l’argine per le agenzie di rating che nell’ultimo anno, con i loro giudizi, hanno influenzato in modo più o meno pesante l’andamento dei mercati europei e mondiali in generale. Sotto osservazione, naturalmente, le note diffuse da Standard&Poor’s, da Moody’s e da Fitch.

Nuove regole Agenzie Rating

L’Europarlamento, in questo momento, ha pensato di imporre un calendario ai giudizi delle agenzie così che anche le oscillazioni del mercato possano essere “previste”. Ottime notizie per gli investitori che potranno monitorare più facilmente quel che accade a livello tendenziale.

Un’informazione importante è relativa ai giudizi sulle ri-cartolarizzazioni: ogni 4 anni si dovranno cambiare le agenzie. Ora, la decisione dell’Europarlamento deve essere passato al vaglio del Consiglio UE, affinché, in 20 giorni, avvenga la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

► Borse in calo ma Fitch dice che l’Italia si stabilizzi

In generale, comunque, si possono evidenziare ben 4 novità: in primo luogo il debito sovrano potrà essere valutato soltanto 3 volte l’anno. Si potrà superare questa soglia soltanto su esplicita richiesta dello Stato interessato. La seconda novità riguarda il tempo che avranno imprese e Stati per studiare il rating: un giorno intero invece delle 12 ore previste fino a questo momento.

Il paletto relativo alle ricartolarizzazioni l’abbiamo già visto, non resta che considerare le note, le quali non potranno più contenere raccomandazioni sulla politica economica per i governi.

L’interesse della Francia per le energie rinnovabili

 Non è stato sotto i riflettori nonostante i risultati e le dichiarazioni, ma il vertice mondiale sulle energie rinnovabili, sviluppatori ad Abu Dhabi, può dare numerose indicazioni sulla politica energetica globale. A partecipare all’evento sono state ben 150 delegazioni, arrivate da tutto il mondo.

Rinnovabili: il mercato è in crisi

 

Un episodio di questo tipo, per portata e risonanza, non si avrà di nuovo fino al 2015, anno in cui è in programma la conferenza sul clima, probabilmente in Francia. A candidarsi per la location, per accogliere questo evento “storico”, è stato proprio il presidente Hollande che ha proposto la Francia come sede della prossima conferenza ONU.

Non tanto la location, quanto i temi trattati, risultano di cruciale importanza. Si cercherà infatti di affrontare il tema dell’approvvigionamento energetico nel momento in cui finiranno le risorse petrolifere. Sarà tra l’altro necessario non dilungarsi in elucubrazioni teoriche ma trovare degli obiettivi realistici da raggiungere nel più breve tempo possibile.

Intanto si prende atto dell’incremento dell’uso delle energie rinnovabili a livello globale. Entro il 2030, infatti, si arriverà al 30 per cento d’uso nel mondo. Il motore dell’incremento, in questi anni, dovrebbe essere la sostenibilità di queste fonti energetiche.

L’economia è la prima sfida di Obama

Hollande, da parte sua, candida la Francia come capofila in questa piccola rivoluzione ed apre uno spiraglio anche per l’adesione del gigante cinese all’Agenzia internazionale per le rinnovabili.

Le evoluzioni del mercato dell’auto

 Il mercato automobilistico, nel 2012, ha subito un crollo molto drastico, soprattutto sul versante europeo dove, quanto a produzione automobilistica, l’Italia è subito diventata il fanalino di coda. Cosa ha zavorrato le industrie dell’Eurozona.

► Da cosa può dipendere la crisi dell’auto

Secondo gli analisti è tutta colpa delle misure di austerity in qualche modo richieste dai governi per fronteggiare la crisi che, al contrario, ha fatto diminuire in modo vertiginoso le immatricolazioni. Il calo più vistoso è stato evidenziato proprio nello Stivale.

► Crollo mercato auto dell’Ue: si scende ai livelli del 1993

A pubblicare i report ci ha pensato l’Acea che ha analizzato in modo dettagliato la situazione europea del 2012, spiegando che le nuove immatricolazioni sono state soltanto poco più di 12 milioni. Una soglia che porta il settore automobilistico ai livelli del 1993. In generale, in tutta Europa, si parla di un calo dell’8,2%.

L’unico stato ad andare molto bene è stato il Regno Unito dove le immatricolazioni sono cresciute del 5,3%. I cali, invece, si sono registrati in Italia (-19,9%), ma anche in Francia, Spagna e Germania dove le diminuzioni percentuali sono state rispettivamente del 13,9, del 13,4 e del 22,5 per cento.

Tutti i maggiori marchi automobilistici hanno subito una flessione, da GM Group a Fiat, da Toyota a Ford, ma ci sono state anche industrie che invece hanno concluso l’anno in positivo: Jeep, Jaguar Land Rover e Land Rover. La svolta cinese della FIAT non arriva a caso.

La svolta cinese della FIAT

 La FIAT è sulla cresta dell’onda in questo periodo visto che ha deciso di dare una svolta alla sua struttura aziendale con una serie di acquisizioni e con la riorganizzazione della produzione. Degli “scossoni” che hanno avuto un effetto importante anche sul titolo azionario dell’industria automobilistica tricolore.

L’avvio di settimana di Piazza Affari

tutti i dipendenti in quattro anni.

Dall’accordo illustrato, che coinvolge la cinese Guangzohu Automobile Group, si può intuire che ci sarà un incremento della produzione di auto sul versante asiatico. I dati ufficiali parlano di un accordo per la produzione di Jeep in Cina, da destinare soltanto al mercato cinese.

La join venture, tra l’altro, ha già portato a casa un successo che è stato ben illustrato da Zeng Qinghong:

Dopo il successo del lancio del primo prodotto della nostra joint venture, la Fiat Viaggio, lanciata lo scorso settembre, questo accordo é un’altra pietra miliare della nostra alleanza con Fiat e Chrysler Group, che pone solide basi affinché la nostra joint venture possa raggiungere obiettivi molto ambiziosi sul mercato cinese.

Ancora burrasca a Piazza Affari

 La borsa di Milano cade sotto la pressione delle notizie che arrivano dalla Germania e dall’America. La paura del debito non fa più novanta ma impensierisce parecchio gli investitori.

Tutte le borse in calo ma Fitch dice che l’Italia si stabilizza e questa notizia entusiasma leggermente i titoli del Belpaese che ieri, dopo un avvio di giornata piuttosto discutibile, hanno recuperato terreno nel pomeriggio e alla fine hanno chiuso le contrattazioni limitando i danni.

Sicuramente ha avuto un gran peso la performance negativa dell’indice Nikkei che ha ceduto il 2,56% dopo aver raggiunto, appena il giorno precedente, un picco positivo. Ma per il versante europeo a farla da padrone sono i dati sull’economia tedesca, infatti, con la crisi generale rallenta anche la Germania: sono state tagliate le stime sul PIL e visto i prezzi al consumo hanno subito un incremento, condizionando tutta la situazione dell’Eurozona.

► Per S&P la crisi europea è finita

A condizionare l’andamento della borsa sono intervenute anche le stime della banca mondiale che ha rivisto le prospettive di crescita globali per il 2012. Prima si sperava che l’economia nel suo complesso potesse crescere di tre punti percentuali, adesso, invece, non si va oltre il +2,4%.

A Piazza Affari si distinguono, in negativo, i titoli bancari. Perdono quota le azioni di Mediobanca, Banco Popolare e Ubi Banca, ma la peggiore prestazione è quella di Mediaset.

Perché conviene acquistare Bonos

 La tendenza europea sull’emissione di titoli di stato rispetta in un certo senso le attese degli investitori che non stanno deludendo con gli acquisti nel mercato dei titoli nazionali. In questo momento è molto interessante la situazione della Spagna tanto che diversi analisti si spingono a considerare i Bonos un investimento interessante.

La domanda è: conviene davvero comprare i titoli di stato spagnoli? La risposta è affermativa perché negli ultimi mesi la Spagna ha dato una prova di carattere ed ha deciso di non chiedere aiuto al fondo Salva-Stati. E’ stato provvidenziale l’intervento di Mario Draghi sull’euro.

Sul Come Draghi ha cambiato la BCE abbiamo già speso molte parole, sicuramente è stato decisivo il discorso in relazione al salvataggio dell’euro a tutti i costi. Questo “stimolo”, per così dire, ha entusiasmato gli investitori e il differenziale tra i titoli di stato spagnoli e i Bund tedeschi si è abbassato vertiginosamente.

La Spagna ha potuto allora risparmiare sui rendimenti dei titoli emessi e questo risparmio le ha consentito di non accedere al fondo ESM. La reazione dei mercati è stata molto positiva ma questo non vuol dire che la crisi del sistema bancario spagnolo sia stata risolta.

Potrebbe perciò esserci una nuova turbolenza, ma gli analisti sono concordi nel ritenere che avrà un effetto positivo.

Con Abe cambia il Giappone e il suo futuro

Le prospettive economiche del Giappone siano in linea con i risultati economici e finanziari del paese.

E’ evidente che in questo momento, il colosso asiatico di cui stiamo parlando, attraversa un momento di forte stress e ci fa immaginare anche il futuro dell’Italia visto che, almeno a livello tendenziale, parliamo di due realtà molto simili: bassa natalità e sostrato economico da ricostruire e consolidare.

I giapponesi, per indole, sono stati sempre restii all’accettazione degli aiuti esterni ed hanno preferito sempre le dimamiche protezioniste dell’economica. Il nuovo premier, Shinzo Abe, è un campione dell’austerità e in questo periodo ha fatto un discorso molto chiaro alla nazione spiegando che il suo desiderio è quello di pompare l’economia con più denaro, rilanciare la domanda interna e poi sostenere ogni intervento attraverso il supporto della banca nazionale.

Sul sostegno della banca nazionale, Shnizo Abe ci crede parecchio perché il suo desiderio è che tornino in Giappone molte linee d’investimento e per farlo è necessario tenere lo Yen sotto un certo livello.

► Dollaro/Yen: una settimana complessa

 

Borse in calo ma Fitch dice che l’Italia si stabilizzi

 Le principali borse europee hanno chiuso in territorio negativo la giornata di contrattazioni di ieri. Reduce di una seduta positiva soltanto Piazza Affari che si è confermata maglia rosa d’Europa, imprimendo nella mente degli investitori un +0,44% del FTSE Mib.

► Fitch conferma rating italiano: “A-”

Scendono tutti gli altri indici: il CAC 40 di Parigi ha perso lo 0,29%, il Dax di Francoforte lo 0,69% e anche la borsa di Madrid arretra un po’ dello 0,36%. Negativa perfino Wall Street, tanto cara agli investitori italiani. Leggermente in recupero, ma non si può certo parlare di ripresa, la borsa di Londra che recupera lo 0,15%.

► Fitch taglia le stime di crescita dell’economia mondiale

Su tutte le borse ha avuto un impatto negativo la nota dell’agenzia di rating Fitch che ha giudicato la situazione americana dicendo che sarà rivisto il rating americano nel caso in cui l’amministrazione Obama non provveda all’incremento del tetto del debito. In più, in questo panorama deprimente, si aggiungono i brutti dati sul PIL tedesco che è in rialzo dello 0,7% ma è comunque al di sotto delle aspettative generali.

A Milano, considerando soltanto la situazione italiana, si nota una performance positiva per i titoli bancari ed energetici mentre arrancano quelli legati all’industria. Perciò non stupisce il crollo di un punto percentuale circa de titolo FIAT.

Il BTp a 15 anni fa “strage di cuori”

 Se l’obiettivo del ministero del Tesoro era quello di attirare investimenti sull’Italia, possiamo dire che l’obiettivo sia stato raggiunto visto che sono stati collocati 6 miliardi di euro di BTp a 15 anni e gli ordini per questo nuovo prodotto d’investimento sono stati di ben 11 miliardi di euro.

► Il rendimento dei BTp sotto la soglia del 4,3%

Il ministero del Tesoro è emesso la prima tranche di BTp a 15 anni e li ha collocati facendoli pagare circa 100,017 euro, che vuol dire che i titoli in questione sono stati piazzai sul mercato con un rendimento lordo annuo del 4,805 per cento al momento dell’emissione.

Il titolo emesso, dunque, ha la scadenza fissata per il primo settembre 2008, con il godimento al 22 gennaio 2013 e il tasso annuo, pagato con cedole semestrali e fissato al 4,75%. Il collocamento dei BTp a 15 anni è stato fatto tramite sindacato e nell’operazione hanno partecipato dei lead managers molto importanti quali Banca IMI, Barclays Bank, Credit Agricole, Goldman Sachs, JP Morgan Securities e una serie di specialisti italiani di titoli di stato, come co-lead.

► BTp di lungo periodo se le condizioni migliorano

Interessante l’entusiasmo degli investitori che hanno fatto richiesta per 11 miliardi di BTp a 15 anni. Il rendimento di questi titoli, dicono gli esperti, è di 30 punti base superiore a quello dei BTp che scadono nel marzo del 2026. Molto importante la richiesta enorme di BTp che è arrivata dall’estero.