Individuate le cause del deficit americano

Ci sono ormai un buon numero di elementi per considerare l’andamento dell’economia americana anche se non si può affermare con certezza che gli USA si siano affrancati dal fiscal cliff.

Cosa succede se il tetto del debito americano non verrà alzato

soluzione al default USA un po’ bizzarra: il famoso dollaro di platino.

America: scontro sul tesso al debito

Adesso gli analisti, con maggiore lucidità, pensano ad individuare le cause del debito americano e ne hanno individuate ben quattro. La prima è sicuramente la recessione economica che ha depresso le entrate fiscali dello Stato.

Al secondo posto troviamo gli sgravi fiscali introdotti da Bush molto tempo addietro, circa 10 anni fa, ma pesano sul bilancio – e arriviamo alla terza causa del deficit – anche le spese sostenute per le imprese militari, visto che l’America è ancora impegnata su più fronti, per esempio in Afghanistan e in Iraq. 

L’ultimo elemento tirato in ballo sono le spese sociali, per esempio il medicare e la social security che si preoccupano delle cure per anziani e persone con particolari patologie, oppure delle indennità di disoccupazione, vecchiaia e malattia.

Euro e franco svizzero vanno al massimo

 Il cambio tra euro e franco svizzero è ai livelli massimi da almeno tre giorni e nonostante da diversi mesi questa coppia di valute viaggi su margini altissimi, gli analisti si chiedono cosa stia succedendo.

Da un anno circa, per la precisione 13 mesi, il cambio EUR/CHF si era assestato intorno al livello 1.220o senza mai superare la soglia. Poi ci sono stati i tre giorni di guadagni vertiginosi che adesso richiedono un approfondimento. Per il momento sono stati individuate tre spiegazioni plausibili, chiamiamoli anche market mover.

► Euro-Franco Svizzero: le previsioni

Il primo elemento è una dichiarazione di Charles Evans del FOMC che dice di aspettarsi presto un allentamento nel programma di acquisto di bond, inizialmente previsto dalla FED fino al 2015. Il secondo elemento è la dichiarazione del presidente della Federal Reserve sull’intenzione di continuare fino alla seconda metà del 2013 il programma di QE della banca centrale americana. L’ultima spiegazione è da rintracciare nel discorso di Bernanke sulla ripresa economica degli USA che non è del tutto chiara, viste le minacce che arrivano dal deficit.

► Per il dollaro oggi c’è appuntamento con Bernanke

Eppure i mercati respirano ottimismo, non incertezza e gli investitori si dimostrano fiduciosi nella risoluzione di breve periodo della crisi finanziaria, sia per quanto riguarda l’America, sia in relazione al debito dei paesi del Vecchio Continente.

Il calendario valutario per euro sterlina e dollaro

 Il 15 gennaio è una data molto importante per diverse valute. Molti gli incontri in programma che dovrebbero influenzare l’andamento del dollaro americano, della sterlina e dell’euro.

Il calendario economico ha in programma un buon numero di appuntamenti. Partiamo dal Vecchio Continente, dove saranno pubblicati i dati relativi all’indice dei prezzi al consumo della Germania. Sembra che il dato in sé non abbia un impatto deciso sull’andamento dell’euro, almeno fino a quando non lo si usa per rilevare dati sull’inflazione in Germania.

In generale non sono previste variazioni rispetto alla versione preliminare dell’indice ferma sul valore dello 0,9 per cento.

Cosa condiziona la valutazione dell’euro

L’indice dei prezzi al consumo del Regno Unito, invece, dovrebbe incidere sulle valutazioni della sterlina. In questo caso il dato avrebbe un’incidenza importante e dovrebbe riportare un valore vicino al 2,7%. Ci si avvicina quindi, pericolosamente, alla soglia più elevata. Da considerare che la Bank of England, rilascia una lettera sull’inflazione nel momento in cui questa supera il livello del 3% in alto oppure si abbassa oltre l’1 per cento in basso.

 Per il dollaro c’è appuntamento con Bernanke

Atteso per la sterlina anche il discorso di Mervyn King, capo della Bank of England, davanti alla commissione parlamentare londinese. C’è molta attesa nel conoscere la politica monetaria pensata dalla BoE.

Vendite al dettaglio e indice della produzione potrebbero essere invece i motori del dollaro. Il secondo dei due indici è considerato molto impattante e capace di dare indicazioni utili per le stime inflazionistiche.

Apple vende meno iPhone

 Per moltissimo tempo la Apple ha potuto vantarsi di avere dei fan fedeli, appassionati di tecnologia che hanno sempre seguito l’ultima moda lanciata dalla Mela Morsicata. Adesso da Cupertino arrivano le prime avvisaglie di un’inversione di tendenza.

Come spiega bene il Wall Street Journal, l’azienda ha ridotto del 50 per cento circa gli ordini per i componenti necessari alla costruzione dell’iPhone 5, sempre in concorrenza con gli smartphone Samsung.Eppure si parlava del fatto che Apple lancia iPhone Low Cost 2013. Forse non basta.

Dal 2013 la produzione Apple torna in America

Tutto dipende da una domanda assolutamente inferiore al previsto. Il fatto che siano crollate le vendite, ha convinto l’azienda a rallentare la produzione di iPhone 5. La notizia è stata scovata dal Wall Street Journal che ha fonti molto vicine al management di Cupertino.

In realtà l’intenzione di “allentare la presa” è stata comunicata anche dalla Apple ai suoi fornitori, già nel mese di dicembre. Gli azionisti, in tutta questa storia, risultano i più preoccupati, perché se va male l’iPhone vuol dire che il mercato sta cambiando rotta, visto che l’iPhone, fino a questo momento non ha mai deluso ed è stato la fonte principale di guadagno per la Apple.

Perché Apple punta sulla Cina

L’azienda di Cupertino, quindi, dovrà tenere gli occhi aperti sui ritrovati coreani e asiatici, sembra infatti che molto di questo “crollo” sia dovuto ai passi in avanti compiuti dalla concorrenza.

Facebook passa ai servizi a pagamento

 Quella di Facebook è una svolta storica che impensierisce moltissimo gli utilizzatori del social network, ma che serve all’azienda di Menlo Park di recuperare la liquidità necessaria per mettere in campo nuovi servizi.

Non c’è niente di misterioso in tutta questa operazione visto che gli Stati Uniti sono già stati preparati all’introduzione dei messaggi a pagamento su Facebook. Per capire la portata economica della rivoluzione basta considerare che il social network blu sfiora oggi il miliardo di account.

Controlli fiscali anche per Facebook Italy

Mettiamo anche una buona percentuale di questi siano profili fake, niente toglie che siamo di fronte ad una volta per le casse di Zuckenberg. Ma perché proprio adesso?

L’introduzione della tariffa sui messaggi scambiati dagli utenti, prima introdotta negli USA e poi nel resto del mondo, consentirà a Facebook di avere le risorse economiche necessarie per poi passare all’attacco di Skype.

► Fine dell’accordo Facebook-Zynga

L’intenzione di Zuckenberg è anche quella di recuperare utenti puntando molto sull’erogazione dei servizi telematizzati, prima della grande novità che potrebbe essere cruciale nel 2013: il lancio del Facebook Phone.

Tutte le iniziative appena elencate hanno fatto malignare tanti sulla possibilità che Facebook sia in crisi economica, in realtà ha soltanto bisogno di liquidità, una liquidità sulla quale aveva provato a concentrarsi in borsa prima del tracollo del titolo.

Adesso come reagiranno i mercati a questo nuovo “programma industriale”?

Per il dollaro oggi c’è appuntamento con Bernanke

 Il mercato valutario, ogni giorno, è mosso sa una serie di elementi, di pubblicazioni, dichiarazioni o eventi che prendono il nome di market mover. Quelli che in un giorno sono più interessanti da monitorare, riguardano specificatamente dollaro ed euro.

Un po’ di calma sul mercato valutario

Partiamo dalla moneta americana per scoprire che il market mover di oggi è un discorso del presidente Ben Bernanke, atteso in serata. Parlerà all’Università del Michigan e parlerà sicuramente della politica monetaria della Fed che vuole colpire alla radice la crisi finanziaria.

L’economia americana in toto sta per affrontare un periodo molto difficile e quindi ci saranno da monitorare in modo privilegiato ed attento, le mosse delle varie banche centrali che hanno un impatto decisivo sui mercati.

► Fed indecisa sul riacquisto dei bond. I mercati reagiscono male

Per quanto riguarda l’euro, invece, saranno determinanti per l’andamento della nostra moneta unica, la pubblicazione dell’indice dei prezzi all’ingrosso della Germania e l’andamento della produzione industriale in Italia e nell’Eurozona.

Il primo indicatore misura la variazione dei prezzi per i fornitori all’ingrosso e può anticipare in quale modo l’andamento dei prezzi al consumo. Per il momento si prevede un indice positivo, al di sopra delle aspettative degli analisti.

Per quanto riguarda la produzione industriale, italiana ed europea, siamo in un momento di recessione ma secondo gli analisti s’intravede un miglioramento all’orizzonte.

Nella crescita del paese ci crede soltanto il 16% degli italiani

 Nella crescita e nella ripresa del paese, purtroppo, ci credono pochissimi italiani, forse perché dalla metà dell’anno scorso la situazione è peggiorata parecchio e quindi l’84 per cento degli intervistati dalla Confesercenti-Swg ha dichiarato che il 2013 non porterà alcuna evoluzione positiva.

► Sondaggio Confesercenti sulla crisi

L’anno appena iniziato, quindi, non ha in serbo buone notizie per gli italiani. La salute dell’economia italiana non è delle migliori e se si va più a fondo si scopre che il 36% degli intervistati ritiene la salute dell’economia italiana inadeguata, il 51%, invece, la ritiene pessima. Soltanto pochi la considerano discreta, si tratta del 13% degli italiani, o buona nel 2 per cento dei casi.

► La crisi economica europea nel 2013

Nella svolta ci credono soltanto 16 italiani su 100 e i più ottimisti sono sicuramente i giovani che non hanno compiuto ancora 24 anni o chi vive nelle Isole. I pessimisti, invece, com’è facile intuire, rappresentano la maggior parte degli italiani e sono aumentati passando dal 30 al 44 per cento.

Se poi ci si sposta nello Stivale si scopre che il 45,6% degli abitanti del Nord Ovest sono pessimisti e nello stesso spicchio d’Italia, non credono nel 2013 il 49 per cento degli abitanti tra i 35 e i 44 anni.

Teheran sarà la prossima bolla finanziaria

 La borsa di Teheran è la prossima piazza finanziaria che, secondo gli analisti, sarà interessata da una bolla. Quando scoppierà? Probabilmente entro il 2013, anche se le avvisaglie della crisi sono percepite da tempo.

Calo di fine anno per le borse europee

Sono circa 6 anni, neanche poco, che si parla del Teheran Stock Exchange, il Tse, il mercato azionario iraniano sul quale soltanto pochissimi coraggiosi hanno investito e che invece si è rivelato una fonte inesauribile di rendimenti.

In realtà, quando si parla del mercato finanziario di Teheran, sembra di essere sempre davanti ad un paradosso, visto che l’Iran è sempre sotto lo scacco delle sanzioni internazionali. Il paradosso sta nel fatto che all’aumento delle sanzioni, l’indice benchmark del Teheran Stock Exchange sale in alto.

Tanti altri dettagli risultano così trascurabili. Per esempio la borsa sembra non tener conto del fatto che l’indice inflazionistico ha superato il 20%, che la disoccupazione è a livelli elevatissimi e che le esportazioni petrolifere da cui Teheran ricava il 90 per cento del PIL, sono state praticamente dimezzate. A questo inconveniente si aggiunge poi il crollo della valuta nazionale.

Una situazione simile, in una delle borse del Vecchio Continente, ne avrebbe procurato il crollo. Ci si aspetta quindi un passo falso di Teheran da un giorno all’altro.

Il ribasso dei prezzi delle case continua

 I prezzi delle case continuano a scendere ma si tratta soprattutto dei costi delle costruzioni già esistenti. Al contrario, le case nuove, continuano ad apprezzarsi. Sono questi due trend il simbolo di un mercato che procede a due velocità ed è stato descritto dall’Istat.

► Idealista: sarà l’anno dell’affitto

Facendo un parallelo ristretto tra il 2012 e il 2011, si scopre che i costi delle case sono diminuiti del 3,2 per cento ed è già il terzo calo trimestrale consecutivo. È anche il calo più consistente visto che nei trimestri precedente la flessione era stata dello 0,2% tra gennaio e marzo e del 2,1% tra aprile e giugno.

A descrivere la situazione degli acquisti immobiliari delle famiglie, siano fatti per scopo abitativo o soltanto per investire nel mattone, ci ha pensato l’Istat. È tramite l’istituto nazionale di statistica che si è capita l’accelerazione nel deprezzamento delle case esistenti, tendenzialmente dell’1,7% a marzo dell’anno scorso, del 4,1% tre mesi dopo e del 5,4% a settembre.

► 2013: prezzi degli immobili in ripresa

Per quanto riguarda le case in costruzione è stato registrato il trend inverso per cui le case messe in vendita dalle imprese continuano ad acquisire valore. Sono aumentati dell’1,9 per cento a settembre 2012, del 2,8% a luglio e del 3,5% a marzo.

 

Test elezioni per Piazza Affari

 L’Italia si appresta a tornare alle urne dopo la crisi di governo che ha determinato le dimissioni di Mario Monti. Il professore bocconiano ha deciso di rinunciare al suo incarico di senatore a vita per correre come premier alle prossime politiche.

Adesso è la politica stessa ad essere attesa al varco. In molti dicono che siamo di fronte a Piazza Affari e al dopo Monti che spaventa, ma c’è qualcosa in più di cui tener conto.

► L’agenda Monti gioca a favore dell’Italia

Fino ad ora i mercato finanziari italiani sono stati in un momento di grazia. Piazza Affari è cresciuta del 17 per cento dalla metà di novembre in po’, recuperando il 41% dai livelli minimi toccati nel 2012, contro il recupero del 23 per cento delle borse europee.

I BTp decennali stessi hanno reso più del 22 per cento e i risparmiatori che hanno indovinato l’investimento ringraziano sentitamente.

► Il rendimento dei BTp sotto la soglia del 4,3%

Adesso però bisogna legare questi dati alla politica e si scopre che molta della fiducia accordata dagli investitori all’Italia, si lega all’operato del Governo Monti riguardo soprattutto il risanamento dei conti pubblici.

Questo stato di grazia, adesso, potrebbe essere incrinato visto che non arrivano notizie entusiasmanti sull’economia americana e cinese e il comportamento di Wall Street lo dimostra. La speranza che la situazione europea migliori, così come l’italiana c’è ma bisogna capire cosa si aspettano gli investitori dalle urne.