Lo scalping nel mercato ForEX

 Per investire nel mercato valutario ci sono tantissime opportunità e tante tecniche. Conoscerne qualcuna aiuta a far fruttare i risparmi con il minimo investimento. La tecnica che presentiamo oggi si chiama scalping.

Le strategie di “forex scalping” consistono nell’investire tutti i risparmi puntando su “opportunità” dell’ultimo minuto, opzioni con scadenze brevissime che consentono di ridurre al minimo le perdite nel momento in cui s’individua il trend direzionale.

Il senso del forex scalping è tutto nell’apertura e nella chiusura delle posizioni nel breve o brevissimo periodo, spesso si tratta di pochissimi secondi entro i quali ci deve essere comunque un aumento di almeno 10 pips. Per poter individuare il trend è necessario affidarsi ai grafici ad un minuto ma quali sono le operazioni da compiere? Proviamo ad elencarle tenendo conto di un trend rialzista.

Prima di tutto è necessario che sia stata evidenziata una tendenza al rialzo in qualche modo significativa. A quel punto è bene trovare una coppia di valute che si muove seguendo la linea di tendenza evidenziata e che in genere non chiude mai al di sotto del punto di partenza.

Il terzo passo da fare è controllare che si sia in una posizione di cosiddetto ipervenduto e quindi bisogna sbirciare l’indice stocastico. A quel punto, definito il cosiddetto stop loss di 1 pips sotto la linea di tendenza si può iniziare lo scalping avendo ben chiaro in mente che l’obiettivo finale è l’incremento del prezzo di 20 pips.

La Cina usa i bond per sostenere le imprese locali

 Siamo talmente abituati a pensare che i titoli come bond e buoni del tesoro, debbano essere usati per vendere quote del debito pubblico di un paese, che dimentichiamo gli usi alternativi che si possono fare dei soldi raccolti.

La Cina, ancora una volta, c’illustra l’alternativa. Nel 2012, infatti, questo paese ha insistito molto sul mercato dei corporate bond che sono aumentati in modo esponenziale. Nell’anno 2012 le emissioni di bond sono diventate 14 volte più numerose delle azioni.

È chiaro ormai che sono lo strumento privilegiato dal governo pechinese per il finanziamento dell’economia. A livello quantitativo si nota che le obbligazioni emesse nel 2012 sono state il 54% in più di quelle emesse nel 2011 ed hanno raggiunto al quota record di 4,1 miliardi di yuan che equivalgono a 657 miliardi di dollari.

A riportare questi dati ci ha pensato Bloomberg che ha evidenziato anche il calo dei collocamenti azionari che hanno subito complessivamente una contrazione del 14 per cento arrivando a quota 277 miliardi di yuan alla Borsa di Shanghai.

Quest’ultima, ha chiuso l’anno con un modestissimo incremento delle contrattazioni pari allo 0,7 per cento. Un aumento risibile se paragonato ai rendimenti dei corporate bond fissati al 4,69 per cento che è sempre il doppio del rendimento medio mondiale del 2,59 per cento.

Bankia: un anno e mezzo da dimenticare

 Le banche spagnole sono in crisi e forse sono all’origine di tutta la crisi del paese. È emblematica la situazione dell’istituto di credito Bankia che in un anno e mezzo ha perso il 90 per cento del suo valore.

Abbiamo già considerato il caso della Dexia franco belga, per la quale è stata attivata una procedura di salvataggio, tramite fallimento ordinato che ha garantito la sopravvivenza del titolo.

Non si può fare un discorso analogo rispetto alla Bankia spagnola che, per esempio, la settima scorsa in un sol giorno ha perso il 26 per cento del suo valore. In un anno e mezzo, in realtà, la perdita è stata molto consistente ed ammonta ad un -90 per cento.

Gli analisti spagnoli, ormai, non hanno più speranze e ritengono che quando una società ha più debiti che attivi, ha anche un titolo che ormai non vale più nulla. È normale allora che dall’inizio dell’anno ci sarà l’uscita di scena: il titolo Bankia sarà escluso dal principale indice iberico, l’Ibex 35.

La scelta è giustificata dal fatto che la quotazione dei titoli Bankia è ora fissa a 0,412 euro, il 90 per cento in meno rispetto all’IPO che aveva lanciato nel luglio 2011 le azioni della banca sul mercato con un valore unico di 3,75 euro.

Il caso Dexia belga: ecco come si salva una banca

 Le banche sono croce e delizia di un sistema economico e finanziario. Alle banche è attribuita la colpa della crisi ma è merito delle banche se cittadini ed imprese hanno una base di liquidità per le loro operazioni. Risulta quindi fondamentale occuparsi di alcuni casi emblematici.

Quello che vogliamo sottoporre all’attenzione dei cittadini, dei consumatori e degli investitori, è quello della banca Dexia, per la quale il governo ha in serbo il quarto salvataggio pubblico consecutivo. La banca è considerata un colosso franco-belga del credito, ma ha subito per prima e con dolore gli effetti della crisi finanziaria.

Fino a che ha ottenuto, la scorsa settimana, il via libera dall’Unione Europea per avviarsi verso un fallimento ordinato che va a completare il ciclo di tre iniziazioni di denaro pubblico negli ultimi quattro anni.

In questo modo, grazie al contributo economico della Francia, del Belgio e del Lussemburgo, si procederà con la risoluzione della situazione del gruppo, che comprende, tra le altre operazioni, anche la vendita della DMA, una sussidiaria di Dexia, e la ristrutturazione della Belfius, l’ex banca Dexia belga.

Con questa ristrutturazione si ammortizzano i costi previsti per i contribuenti che avrebbero pagato un conto più salato scegliendo altre direttrici.

Torna l’entusiasmo sul mercato dei minerali del ferro

 Il settore dei minerali del ferro torna ad essere caratterizzato dal forte entusiasmo per la risalita dei prezzi tanto che gli annunci della Fortescue Metals sono accolti con molto piacere dalla borse. La Fortescue Metals, infatti, nei mesi addietro ha praticamente sfiorato il collasso aziendale.

Poi, sul finale del 2012, ha annunciato di voler raddoppiare la produzione di minerali ferrosi, innalzandola fino a quota 155 milioni di tonnellate entro la fine del 2013. La prospettiva in questione ha avuto lo stesso effetto di un’iniezione di fiducia.

Nella settimana scorsa, quindi, il titolo Fortescue Metals ha subito un rafforzamento immediato crescendo del 2,43 per cento. Tutto nasce dal fatto che l’azienda ha dichiarato di volersi espandere tornando a sfruttare il giacimento di Kings situato nella regione Pilbara. Le operazioni partiranno già a gennaio.

I lavori di espansione, tra l’altro hanno un costo. L’investimento economico nell’operazione ammonta ad 1,1 miliardi di dollari australiani che in euro vuol dire 860 milioni. I lavori di espansione erano comunque stati avviati già nel 2012, per poi subire una brusca interruzione a settembre quando i l prezzo dei minerali ferrosi è sceso sotto i 90 dollari americani per tonnellata.

Il titolo Fortescue Metals, in questo stesso periodo, aveva toccato di livelli minimi.

Gli affari si fanno anche con i collezionisti

 Il mondo degli affari è condizionato molto dai trend di settore. Si pensi ad esempio alla cosiddetta bolla tecnologica che ha visto l’esplosione dei titoli legati al mondo della tecnologia e della telefonia. I titoli hi-tech, tra l’altro, per diversi mesi, in quest’ultimo anno, hanno tenuto a galla Wall Street, tanto che la parola “bolla” è stata quasi cancellata.

Abbiamo avuto modo di riflettere sul fatto che nel mondo della finanza, i settori aciclici, quelli che non subiscono il passare del tempo, come la moda, sono assolutamente privilegiati dal punto di vista finanziario, tanto che nonostante i ribassi strutturali delle maggiori azioni, i titoli di Ferragamo o Tod’s hanno sempre fatto registrare performance positive.

Al settore del lusso possiamo aggiungere anche quello del collezionismo. Tutti gli indici legati agli hobbies, per dirla in breve, non sono scalfiti dalla crisi. Questa seconda considerazione nasce dalla lettura di un articolo molto interessante che l’USA Today ha riservato a David Schooley, un uomo che da qualche anno fa affari con i LEGO.

Schooley gioca nella “borsa dei giocattoli”: compra e accumula mattoncini LEGO quando questi sono reperibili a buon prezzo, poi li rivende ai collezionisti, per singoli pezzi oppure assemblando dei set unici al mondo. Da tenere d’occhio.

L’agenda Monti gioca a favore dell’Italia

 Il mondo della finanza, in questo momento, per quanto riguarda l’Italia, si sta interrogando sulla realtà della “candidatura” di Mario Monti. L’ex premier sembra deciso a guidare una grande coalizione centrista moderata ed ha preso le distanze sia dal PD, sia dal PdL. Quest’ultimo, pur criticando l’operato del professore bocconiano, ha scelto di corteggiare la Lega, mentre il PD ha sottolineato i punti forti del programma del partito in cima ai sondaggi.

Quello che c’è da considerare è che un esito delle urne corrispondente alle aspettative degli investitori, potrebbe attirare nuovi investimenti nel nostro paese. Le ultime aste di BTp hanno dimostrato che la platea di fan del tricolore si è ampliata notevolmente.

Il rendimento dei BTp a 10 anni, quelli più sensibili alla politica e quelli su cui si calcola lo spread, è in calo, il che vuol dire che si ha fiducia nell’Italia e nella possibilità che le urne allontanino con il loro risultato l’ipotesi di ingovernabilità.

E poi c’è sempre l’agenda Monti, i suoi buoni propositi che nascono dalle basi tecniche gettate dal governo uscente: lavoro sul debito, stimolo alla crescita, allontanamento dello spettro della recessione e Decreto liste pulite, salvato in extremis dalla Legge di Stabilità.

Peccato soltanto per l’incremento della pressione fiscale associato al governo Monti.

Il rischio di cambio, le valute e le aziende

 La realtà industriale di un paese è fortemente legata alle oscillazioni valutarie, il che vuol dire che anche la vita delle singole aziende, in qualche modo, dipende dall’apprezzamento o dal deprezzamento di una certa moneta.

Facciamo un esempio semplice per introdurre questo link molto complesso. Se siete a capo di un’azienda che riserva una quota consistente del suo business alle attività estere, sarete sicuramente interessati alla convenienza del cambio.

Se la valuta del paese dove avete dislocato l’attività aziendale diventasse più forte, i costi aziendali aumenterebbero scoraggiando la prosecuzione dell’iniziativa imprenditoriale in quel territorio.

Il bilancio delle aziende, si dice in gergo, è compromesso dal rischio di cambio e l’Italia, in questo senso, deve fare molta attenzione. Le aziende nostrane, infatti, sono molto attente alla conservazione del made in Italy ma sono altrettanto interessate all’export.

Un elevato rischio di cambio scoraggia la loro attività e tarpa le ali agli imprenditori che vanno a cercare all’estero nuove opportunità di business.

Chi investe in opzioni binarie deve tenere a mente queste relazioni e la dinamica delle valute. Nel 2013, infatti, osservando l’apprezzamento o il deprezzamento di una moneta, sarà possibile scommettere sulla svalutazione o sulla supervalutazione di un’azienda che concentra il suo business nel territorio della valuta “ballerina”.

Yuan cinese e dollaro australiano “movimentati” anche oggi

 Non c’è da stupirsi se nonostante i preparativi per i vari cenoni di fine anno, gli investitori non si prendono nemmeno un minuto di pausa ed aspettano con eccitazione gli ultimi dati dell’anno 2012 e i primi del 2013. La giornata di oggi e quella di domani, infatti, presentano diversi market mover, destinati ad influire sulle valutazioni del dollaro australiano e dello yuan cinese.

Attenti al fuso orario! Questo è l’unico monito rivolto a chi intende sfruttare le scommesse sul filo del rasoio.

Il primo documento da valutare, che inciderà sulle quotazioni del dollaro australiano, è quello della Reserve Bank of Australia che il 31 dicembre spiegherà al mondo la capacità di spesa dei suoi cittadini, attraverso la lettura dei dati sul credito erogato ai privati in Australia.

Sembra che ci sarà un leggero aumento dell’indice dallo 0,1 del mese scorso allo 0,3% dell’ultimo mese dell’anno. Contestualmente a questi dati, in Cina sarà diffuso l’indice PMI manifatturiero HSBC che non dovrebbe scostarsi dai livelli del mese precedente confermandosi a quota 50,9. Se il dato dovesse superare le attese si profila un leggero apprezzamento della valuta cinese.

Il primo gennaio, invece, in calendario c’è la pubblicazione dell’indice PMI manifatturiero cinese, generale. In questo caso si prevede un miglioramento con il passaggio dal livello 50.6 al livello 51.

Paesi Bassi e 2013

 Le quotazioni dei Paesi Bassi potrebbero essere influenzate nel 2013 dalle scelte del Parlamento che può approvare o respingere le misure fiscali che ha definito il governo.

Per ora a parlare è stato il Ministro olande delle Finanze che con qualche ora d’anticipo sul 2013 ha pubblicato il nuovo pacchetto fiscale. Si tratta di sei atti separati che dovranno essere approvati o respinti dalla prima Camera del Parlamento, la quale deve approvare votare delle modifiche e il contenuto finale della legge.

Molto interessante, in questo piano d’interventi, è l’eliminazione della cosiddetta misura sulla capitalizzazione sottile, cui si unisce poi un limite alla deducibilità degli interessi che superano i prestiti relativi alle partecipazioni.

In pratica non si potranno dedurre interessi nel momento in cui la parte eccedente supera i 750 mila euro. Un’altra grande novità è nell’abolizione dal primo gennaio 2013 della thin capitalization che non potrà essere applicata dopo il primo gennaio 2013.

Insomma, anche l’Olanda non se la passa bene e sceglie di fare come l’Italia riducendo la deducibilità degli interessi passivi sul mutuo. La prima proposta contenuta nel piano d’interventi prevede che ci sia una restrizione della deducibilità degli interessi passivi sul mutuo che finora avevano riguardo i rimborsi trentennali.

Potranno infatti essere considerati deducibili solo gli interessi pagati per l’acquisto della prima casa nel momento in cui il presto è pagato interamente in 30 anni su base annua.