La crisi fa sempre meno paura

 La crisi economica, in questo momento, fa meno paura, forse perché gli investitori e i cittadini sono convinti che migliorerà tutto all’inizio del nuovo anno. Ma c’è motivo di essere così speranzosi? Le parole dei leader politici, in qualche modo, aprono uno spiraglio e i mercati non sono più così ballerini.

Guardiamo quello che è successo: lo spread tra i Bund tedeschi e i nostro Btp decennali è tornato sotto i 300 punti base, nonostante a livello politico ci sia molto da chiarire sulla candidatura di Monti alle prossime elezioni. Restando sempre in Europa si apprende con piacere della decisione dell’agenzia di rating Standard&Poor’s di alzare il rating della Grecia.

Se poi si lancia uno sguardo verso le altre borse si scopre che Wall Street è piena d’entusiasmo perché è stato sfiorato l’accordo sul fiscal cliff, anche se poi la votazione è stata rimandata a dopo Natale. Gli indici americani si sono dimostrati prudenti ma in rialzo.

Tokyo, po ha superato i 10 mila punti con un rialzo di 2,39% un paio di giorni fa, un record che ormai non si vedeva dal marzo scorso. Insomma tutte le borse sono speranzose nella soluzione delle questioni più urgenti. Lo stesso Monti, in Asia, dichiara che l’Europa è quasi fuori dalla crisi.

Vicino l’accordo sul fiscal cliff?

 I giornali, in questa settimana, si sono spesi molto sulla questione del fiscal cliff guardando con entusiasmo al clima disteso del Congresso dove sembrava che fosse stata raggiunta l’intesa. Molti i titoli dedicati alle dichiarazioni ottimistiche di Obama.

Nella giornata di giovedì, ad esempio, era stato annotato un gesto di “apertura” da parte di John Boehner, tanto che Obama aveva rinunciato alla sua “conditio sine qua non” ed aveva accettato di aumentare le aliquote dei redditi al di sopra dei 250 mila dollari l’anno, fino alla nuova soglia di 400.000.

Alzare questa soglia, in termini economici, vuol dire che nelle casse dello stato entrerebbero 1.200 miliardi di dollari nell’arco di dieci anni. Una decisione da prendere alla svelta considerando che le agevolazioni volute di Bush Jr stanno volgendo al termine.

Lo spirito costruttivo che ha animato il dialogo tra Obama e le varie anime del Congresso, aveva dato fiducia anche ai mercati. Il Dow Jones, per esempio, ha chiuso con un aumento dello 0,75%, a quota 13.235,39. Un rialzo lieve, forse giustificato dal fatto che non era stato ancora dato nulla per cento.

Gli investitori avevano ragione: a distanza di 24 ore la situazione è di nuovo precipitata, nel senso che il piano di Boehner non è stato votato alla Camera perché ci si è resi conto che mancavano i voti necessari per l’approvazione del documento. Tutto è rimandato a dopo Natale.

L’Europa vicina alla fine della crisi

 Ci sono tutti gli elementi per considerare che l’Europa sia ormai vicina alla luce dopo aver attraversato un buio momento di crisi. Un’immagine molto poetica che trova fondamento in alcuni spunti forniti dal panorama finanziario europeo e non solo.

I segnali positivi. Per prima cosa bisogna considerare la riduzione dello spread tra Btp e Bund decennali che è di nuovo sceso sotto i 300 punti base nonostante l’incertezza del panorama politico italiano. In più c’è da aggiungere la valutazione positiva di Standard&Poor’s rispetto alla Grecia, il cui rating è stato innalzato dal settore del default selettivo, fino al rango B-.

Poi ci sono gli elementi sovranazionale ed internazionali, per esempio il raggiungimento dell’accordo per l’unione bancaria europea e l’accelerazione americana per la risoluzione del fiscal cliff. L’euro stesso è tornato a quota 1,32, che rappresenta la quota massima sfiorata dal maggio scorso.

Molti sono i leader politici che azzardano interpretazioni del panorama in questione. E’ speranzoso lo stesso Mario Monti che in Asia spiega agli investitori che l’Europa è fuori dalla crisi. Concordano con lui anche diversi professori ed analisti che però mettono in guardia i mercati: ci saranno ancora delle oscillazioni e sarà determinante il comportamento della BCE che ha già accumulato nuovi incarichi.

Le banche condannate dal tribunale di Milano

 Nel mercato italiano ci sono delle banche straniere che potrebbero facilmente perdere credito, nei prossimi giorni e nei prossimi mesi, in conseguenza della storica sentenza del tribunale di Milano. Si tratta di quattro istituti di credito stranieri accusati di truffa ai danni dell’amministrazione lombarda.

Il periodo di riferimento dei giudici è quello che va dal 1997 al 2006, anni in cui la poltrona di sindaco è stata nelle mani di Albertini prima e della Moratti poi. Ma non c’entra molto chi sia stato il Primo cittadino, visto che la truffa architettata ha il sapore squisitamente finanziario.

Le banche coinvolte nell’affare sono Deutsche Bank, Depfa Bank, UBS e JP Morgan, tutte insieme non avrebbero informato in modo adeguato il comune, in relazione ai rischi collegati ad una serie di operazioni finanziarie portate a termine con gli strumenti cosiddetti derivati.

Il Tribunale di Milano ha quindi condannato queste quattro banche con l’accusa di truffa aggravata per le operazioni messe in atto tra il 1997 e il 2006. Adesso, secondo le disposizioni dei porporati, ci sarà la confisca di circa 90 milioni di euro che sono stati intascati da questi banche durante le operazioni finanziarie fatte con i soldi del Comune di Milano.

In più, l’accusa propone anche un risarcimento pecuniario: ognuna delle banche incriminate dovrà corrispondere un milione di euro di multa al comune milanese. Per nove manager si prospettano anche diversi mesi di carcere.ò

S&P’s promuove la Grecia: volano i titoli?

 I titoli della Grecia potrebbero subire un nuovo incremento di valore legato alla decisione di Standar&Poor’s di elavare il rating di Atene, considerati gli sforzi fatti dal governo per uscire dalla crisi ma considerata anche la tolleranza degli stati membri dell’UE.

Il successo della Grecia non è tutto nelle mani di Atene ma è molto probabile che ci sia un incremento del valore dei titoli di questo stato. L’agenzia di rating Standard&Poor’s, infatti, ha pensato bene di innalzare il rating della Grecia di ben sei notch che hanno portato Atene dal default selettivo al recinto più rassicurante B-.

A cosa si deve tanta grazia? Sicuramente agli sforzi di questo paese che ha messo in atto delle strategie importanti a livello fiscale e strutturale, nonostante a livello politico ed economico permangano grossi problemi.

Gli analisti sono concordi nell’attribuire il successo anche all’Europa intera. I paesi dell’UE, infatti, hanno sostenuto le politiche greche e hanno lavorato per evitare che la Grecia uscisse dall’Euro. Quindi l’effetto a catena, sempre tenuto in considerazione negli scenari negativi, potrebbe riprodursi anche adesso in senso “opposto”.

Quindi, come scrive il Wall Street Journal, si potrebbe scatenare una proficua vendita dei titoli greci. Il ministro delle finanze di Atene, però, invita tutti a rimanere con i piedi ben saldi al terreno visto che questo è solo il primo passo di un lungo percorso ancora da studiare nei dettagli.

Trading Forex: ridurre i rischi

 Il trading ForEx, vale a dire il trading fatto sul mercato valutario è considerato uno dei migliori strumenti per ottenere grandi profitti in pochissimo tempo. Il problema è che nel momento in cui si guadagna molto, anche i rischi da correre aumentano.

Nel senso che si guadagna tanto investendo tanto. E se s’investono grosse quantità di denaro è facile che si perda anche parecchio capitale. L’obiettivo degli investitori quindi deve essere quello di trovare il trend proficuo ma anche di ridurre i rischi dell’attività finanziaria. 

Questo si può fare definendo una strategia di trading, un piano d’azione che comporta la diversificazione dell’investimento. Affidiamoci ai consigli degli esperti in materia che parlano ad esempio di stop loss.

Con questo termine ci si riferisce al metodo con cui gli investitori definiscono la perdita massima. Se si va sotto una certa soglia ci si ritira dal mercato. Per attuare questo metodo è importante monitorare accuratamente e tempestivamente il settore ForEX.

L’altra tecnica consigliata è l’importo della posizione che impone all’investitore di riflettere sull’importo dell’investimento in modo da prevedere i guadagni in base ai trend possibili. Prevenire il mercato è meglio che leccarsi le ferite della perdita.

Nelle prossime “puntate” affronteremo anche il tema della protezione dei guadagni e della leva.

Dalle borse arriva l’ottimismo

 E’ iniziato il rally di Natale? Sembra di sì a considerare soltanto le oscillazioni della borsa nei primi due giorni della settimana. L’inizio è stato assolutamente negativo. Quasi tutti gli indici hanno aperto in ribasso e anzi, in Europa, è stata notata la performance di Piazza Affari.

Martedì, invece, per le borse è stata una giornata molto interessante con un volume di scambi adeguato alle aspettative degli investitori. Insomma tutte le borse si sono rimesse in piedi dopo la caduta in basso dell’avvio della settimana che precede il Natale.

A far bene agli indici, soprattutto quelli americani, è stata l’intesa che sembra essere stata raggiunta tra la Casa Bianca e il Congresso americano che fanno sperare per una soluzione molto veloce del tanto vituperato fiscal cliff.

Wall Street ha apprezzato molto questa distensione politica ed ha infuso una nuova linfa ai mercati, trainandoli in territorio positivo.

Sul versante europeo il contraccolpo è stato praticamente immediato e Piazza Affari ha aperto in rialzo ed ha viaggiato in territorio positivo per tutta la giornata, anche se poi la miglior borsa europea è stata quella di Madrid. In Europa, a dire la verità, i rialzi molto contenuti sono dovuti allo spostamento della prospettiva di ripresa effettuato da Draghi: si ripartirà dal 2014 in poi.

Bauli pronta per rilevare la Bistefani

 Immaginate di essere in un supermercato in questo periodo e di avere davanti a voi un’ampia gamma di prodotti dolciari dedicati al Natale. Non avrete difficoltà a scorgere tra gli altri anche i prodotti della Bauli.

Bene, proprio quest’azienda, la Bauli, è protagonista di una vicenda aziendale e finanziaria molto interessante, visto che sta cercando di consolidare l’impero dolciario accostandosi alla Bistefani. In pratica sembra che ci siano delle trattative esclusive tra il principale produttore di panettoni e l’azienda dolciaria che ha la sua sede a Casale Monferrato.

Tutta l’operazione potrebbe concludersi entro Natale, anzi dovremmo avere delle risposte già entro domani. A parlare dell’affare è il presidente della Bauli, Alberto Bauli che spiega come, dopo aver chiuso il bilancio 2011-2012 con 412 milioni di ricavi netti, l’azienda sia adesso pronta a fare il grande passo.

La Bistefani è d’accordo con l’interessamento visto che non se la passa poi così bene ed ha un debito accumulato negli anni pari a 45 milioni di euro che sono 35 milioni di euro accumulati nei confronti delle banche e ben 10 milioni di euro da restituire alla parte alta della catena societaria.

Che la Bistefani fosse in difficoltà era emerso dai bilanci d’ottobre. Positivo il fatto che si sia trovata una soluzione in appena due mesi.

Argento: com’è andato l’investimento

 L’Argento è stato uno degli investimenti più azzeccati del 2012, visto che le quotazioni di questa materia prima sono aumentate di ben 15 punti percentuali nel corso di un anno. Alla fine nel settore delle commodity l’argento è risultato quello con la migliore performance. 

Oggi il prezzo dell’argento si è assestato sui 33 dollari per oncia e se qualcuno teme che questo materiale soffra della competizione con le altre materie prime, si sbaglia visto che per l’argento non esiste il complesso d’inferiorità.

Soltanto nell’ultimo mese a fronte di un aumento del prezzo dell’oro dell’un per cento c’è stato un aumento del prezzo dell’argento del 5 per cento e se si fa un consuntivo di quel che accade negli ultimi 6 mesi si nota che comunque l’aumento del prezzo dell’oro è stato mediamente del 5% mentre quello dell’argento è stato del 16 per cento.

Una differenza che si fonda sicuramente sulla differenza del mercato mosso da queste due materie prime: il business che c’è attorno all’oro, in termini di numero di future scambiate, è quattro volte più grande di quello dell’argento. In più bisogna considerare che l’argento è considerato un bene rifugio a livello industriale e non per le banche. Le industrie si dedicano all’argento che può essere usato nel comparto elettronico.

Petrolio: da dove arrivano i pericoli

 Il prezzo del petrolio, in genere, subisce delle oscillazioni sulla base della disponibilità dei paesi che sono i maggiori produttori di oro nero, a venderlo ai loro partner commerciali e prezzi accessibili. Insomma, la disponibilità di petrolio garantisce prezzi contenuti dei barili.

L’indisponibilità del materiale spesso si lega all’instabilità politica di un territorio particolare e si va sempre alla ricerca di nuovi paesi, democraticamente solidi, che possano garantire approvvigionamento energetico a tutti. Nel settore petrolifero le novità riguardano soprattutto gli Stati Uniti e si tratta di notizie positive.

Gli USA, infatti, potrebbero diventare, secondo l’AIE, i prossimi maggiori produttori di gas, soprattutto se le tensioni in Medio Oriente non accennano a diminuire. Su Fool, invece si parla in particolar modo del petrolio e si fa riferimento a tre elementi di tensione. 

Il primo è la tensione in Medio Oriente che mette sempre in forse l’erogazione di un certo quantitativo di petrolio. Poi c’è da aggiungere alle cause di tensione anche la  nuova era di nazionalizzazione energetica portata avanti dal governo di Chavez.

Infine s’inizia a fare i conti anche con la Russia che oggi è il maggiore produttore mondiale di petrolio con 10 milioni di barili. Purtroppo l’estrazione del petrolio avviene in regioni come la Siberia in cui le condizioni dei lavoratori sono durissime e in cui la pressione esterna non si allenta mai.