S’investe nel mattone ma all’estero

 L’investimento nel mattone, nell’acquisto di una casa, fa sempre gola anche in un periodo di crisi. Gli italiani poi, si sa, sono un popolo di risparmiatori e se il mercato immobiliare nel nostro paese ha subito un rallentamento questo dipende dall’incremento degli spread delle banche e dall’aumento sconsiderato dei prezzi delle case negli ultimi anni.

E’ vero perché che – visti i tempi e viste le tasse sulle rendite finanziarie – comprare una casa è ancora una scelta opportuna per chi vuole mettere al sicuro i risparmi. Ma come si coniuga questo moto verso l’investimento con la sconvenienza dei prezzi nel nostro paese?

Una recente indagine ha dimostrato che nella zona euro ci sono molti immobili appetibili localizzati in paesi non a rischio come l’Italia per esempio in Germania. Allora si apprende che nel paese della Merkel è aumenta la domanda estera di immobili negli ultimi mesi.

I risparmiatori interessati ad investire nelle case tedesche sono soprattutto greci, spagnoli ed italiani che adesso, però, dovranno fare i conti anche lì con un aumento dei prezzi di vendita e con un aumento degli affitti. Come la Germania, anche al Svezia e la Norvegia sono territori per gli investitori. Peccato che tutti e tre possano finire nel bel mezzo di una bolla speculativa.

I conti dell’IMU

 L’imposta sulla proprietà degli immobili è stata una delle imposte maggiormente criticate dai contribuenti che avevano beneficiato dell’abolizione dell’ICI voluta da Berlusconi e che si sono trovate a pagare l’imposta sulla casa con il governo Monti.

Il termine ultimo per il saldo dell’IMU è scaduto all’inizio della settimana e il malcontento è palpabile visto che la reintroduzione dell’imposta, nella maggior parte dei casi, ha impoverito il bilancio delle famiglie che si sono ritrovate a fare i conti con un portafoglio molto più leggero.

Se la tredicesima, come dicono gli analisti, è stata usata in gran parte per il pagamento dell’IMU, vuol dire che gli italiani avranno meno soldi a disposizione da spendere nei regali di Natale.

Il tema è stato approfondito molto sia dalla finanza che dai CAF. A livello finanziario ci si è concentrati sulle oscillazioni dello spread in seguito all’annuncio di Monti che ha deciso di lasciare le redini del governo subito dopo l’approvazione della legge di stabilità. Sembra che l’aumento dello spread della settimana scorsa abbia vanificato gli sforzi fatti per pagare l’IMU.

Per quanto riguarda i CAF, questi hanno fatto notare che un comune su 3 ha deciso di aumentare l’imposta sulla prima casa e questo vuol dire che a fare le spese della reintroduzione dell’IMU ci sono soprattutto i possessori delle seconde case. I tassi più “maggiorati” sono stati introdotti dalle città del centro Italia.

BCE: la sfida del 2013

 Draghi porta avanti la sfida della Banca Centrale Europea accumulando su questo ente sovranazionale una serie di incarichi interessanti che fanno presagire un 2013 ricco di novità. Una prospettiva decisamente importante soprattutto per chi investe sugli indici UE.

La BCE potrebbe trovare nuova linfa grazie ai nuovi poteri di controllo del settore bancario. E’ questo che si aspetta Mario Draghi, presidente della BCE, parlando ai deputati europei. Per la moneta unica, nel 2013, questa nuova funzione di supervisione delle settore bancario e il consolidamento del fondo ESM, saranno determinanti.

Perché la supervisione va di pari passo con l’ESM? Per un semplice motivo: perché il sistema bancario sarà monitorato dalla BCE che potrà poi ricapitalizzare direttamente gli istituti tramite il fondo ESM. Questo vuol dire che il cane che si morde la cosa è stato fatto fuori e il circolo vizioso che imponeva un legame innaturale ed infinito tra banche e debiti governativi, è all’epilogo.

Prima dell’accordo erano infatti i governi a doversi fare carico dell’insolvenza degli istituti di credito, aggravando contestualmente la situazione del debito pubblico.

Secondo Draghi il 2013 sarà comunque un anno molto fragile per l’economia europea, per questo la sfida sarà sul medio e lungo termine e si giocherà sulla capacità della BCE di riequilibrare l’economia nelle diverse aree dell’Eurozona.

La Svezia dice ancora no all’euro

 L’integrazione, in Europa e la solidarietà tra gli stati membri dell’UE, sono elementi essenziali per portarsi fuori dal recinto rischioso della crisi del debito che sta condizionando l’evoluzione e la ripresa del Vecchio Continente.

Secondo diversi analisti l’anno prossimo ci sarà effettivamente una ripresa in Europa e in Italia e sarà il nostro paese a cavarsela e ad illustrare la via della salvezza agli altri stati fratelli. Intanto però, bisogna far fronte alla crisi del debito e alla crisi della fiducia riposta nell’euro.

La moneta unica non è più considerata il deus ex machina per il salvataggio tanto che ci sono paesi che pur facendo fisicamente parte dell’Eurozona, rifiutano l’euro.

Basta pensare alla Svezia che è un caso a parte nel nostro panorama perché è entrata nell’Unione europea soltanto nel 1995 ed in seguito ad una consultazione popolare. All’epoca del referendum, il 52,3% degli svedesi votò a favore dell’ingresso nell’UE.

Fu firmato un tratto di adesione all’Unione Europea che in genere obbliga gli stati firmatari ad accogliere entro un tempo determinato anche la moneta unica. Il trattato firmato dalla Svezia, invece, non ha un termine ultimo quindi il paese ha pensato di lanciare una consultazione popolare sull’argomento. Nella prima, quella del 2003, gli svedesi rinunciarono alla moneta unica.

Nell’ultima consultazione, il novembre scorso, l’euro è stato ostacolato dall’82,3 per cento dei votanti. Si tratta di un nuovo record.

Come sarà la ripresa dell’Europa

 La prima cosa da chiedersi è se ci sarà il tanto agognato rimbalzo degli indici nel 2013, se effettivamente le maggiori economie europee, che ancora resistono alla crisi, affronteranno il default o voleranno verso l’isola della salvezza. Alcuni analisti hanno delle previsioni sull’Europa in generale e sull’Italia e la Spagna in particolare.

Chi investe in opzioni binarie ed ha seguito la questione europea sa che molti hanno considerato dopo la Grecia, come anelli deboli del Vecchio Continente, il nostro paese e il governo di Madrid. In realtà Spagna e Italia sono sotto la lente d’ingrandimento anche in relazione al cambio di legislatura.

Secondo gli esperti della società Jefferies International la ripresa dell’Europa ci sarà ma bisognerà attendere ancora 6 mesi prima di vedere qualche risultato. Poi si comincerà a crescere ma in modo graduale, senza incrementi rapidi degli indici. A trainare tutti sarà proprio l’Italia che insieme alla Germania si metterà alla guida dell’UE.

Alla Vanguard c’è sempre molto ottimismo rispetto all’Italia. Il nostro paese è considerato una potenza ancora in fase d’incubazione rispetto al 2013. Di certo sarà importante conoscere la strategia economica e finanziaria del nuovo governo che seguirà quello di Monti. Il rifinanziamento del debito pubblico, invece, è la prospettiva nell’orizzonte spagnolo anche se la svolta ci sarà soltanto dopo l’aprile del 2013.

Titolo MPS vola a Piazza Affari

 Buone notizie per il Monte dei Paschi di Siena dopo che sono stati approvati i cosiddetti Monti Bond da parte della Commissione europea. In pratica il Monte dei Paschi che in borsa ha recuperato in avvio di settimana oltre 6 punti percentuali, potrà beneficiare della ricapitalizzazione dei 3,9 miliardi di euro.

Questa operazione potrà essere conclusa a patto che l’istituto di credito presenti entro sei mesi un piano di ristrutturazione. Questo è quanto scritto dalla Commissione Europea che ad ogni modo offrirà un aiuto finanziario alla banca, anche sotto forma di strumenti cosiddetti ibridi di capitale che prenderanno il posto dei Tremonti Bond del valore complessivo di 1,9 miliardi di euro.

In cosa consistono i Monti bond. In pratica aumenta fino al 9% degli attivi il coefficiente di patrimonializzazione dei base e Monte dei Paschi, in questo modo, si mette sul solco definito per tutti gli istituti di credito dall’European banking authority.

L’operazione è possibile per via di un piccolo patrimonio di scorta che impedisce che la banca si esponga troppo sul debito sovrano mantenendo una certa distanza dalla crisi economica. La ricapitalizzazione dei Monte dei Paschi è considerata necessaria da parte della Commissione Europea per far sì che resti in piedi tutto il sistema finanziario italiano.

 

L’avvio di settimana di Piazza Affari

 L’avvio di settimana delle borse è stato molto positivo in tutto il mondo. In America gli indici hanno reagito bene all’ennesimo mancato accordo sul fiscal cliff guadagnando anche più dell’1 per cento. Tokyo, reduce da una tornata elettorale che ha riportato al potere i liberaldemocratici, ha visto schizzare alle stelle in Nikkey con il conseguente indebolimento dello yen.

Giusto in Europa l’entusiasmo non è stato del tutto palese, nel senso che le maggiori piazze del Vecchi Continente hanno chiuso in modo debole e contrastato. In Europa il fiscal cliff fa ancora paura. Parigi perde lo 0,14%, Londra diminuisce dello 0,16 per cento. Madrid invece chiude in terreno positivo guadagnando lo 0,2 per cento e sale anche Francoforte che recupera lo 0,11%.

Maglia nera d’Europa di conferma Atene che brucia il 2,8% del suo valore. Sul versante opposto la migliore performance è quella di piazza Affari dove si riduce lo spread tra Btp e Bund decennali fino a raggiungere quota 320 punti.

Zoomando sui titoli si prende atto dell’ottima chiusura del titolo della Banca Monte dei Paschi di Siena che guadagna il 6,09 per cento. Vanno bene anche le altre banche come la Popolare dell’Emilia Romagna che guadagna il 3,22 per cento, come il Banco Popolare che è in rialzo del 2,60 per cento e come Mediobanca che recupera il 2,28 per cento. Bene anche FIAT mentre chiude in rosso con il -1,13 per cento il titolo Telecom Italia.

L’avvio di settimana di Wall Street e Tokyo

 Com’è iniziata la settimana borsistica di New York? In rialzo ed è un’ottima notizia perché generalmente, prima della pausa natalizia, il mercato è caratterizzato da un’elevata volatilità. Piazza Affari, invece, ha incrementato i guadagni dopo che dopo l’avvio in grande forma delle contrattazioni di Wall Street e dopo aver registrato il rialzo della borsa di Tokyo.

Insomma l’entusiasmo delle borse asiatiche e di quella americana hanno traghettato piazza Affari in un terreno positivo.

Cos’ha inciso su Tokyo. La borsa giapponese è stata spinta al rialzo dal successo dei Liberaldemocratici di Shinzo Abe che è tornato al potere ed è stato nominato nuovo premier del Giappone. A livello pratico l’indice Nikkey è salito fino a quota 9.829 punti con un incremento dello 0,94%. Si tratta ad ogni modo del punto massimo raggiunto negli ultimi 8 mesi. In realtà l’incremento del Nikkey (+12%) delle ultime settimane, unito alla perdita di terreno dello yen (-5%), fanno immaginare che gli analisti avevano previsto il risultato delle elezioni.

Wall Street ancora stretta nella morsa del fiscal cliff.  Ancora una volta il mercato finanziario americano è chiamato a reagire con decisione al mancato accordo sul fiscal cliff e la reazione è sicuramente buona viso che l’indice Nasdaq e il Dow Jones stesso tengono il passo guadagnando rispettivamente l’1,04 e lo 0,67 per cento.

Produzione agroalimentare in calo

 I dati parlano chiaro: negli ultimi dieci anni abbiamo assistito ad un aumento “esponenziale” della produzione agroalimentare, benché l’ascesa sia stata in qualche modo non uniforme e talvolta poco sostenibile. Adesso gli analisti dicono che si è giunti ad una fase di rottura quindi ci sarà un’inversione di tendenza.

Entro il 2021 la produzione agroalimentare nel mondo è destinata a rallentare. Un dato che impone delle scelte politiche molto nette: occorre infatti che i paesi favoriscano gli investimenti delle aziende in alcune zone del mondo che dal punto di vista agricolo sono rimaste inesplorate.

La FAO, nella presentazione del suo Rapporto sullo stato dell’alimentazione e dell’agricoltura 2012, ha spiegato che gli investimenti delle aziende hanno un duplice obiettivo, da un lato quello di ridurre la game nel mondo e dall’altra quello di essere sostenibili nel lungo periodo quindi sostenibili a livello ambientale.

Gli investitori, quelli che scommettono sul settore produttivo, a questo punto vogliono conoscere i dati presentati dal rapporto FAO: si stima che entro il 2021 ci sarà una riduzione della produzione agricola mondiale pari all’1,7 per cento che è meglio del trend del 2,6 per cento registrato negli ultimi 10 anni.

Peccato che lo sviluppo sia stato un po’ disordinato e quindi ci siano paesi in cui la produzione agricola è aumentata anche del 50 o del 70 per cento come Brasile e America Latina e paesi in cui la crescita è stata contenuta sotto il 10 per cento.

 

Cresce la domanda di cereali

 Le scorte di cereali dovrebbero ricominciare a crescere dall’anno prossimo visto che l’ultimo raccolto è stato esiguo a causa delle condizioni meteo: una siccità molto acuta ha interessato sia le coltivazioni di cereali degli Stati Uniti, sia quelle a ridosso del mar Nero.

La siccità è stata così potente che non appena ci si è resi conto dei suoi effetti, la preoccupazione per gli squilibri del mercato è stata incessante. Adesso la prospettiva più plausibile è quella di un aumento dei prezzi che dovrebbe portare entro 5 anni al recupero dei livelli di stoccaggio del 2011-2012.

Niente di buono all’orizzonte dunque? Non per gli investitori che sanno già di poter “contare” sull’incremento dei prezzi. L’International Grain Council che raccoglie i dati dei 27 paesi aderenti all’organizzazione, non è ottimista sullo sviluppo del mercato agricolo.

La previsione è la seguente: a patto che le condizioni meteo restino nella norma e quindi non si verifichino eventi che condizionano il raccolto, la produzione di grano e cereali foraggeri dovrebbe superare i 2 miliardi di tonnellate.

Tra il 2013 e il 2014 ci potrebbe essere un primo rimbalzo della produzione con un +8,1 per cento, poi il tasso di crescita dovrebbe tornare “ai livelli di guardia” e assestarsi sul +3,2 per cento. Poiché però, la domanda aumenta, i prezzi potrebbero schizzare alle stelle. Da tenere d’occhio!