Forex: come s’investe a Natale

 Siete a caccia dell’occasione d’investimento natalizia? Allora è arrivato il momento di guardare al mercato ForEX che nel periodo di festa è sempre un’ottima occasione per guadagnare con i risparmi. Vediamo cosa consigliano gli analisti per questo tempo particolare dell’anno.

Premessa. Il mercato valutario è influenzato molto dall’andamento della politica e in questo periodo la politica ci sta mettendo del suo per rendere imprevedibile il mercato. Basta pensare alla questione del fiscal cliff che paralilzza un po’ gli scambi americani, oppure considerare l’oscillazione dello spread sulla base dell’annuncio delle dimissioni di Mario Monti.

Il periodo natalizio in generale. In linea di massima il periodo di Natale si caratterizza per la volatilità dei mercati in conseguenza del calo della liquidità, dovuta al fatto che sono molti gli investitori che si ritirano in famiglia e lasciano perdere la borsa. Quest’anno però, quasi tutti hanno pensato bene di restare incollati ai monitor con le valutazioni dei titoli invece di andare in vacanza.

Il Natale 2012. Il mercato ForEX è tanto legato alla politica quanto è imprevedibile durante il periodo di Natale. Riguardo alla coppia Euro/Dollaro, meglio conosciuta come EUR/USD non si prevedono grosse oscillazioni, visto che la liquidità dovrebbe rimanere ai livelli normali.

Notizie ufficiali sul buyback da Atene

 La Grecia ha raggiunto l’obiettivo di 31,8 miliardi di euro durante l’asta di buyback che è stata prorogata di un giorno ed è relativa ai titoli di Stato ellenici. Le fonti della notizia sono due: le televisioni di stato greche e le fonti bancarie del paese.

Questo obiettivo raggiunto consente ad Atene di ridurre il debito di circa 21 miliardi di euro, avendo messo in campo soltanto 10 miliardi di euro che le sono stati imprestati dal fondo salva stati.

Peccato che il prezzo proposto per l’operazione di buyback non sia sufficiente per ridurre anche il debito della Grecia che nel 2020 dovrà essere uguale almeno al 124 per cento del PIL. Questo obiettivo, che forse non sarà raggiunto dipende dal fatto che il prezzo pagato di 33,5 centesimi è stato più alto del previsto.

A questo punto, rispetto alla vigilia dell’operazione, si deve già far fronte ad un buco inaspettato di 450 milioni di euro.

Secondo gli analisi, preso atto dei risultati dell’operazione di buyback, si può prevedere che ci sia stata una riduzione del debito sul Pil di 9,5 punti rispetto agli 11 punti preventivati, ma soprattutto si può prevedere che nel 201 il debito scenderà soltanto al 126 per cento rispetto al 124% che era venuto fuori dall’accordo con il Fondo Monetario Internazionale.

Belgio: tassi sotto zero

 Novità nel settore dei titoli di Stato e dei bond: anche il Belgio ha messo in vendita titoli di stato con rendimento negativo, così come prima avevano fatto anche Germania e Francia. Eppure il rapporto debito/PIL del Belgio è molto elevato, benché il paese possa essere felice di un deficit molto contenuto.

Non capita spesso di conoscere un paese che ha messo in vendita titoli di stato con un rendimento negativo anche perché gli acquirenti, a patto di conoscere in anticipo un’inversione di tendenza, non sono poi così disposti a comprare titoli che renderanno meno del prezzo d’acquisto.

In genere i rendimenti negativi sottolineano che il paese è in un’ottima condizione finanziaria. E questo è quello che si deduce da quanto è successo al Belgio che è entrato nel ristrettissimo insieme dei paesi che possono vantare rendimenti negativi, prima composto solo da Francia e Germania nell’Eurozona.

Il Belgio ha collocato 1,211 miliardi di certificati di deposito registrando rendimenti negativi dello 0,0316% per i titoli in scadenza il 14 marzo 2013. Sono stati inoltre piazzati sul mercato 210 milioni di titoli con scadenza al 19 dicembre 2013 e con rendimento -0,0039. L’ammontare collocato è stato di 1,001 miliardi su un’offerta praticamente del doppio del valore.

Il Belgio ha un rapporto debito/PIl pari al 97,8 per cento ma vanta un deficit del -3,7%.

Krugman sul fiscal cliff

 Secondo un autorevole giornalista americano che cura un blog tra le colonne del Washington Post, l’accordo sul fiscal cliff sta prendendo forma, nel senso che le ipotesi per dare vista ad una tregua tra Repubblicani e Democratici passa necessariamente da alcuni punti fermi.

L’accordo sul fiscal cliff secondo Ezra Klein passa dall’aumento della tassazione dei redditi più alti, che dovrebbe incrementare l’aliquota fino al 37 per cento, e dall’aumento dell’età minima per accedere al programma di assicurazione medica degli Stati Uniti. Attualmente al Medicare si accede dopo aver compiuto 65 anni.

Obama sostiene questi temi da diverso tempo, anche durante la campagna elettorale ha affrontato i problemi descritti ma secondo Krugman il fiscal cliff con queste basi determina un costo altissimo per la popolazione americana.

L’economista è scettico sulla strategia politica relativa al settore sanitario perché prevederebbe un costo aggiunti di due dollari al giorno per lo Stato, per ogni cittadino che ha superato i 65 anni. Con i fondi federali, ogni giorno, per queste persone si risparmia un solo dollaro.

Secondo Krugman non è molto sensato nemmeno l’aumento delle aliquote fiscali visto che da gennaio, per effetto della conclusione del programma di agevolazioni firmato da Bush Jr, ci sarà un aumento dei tassi. Krugman si chiede allora se davvero è questo il nocciolo del fiscal cliff.

Come chiuderà il dollaro

 Chi sta cercando qualche indicazione per gli investimenti del 2013 probabilmente si chiede anche che “fine faranno” le valute più interessanti, ovvero come chiuderanno il 2012 monete quali l’euro e il dollaro. Consideriamo esclusivamente la moneta americana.

Un buon analista partirà dalla considerazione che la Federal Reserve ha lanciato a settembre il terzo Quantitative Easing che passerà alla storia come QE-4ever. Con questa operazione la Fed lancia l’acquisto di titoli garantiti da un’ipoteca di 40 miliardi dollari al mese in modo illimitato, nel senso che non è stata definita la data ultima del piano d’acquisti.

Sembra che gli attori del mercato, in questo ultimo tratto del 2012 stiano mettendo nel conto totale anche 45 milioni di dollari in più per gli acquisti da completare entro il 31 dicembre. Questa scelta nasce dalla considerazione che alla scadenza dell’Operation Twist, senza una sostituzione, l’effetto del Quantitative Easing sarà molto ridotto.

Il QE-4 di 45 miliardi di dollari, sommato alla classica tranche da 40 mia porta il totale degli acquisti fino a 85 miliardi. Una cifra ingente ma le prospettive economiche della Fed potrebbero essere molto ottimistiche visto che arrivano dati positivi sia dal mondo del lavoro (riduzione del tasso di disoccupazione), sia dall’indice di fiducia dei consumatori.

Per quanto riguarda il dollaro, la decisione della Fed di aumentare il finanziamento di bilancio potrebbe sostenere il dollaro ma si procederà con “troppi” acquisti, allora potrebbe iniziare il rally della moneta. Un impatto importante lo avranno anche le proiezioni economiche della Fed.

La ripresa di piazza Affari

 La borsa di Milano si è ripresa bene rispetto a quanto visto all’inizio della settimana, paralizzata dall’annuncio delle dimissioni di Mario Monti. Il mercato azionario nostrano, infatti, ha concluso ieri una giornata di rialzo. Il miglioramento si lega alla flessione dello spread che è arrivato a quota 330 punti.

Il calo del differenziale si deve al risultato dell’asta Bot ma adesso si aspetta la decisione della Fed riguardo l’acquisto di altri bond utili a sostenere l’economia del Vecchio Continente.

Nel frattempo è proprio la borsa di Milano a guidare la sessione di rialzi condivisa dagli altri mercati europei. Milano guadagna l’1,15 per cento. Vanno bene anche Madrid, Londra e Francoforte che chiudono rispettivamente con +0,83, +0,32 e +0,33 per cento.

L’attesa della decisione della Federal Reserve ha un effetto positivo anche sulla borsa di Wall Street dove il Dow Jones chiude sopra il livello di parità. Peccato che i rialzi siano bloccati dal fatto che sul fiscal cliff la politica a stelle e strisce non riesca ad andare avanti.

Nella nostra borsa, invece, che come abbiamo visto ha chiuso in positivo, sono in rialzo i titoli bancari, guadagnano terreno anche Mediaset e Impregilo Ord, nonché Telecom Italia. Perdono quota, invece, le azioni Parmalat a causa degli avvisi di garanzia inoltrati ad alcuni manager in relazione all’acquisizione di Lactalis.

Hsbc: multa da 1,9 miliardi di dollari negli USA

 La più grande banca europea per la capitalizzazione, l’Hsbc, è stata coinvolta in uno scandalo finanziario con l’accusa di riciclaggio e per gli inquirenti non è stato difficile dimostrare la colpevolezza di questa banca. Non era però ancora arrivato il “conto”, nel senso che non erano state definite le sanzioni pecuniarie per il reato commesso.

Adesso dagli Stati Uniti è arrivata la conferma del fatto che si tratta di un bel gruzzoletto: circa 1,9 miliardi di dollari che l’istituto britannico con radici in Cina dovrà corrispondere alle autorità americane.

Il capo d’accusa è molto corposo: la banca si sarebbe posta come strumento per il riciclaggio del denaro sporco dei narcotrafficanti messicani. In più sembra che l’Hsbc abbia agevolato la concessione di finanziamenti all’indirizzo di banche saudite che hanno a loro volta delle connessioni con le organizzazioni terroristiche. Infine all’Hsbc si contesta l’attività di autorizzazione di circa 25 mila operazioni a favore dell’Iran, pratica assolutamente vietata dalle norme americane.

La sanzione pecuniaria definita dopo l’accordo con Standard Chartered è stata accettata di buon grado dal CEO dell’Hsbc che ha spiegato di aver messo da parte già circa 1,5 miliardi di dollari per far fronte alle richieste dei giudici americani. La spesa è più ingente del previsto ma i conti del gruppo non sono ancora a rischio.

I dati che arrivano dalla Cina sono positivi

 La Cina deve fare i conti quest’anno con un rallentamento della crescita ma dal mercato arrivano moltissimi indizi che parlano di una subitanea ripresa dei traffici di questo Paese.

Per esempio, al London Metal Exchange salgono le quotazioni dello zinco nonostante le riserve del metallo siano sempre più corpose. Il fatto è che il leader del maggiore partito cinese ha dichiarato di lasciare intatte le strategie macroeconomiche del paese, stimolando la crescita, a partire dall’urbanizzazione.

I dati che arrivano dalla Cina sono così positivi da contrastare le oscillazioni dovute all’annuncio delle dimissioni di Mario Monti dopo l’approvazione della legge di stabilità. Sul nostro paese adesso c’è un’incognita finanziaria ed economica e lo stesso presidente Napolitano dichiara che le dimissioni di Monti saranno accettate dopo una considerazione approfondita delle conseguenze finanziarie di questa scelta.

A parte Madrid e Milano, comunque, il resto delle borse sono caratterizzate dai rialzi. Per esempio Parigi guadagna lo 0,18%, Londra lo 0,12% e Francoforte lo 0,17%. La partenza degli indicatori europei è stata un po’ lenta, ma c’è stato un cambiamento repentino del trend dopo l’apertura di Wall Street.

La borsa americana è stata condizionata positivamente dai dati macro in Cina sulla produzione industriale e le vendite al dettaglio che nel mese di novembre sono salite.

Ci prova anche Google, che ne sarà del titolo?

 Molte aziende trasferiscono parte della loro attività commerciale all’estero in modo da pagare meno tasse. La più importante che è stata di recente sbugiardata è stata la Apple e il suo titolo, oggi, sembra non passarsela troppo bene.

Cosa ne sarà allora di Google? I titoli tecnologici arrancano ma restano sempre a galla i cosiddetti colossi. Il gigante di Mountain View per esempio m a anche per lui si profilano tempi peggiori di questi. Google, infatti, ha risparmiato ben 2 miliardi di dollari di tasse nell’anno d’imposta 2011.

A dirlo sono i resoconti che arrivano dalle Bermuda, un paradiso fiscale dove Google ha trasferito circa 9,8 miliardi di dollari del suo fatturato. Il resoconto è stato stilato dall’agenzia di stampa Bloomberg che ha visionato dei documenti depositati in Olanda da una sussidiaria di Google.

A livello generale, quindi, si discute del modo con cui evitare che le aziende hi-tech e le altre aziende, trasferiscono all’estero la loro attività in modo da evitare la tassazione imposta dal paese d’origine.

Il procedimento che è stato messo alla gogna è quello che si chiama Double Irish che consente alle società di avere due sedi, di cui una in Irlanda, paese che ha ridotto la tassazione a carico delle aziende per attirare nuovo business nel paese. Il denaro prodotto è trasferito quindi alle Bermuda dopo un passaggio in Olanda.

Questo traffico di denaro è stato messo alla gogna da diversi Stati.

 

Wall Street: piccoli passi avanti

 La borsa americana ha resistito bene ai due eventi che hanno caratterizzato l’inizio della settimana: la crisi politica italiana che ha sconquassato le borse europee e poi anche il rilancio del fiscal cliff che dovrebbe arrivare ad una conclusione entro qualche ora.

Ma cosa sta salvando davvero Wall Street? Gli analisti parlano della nuova attenzione che l’America rivolge all’Asia e al proprio prodotto interno lordo. Il Dow Jones archivia una seduta in cui nella maggior parte del tempo ha oscillato tra i 13170 e i 13190 punti, guadagnando lo 0,15 per cento.

Non c’è entusiasmo per questo risultato e la seduta di contrattazioni di Wall Street, rispetto a quanto sta accadendo nel resto del mondo, in Europa e in Italia, è davvero da sbadiglio. Forse questa impermeabilità a quel che succede dall’altra parte dell’oceano, per l’America, dipende dalla verità contenuta nelle parole di Christine Lagarde.

Il presidente del Fondo Monetario Internazionale, infatti, ha sottolineato che i problemi dell’America non sono in Europa, visto che è più urgente risolvere il fiscal cliff,

Intanto cresce anche il Nasdaq sul quale non incide il ribasso del titolo Apple. L’azienda di Cupertino – che non attraverso certo un buon periodo – ha subito il taglio di target price da Jefferies.