La volatilità del mercato aureo

In un periodo di crisi l’oro acquista un valore molto alto, sia per il fatto che sul mercato finanziario è considerato un bene rifugio, sia per il fatto che i cittadini scambiano i gioielli di famiglia con un po’ di liquidità attraverso i famosi “Compro Oro”.

 Il numero di questi negozi sul territorio italiano è cresciuto in maniera esponenziale, basta pensare che erano 28 mila a luglio ed oggi si contano già 35 mila negozi sparsi per il Paese. Il loro volume d’affare è nell’ordine di 12 miliardi di euro e dà un’idea del perché le quotazioni auree continuino l’ascesa verso livelli record, parzialmente indisturbate.

Il prezzo dell’oro, infatti, dall’inizio della crisi ad oggi è aumentato del 200 per cento, fino alla recente iniezione di volatilità legata ai controlli più serrati sull’attività dei Compro Oro. La Guardia di Finanza, infatti, ha rilevato che molti negozi abusivi svolgono un’attività dubbia, comprando e vendendo oro allo scopo di riciclare denaro sporco e gioielli rubati.

Quali sono allora i consigli per chi vuole vendere o comprare oro? Il Sole 24 Ore ne enuclea ben cinque. Il primo è quello di consentire al negozio di registrare gli estremi del documento d’identità senza farne una fotocopia. Se si vuole massimizzare il profitto è sempre meglio avere più di una valutazione.

Il terzo consiglio è di distinguere i Compro Oro dal Monte dei Pegni. Nel primo caso l’oro venduto non può essere richiesto indietro dopo un certo periodo di tempo. Infine si consiglia di diffidare dei pagamenti in contanti che superano i 1000 euro e fare in modo che il negozio tenga la bilancia per pesare l’oro bene in vista.

Report sulla crisi del mercato immobiliare

 Se ci sono due indicatori per il riconoscimento dell’entità della crisi economica, sono sicuramente la salute del mercato immobiliare e la salute del settore bancario. Se si comprano immobili, infatti, è facile che i cittadini abbiano ancora un po’ di liquidità a disposizione, se chiedono mutui, vuol dire anche che il settore bancario avrà clienti e profitti.

Una conseguenza che potremmo considerare logica e ci alza la palla per schiacciare un approfondimento sul settore immobiliare.

Le compravendite nei primi nove mesi dell’anno 2012 sono risultate in calo del 23,9 per cento. L’effetto immediato è stato un calo dei posti di lavoro nel settore edilizio, l’Ance parla addirittura di 360 mila posti di lavoro persi nel 2012 con prospettive poco entusiasmanti per il 2013.

L’anno prossimo, infatti, ci potrebbe essere un ulteriore calo degli investimenti nel settore immobiliare, pari al 3,8 per cento. A causare questo scenario critico, nel nostro paese, potrebbero esserci la reintroduzione dell’IMU che scoraggia l’investimento nel mattone e la stretta creditizia sui mutui che non mette sicuramente dell’olio negli ingranaggi che disciplinano il legate tra famiglie e banche.

Eppure i prezzi delle case stanno calando e questo particolare dovrebbe far intendere la convenienza del momento. Gli analisti, considerata anche la domanda di case, ritengono improbabile una nuova bolla speculativa.

Vendere e comprare sulla coppia EUR/USD

 La coppia EUR/USD è uno dei terreni più interessanti del settore ForEX perché misura anche la qualità dei rapporti politici, economici e finanziari tra il Vecchio Continente e l’America. Per investire sulla coppia EUR/USD, il primo consiglio è sempre “affidarsi ad un broker autorizzato” e per sceglierlo vi abbiamo già dato qualche suggerimento.

Adesso vediamo praticamente come investire sulla coppia valutaria indicata. Nella pratica, in un pannello standard per gli investimenti nel ForEX troverete una tendina con tutte le coppie di valute su cui scommettere. Scegliete quindi quanti soldi dedicare alla vostra intuizione.

A questo punto iniziate a considerare che se aumenta il valore dell’Euro e quindi anche quello della coppia, allora è il caso di vendere opzioni EUR/USD. Allo stesso modo, nel caso in cui cresca il valore del dollaro e diminuisca quello della coppia, è arrivato il momento di acquistare.

Potete anche già pensare ai livelli di EUR ed USD che, una volta raggiunti, vi garantiscono un’ottima remunerazione e disporre vendite o acquisti una volta raggiunta la soglia stabilita. Questa tecnica è utile nel momento in cui il mercato v’impedisce di fare programmazioni o previsioni di lungo periodo.

Gli analisti consigliano poi d’investire in alcune ore particolari del giorno: tra le 8.30 e le 10 del mattino, prima che apra la borsa di Londra (alle 9 ora italiana) e ben distanti dall’apertura di New York (intorno alle 14 ora italiana).

Broker non autorizzati: perché non usarli

 Il mercato valutario è caratterizzato dall’alta volatilità, soprattutto alla fine dell’anno e in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo. Le quotazioni di una moneta, infatti, sono ipersensibili alle modifiche strategiche messe in campo dai politici.

Il mercato valutario, tuttavia, è uno dei settori  più remunerativi per chi fa trading online ma il consiglio è quello di affidarsi sempre a broker autorizzati. Quelli non autorizzati non sono illegali, non sono necessariamente una copertura a truffe ben architettate, ma restano molto rischiosi.

Facciamo un esempio per capire. Affidarsi ad un broker non autorizzato vuol dire che si hanno meno garanzie, come nel caso in cui si decidere di chiudere un conto. Non c’è la certezza che il conto sia liquidato in parte o interamente al suo intestatario.

Per scegliere un broker che offra tutele interessanti, quindi, in Italia è bene affidarsi al parare della Consob che sul suo sito internet dedica uno spazio proprio agli intermediari finanziari. Se volete consolidare il vostro giudizio sui broker, potete anche dare uno sguardo a quelli autorizzati dall’FSA, uno degli enti regolatori più esigenti del mondo.

Il consiglio principe, nel caso di dubbio sull’affidabilità del broker, è quello di provare a stabilire un contatto diretto, telefonico o elettronico, per capire chi c’è dietro il sistema d’investimento.

Gli opzionaristi e Wall Street

 Chi investe in opzioni binarie ma ama rischiare nell’attività di trading online, spesso, fa delle incursioni nel mondo borsistico. Per indirizzare gli investimenti è necessario dunque essere informati anche su quel accade sui mercati. Interessante la considerazione su Wall Street.

Se investite in America, questa panoramica sull’ultima chiusura della borsa a stelle e strisce è molto utile, vi dà un’idea degli elementi che condizionano le quotazioni e potrebbero incidere sui titoli anche la settimana prossima.

La chiusura di Wall Street è stata molto contrastata. Il Dow Jones ha guadagnato lo 0,6 per cento, lo S&P’s ha fatto registrare un lievissimo +0,3%, mentre ha perso quota il Nasdaq Composite, -0,4 per cento. Di sicuro ha influito positivamente l’ultimo rapporto sulla disoccupazione che dimostra come l’America abbia riportato l’indica al di sotto dei valori del 2008.

Ma cosa blocca i rialzi? La “solita” paura del fiscal cliff, si teme che l’amministrazione in carica non sappia evitare il baratro fiscale. Se poi si aggiunge a questa considerazione il dato sull’indice Michigan, che misura la fiducia dei consumatori ed è in calo nell’ultimo mese, il gioco è fatto.

Sui titoli possiamo valutare con soddisfazione la performance dei bancari che crescono anche del 2,6 per cento, ma molto più interessante è il guadagno di 23 punti percentuali di Groupon, dopo la notizia che Google sarebbe interessato all’acquisto del sito.

S&P’s minaccia l’Italia

 Standard & Poor’s, di recente, è stata sotto la lente d’ingrandimento per la decisione di assegnare alla Grecia lo “status” di default selettivo che l’ultimo gradino possibile per i titoli di un paese, prima del default generale. Oggi, la stessa agenzia di rating è tornata a minacciare l’Italia.

Il nostro paese non sembra convincere gli analisti di Standard & Poor’s, si teme infatti che nel futuro prossimo non ci siano riforme strutturali in grado di sollevare l’economia del Belpaese, in più dalle elezioni del 2013, sostiene l’agenzia di rating, potrebbe venir fuori qualcuno preoccupato di mantenere intatto lo status quo.

Insomma: nessun miglioramento in vista, anzi, all’orizzonte un taglio del rating italiano, attualmente posizionato sul gradino BBB+ con outlook negativo.

Il PIL italiano. Secondo Standard&Poor’s l’economia tricolore è destinata a contrarsi ancora per quattro motivi fondamentali: non ci sono abbastanza linee di credito attivate dalle banche, il bilancio pubblico non è in sicurezza, non si conosce l’entità della domanda estera e soprattutto sono sconosciuti i propositi economici e finanziari del prossimo governo.

La riposta di Grilli. Alle accuse e alle analisi di Standard & Poor’s ha provato a rispondere il ministro Grilli che spiega come in una fase di transizione come quella attuale, minacciare di declassare l’Italia è soltanto un modo per rinnovare l’atteggiamento speculativo verso i nostri indici.

Broker: nel 2013 meglio l’UE dell’America

 Se la borsa è il polso della situazione economica dei continenti, allora nel 2013 possiamo affermare che il Vecchio Continente farà meglio dell’America. E’ questo che si evince dalle ultime considerazioni dei maggiori broker a livello internazionale.

Black Rock per esempio, ha caricato di eccessivo scetticismo le sue previsioni nei riguardi dell’Europa. E’ vero che il gestore di hedge found ha indovinato la bolla sui mutui americana nel 2006, ma poi non ha più avuto lo stesso acume. Diciamo che poi ha sempre sbagliato.

Oggi però il suo ottimismo nei riguardi dell’Europa sembra condiviso con gli altri broker. Basta considerare l’ottimismo di Goldman Sachs o di Morgan Stanley che hanno ripreso ad acquistare titoli legati al Vecchio Continente.

Resta distante da queste rosee posizioni soltanto Citi che considera l’Europa soltanto una gran confusione e ritiene che la situazione peggiorerà nei prossimi mesi, tanto da non comprare titoli di stato della Spagna e dell’Italia ma nemmeno della Grecia, del Portogallo e dell’Irlanda, prossimi secondo Citi alla richiesta d’aiuto.

Unicredit e Standard Life, invece, considerano che nei prossimi mesi la corsa all’acquisto dei Btp italiani aumenterà. Interessante anche la posizione di Rbs che valuta profittevoli gli investimenti in Irlanda e Portogallo ma sconsiglia l’acquisto dei bonos spagnoli.

Il discorso di Draghi: banche e mercati

 Mario Draghi, nel suo ultimo discorso legato alla condizione dell’UE, ha ribadito la linea della Banca Centrale da lui presieduta di sostenere la ripresa dell’are a euro attraverso un mantenimento dei tassi allo stesso livello già annunciato in precedenza.

Tassi invariati quindi, ma che ne sarà dell’Europa? Draghi introduce i cittadini ad uno scenario di peggioramento per il 2013, parla della crescita, della ripresa e del 2014, dell‘inflazione, dell’accesso al credito ma anche delle banche, senza rinunciare ad inviare qualche messaggio interessante ai mercati.

Approfondiamo questi due ultimi aspetti.

Il settore bancario. Croce e delizia di un sistema finanziario stabile che si rispetti, il settore bancario deve essere in grado di assorbire le indicazioni che provengono dalla politica monetaria di un paese. Le banche devono essere in grado, secondo Draghi, di rispondere alle esigenze di chi ha bisogno di un credito, offrendo canali di finanziamento cosiddetti normalizzati. Il che vuol dire che dall’unione del settore si potrà ottenere il vantaggio sperato e la ripresa possibile.

Il messaggio per i mercati. Quello che Draghi suggerisce nel suo discorso è che tutti gli attori del sistema economico devono ottenere i requisiti base per il rilancio dell’economia. L’unione monetaria e il sistema bancario possono contribuire alla riduzione degli squilibri ma deve esserci anche un impegno diretto degli stati nella stessa direzione

Il discorso di Draghi: prospettive dell’accesso al credito

 Il discorso di Draghi sull’Europa è stato molto importante sia per conoscere la situazione finanziaria ed economica dell’Eurozona, sia per comprendere un po’ meglio le prospettive di medio termine legate a quel che succederà nel 2013 e nel 2014, al fine di acquistare le opzioni binarie più remunerative.

In alcuni articoli precedenti abbiamo spiegato che Draghi prevede per il 2013 un ulteriore peggioramento della condizione economica dell’Europa. Abbiamo anche cercato di capire quando ci sarà una nuova crescita e come sarà la ripresa. Abbiamo quindi preso in esame le minacce all’Eurozona che arrivano dall’economia americana con uno sguardo all’inflazione. 

E’ arrivato il momento di affrontare il tema dell’accesso al credito. La crescita del credito non ha subito grosse variazioni in ottobre rispetto a quello che abbiamo visto nei mesi precedenti. Il tasso annuale di crescita dei prestiti concessi al settore privato è rimasto fisso al -0,4 per cento.

Visto che la crescita della produzione interna dell’UE è sembrata molto debole le istituzioni finanziarie e monetarie hanno preferito non rischiare, per evitare poi di incidere sulla domanda di credito delle famiglie e delle aziende. Per questo la crescita dei prestiti alla società finanziarie non si è spostata dallo 0,8% del mese di ottobre.

Per quanto riguarda le società non finanziarie il tasso di concessione dei prestiti è in flessione ed è passato dal -1,2% di settembre al -1,5% di ottobre.

Il discorso di Draghi: minaccia UE e inflazione

 Il discorso di Draghi è molto importante per chi investe in opzioni binarie ed ha bisogno di indicazioni per gli investimenti di medio termine. Dopo un’esame della condizioni economica e finanziaria dell’UE, infatti, si cerca di capire che anno sarà il 2013, quando di potrà parlare di crescita e quando di ripresa e qui è chiamato in causa il 2014.

Abbiamo analizzato già tutti gli aspetti menzionati, adesso, perciò arricchiamo la nostra analisi con le prospettive inflazionistiche dell’Eurozona e con una disamina della cosiddetta minaccia americana.

Inflazione. Le stime sull’inflazione sono state riviste al ribasso. Il punto di partenza sono le stime rilasciate dall’Eurostat riguardo l’indice armonizzato dei prezzi al consumo. La fotografia che si ha è quella di un’Europa in cui il tasso d’inflazione è sceso al 2,2% a novembre 2012, dal precedente 2,5% di ottobre, e dal 2,6% dei mesi precedenti. Il tasso d’inflazione dovrebbe legarsi intimamente al prezzo del petrolio e quindi subire un’ulteriore flessione per il 2013 scendendo sotto la soglia del 2 per cento. Sarà determinante la politica monetaria dell’UE.

La minaccia americana. Siamo lontani dalla considerazione di uno scenario bellico ma è pur vero che gli investimenti nel Vecchio Continente e la fiducia dei consumatori potrebbero subire un peggioramento osservando l’incertezza che caratterizza l’economia americana alle prese con questioni fiscali prima e geopolitiche poi.