Il discorso di Draghi: ripresa e overview sul 2014

 Il discorso di Mario Draghi a “giustificazione” della decisione della BCE di lasciare i tassi invariati anche per il prossimo periodo sottende ad un’analisi pessimistica della situazione dell’Eurozona. Lo stesso Mario Draghi, nell’introduzione del suo discorso, spiega le condizioni in cui si trova l’Europa ed annuncia anche per il 2013, un periodo di contrazione dei mercati. 

Gli investitori, soprattutto chi opera con le opzioni binarie, sono interessati adesso a conoscere i possibili grimaldelli in grado d’invertire il trend, quegli indicatori la cui oscillazione può invertire il senso delle finanze dell’Eurozona passando dalla recessione alla ripresa.

Abbiamo preso in esame la procedura MRO e le prospettive di crescita, vediamo adesso da quando prenderà il via la ripresa e se si può avere un’idea di quel che accadrà nel medio periodo fino al 2014.

Ripresa. Se lo augurano tutti ma i conti dell’UE non fanno sperare niente di buono, nel senso che l’attività economia e produttiva del Vecchio Continente è debole e rallentata e questo influisce negativamente sul sentiment dei consumatori e sulle prospettive degli investitori. Quel che è certo è che se ci sarà una ripresa, questa sarà graduale e non prima del 2013.

E il 2014? Il PIL reale dell’Europa è in crescita, si passa dalla contrazione del 2012, alla leggera ripresa del 2013, ad un consolidamento della crescita per il 2014.

Il discorso di Draghi: crescita e rifinanziamento

 Chi investe in opzioni binarie ha bisogno in questo momento di farsi un’idea più precisa su quel che accadrà nel prossimo anno. Stando alle parole di Mario Draghi, anche il 2013 dovrebbe essere un anno di recessione per gli stati dell’Eurozona. 

Da qui la decisione della BCE di mantenere ancora per un po’ i tassi invariati. Ma per quanto ancora dureranno le operazioni di rifinanziamento della Banca Centrale e quando si potrà parlare di crescita economica? Per rispondere è necessario scandagliare il discorso di Draghi.

Partiamo dalla crescita economica. Draghi la considera debole e comunque sempre insufficiente a controbilanciare la contrazione del PIL dell’UE. L’analisi economica fatta dalla Banca Centrale, dunque, spiega che a livello trimestrale, nel 2012, c’è stata una contrazione del Prodotto Interno Lordo pari allo 0,2 per cento fino a giugno. Nel terzo trimestre, invece, il calo è stato più contenuto, -0,1 per cento ma questo non vuol dire che per l’ultimo trimestre dell’anno ci siano buone notizie. Sia i mercati che i consumatori sono molto sfiduciati.

Cosa farà la BCE. Di fronte a questo scenario economico la Banca Centrale Europea non resterà inerte e infatti è già stata decisa un’operazione di rifinanziamento che potrebbe durare anche fino all’estate del 2013. La procedura tecnicamente detta di MRO sarà sottoposta all’applicazione di un tasso equivalente a quello attuale.

 

Il discorso di Draghi: il 2013

 La BCE ha deciso di mantenere i tassi invariati anche per il prossimo mese e questo ha in qualche modo impensierito i mercati perché sembra che la crisi per l’Europa non abbia ancora fine.

I mercati finanziari sono stati scossi dal discorso di Draghi, presidente della BCE che oggi parlerà anche a Budapest. Ecco cosa si prevede per il 2013 dopo un’analisi delle condizioni dell’Europa.

Eurozona. Viste le condizioni economiche e la situazione monetaria del Vecchio Continente, la BCE non poteva che lasciare invariati i tassi. I miglioramenti stentano ad arrivare a causa di un aumento dei prezzi delle energie e in alcuni casi anche a causa dell’aumento della tassazione per i cittadini (vedi il caso dell’Irlanda).

Nel 2013 l’inflazione dovrebbe scendere sotto la soglia del 2 per cento ma dovrebbe essere “garantita” anche la stabilità dei prezzi, almeno sul medio termine.

Come sarà il 2013 secondo la BCE. Le condizioni economiche dell’Eurozona, nonostante le aspettative riposte nei paesi non in difficoltà in questo momento, non sono entusiasmanti. Nel 2013 ci potrebbe un ulteriore peggioramento della situazione, soprattutto considerando gli aspetti finanziari. I mercati potrebbero essere in qualche modo aiutati dalle politiche comuni ma è necessario che siano i governi a prendere le redini della situazione proponendo ai vari paesi delle riforme strutturali e un riequilibrio della tassazione.

Tutte queste indicazioni sono importanti per chi cerca nuove direttrici d’investimento nel settore delle opzioni binarie.

 

Come oscillano i dollari

 Il mercato valutario, molto sensibile agli appuntamenti nell’agenda economica e finanziaria di un paese, sarà condizionato oggi da una serie di pubblicazioni relative al settore americano e canadese. Vediamo quindi cosa potrà incidere sulle quotazioni dei rispettivi dollari.

Abbiamo già considerato i market mover corrispondenti alle quotazioni del dollaro australiano, della sterlina e dell’euro, adesso diamo uno sguardo dall’altra parte dell’Oceano. Abbiamo considerato anche l’importanza della politica sull’andamento valutario e finanziario, prendendo in esame le reazioni italiane al possibile abbandono di Monti oppure la reazione al piano di austerity irlandese.

Per quanto riguarda il dollaro americano, saranno molto importanti i dati sul mercato del lavoro, visto che saranno dati alle stampe i riferimenti sul tasso di disoccupazione. Per il mese di novembre si prevede che il numero delle persone che hanno trovato un impiego che non sia nel settore agricolo o governativo, sia in calo, visto che ad ottobre era di 171 mila unità ed ora arriva soltanto a quota 90 mila. Stabile invece il tasso di disoccupazione inchiodato al 7,9%. Sul dollaro americano potrebbe incidere anche la pubblicazione del sentiment dei consumatori a cura dell’università del Michigan.

Il dollaro canadese potrebbe essere regolato oggi dai dati sul mercato del lavoro, sembra infatti che a novembre circa 9300 persone in più abbiano trovato lavoro mentre il tasso di disoccupazione non dovrebbe riportare altre variazioni.

Market mover del 7 dicembre

 Le oscillazioni del mercato valutario sono regolate da una serie di pubblicazioni di dati che possono avere un impatto importante sulle quotazioni delle singole valute. Per esempio, l’indice PMI della Germania può influire sull’Euro così come il rapporto sulle esportazioni e sulle importazione del Giappone può determinare un’oscillazione dello yen.

Cosa potrebbe quindi avere un impatto sulle quotazioni di oggi? Il mercato Forex sarà regolato da una serie di pubblicazioni che interessano l’Australia, il Regno Unito, l’Europa.

Iniziamo dal dollaro australiano, il quale potrebbe subire dei movimenti importanti dopo la pubblicazione della bilancia commerciale che per l’appunto dà un’idea dell’equilibrio che c’è tra bene importati e bene esportati in un determinato periodo. Il rapporto per il mese di ottobre dovrebbe fermarsi a -2,15 miliardi di dollari australiani. Un market mover in calo anche più di quanto abbia fatto registrare a settembre.

La sterlina sarà invece alla mercé dell’indice della produzione del settore manifatturiero, anche questo in calo dello 0,2 per cento per il mese di ottobre.

Riguardo l’euro saranno molto importanti sia il discorso di Draghi a Budapest sia la pubblicazione dell’indice della produzione industriale tedesca dato in leggero miglioramento. Si parla di un incoraggiante -0,4 per cento che è meglio del -1,8 per cento rilevato a settembre.

Su Piazza Affari pesa la politica

 La politica italiana ha finito con il condizionare l’andamento della Borsa. Piazza Affari nella giornata di ieri ha risentito molto delle notizie relative al possibile cambio in corsa del premier. La fine dell’era Monti non piace e lo spread vola di nuovo sopra i 300 punti fino a quota 333.

I fatti. Nella giornata di ieri gli scambi della Borsa di Milano sono stati condizionati dal fatto che il Governo ha presentato in parlamento il maxiemendamento al Decreto Sviluppo e il PdL non ha dato l’appoggio al documento. Con l’uscita del PdL dalla maggioranza, adesso, Monti deve decidere se dimettersi ed andare al Quirinale. 

L’ipotesi delle elezioni spaventa i mercati e così lo spread risale di circa 5 punti percentuali. Si capisce allora che nei giorni passati, il calo dello spread era legato alla fiducia riposta nell’esecutivo tecnico che guida l’Italia. E’ bastata una piccola dose d’incertezza per mandare tutto all’aria.

Il Ftse Mib ha perso lo 0,75 per cento e la gran parte dei titoli ha reagito molto male a questa “inversione di tendenza” del mercato. Per esempio il titolo Saipem ha perso il 6,70 per cento. Perde quota anche A2A e vanno male i bancari, soprattutto Ubi Banca e MPS che perdono rispettivamente il 2,77 e il 2,44 per cento.

STM supera ancora i 5 euro

 All’interno di un mercato azionario sono da tenere in considerazione le performance delle aziende che vanno in controtendenza rispetto agli indici generali di riferimento. Nella giornata di ieri ha colpito molto, ad esempio, la performance del titolo STM.

La STM è riuscita infatti a guadagnare diversi punti percentuali fino a che il tuo titolo ha riguadagnato la quota dei cinque euro che aveva toccato, come record positivo, soltanto a settembre 2012. Nella stessa sessione di scambi il Ftse Mib è stato caratterizzato dall’alta volatilità.

STM si è spinta parecchio in avanti nonostante la zavorra dell’indice sintetico. Due giorni fa aveva ottenuto rialzi pari a 3 punti percentuali ma la sua ascesa non è finita, quindi l’apprezzamento del titolo ha ripreso anche ieri, fino a che STM non si è posizionata al secondo posto tra le blue chips.

I titoli della società italo-francese hanno raggiunto il picco massimo di 5,09 euro per poi terminare la giornata a 5,06 euro con un rialzo rispetto al giorno precedente pari all’1,98 per cento. Questo incremento è legato anche al volume di titoli scambiati. Sembra infatti che di mano in mano, tra gli investitori, siano passati circa 7,7 milioni di azioni.

La media giornaliera degli scambi degli ultimi tre mesi è pari a 6,2 milioni di pezzi.

Calo repentino dell’Arabica

 E’ un momento topico per il mercato delle materie prime e si osserva quel che sta accadendo alla miscela arabica, si capisce bene anche il perché.

Le quotazioni del caffé arabica sono in fatti scese all’improvviso nella giornata di ieri. Tendenzialmente è un po’ di tempo che le quotazioni di questa materia si flettono, ma la scorsa settimana c’era stato un tentativo di ripresa che avrebbe portato un po’ di respiro alle prospettive economiche dei paesi che sono i maggiori produttori di miscela arabica.

Invece all’ICE anche la seduta del 4 dicembre si è chiusa con un ribasso del 3,1 per cento che ha portato il prezzo dell’arabica a 137,35 cents per libbra. Si tratta della quotazione minima da due anni e mezzo a questa parte. Molto è stato fatto però nel 2012.

Dall’inizio dell’anno che sta per concludersi, infatti, il prezzo dell’arabica è diminuito di oltre un terzo del suo valore e tra le materie prime si tratta della peggiore performance. Rispetto al 2011 c’è stato addirittura un calo del 50% del valore delle quotazioni che nel maggio del 2011, per esempio, avevano raggiunto i 3 dollari per libbra.

Un record positivo, in quel caso, che non si registrava da 34 anni. Tutto si spiega con la vendita dei chicchi di caffé che sono molto più a buon mercato che in passato.

Irlanda ancora più tasse nel 2013

 L’Irlanda sta facendo numerosi progressi ma a patto di grandi sforzi per i suoi cittadini che devono non solo fare i conti con l’aumento delle tasse, ma prendere anche atto dei tagli alla spesa decisi dal governo. Eppure la direzione è stata tracciata e dovrebbe portare giovamento al paese entro il 2015.

Partiamo dal PMI. Questo indicatore spiega la crescita o la decrescita delle attività delle aziende di un certo territorio. Un PMI sotto la soglia del 50 per cento individua un’area di recessione. I quattro paesi considerati più produttivi nell’Eurozona, Spagna, Italia, Francia e Germania, sono al di sotto del 50 per cento nonostante l’indice PMI generale dell’UE sia cresciuto nell’ultimo mese.

L’indice PMI irlandese, invece ha raggiunto il 55,3 per cento. Molto interessante. Per il prossimo anno il governo spera in una crescita dell’1,5 del PIL che dovrebbe arrivare al +2,9 per cento già nel 2015.

Insomma, il traguardo è proprio il 2015, anno in cui ci sarà anche una riduzione del debito e del deficit dall’8,6 per cento all’8,2 per cento.

La crescita ha un prezzo: l’aumento della tassazione per i cittadini di un certo numero di miliardi per il 2013 e forse anche oltre. Si riparte, anche in questo caso, da un’imposta comunale sugli immobili, fissata allo 0,18% del valore di una casa, fino ad un massimo di 1 milione di euro.

UBP: l’oro a 2000 dollari nel 2013

 Se la crisi persiste è facile che siamo molti i paesi costretti ad accumulare riserve d’oro per evitare oscillazioni troppo importanti dell’economia e per allentare la pressione sulla moneta locale. Oggi la corso all’oro continua e molte sono le banche che valutano attentamente il trend in questione.

Il fatto che la corsa all’oro sembri inarrestabile, da un lato indica che la fine della crisi potrebbe non essere dietro l’angolo, dall’altra conferma che l’oro è un bene rifugio se non il bene rifugio per eccellenza, e infine si deve considerare che crescerà ancora il prezzo del metallo giallo.

Molte banche hanno profetizzato il superamento della soglia dei 2000 dollari l’oncia per l’oro, nel 2013. L’ultima previsione, in ordine cronologico e in tal senso, è quella dell’Union Bancaire Privée, la banca svizzera che non solo pensa che entro la fine del 2013 sia raggiunta la soglia dei 2000 dollari l’oncia, ma soprattutto invita gli investitori a comprare oro.

In pratica il metallo in questione comporta un rischio medio per l’investitore e resta il miglior bene rifugio in circolazione. L’oro è un asset fondamentale per chi sta costruendo o ricostruendo il suo portafoglio di investimenti.

Il consiglio di UBP, infatti, è di raggiungere almeno il 20 per cento d’investimenti in oro nel portafoglio generale.