Sterlina e dollaro USA: chi li smuove?

 Il mercato valutario, generalmente, subisce l’influenza di alcuni dati, pubblicati anche in maniera periodica, che spiegano un po’ meglio qual è la situazione economica e finanziaria dei paesi. Abbiamo considerato cosa potrebbe influire oggi sulle quotazioni dello yen, del dollaro neozelandese e di quello australiano, del franco svizzero.

Adesso prendiamo in considerazione gli eventi che potrebbero incidere invece sulle quotazioni della sterlina e del dollaro americano.

Per quanto riguarda la sterlina ci sono almeno due eventi da monitorare. Il primo sono i prezzi degli immobili Nationwide che, secondo gli analisti, hanno un medio impatto sulla valuta. In pratica l’indicatore in questione fa capire se c’è stato un cambiamento medio dei prezzi degli immobili. Se c’è un aumento, in genere, gli investitori sono attratti e la sterlina guadagna terreno.

Ma dalla Gran Bretagna arriva anche la notizia della Bank of England che ha pubblicato un rapporto sulla stabilità finanziaria del paese. Con questo documento si cerca di capire quali sono i rischi per il settore finanziario del Regno unito. Ci potrebbero essere momenti di grande volatilità.

Il dollaro USA sarà invece influenzato dai dati sul PIL preliminare che dovrebbe fare una fotografia della crescita economica degli Stati Uniti. e poi anche dall’indice che misura sia le vendite pendenti del settore immobiliare, sia la richiesta dei sussidi di disoccupazione. Si evince dall’analisi un possibile effetto rialzista anche per il dollaro.

Cosa influirà sul mercato valutario oggi?

 Per il mercato valutario, quella di oggi, è da considerarsi una giornata molto intensa perché andando a guardar bene l’agenda economica, scopriamo che saranno diffusi dei rapporti che riguardano il Giappone, la Nuova Zelanda, l’Australia, il Regno Unito e la Svizzera.

Cerchiamo di capire bene che dati saranno diffusi e che effetto possono avere. Per il Giappone saranno pubblicati i dati sulle vendite al dettaglio e gli analisti, che hanno tirato un sospiro di sollievo a settembre quando l’indice era al +0,4 per cento, sia aspettano oggi una flessione dello 0,7 per cento. Lo yen potrebbe essere influenzato da tali notizie.

Il dollaro neozelandese, invece, potrebbe essere scalfito dalla pubblicazione dell’indice che misura lo stato di salute dell’economia interna, redatto dalla banca centrale del paese. Se questo indice raggiungerà un valore superiore alle aspettative, allora il dollaro dovrebbe crescere.

Il dollaro australiano sarà invece “toccato” dalla pubblicazione dei dati sugli investimenti del settore privato che dà il polso dell’andamento futuro delle attività economiche. Gli analisti si aspettano un calo del 2,1 per cento.

La Swiss National Bank pubblicherà oggi i dati sul PIL svizzero del terzo trimestre del 2012 e ci aspetta un lieve miglioramento dello 0,2 per cento, rispetto alla contrazione che si era rilevata nel secondo trimestre dell’anno.

Il rendimento dei nostri Bot

 I titoli del debito pubblico a breve scadenza, emessi dal Tesoro italiano, sono tornati ai livelli di rendimento che avevano prima della crisi. La notizia fa sicuramente piacere allo stato che s’indebita meno nei confronti di chi ha provato a speculare sull’Italia comprando Bot, ma allo stesso tempo non fa altrettanto piacere agli investitori.

La Banca d’Italia – che ha fatto l’ultima comunicazione sui Buoni Ordinari del Tesoro, ha detto che il Mef ha piazzato i 7,5 miliardi di euro previsti di Bot a sei mesi. Questa occorrenza ha determinato un calo del rendimento loro sotto la soglia dell’1 per cento, una cosa che non succedeva da più di due anni. Si è passati quindi da un rendimento dell’1,347% ad un rendimento dello 0,919%.

La Banca d’Italia ha comunicato anche che questa notizia positiva ne segue un’altra relativa all’asta Ctz che ha fatto registrare rendimenti in discesa. Più nel dettaglio si dice che i titoli assegnati sono stati 99.538 a fronte di richieste 1,65 volte più numerose.

Il risultato dell’asta dei Bot ha contribuito anche all’abbassamento dello spread che è sceso sotto i 330 punti base arrivando fino a quota 325. Il rendimento, in questo caso, si è fermato al 4,66 per cento.

Quasi tutti gli analisti e i commentatori di sono dichiarati contenti del risultato ottenuto nell’asta.

Gran Bretagna in bilico per il downgrade

 State investendo nelle opzioni binarie e dovete capire quale stato, dopo il declassamento della Francia da parte di Fitch e Moody’s, finirà sotto le grinfie delle agenzie di rating.

Il fatto che la Francia abbia perso la tripla A e adesso abbia ottenuto un’etichetta più bassa per i propri titoli che sono Aa1, si lega alla crisi generale economica e del mercato del lavoro. La crisi è così consolidata nel sentire comune che anche il downgrade della Francia, per certi versi, non è stato sorprendente.

Lascia più stupiti la previsione sul prossimo paese declassato dalle agenzie di rating che potrebbe essere la Gran Bretagna. Questa sensazione prende spunto dall’ultimo rapporto pubblicato sull’indebitamento netto del settore pubblico.

Sembra infatti che il governo in carica, nell’ultimo mese di rilevazioni, ottobre, abbia preso in prestito circa 8,6 miliardi di sterline che sono circa 2,7 miliardi in più di quanto avesse preso in prestito nel 2011. Il che vuol dire che c’è qualcosa che non funziona.

Oltre a questa maggiore richiesta, il rapporto indica anche che il governo ha contratto un deficit di 6,7 miliardi di sterline, nel senso che ha speso più di quanto avesse guadagnato andando anche oltre le aspettative degli analisti. Sono questi tutti i dati importanti per chi sta definendo un trend d’investimenti.

L’OCSE sul deficit italiano

 L’OCSE ha ritoccato le stime sulla crescita dell’Italia. Il nostro paese, ormai da diversi mesi, è dato in peggioramento dal punto di vista finanziario ed economico. Adesso l’OCSE ha modificato leggermente le previsioni sull’Italia e ci potrebbe essere un piccolo miglioramento delle stime. L’Organizzazione invita comunque alla prudenza perchè la recessione nel breve termine continuerà.

Nel dettaglio l’OCSE aveva stimato una contrazione del 2,3 per cento del Prodotto Interno Lordo italiano per il 2012 ed ha ribadito che anche nel 2013 ci sarà una flessione ma sarà al massimo dello 0,2 per cento sull’interno anno. Il ritorno alla crescita che tutti aspettano dovrebbe esserci nel 2014 ma sarà comunque lieve. Il PIL italiano, tra due anni, potrebbe registrare un saldo positivo dello 0,8 per cento.

Secondo l’Organizzazione parigina l’Italia, in questo momento, deve mettere in pratica delle misure finanziarie supplementari, che hanno come obiettivo sempre quello del risanamento ma che intervengono in maniera prioritaria sui conti pubblici.

Per quanto riguarda il rapporto deficit-PIL, l’OCSE lo dà al 3 per cento per il 2012 anche se prima aveva stimato che si fermasse all’1,7 per cento. Per il 2013 questo rapporto dovrebbe assestarsi sul 2,9 per cento e nel 2014 è probabile che risalga al 3,4 per cento andando oltre la soglia definta da Maastricht.

Il rally di fine anno è ipotizzabile?

 Alla fine dell’anno, in genere, le borse finiscono sull’ottovolante e questo fa piacere agli investitori che dalle oscillazioni ricavano il loro rendimento. Adesso siamo a pochi giorni dall’avvio dell’ultimo mese dell’anno e ci si chiede come reagiranno i mercati a questa scadenza naturale.

Dicembre sarà sicuramente influenzato dalla risoluzione della questione greca che già oggi ha fatto incrementare il valore di tutte le borse d’Europa. A livello UE, però, resta ancora da decidere su un documento importante: la legge di bilancio.

In più, sul versante americano, occorre capire in che modo sarà gestito il fiscal cliff che è la grande zavorra dell’economia a stelle e strisce. Gli analisti ritengono che anche qui sarà trovato un accordo in tempi rapidi. Allora per orientarsi tra gli indici è opportuno fare una piccola retrospettiva andando a spulciare tra gli andamenti delle borse negli anni passati.

Dal 2002 al 2011 il classico rally di fine anno si è verificato ben 5 volte su 10, almeno per quanto riguarda Piazza Affari e la migliore delle performance della borsa italiana si è avuta alla fine del 2009 con una crescita del 6 per cento del Ftse Mib. Sempre in Italia si sono registrati tre rialzi consecutivi dal 2004 al 2006 e nel 2010 quando la borsa ha chiuso con un buon +5,59 per cento.

Per il 2013 il Ftse Mib è dato in rialzo ma ancor meglio andrà per gli indici di Wall Street. Quanto sono affidabili queste previsioni?

USA: le prove che sarà un anno di gloria

 L’investimento in opzioni binarie obbliga a prendere in considerazione tutte le ipotesi e gli elementi che contribuiscono alla definizione di un trend. In questi mesi molti analisti hanno iniziato a fare previsioni sul 2013 e sotto la lente d’ingrandimento ci è finita anche l’America.

In un articolo precedente abbiamo trattato i due volti della medaglia: gli scettici che sono sicuri che nel 2013 l’America non riuscirà a reagire al fiscal cliff e alle altre numerose sfide economiche che si trova davanti agli occhi; di contro ci sono molti altri analisti fiduciosi che l’avvio lento del primo trimestre sia soltanto un passaggio verso una crescita degli USA.

Questa seconda ipotesi sembra aver trovato delle giustificazioni nella realtà. Il presidente Obama, infatti, si deve barcamenare tra la gestione delle imposte e delle spese al fine di evitare una nuova recessione. Al tempo stesso per il 2012 può gioire di un incremento del PIL che dovrebbe fissarsi nel range 1,7-2 per cento. Un dato molto utile a chi compra opzioni binarie boundary.

La FED era stata molto più ottimista, è vero, prevedendo una crescita al 2,4% ma questo non vuol dire nulla, visto che ci sono anche altri segnali incoraggianti nell’economia americana: la riduzione del tasso di disoccupazione sceso sotto la soglia dell’8 per cento e il miglioramento della fiducia dei consumatori che si attesta all’84,9.

Panetta di Bankitalia sulle banche nostrane

 Si chiama Fabio Panetta ed è il vicedirettore di Bankitalia. Nel suo ultimo discorso durante il convegno dell’Aiaf a Milano, Panetta ha affrontato il tema delle banche italiane.

La prima constatazione è che il credito bancario si sta riducendo e questa contrazione non accenna a diminuire. Se si dovesse fare una previsione anche per il prossimo anno, si potrebbe confermare il trend: la contrazione continuerà nel 2013 anche se sarà sicuramente inferiore.

Resta quindi un problema di fondo che è la redditività delle banche che è già molto bassa e non accenna assolutamente a diminuire visto che i tassi d’interesse restano molto bassi, la contrazione del credito è evidente, ma bisogna fare i conti anche con i costi elevati del denaro che arriva dai fondi.

Secondo Panetta si può parlare di “eccesso delle capacità produttiva” e in futuro è difficile che s’interverrà sui costi e sulla struttura distributiva.

In pratica sul lungo periodo, dice il vicedirettore di Bankitalia, si ipotizza un aumento molto forte dei ricavi per alcuni motivi precisi: la nuova normativa sul credito bancario che richiede più capitale alle banche a fronte di una penalizzazione del trading; il freno del credito e il rallentamento globale della zona  euro. E’ in dubbio il prossimo intervento della BCE.

Mutui in calo anche in Spagna

 Il mercato immobiliare è in crisi e di certo andare a controllare quel che accade nei paesi che maggiormente stanno risentendo del rallentamento economico, non è molto utile. Eppure le ultime analisi sul mercato immobiliare analizzano prioritariamente la situazione spagnola.

Il mercato spagnolo delle compravendite immobiliari è in crisi e con esso tutto il comparto dei mutui. Ad illustrare la situazione abbastanza drammatica ci ha pensato l’Istituto Spagnolo di Statistica, l’equivalente iberico del nostro Istat che ha preso in esame i dati riferiti ad agosto e settembre.

Il numero di erogazioni nel mese di settembre è in calo, ma questa diminuzione è in linea con quanto già visto in agosto. Ci sono state ben 21.195 erogazioni di mutui e questo numero indica una flessione corposa del 32,2 per cento rispetto allo stesso mese del 2022.

La bolla immobiliare spagnola ci sta esplodendo sotto gli occhi ma gli elementi per individuarla erano già disponibili alla fine dell’estate. Ad agosto, ad esempio, c’era stato un calo delle richieste di mutuo pari al 28,5 per cento. Ma con settembre, ormai, il calo si è fatto evidente: è da 29 mesi che si perpetua.

La diminuzione delle richieste di mutui è un riflesso diretto dell’estendersi della crisi economica. I cittadini spagnoli, in più, se anche chiedono fondi, ne chiedono molti meno, in media 102.407 euro, cioè il 7,1% in meno rispetto a quanto registrato nel settembre 2011.

Fintecna alla Cdp per ridurre il debito

 Che cos’è Fintecna? E’ un’azienda con un patrimonio immobiliare enorme dentro il quale sono confluiti nel tempo complessi industriali dismessi della siderurgia, ex manifatture di tabacchi, ma anche alberghi, villaggi turistici e l’ex sede del Poligrafico di Stato che sta ai Parioli a Roma.

Fintecna è anche un’azienda tra le maggiori produttrici di navi da crociera e traghetti. Detiene una piccola quota di Air France e un’altra piccola quota di Ansaldo Sts. Peccato che la sua struttura, le finalità e i giri di denaro che determina Fintecna, siano sempre sotto la lente d’ingrandimento.

Per esempio dentro l’azienda che abbiamo messo anche sotto i nostri riflettori, ci sono tantissimi pezzi dell’ex IRI, liquidata dal Governo Amato nel 2000. Anzi, nonostante gli scettici sulla sua tenuta futura, Fintecna ha assorbito l’IRI con l’aiuto di Tremonti.

Oggi, l’ultimo passaggio di quest storia, racconta di un trasloco di Fintecna nel grande contenitore rappresentato dalla Cassa depositi e prestiti che è controllata, com’è noto, dal Ministero dell’Economia. La Cassa depositi e prestiti, è alimentata con i soldi dei risparmi degli italiani, di coloro che depositano i loro soldi alle Poste con l’obiettivo di acquistare buoni fruttiferi oppure obbligazioni.

Il Tesoro, che con la stessa tecnica usata con Fitecna, ha inglobato anche Sace e Simest, spera adesso che gli entrino ben 10 miliardi di euro da usare per la riduzione del debito pubblico.