Il salvataggio del Reggiano

 Il Parmigiano Reggiano, in seguito al sisma che ha sconvolto in maggio l’Emilia Romagna, si è trovato a fare i conti con una crisi degli acquisti e con una serie di forme del prodotto, rovinate, quindi difficili da piazzare sul mercato.

Un salvataggio in extremis di questa eccellenza italiana, è stato possibile attraverso la corsa all’acquisto degli italiani che riconoscendo la bontà del prodotto nostrano e riscoprendo una solidarietà ante litteram, hanno salvato diversi caseifici.

In pericolo nel periodo post sisma ben 37 caseifici di Modena, Reggio Emilia, Mantova e Bologna, più di 600 allevamenti e qualcosa come 60o mila forme di parmigiano danneggiate. I numeri arrivano direttamente da un’indagine della Coldiretti.

L’associazione, a sei mesi dal sisma, ha ricordato che il 10 per cento del PIL agricolo dell’Italia parte proprio dall’indotto emiliano e prodotti quali il Parmigiano Reggiano o il Grana Padano, ma anche l’aceto balsamico di Modena, il prosciutto di Parma a il Lambrusco, ce li invidiano – e talvolta ce li copiano, in tutto il mondo.

Le vendite solidali hanno arginato la crisi. Coldiretti si è spesa molto in questa iniziativa solidale insieme a Campagna Amica e al Consorzio di Tutela che hanno organizzato una rete distributiva su base locale, nazionale ed internazionale.

I nuovi progetti di Volkswagen

 Per la Volkswagen l’obiettivo prioritario è uno solo: diventare il principale produttore mondiale entro il 2018 o anche prima. Per questo negli anni ha accumulato un bel gruzzoletto ed ora, in un momento di crisi che interessa i principali “avversari”, può permettersi anche nuovi investimenti.

L’ultima notizia dal settore automobilistico che si riflette molto bene anche in campo finanziario, è quella dell’esposizione della Volkswagen rispetto alla crisi, in confronto a quanto sta accadendo anche a Peugeot, Citroen, Open e Fiat.

Il gruppo automobilistico tedesco, dalla sua, ha una grande liquidità che ha consentito al Consiglio di Sorveglianza di deliberare un programma di investimenti triennale di circa 50,2 miliardi di euro che saranno impiegati dall’azienda dal 2013 al 2015. 

Con i soldi messi in campo si provvederà allo sviluppo di nuovi modelli al fine di realizzare anche nuove fabbriche più produttive rispetto a quelle attualmente presenti. Chiaramente gli investimenti interesseranno in  modo equo tutti i 12 marchi del gruppo, mentre non saranno coinvolte in questo piano di sviluppo le join venture cinesi.

Il presidente del Gruppo Volkswagen, intervistato sui piani futuri, ha spiegato che l’intenzione è quella di espandersi al di fuori del Vecchio Continente con la costruzione di nuovi stabilimenti in Russia ma anche in Cina e in Messico.

Bilancio UE: un’altra scommessa

 A guardare quel che sta succedendo in Europa, molti investitori si sfregano le mani: tutto fa pensare che siamo in una fase d’attesa e vale la pena provare a trarre giovamento anche dalla stasi. La settimana scorsa, per esempio, si sarebbe dovuto decidere qualcosa sul salvataggio di Cipro.

Le ultime indiscrezioni raccontano che UE, BCE e FMI hanno pronto in tasca un accordo da 16-17 miliardi di euro per il salvataggio del governo dell’Isola e il portavoce cipriota Stefanos Stefanou conferma che presto saranno indicati anche gli strumenti che intende usare per risanare il settore bancario e quello produttivo di Cipro.

Intanto fallisce anche l’accordo sul bilancio, ennesimo terreno d’investimento per chi fa trading con le opzioni binarie. Sarà raggiunta l’intesa o sarà tutto rimandato? Nella conoscenza di questa risposta e di altri interrogativi simili, risiede la possibilità di guadagno.

Il bilancio di previsione 2014-2020, probabilmente, non sarà approvato prima dell’anno prossimo. Sembra che stavolta, a premere in direzione opposta a quella del raggiungimento dell’accordo, ci siano stati il Regno Unito, i paesi del Nord Europa e tutte le nazioni che hanno palesato di aspettarsi un impegno finanziario maggiore da Italia, Francia e dall’UE in generale.

I mille miliardi di bilancio per i prossimi sette anni proposti da Van Rompuy hanno trovato il veto del Regno Unito ma nella prossima riunione questa cifra potrebbe essere ulteriormente tagliata.

Il salvataggio di Cipro all’orizzonte

 In questi giorni di riunioni e meeting rinviati in Europa, tutti parlano della Grecia, ma pochi, invece, prendono la palla al balzo per analizzare anche la situazione di Cipro. Il governo cipriota è stato oggetto di discussione nella settimana passata.

Sembra infatti che il governo abbia assicurato la presentazione di un piano di salvataggio concordato con Bruxelles ma i creditori sono ancora scettici sul risultato e sull’effettività di questa decisione.

L’ultima riunione tra i leader europei è stata densa perché sul fuoco c’era davvero tanta carne: la Grecia certamente ma anche un piano di salvataggio concordato tra Unione Europea, Fondo Monetario e Banca Centrale, per Cipro. Fiducioso il portavoce cipriota Stefanos Stefanou.

Il piano raccontato alla stampa prevede un intervento, o meglio un finanziamento per le banche di Cipro che sono state costrette quasi a chiudere i battenti a causa di un’esposizione eccessiva rispetto al debito greco. I legami tra Cipro e Atene, in fondo, sono noti da tempo.

Il piano d’aiuti sarebbe un finanziamento di 16 o 17 miliardi di euro che equivalgono al PIL annuo del paese. Ma tutti i paesi della zona euro dovranno ratificare questa decisione e Cipro dovrà dimostrare avere gli strumenti per risanare e consolidare le basi del sistema bancario e di quello produttivo.

Chi investe in opzioni binarie prende spunto da queste notizie per indirizzare al meglio gli investimenti, sulla base del verificarsi o meno di questo “salvataggio”.

Wall Street: sembra già “Natale”

 Il ritorno di Wall Street dopo il Giorno del Ringraziamento è stato abbastanza interessante perché ha dimostrato che il mercato americano si prepara già ai dividendi di Natale. Un po’ in anticipo, ma tutto trova giustificazione nelle previsioni degli analisit.

Le società USA, rispetto all’anno scorso, hanno aumentato di quattro volte il ritmo di erogazione dei dividendi straordinari delle società. Si tratta di un’accelerazione nella retribuzione degli azionisti che nasce dalle previsioni per l’inizio del nuovo anno. Sembra infatti che ci sarà presto un aumento delle aliquote sulle rendite finanziarie.

A sottolineare questa nuova situazione ci ha pensato anche Bloomberg che ha osservato e spiegato che ci sono state ben 59 società americane, quotate nell’indice Russell 3000 che hanno pagato dividendi extra, se si confrontano i numeri con quanto accaduto nel 2011.

La corsa ai dividendi, secondo gli analisti, passa anche da un cambio di prospettiva con il nuovo mandato di Obama. Con George W. Bush, per esempio, era stata varata una tassa al 15 per cento su dividenti azionari. Adesso che l’America attraversa un periodo di crisi, Obama potrebbe scegliere d’incrementare questa imposta.

L’unica alternativa per invertire la rotta delineata è un intervento del Congresso prima che l’aliquota sulle rendite finanziarie arrivi al livello “di partenza” pari al 39,6 per cento.

Brutti segnali arrivano dalla Spagna

 Il mercato continua le sue oscillazioni, soprattutto in Europa dove l’attesa per la riunione dell’Eurogruppo non ha certo tranquillizzato gli scambi. In realtà gli investitori, dopo la presa di coscienza che tutto è stato rimandato, non hanno dato segni di cedimento.

Gli analisti spiegano che questa “tenuta” della moneta e dei titoli del Vecchio Continente è legata ad una fiducia generalizzata verso l’Unione. Tutti credono insomma che il problema greco sarà presto risolto. Peccato che poi a livello nazionale ci siano delle piccole e allarmanti oscillazioni.

Per esempio tra le notizie finanziarie in evidenza c’è la seduta in forte calo per i titoli spagnoli. A niente è valsa in questo caso la certezza che per Atene ci siano gli aiuti pronti da parte dell’Eurogruppo. Ecco allora che il rendimento dei bonos decennali, nella giornata di ieri è aumentato dal 5,636 al 5,736. Un aumento dei rendimenti vuol dire che la Spagna dovrà pagare interessi più alti ai suoi creditori.

Sul breve e brevissimo periodo, invece, i rendimenti sono scesi. Per esempio i bonos a cinque anni sono passai dal 4,589 al 4,465 in termini di rendimento ed un percorso analogo è stato seguito dai bonos a tre anni che sono passati dal 3,737 al 3,620. Proprio in questo momento il ministero del Tesoro spagnolo ha collocato altri 7,15 miliardi di titoli.

Economie stabili? In Asia

 Se cercate un posto per investire i vostri risparmi, forse, state pensando già ad un paradiso fiscale ma se il vostro obiettivo sono le opzioni binarie remunerative, allora siete alla ricerca di un’economia stabile. Chi investe in opzioni binarie, in questi giorni, prende atto dell’aggravarsi della condizioni argentina.

Questo paese, infatti, secondo una sentenza di un giudice di New York dovrà rimborsare anche i creditori che avevano acquistato bond prima del del default e dopo il fallimento non avevano accettato la ristrutturazione.

Se invece state cercando qualche economia stabile per non avere sorprese sul breve e brevissimo periodo, dovete far riferimento alle previsioni dell’Economist che addita l’Asia come il contenitore delle economie più stabili del mondo.

Il primo esempio fatto dalla rivista è quello del Laos che è anche un paese povero e poco abitato, ma sta avendo una crescita assolutamente degna di nota, tanto da ottenere il “badge” d’ingresso per l’Organizzazione Mondiale del Commercio, il WTO. Un traguardo interessante che dimostra un tasso di crescita non indifferente.

Nel periodo che va dal 2002 al 2011, secondo l’Economist, ci sono soltanto tre paesi che hanno avuto una crescita più stabile delle solite oscillazioni tra il 6,2 e l’8,7 per cento del “resto del mondo”. Due di questi paesi sono asiatici: si tratta dell’Indonesia e del Bangladesh.

Adesso il quadro non è completo ma chi investe in opzioni binarie ha già a disposizione qualche suggerimento.

L’Argentina e le opzioni binarie

 Chi investe in opzioni binarie si nutre delle notizie che arrivano dai vari paesi del mondo e danno un’idea della condizione finanziaria di uno stato. In queste settimane sono sempre più sotto i riflettori alcuni paesi dell’America Latina. Ha sicuramente influito la visita del presidente dell’Ecuador Correa in Italia.

Nel nostro paese molti hanno ricominciato a guardare all’estero nella speranza di trovare un binario per uscire dalla crisi e qualcuno ha azzardato un paragone o uno spunto che parte proprio dall’Argentina.

Questo paese, a parte l’ingente spesa pubblica e le operazione volte prevalentemente alla ricerca di nuovi elettori, adesso sembra caduto davvero in disgrazia. Un ultimo episodio sta incrinando le finanze di questo caposaldo del Sudamerica e c’è già qualche analista che ne prevede il futuro tracollo. Si è aperta la caccia alle opzioni binarie sull’Argentina.

L’episodio di cui parliamo è la decisione di un giudice distrettuale di New York, Thomas Griesa, il quale ha stabilito che il governo argentino, adesso deve pagare anche alcuni possessori di titoli di stato, di bond che al momento del pagamento, qualche anno fa, non accettarono la ristrutturazione seguita al default del 2001.

L’Argentina, dopo il fallimento, aveva deciso di ristrutturare il debito emanando nuovi titoli di stato di un valore nominale più basso di quelli in circolazione con una scadenza più lunga e decise anche di rimborsare soltanto i creditori che avrebbero accettato lo scambio tra vecchi e nuovi bond.

Dati europei del manifatturiero e dei servizi

 Chi investe in opzioni binarie ha sempre in mente l’oscillazione degli indici e cerca di scoprire in anticipo, con la lettura di numerosi documenti, come crescerà o come decrescerà un paese, quali saranno i nuovi trend sul mercato.

Markit, in questo caso, è diventata nelle ore scorse una fonte molto interessante dopo la pubblicazione dei dati sugli indici PMI della zona Euro, sia per quel che riguarda il settore manifatturiero, sia per quel che riguarda il settore dei servizi.

In generale si assiste ad un bel miglioramento dell’Europa che sembra aver imparato dal rischio contagio finanziario che bisogna mantenere circoscritte le zone di contrazione. Ecco la panoramica offerta sul Vecchio Continente.

In primo luogo la Grecia dove la situazione è tranquilla e questo determina un’oscillazione lieve dell’Euro rispetto al Dollaro. Lo scambio è sempre nel range 1,2864-1,2880. Passiamo quindi alla considerazione dell’indice PMI manifatturiero di Francia e Germania. 

In Francia l’indice PMI manifatturiero è cresciuto dal 43,7 al 44,7 andando anche al di sopra delle aspettative che bloccavano l’indice a 44,1 punti.  Il settore dei servizi ha subito anche aumenti più sostanziosi. Ci si attendeva un assestamento sul 45,3 mentre si è passati dal 44,6 al 46,1.

Anche la Germania è al di sopra delle aspettative: il PMI manifatturiero atteso al 45,9 arriva fino al 46,8, mentre i servizi subiscono un lieve calo. Si sperava in un miglioramento dell’indice atteso sul 48,5 mentre si è preso atto di un calo dal 48,4 al 48.

Cina e Israele fanno bene a Piazza Affari

 La seduta della borsa italiana si è conclusa con un rialzo che ha contraddistinto la giornata di cambi di tutta l’Europa. Un momento molto particolare, quello di ieri, visto che la borsa americana aveva chiuso i battenti per il giorno del ringraziamento.

I mercati, nonostante questo allentamento degli scambi Oltreoceano ha saputo approfittare delle altre evenienze, in particolare sembra che abbiano influito sul trend dei mercati, sia l’inizio della tregua in Israele, sia i dati arrivati dalla Cina che parlano di un indice PMI manifatturiero in crescita, dal 49,5 al 50,4.

Questa buona notizia è riuscita a bilanciare i dati macroeconomici negativi riguardanti l’Europa. I rialzi sarebbero stati ancora più consistenti se non ci fosse stato un pizzico di attesa per il vertice straordinario a Bruxelles in cui si è parlato nella serata di ieri del Bilancio dell’UE del periodo 2014-2020. 

Riguardo la nostra borsa possiamo dire che il Ftse Mib ha guadagnato l’1,03 per cento, il Ftse Italia All-Share, invece, ha fatto registrare il +0,99 per cento.

Uno zoom sui titoli ci dimostra un’inversione di tendenza. Oggi in rialzi ci sono i titoli come Buzzi Unicem che guadagna il 4,43 per cento, oppure Mediaset che recupera il 3,73 per cento o il titolo Exor che fa registrare un buon +2,95%.

Crescono anche i bancari con il Banco Popolare al +2,5% e Intesa Sanpaolo con il +0,8%, mentre soffrono un po’ Autogrill e Snam che perdono rispettivamente lo 0,14 e lo 0,06 per cento.