Zara assume in tutta Italia

 Zara è una nota marca di abbigliamento che fa parte, come anche Bershka, Massimo Dutti, Oysho, Pull&Bear, Stradivarius, Zara Home e Uterque, del gruppo Inditex, uno dei più grandi gruppi di abbigliamento al mondo.

Al momento il gruppo INditex è alla ricerca di nuova forza lavoro da inserire nel proprio organico per gli store presenti in Veneto, Lombardia, Piemonte, Trentino Alto Adige, Friuli venezia Giulia, Toscana, Emilia Romagna, Lazio, Puglia e Sardegna.

Ecco il dettaglio delle posizioni di lavoro aperte presso Zara con le relative sedi di lavoro.

Commessi per le sedi di Varese, Verona, Trieste, Firenze, Cuneo, Sassari, San Martino Buon Albergo (VR), Rimini

Offerta di lavoro valida sia per candidati con esperienza che senza.

Responsabili di negozio per le sedi di Taranto, Roma, Bergamo, Trieste, Bolzano, Torino, Firenze, Triveneto

Si selezionano candidati con almeno due anni di esperienza pregressa nel ruolo.

Coordinatori/Merchandiser per le sedi di Trieste e Vicenza

Si richiedono almeno due anni di esperienza nella mansione e disponibilità full-time.

Per tutte le informazioni sui requisiti richiesti da Zara per partecipare alle selezioni di nuovo personale e per l’invio della propria candidatura consultare la pagina dedicata alle Offerte di lavoro del sito del brand.

 

Anche solo 500 euro al mese, ma fateci lavorare

Un’analisi della Coldiretti/Swg smentisce ancora una volta la teoria dell’ex Ministro Fornero secondo la quale i giovani italiani sarebbero choosy.

► I giovani occupati producono il 17,2% del PIL

Secondo i dati di questa analisi, infatti, i giovani italiani sarebbero disposti anche ad avere uno stipendio mensile di soli 500 euro per un lavoro che magari neanche rispecchia le loro qualifiche e i loro titoli di studio pur di poter trovare un’occupazione.

Il 43% dei giovani disoccupati italiani, secondo l’analisi della Coldiretti, sarebbe disposto a lavorare full time per essere pagato 500 euro al mese, mentre il 39% sarebbero disposti anche a lavorare più ore per avere sempre la stessa retribuzione.

Anche i giovani che un lavoro ce l’hanno hanno pressappoco le stesse esigenze: il 23% ha dichiarato che sarebbe disposto a lavorare anche più ore per mantenere lo stesso livello reddituale, anche se ben il 38% di loro ha il sogno di aprire un’attività in proprio, quasi sempre un agriturismo, piuttosto che lavorare in una multinazionale o accontentarsi del posto fisso in banca.

► Dove vanno i giovani che lasciano il proprio paese in cerca di fortuna?

E tutti i giovani, occupati e non, sono pronti per fare le valigie e espatriare in cerca di una situazione migliore in qualche altra parte del mondo. Lo farebbe il 59% degli studenti, il 53% dei giovani disoccupati e il 47% dei giovani che un lavoro ce l’hanno ma che, evidentemente, non rispecchia le loro aspettative per il futuro.

Dieci anni di cassa integrazione per i lavoratori di Alitalia?

Potrebbero protrarsi a dieci anni la cig per i lavoratori della vecchia Alitalia. Si profila, dunque, una proroga di tre anni sino al 2018 in confronto all’accordo iniziale che aveva stabilito nel 2008 l’erogazione dell’80% dello stipendio fino al 2015.

A confermare la è stato, il 12 giugno, lo stesso ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi. La proroga, però, potrebbe scatenare delle polemiche: già piovono accuse di trattamento di favore nei confronti degli ex lavoratori della compagnia di linea.

Lupi sostiene che la misura non comporta un aggravio dei costi per lo Stato, poiché si tratta di un fondo che si autoalimenta. Una formula oscura per dire che attraverso i fondi pubblici e la tassazione dei consumatori della nuova Alitalia si stanzia la cassa integrazione per circa 3-4 mila dipendenti.

I lavoratori hanno diritto all’80% dello stipendio senza che abbiano un tetto massimo di 1.080 euro mensili valido per i dipendenti di altre aziende.

In effetti, a giudicare dalla difficoltà del governo a trovare risorse per la cassa integrazione in deroga, suona quantomeno strana l’attenzione dell’esecutivo nei confronti degli ex lavoratori della compagnia aerea.

Del resto per un’Alitalia fallita, ce n’è un’altra – quella nuova targata Cai e Air France – che è riuscita a evitare migliaia di esuberi solo grazie ai contratti di solidarietà.

Dove vanno i giovani che lasciano il proprio paese in cerca di fortuna?

 Il sud dell’Europa è una delle zone che ha maggiormente risentito della crisi economica e gli effetti principali si sono avuti sui giovani che si sono trovati senza un lavoro e, quindi, senza prospettive per il futuro.

I paesi nei quali si è registrata una maggiore casistica di emigrazione sono Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna, i cosiddetti Piigs, ma dove sono andati questi giovani emigranti in cerca di fortuna?

A scattare una foto dell’emigrazione è un sondaggio che l’Istituto universitario europeo (Eui) di Fiesole – sondaggio che è ancora in svolgimento – condotto sui giovani di questi paesi. La meta preferita per chi decide di lasciare il proprio paese, secondo il sondaggio, è la Gran Bretagna (30% del totale), seguita da Germania (11%), Olanda (8%), Belgio (7%) e Francia (6 per cento).

I giovani espatriati sono soprattutto ingegneri, esperti di It e computing .

I giovani che hanno scelto di lasciare l’Italia – la maggior parte dei casi lo hanno fatto dopo il 2012 – sono andati prevalentemente in Germania (20%), Francia (16%), Gran Bretagna (13%), Ungheria, Olanda e Austria (5% ognuna). Solo 20% ha scelto come destinazione un paese fuori dall’Unione Europea.

Le motivazioni che hanno spinto i giovani a fare la valigia e abbandonare il proprio paese sono la possibilità di carriera (il 68%), l’opportunità di avere un reddito più alto (38%) e la qualità della vita (3%).

Grande occasione per le nuove imprenditrici

 La Provincia di Reggio Emilia ha aperto un concorso per aspiranti imprenditrici. 15 i posto disponibili, riservati a donne con più di 40 anni e residenti nella provincia, che potranno accedere ad agevolazioni e sostegno finanziario e logistico per l’apertura di una attività autonoma.

Le  aspiranti imprenditrici che parteciperanno al Bando di concorso potranno accedere ad attività formative mirate e avranno la possibilità di usufruire di un servizio di accompagnamento personalizzato per l’avvio del proprio progetto imprenditoriale.

Per poter partecipare alle selezioni del bando di concorso messo a disposizione della Provincia di Reggio Emilia per aspiranti imprenditrici dovranno compilare la Domanda di Partecipazione e il relativo Modulo, da inviare alla provincia con la documentazione necessaria (curriculum vitea, documento di identità etc) tramite

– raccomandata A/R all’indirizzo

– Camera di Commercio Reggio Emilia – Piazza della Vittoria, 3 – 42121 Reggio Emilia indicando sulla busta “Bando di concorso per l’avvio di nuove attività imprenditoriali femminili – Progetto Over 40 Anno 2013”;

oppure per posta elettronica, ma solo tramite PEC a [email protected].

Per tutte le ulteriori informazioni per il Bando di Concorso della Provincia di Reggio Emilia per l’imprenditoria femminile consultare il Bando di concorso.

Pensioni: come interverrà il governo su esodati, perequazione e ricongiunzione?

 Sono numerosi i nodi che devono essere sciolti per quanto concerne il fronte previdenziale inerente decine di migliaia di lavoratori. Esodati, ricongiunzioni e perequazione automatica. Queste sono alcune delle voci che vanno esaminate in maniera urgente. Quella degli esodati, unita al dicorso che verte su ricongiunzioni, totalizzazioni e perequazione automatica, è infatti soltanto una delle que­stioni che il nuovo esacutivo guidato dal Premier Letta ha avuto in ‘omaggio’ dalla gestione precedente.

Siamo dunque di fronte a questioni di elevata caratura sociale. Questioni che, infatti, influenzano in maniera determinante il potere d’acquisto dei pensionati o di coloro che, anche pensando di aver diritto ad una pensione, hanno visto tale diritto sparire quasi all’improvviso per via delle modifiche normative apportate dal Parlamento con il Dl 201/2011 e le precedenti manovre estive.

Esodati

Per quanto concerne gli «esodati» la legge sulla stabilità 2012 ha inserito alcune modifiche, allargando ad altri diecimila lavoratori la possibilità di avere ingresso al pensionamento in base alle regole che hanno preceduto la riforma «Monti-Fornero», e sborsando più di 500 milioni di euro per far fronte, tra il 2013 e il 2020, al pagamento delle pensioni dei lavoratori interessati.

In totale, tra finanziamenti disposti dalla legge n. 214/2011, di conversione del Dl n. 201/2011 («Salva Italia»), in parte modificati dalla legge n. 14/2012, di conversio­ne del Dl n. 216/2011 («Milleproroghe»), poi aggiunti dalla legge n. 135/2012, di conversione del Dl n. 95/2012 («Spending review»), e infine dalla legge n. 228/2012 (Legge di stabilità 2013), il Parlamento ha erogato circa 10 miliardi di euro, per finanziare il pagamento delle pensioni di circa 130mila «esodati», nel periodo compreso tra il 2013 e il 2020.

Per fare in modo che le norme di legge finalizzate alla salvaguardia dei diritti pensionistici dei lavoratori «esodati» vengano applicate, sono stati necessari tre decreti ministe­riali attuativi: il «Dm 1° giugno 2012», pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 24 luglio 2012, che stabilisce le modalità operative per il pensionamento di 65.000 lavoratori, e il «Dm 8 ottobre 2012» pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 21 gennaio 2013, che detta le medesime modalità relativamente ad altri 55.000 lavoratori e il Dm 22 Aprile 2013 che stabilisce la disciplina per ulteriori 10.130 lavoratori

Per quanto riguarda i primi dei due decreti, tali modalità si sono rivelate assai farraginose, al punto che il Ministero del lavoro sta ancora provvedendo al monitoraggio delle domande presentate dai lavoratori alle Direzioni territoriali del lavoro, che saranno successivamente inviate all‘Inps per la compilazione della graduatoria dei lavoratori aventi diritto. Per effetto di tale mancata definizione, ci sono lavoratori che, pur avendone effettiva­mente diritto, non possono ancora vedersi liquidata la pensione. Altri invece hanno già ricevuto la comunicazione di essere nel contingente.

Quanti sono gli esodati?

Il succedersi di norme è stato molto spesso accompagnato da polemiche, nello specifico causate dalla circostanza che il decreto “Salva Italia”, per via delle frettolosità della sua emanazione e conversione in legge, non aveva completamente contemplato l’esatto numero di tutti i lavoratori che potessero essere considerati «esodati». Ancora oggi questo numero non è del tutto chiaro, oscillando tra stime minimali 200.000, e massimali di 300.000 lavoratori ma comunque ben oltre la cifra attualmente oggetto della salvaguardia (130mila persone). Se le cose sono così, rimangono da emanare ancora norme che consentano di ammettere al pensionamento, secondo le regole previgenti la riforma «Monti-Fornero», un numero di lavoratori oscillanti tra 70.000 e 170mila.

I programmi di quasi tutti i partiti che supportano il governo di “salvezza” nazionale guidato da Enrico Letta sembrano orientati a risolvere una volta per tutte il problema ma ancora ad oggi non è dato sapere se e in che misura il governo interverrà.

Perequazione

Altro problema ereditato dal Governo Letta: il blocco della perequazione. Nello specifico, per il 2013 rimane vigente il blocco della perequazione automatica delle pensioni di importo che supera tre volte il trattamento minimo: si tratta di pensioni di importo di poco inferiore a 1.500 euro al mese, che già lo scorso anno non hanno usufruito dell’aumento base pari al 2,7%, e che quest’anno non vengono incrementate nella misura base del 3%.

Per capire meglio la portata della norma occorre considerare che l’85% delle pensioni Inps erogate dall’Inps nel 2012 non oltrepassava la somma di 1.500 euro al mese. Di fronte a tale cifra, è evidente che non si possono considerare pensioni «d’oro» quelle di importo non molto superiore a tale soglia, tanto più che si tratta di importi al lordo delle ritenute fiscali.

Anche se è complicato individuare il livello «dell’asticella pensionistica» sopra la quale imporre sacrifici ai pensionati, non si può non tenere in considerazione, per esempio, che si sarebbe potuta prevedere una diversa modulazione del blocco dell’aumento perequativo, stabilendo a priori una percentuale gradualmente diversificata in ragione del progredire dell’importo pensionistico, salvaguardando in tal modo una più ampia area di ceti che dispongono della pensione come unico reddito fisso.

La legge di stabilità 2013 sembra essere diretta al punto di elevare ‘il livello’, prevedendo una norma in applicazione della quale nel 2014 la rivalutazione automatica non sarà applicata sulle fasce di importo pensionistico superiore a sei volte il trattamento minimo: si tratta di poco meno di 3.000 euro al mese.

Questa norma, di fatto, stabilisce che nel medesimo anno 2014 l’aumento perequativo automatico non sarà corrisposto sui trattamenti vitalizi erogati alle persone che hanno ricoperto, o ricoprono, cariche elettive regionali e nazionali: in questo caso il blocco perequativo opera su tutto il trattamento, senza che sia prevista alcuna «asticella».

Ricongiuzione e totalizzazione

La legge di stabilità del 2013 si esprime anche in merito alla ricongiunzione e alla totalizzazione dei periodi contributivi. Per quanto concerne la ricongiunzione sono chiari i termini del problema.

Gli oneri sono eccessivi, in parte derivanti anche da una nonna emanata nell’estate del 2010 che, abrogando una legge del 1958, ha cancellato la possibilità di costituire gratuitamente la posizione assicurativa presso l’Inps da parte di persone che avevano lavorato per pochi anni nel pubblico impiego senza aver maturato il diritto a pensione in tale forma lavorativa.

La legge «di stabilità 2013» ha affrontato in parte il problema prevedendo che i lavoratori, appartenenti alle quattro Casse pensionistiche poi confluite nell’Inpdap, già interessati dalla norma abrogata, che abbia­no cessato l’attività lavorativa entro il 30 luglio 2010, possono, a domanda, costituire la posizione assicurativa presso l’assicurazione generale obbligatoria dell’Inps, «Me­diante versamento dei contributi determinati secondo le norme della predetta assicura­zione». L’ammontare dei contributi viene poi portato in detrazione dell’eventuale «inden­nità una tantum»: è comunque esclusa dalla legge la possibilità di percepire arretrati pensionistici.

McDonald’s assume in tutta Italia

 McDonald’s continua il suo programma di assunzioni in Italia. Le prossime assunzioni annunciate sono previste in Sicilia, anche se sono già attive le candidature per i posti di lavoro disponibili a Crotone, Varese e Genova, dove McDonald’s  necessita di nuovo organico per l’apertura di due nuovi ristoranti, uno a Messina e uno a Gela.

Le risorse saranno equamente distribuite tra le sue sedi e saranno impiegate in tutti i settori: Crew, cioè il personale che si occupa della ristorazione, Capi Turno, Direttore o vice Direttore del ristorante, posizioni per le quali la multinazionale della ristorazione veloce offre diversi tipi di contratto e di retribuzione, lasciando ampio spazio ai giovani anche senza esperienze precedenti nel settore.

Per partecipare alle selezioni per le future assunzioni McDonald’s per i nuovi ristoranti, chiunque fosse interessato dovrà registrare la propria candidatura on line sul sito Mc Italia Job Tour rispondendo a delle domande preliminari circa la propria disponibilità lavorativa, il settore di interesse e le esperienze di lavoro precedenti.

Tra tutti coloro che si iscriveranno saranno selezionati i profili più idonei che parteciperanno ai colloqui di selezione che si svolgeranno nelle città dove sono previste le nuove aperture. Per partecipare alle selezioni per i nuovi ristoranti di Messina e Gela le candidature dovranno pervenire rispettivamente entro il 21 giugno e il 22 giugno.

I manager italiani sono i più pagati d’Europa

 L’autorevole testata economica The Economist ha pubblicato nei giorni scorsi un’interessante tabella dove sono riportati i livelli medi degli stipendi dei manager europei. Da questa classifica si evidenzia che i manager italiani, nonostante la crisi che si è abbattuta sull’Italia e tutti i problemi del mondo del lavoro nel nostro paese, sono tra i più pagati d’Europa, un gradino sotto solo ai manager rumeni, ucraini e russi.

► Il manager inglese più pagato è una donna

Oltre a questo dato dalla tabella si evince anche che la retribuzione oraria media per un Ceo aziendale italiano, senza tante differenziazioni tra settore pubblico e settore provato, è di 957 dollari ogni ora (praticamente quasi quanto un lavoratore ‘normale’ guadagna in un mese). In Germania questa cifra è praticamente dimezzata (546 dollari l’ora), come anche in Francia (551 dollari) e in Inghilterra (616).

La tabella dell’Economist è stata redatta in base alle medie retributive, quindi i dati potrebbero discostarsi un po’ da quelli reali, ma vale comunque per capire la distanza tra le retribuzioni delle due tipologie di lavoratori: in Italia la differenza è tra le più ampie, mentre si riduce quasi a zero in Norvegia e in Svizzera.

► Aggiornamenti sullo stipendio italiano

Questa interessante analisi dell’Economist non fa altro che suscitare ulteriori dubbi su quanto sia possibile fare in Italia per trovare una soluzione al problema della mancanza di lavoro: forse non si dovrebbe procedere solo ad una riduzione del costo del lavoro, ma sarebbe anche utile pesare ad una redistribuzione di questa ricchezza.

I ricchi stagisti di Google, Amazone Microsoft

 In Italia la maggior parte dei neo laureati, e non solo, possono ambire al massimo a guadagnare, almeno per i primi tempi, cifre che a malapena sfiorano i 500 euro al mese. Ma succede in Italia, dove sono anche servite delle apposite leggi per evitare che le aziende assumessero stagisti e tirocinanti senza alcun tipo di retribuzione.

► Classifica dei brand che valgono di più al mondo

In altre parti del mondo non funziona così, come ha evidenziato una ricerca del sito di lavoro Glassdoor. Secondo quanto riportato dal sito, infatti, gli stagisti che lavorano in posti come Google, Amazon o Microsoft sono pagati molto di più: i loro stipendi mensili, in base alle specializzazioni e al tipo di lavoro che sono chiamati a svolgere, vanno dai 5.800 ai 6.700 dollari al mese.

Impiegati per un periodo di tempo medio di tre mesi, riescono a guadagnare quello che un lavoratore italiano guadagna in circa un anno.

► Ecco quali aziende retribuiscono bene il lavoro

Qual è il motivo di questi stipendi da favola per giovani appena usciti dalle università? È molto semplice: accaparrarsi il meglio del mercato, riuscendo a battere la concorrenza delle altre grandi aziende che operano nello stesso settore – la competizione, infatti, si gioca tra Google, Amazon e Microsoft – e riuscire, così, ad avere in azienda i veri talenti del futuro.