Voucher lavoro, la guida – II parte

 I voucher lavoro sono degli strumenti di pagamento che possono essere utilizzati per la retribuzione del lavoro occasionale accessorio, categoria di attività lavorative piuttosto ampia in cui rientrano diversi tipi di lavoro che possono essere commissionati da diversi tipi di committenti.

Vediamo allora chi può utilizzare i voucher lavoro per pagare e quali sono le categorie di lavoratori che possono usufruire di questa modalità di retribuzione.

Voucher lavoro, la guida – I parte

 Cosa sono i voucher lavoro

I voucher lavoro sono degli strumenti di pagamento per il lavoro occasionale accessorio introdotti in Italia con un apposito decreto legge nel 2008.

Nello specifico, si tratta di un buono dal valore di 10.00 euro che i datori di lavoro possono acquistare anche on line dal sito dell’Inps e nel cui importo sono già comprese sia la retribuzione del lavoratore che alcuni degli oneri fiscali, previdenziali e assicurativi che il datore di lavoro deve adempire per essere in regola (Inps e Inail).

Per quale tipo di lavoro si possono usare i voucher lavoro

I voucher lavoro possono essere utilizzati solo in caso di lavoro accessorio e occasione, ovvero tutte quelle attività lavorative di natura meramente occasionale che non generano un reddito netto superiore a 5.050 € (importo lordo 6.740 €) nel corso di un anno solare per la totalità dei committenti (in caso di committente imprenditore commerciale o professionista, non si possono superare i 2.020 € netti, lordo 2.690 €, per ogni committente, sempre nel limite dei 5.050 euro totali).) per ciascun committente.

Quanto valgono i buoni lavoro?

L’importo unitario di ogni buono lavoro è di 10 euro. In questo importo sono compresi 7.50 euro che sono la retribuzione netta del lavoratore, ovvero quanto riscuoterà in contanti una volta che andrà a monetizzare i suoi buoni presso un ufficio postale), e i 2.50 euro di tasse sul lavoro a carico del datore:

  • i contributi in favore della Gestione separata INPS (13%)
  • l’assicurazione all’INAIL (7%)
  • un compenso all’INPS per la gestione del servizio.

Voucher lavoro, la guida

I parte

II Parte

Cos’è la riforma Hartz, ovvero il modello a cui si ispira Matteo Renzi per la nuova riforma del lavoro

 Matteo Renzi è stato in Germania per un incontro bilaterale con la cancelliera tedesca Angela Merkel, un incontro in cui tanto l’uno che l’altro hanno avuto di che complimentarsi: la cancelliera ha speso parole di lode per le riforme che sta mettendo in atto il giovane premier, mentre Renzi non ha avuto timore nel dire apertamente che per la sua riforma del mondo del lavoro e del welfare ha studiato e preso spunto dalla riforma Hartz, ovvero la riforma messa in atto tra il 2003 e il 2005 dal governo Schroeder.

Cerchiamo di capire, quindi, di cosa si tratta e perché questa riforma potrebbe essere utile anche in Italia.

Età pensionistica, le differenze tra uomini e donne

 L’equiparazione dell’età pensionistica fra uomini e donne è stata, come hanno sostenuto in molti si tra sindacati che tra forze politiche, un’ingiustizia sociale e oggi, ci si aspetta che qualcosa cambi con l’avvento del nuovo governo e il piano di Renzi di presentare un nuovo decreto legislativo che contenga una riorganizzazione degli ammortizzatori sociali.

I paesi dove le donne lavorano come gli uomini

 Da sempre e ovunque le donne hanno avuto delle difficoltà oggettive di inserimento e di carriera nel mondo del lavoro che i loro colleghi maschi non hanno mai dovuto affrontare.

Negli ultimi tempi la situazione sta migliorando, ma si è ancora ben lontani dall’avere una vera e propria parità dei sessi nel mondo del lavoro in quanto a possibilità di fare carriera e di retribuzione.

Ci sono però alcuni paesi dove le donne hanno ormai raggiunto questa agognata parità, vediamo quali sono.

► Le donne italiane oberate dalle faccende domestiche

La classifica dei paesi in cui le donne sono considerate al pari dell’uomo è stata stilata dal The Economist, che ha redatto la classifica in base ai seguenti parametri: istruzione, partecipazione in termini di forza lavoro, salario, costo degli asili, regolamentazione della maternità, numero di iscrizioni nelle business school e rappresentatività tra le posizioni senior.

La classifica dell’Economist sulle possibilità lavorative delle donne

I paesi del Nord Europa sono quelli in cui le donne sembrano avere delle maggiori possibilità di essere al pari dei colleghi uomini almeno per quanto riguarda i livelli di istruzione raggiunti e le partecipazione alla forza lavoro, anche se la retribuzione continua ad essere inferiore rispetto a quella degli uomini.

Nella parte bassa della classifica troviamo paesi come la Corea del Sud e il Giappone che hanno un tasso scarsissimo di inclusione al lavoro delle donne: qui, infatti, non ci sono donne tra i quadri e i manager aziendali e le retribuzioni sono anche del 37% più basse di quelle degli uomini.

► Le dieci migliori aziende per le donne in carriera

Anche l’Italia si trova nella parte bassa della classifica, posizione dovuta soprattutto alla scarsa presenza delle donne nel mercato del lavoro.

I fondi comunitari, in Italia sono poco utilizzati

 L’Italia ha fatto proprio il 53,7% dei fondi delle politiche di coesione di cofinanziamento stanziati dall’Unione Europea della programmazione 2007-2013, e ad oggi rimangono 12,9 miliardi di stanziamenti Ue (tutti impegnati), da utilizzare entro il 2015.

Sindacati italiani, contro il piano economico di Renzi

 «Renzi mi è parso disattento al fatto che c’è una parte del Paese che ha pagato un prezzo altissimo durante questa crisi, che ha più volte cercato di invertire le politiche economiche proprio perché la crisi non continuasse a precipitare», una parte di Paese che attende «una svolta», ha detto il segretario  dei sindacati italiani della Cgil, Camusso.

Naspi, la nuova forma di sostegno alla disoccupazione

 Naspi la nuova forma di sostegno di reddito di disoccupazione che entrerà in vigore con il governo Renzi ha delle innovazioni rispetto ad Aspi e Mini Aspi introdotte dall’ex ministro Fornero. Non le sostituirà del tutto ma le affiancherà. La Naspi sarà il nuovo sussidio di disoccupazione universale, destinato a tutti coloro che perdono il posto di lavoro, compresi i meno protetti tra i precari, come i collaboratori a progetto.

Contratti a termine, cosa cambia con la riforma di Renzi

 L’arrivo di Matteo Renzi e della sua squadra di Governo dovrebbe essere il punto di svolta per far tornare l’Italia ad essere un paese dall’economia fiorente. Tra i punti cardine del programma che si è dato l’ex Sindaco di Firenze trova uno spazio di tutto rispetto la questione dei contratti di lavoro e delle loro tante, troppe, tipologie.

Il punto della questione allo studio dei tecnici e degli addetti ai lavori è trovare una soluzione che dia alle aziende e alle imprese lo stimolo ad assumere nuovo personale, così da dare lavoro ai tanti, e soprattutto giovani, disoccupati italiani.

Sussidio alla disoccupazione, la proposta di Renzi

 Nel jobs act di Renzi anche Naspi che è un sussidio di disoccupazione universale, a sostegno di tutti coloro che perdono il posto, inclusi i meno protetti tra i precari, come i collaboratori a progetto, oggi fuori da quasi tutti i sostegni.