Atlantica Digital: la sicurezza informatica protegge il proprio business

Gli attacchi informatici sono sempre più diffusi e le tecniche degli hacker e del cybercrime sono diverse e in continua evoluzione.

Molte realtà industriali si stanno preparando alla digitalizzazione delle reti e all’adozione di standard dell’Industry 4.0. Inoltre la cybersecurity dei sistemi OT/ICS sta diventando una priorità assoluta per le aziende industriali.

Il dato emerge dal nuovo report di Kaspersky, “State of Industrial Cybersecurity 2019”, che in collaborazione con ARC Advisory Group ha condotto un sondaggio su 282 aziende e organizzazioni industriali e su 20 rappresentanti del settore, per capire lo stato dell’arte in merito alla cybersicurezza dei sistemi di controllo industriale.

Il report evidenzia che quattro organizzazioni su cinque (81%) considerano la digitalizzazione delle proprie reti operative come un obiettivo importante o addirittura estremamente importante. E anche la cybersecurity dei sistemi OT/ICS sta diventando una priorità assoluta per le aziende industriali, come conferma la maggioranza (87%) delle realtà coinvolte.

Per raggiungere il livello di protezione adeguato, però, è necessario investire in misure dedicate e disporre di professionisti altamente qualificati che possano mettere in atto quelle stesse misure in modo efficace.

Una voce autorevole in questo campo è quella di Atlantica Digital S.p.A., che progetta e realizza soluzioni di CyberSecurity adottando le tecnologie più innovative del mercato, integrandole con la decennale esperienza maturata sul campo.

“Garantire la sicurezza informatica e delle informazioni – commentano i vertici della società – significa proteggere il proprio business, tutelando lavoratori, clienti e fornitori. È fondamentale avere consapevolezza del rischio e saper valutare i pericoli derivanti dall’esposizione alle varie tipologie di attacco informatico e sapere adottare le giuste contromisure. Per identificare e attuare una strategia di cybersecurity efficace occorrono strumenti, metodi e competenze”.

Atlantica si rivolge al mercato con un approccio integrato ai problemi della sicurezza logica dei dati e delle infrastrutture offrendo servizi di Consulenza e Formazione, Vulnerability Management, Identity Governance, SIEM e DataSecurity.

“Le organizzazioni, le aziende, le società – aggiungono da Atlantica – devono pensare anche a dotarsi di una protezione specifica per l’Industrial IoT, che può avere un alto tasso di connessione all’esterno dell’ambiente”.

L’attività di progettazione di AICOM al centro dell’intervista all’ing. Mauro Tanzi

L’ing. Mauro Tanzi, Presidente ed Amministratore Delegato di AICOM, in una intervista racconta l’attività di progettazione della società di ingegneria privata dallo stesso fondata all’inizio degli anni ’90.

Nel corso dell’intervista un accenno anche all’importanza delle certificazioni e all’approccio di AICOM nei confronti delle fonti rinnovabili.

“Oltre ai settori consolidati dell’ingegneria civile e dell’architettura – evidenzia Mauro Tanzi – , AICOM si caratterizza per una marcata multidisciplinarietà che le consente di approcciare casistiche progettuali eterogenee”.

“La società – aggiunge – negli ultimi anni si è sempre più caratterizzata nei settori impiantistici applicati agli stabilimenti industriali, alle infrastrutture critiche e all’edilizia sanitaria ed ospedaliera. Anche la progettazione di sistemi integrati di sicurezza fisica rappresenta un importante tassello nel panorama aziendale in virtù della strategicità degli asset oggetto di intervento”.

Numerosi i progetti a cui la società di ingegneria si è dedicata con la professionalità di sempre.

AICOM acquisisce ed analizza le esigenze e le aspettative del committente per tradurle in prospettive reali di intervento, sulla scorta di ricerche di mercato, aggiornamenti conoscitivi tecnologici, formulazione di ipotesi di fattibilità.

La metodologia adottata è quella della progettazione integrata, laddove la convergenza interdisciplinare costituisce garanzia di affidabilità, anche nel caso, già felicemente collaudato, di collaborazioni con professionalità esterne.

“Quale esempio di progettazione integrata in ambiti sensibili – ha osservato l’ing. Mauro Tanzi – preme citare la completa progettazione degli interventi di ristrutturazione edile ed impiantistica dei laboratori di ricerca di Eni SpA a San Donato Milanese. In pochi mesi il team di AICOM ha sviluppato i vari step progettuali garantendo la continuità operativa del sito anche nelle successive fasi alla realizzazione. Nel corso degli ultimi mesi AICOM sta svolgendo attività di progettazione e construction management per stabilimenti industriali e militari all’estero in ambito aeronautico”.

Un fiore all’occhiello di questa società sono le certificazioni. “AICOM – sottolinea il Chairman e CEO – può considerarsi come unica nel panorama nazionale per il numero e la tipologia di certificazioni conseguite nel rispetto degli standard qualitativi internazionali”.

Infine un accenno alle fonti rinnovabili. “Le esperienze aziendali – conclude Mauro Tanzi – in tal senso spaziano dagli impianti fotovoltaici (sia a terra che su coperture), eolici on shore, geotermici, biomasse e biogas, agli interventi volti al contenimento dei consumi in immobili pubblici e privati”.

Stagnazione: per il momento ci salvano le esportazioni

L’Istat riferisce sullo stato dell’economia italiana e aleggia lo spettro della stagnazione, con tutti gli indicatori, tranne le esportazioni, che vanno in quella direzione. È lo stesso presidente dell’Istituto di statistica, Gian Carlo Blangiardo, a presentare i dati in un’intervista, evidenziando come siano i dati industriali, in particolare, a dare prospettive negative, piuttosto che il Pil.

Non sono tutte nubi, per l’Italia, e i segnali “buoni” vengono da esportazioni e occupazione. Si scrive tra virgolette perché i due settori non hanno certamente numeri esaltanti, ma in tempo di crisi ci si accontenta anche di dati mediocri, ma che almeno non vanno verso la direzione della stagnazione.

Il resto non promette nulla di buono, anche se l’Italia continua a cercare la via d’uscita ad un’economia che non riesce a decollare. E per decollare si intende almeno agganciarsi alla mediocre media europea.

La situazione

In effetti la situazione non è rosea per l’intero continente e nemmeno per l’America. La locomotiva tedesca si è fermata da tempo, e l’America offre dati scoraggianti. Dagli Stati Uniti arrivano notizie che prospettano una recessione a breve, con l’inversione dei rendimenti e il taglio dei tassi da parte della Fed.

Il presidente Istat risponde a domande precise, e cerca di fare chiarezza. Meglio o peggio della crisi del 2011? Difficile fare il paragone, secondo il presidente intervenuto al meeting di Rimini, con la situazione attuale che parte da altri contesti.

Oggi infatti c’è la guerra commerciale tra Cina e Usa, la Brexit e la situazione italiana, a frenare l’economia. La novità è rappresentata dalla Germania, in forte difficoltà, dopo aver travolto tutto e tutti nella fase più delicata della crisi.

In Italia il dato positivo è l’aumento dell’occupazione, ma non sufficiente a garantire una ripresa, se non la si lega alla qualità del lavoro.

Forse è questo l’aspetto più deprimente della situazione italiana. L’offerta di lavoro è ripartita, ma stipendi e competenze richieste restano al palo. Precarietà, part-time e sottoutilizzo delle competenze sono ancora la piaga del mercato del lavoro italiano.

Se nel 2018 il paese torna al livello occupazionale del 2008, solo i lavoratori dell’informazione e comunicazione hanno migliorato il loro livello.

Lo Stato vende immobili pubblici per 1,2 miliardi per ridurre il debito

La necessità di ridurre il debito pubblico passa ancora una volta per la cessione di immobili pubblici, stavolta per 1,2 miliardi. Il decreto dovrebbe essere pubblicato a brevissimo sulla Gazzetta Ufficiale, e prevede che 950 milioni siano destinati al debito, mentre per il restante ci saranno altre destinazioni.

Si tratta di un programma di vendite già introdotto nella Legge di Bilancio come piano straordinario, per risollevare la disastrata finanza dello Stato, ma è stato rinviato dalla scadenza iniziale, a fine aprile.

La Ue ha sollecitato l’attuazione del programma in quanto parte degli accordi che l’Italia aveva preso con l’Europa già dalla fine del 2018.

Gli immobili pubblici in vendita

La mappatura degli immobili da cedere era già stata effettuata dal demanio, nonostante mancasse il decreto attuativo, e le cessioni concordate con la Ue erano pesanti. Si trattava infatti di 1600 immobili, di cui i primi 400 sono stati inseriti nel decreto. Per gli altri se ne riparlerà attraverso delle gare indette dalla Agenzia delle Entrate, perché si tratta di beni minori.

Non si tratta comunque solo di immobili, ma anche di terreni del Demanio, e per la procedura di cessione è questione di giorni. I bandi dovrebbero essere pubblicati entro la fine di questo mese, almeno per i primi 90 immobili.

L’asta sarà telematica per molti tipi di immobili, sia commerciali che residenziali, ma ci sono anche le ex caserme, palazzi storici, ex carceri e immobili di uso religioso.

Ad esempio ci sono le ville di Camogli e la “Villa Camerata”, con tutto il parco sotto a Fiesole, oppure un ex convento veneziano, che è un patrimonio dell’Uneesco.

I 90 immobile dovrebbero fruttare 38 milioni, secondo i calcoli del ministero, mentre da altri 1600 immobili arriveranno, forse, 458 milioni di euro.
Per chi fosse interessato, l’elenco degli immobili già catalogati e inclusi nella prima trance è sul sito dell’Agenzia del Demanio. Vi troverete anche dei beni del Ministero della Difesa.

Il tutto dovrebbe corrispondere all’1% del Pil per quest’anno e allo 0,3% per l’anno prossimo, secondo le stime del Mef.

Assegni dormienti: un tesoro che vale quasi 650 milioni di euro

Gli assegni dormienti dimenticati dagli italiani ammontano, secondo la Corte dei Conti, a 634 milioni di euro, e si parla solo degli ultimi 9 anni. Tutti soldi che fanno felice lo Stato, che può incassarli, quando non reclamati, secondo legge. Si tratta di assegni staccati per i motivi più diffusi, come un deposito in una compravendita, e poi dimenticati. Dopo tre anni, lo Stato li può incassare, e così fa.

È quanto emerge dalla relazione della Corte, che nella sua analisi ha evidenziato come lo Stato stia guadagnando molto dalla distrazione dei cittadini, che dimenticano di aver staccato un assegno e non se ne preoccupano solo perché moti non conoscono bene la legge.

Cosa dice la legge sugli assegni dormienti

La legge consente allo Stato di incassare tutti quei rapporti dormienti, che non riguardano solo gli assegni. Tempo fa era stato evidenziato come anche le polizze vita erano parte della legge, che dal 2007 dà questa possibilità allo Stato, così come quei conti corrente che restano inattivi per più di dieci anni.

E alla fine tutto diventa un vero fondo a cui i vari Governi possono attingere, tanto che le casse dello Stato si sono arricchite di più di due miliardi in dieci anni.

I cittadini che si dovessero accorgere di aver perso un piccolo tesoro, hanno comunque altri dieci anni per reclamare i loro averi, ma, secondo i dati, sono veramente pochi quelli che hanno chiesto la restituzione dei loro denari.

La legge era stata pensata per finanziare un fondo che servisse ai risarcimenti per chi era caduto nelle trappole delle frodi finanziarie. Fino al 2017 però, del fondo non vi era traccia, e solo i recenti scandali delle Banche Venete hanno attivato le Istituzioni per la creazione di una “cassa”.

Questo ha portato a molti dubbi su quale sia stata la destinazione dei rapporti dormienti riscossi dallo Stato fino a due anni fa. È la stessa Corte dei Conti ad evidenziarlo.

Gli assegni però, non sono il gruzzolo più congruo, di questi rapporti dormienti. La maggior parte viene, secondo la Corte, da assegni circolari che sono serviti da depositi, cauzioni, ma anche per “abbassare” il proprio conto corrente in caso di controlli. Sono assegni richiesti da chi ha qualcosa da nascondere al fisco, e teme un controllo dei propri conti come comparazione per il proprio reddito.

Fincantieri-Naval Group: firmato accordo che rafforza la loro competitività

Firmato da Fincantieri e Naval Group l’accordo per la creazione di una società a quote paritetiche, con l’obiettivo di rafforzare la propria competitività di fronte all’ascesa dei paesi emergenti.

L’Alliance Cooperation Agreement, questo il nome dell’accordo, che segue l’approvazione dei rispettivi consigli di amministrazione, sostanzia i contenuti del progetto “Poseidon” e apre la strada al progetto di rafforzamento della cooperazione navale militare dei due gruppi per la creazione di un’industria navalmeccanica europea più efficiente e competitiva.

La firma della nascita della joint-venture ha visto protagonisti i rispettivi amministratori delegati delle due società: Giuseppe Bono e Hervé Guillou, a bordo della fregata “Federico Martinengo”, ormeggiata presso l’Arsenale della Marina Militare di La Spezia, unità del programma italo-francese Fremm.

La scelta della fregata Martinengo per suggellare il sodalizio sottolinea la solidità della ventennale collaborazione tra i due paesi, le loro industrie e le Marine nazionali.

La costituzione della joint-venture, attesa nei prossimi mesi e comunque entro la fine dell’anno, sarà soggetta alle consuete condizioni previste per questo tipo di operazioni nonché all’ottenimento delle autorizzazioni delle autorità competenti.

Attraverso la joint-venture, Fincantieri e Naval Group condivideranno best practice tra le due società condurranno congiuntamente attività mirate di ricerca e sviluppo; ottimizzeranno le politiche di acquisti; prepareranno congiuntamente offerte per programmi binazionali e per l’export.

L’accordo stabilisce che la società avrà sede a Genova, con una controllata in Francia, a Ollioules.

L’amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono ha affermato, “è il primo passo, ma ne seguiranno altri importanti nell’integrazione, ed è un’indicazione ai nostri governi e all’Europa che la strada da seguire è questa, per essere protagonisti nel mondo dobbiamo lavorare insieme”.

Sull’accordo che riguarda il settore difesa, il commento di Bono è stato: “ci dobbiamo attrezzare per aggredire il mercato asiatico: lì la concorrenza è più agguerrita, non ci sono Marine che hanno una capacità simile a quella europea o americana. Lì la concorrenza di coreani e cinesi è massima, abbiamo già un piano su come operare”.

La governance della joint venture, disciplinata anche da un patto parasociale, prevede un Cda di 6 componenti: 3 su nomina di ciascuna società. Per il primo mandato triennale, Fincantieri esprimerà il presidente ed il Chief Operational Officer, e Naval Group l’Ad e il Chief Financial Officer.

A conferma della valenza strategica che Fincantieri e Naval Group attribuiscono a questa operazione, nel consiglio d’amministrazione siederanno Giuseppe Bono, che assume la carica di presidente non esecutivo, ed Hervé Guillou.

L’amministratore delegato sarà l’ing. Claude Centofanti, di Naval Group. A ricoprire la carica di Chief Operating Officer (COO) sarà l’ing. Enrico Bonetti, attuale responsabile per le attività internazionali della divisione navi militari di Fincantieri.

Bilancio in positivo per Atlantica Digital

Atlantica Digital chiude in positivo il primo anno di attività. I ricavi sono pari a 54,6 milioni di euro, un utile di 1,4 milioni (2,5%) e un utile netto di 1,2 milioni (2,3%).

Il fatturato è stato generato da clienti della Pubblica Amministrazione per il 37%, clienti Telco per il 16%, clienti Smart Metering per il 16%, clienti Finance per il 10%, clienti Media per il 10% e dal resto del mercato per l’11%.

Nel 2018 Atlantica Digital, che dal 1987 opera come Atlantica Sistemi SpA, è stata protagonista di due momenti importanti.

Da un lato, l’acquisto dal gruppo Ericsson Telecomunicazioni SpA del ramo di azienda denominato “Ericsson Industry & Society IT Business”, dall’altro l’operazione di fusione inversa per incorporazione del socio unico Atlantica Sistemi S.p.A. in Atlantica Digital S.r.l., trasformata poi in società per azioni, Atlantica Digital SPA.

Modificata anche l’organizzazione interna che ha visto la costituzione di due Direzioni Generali dirette da due manager, Carmine D’Acierno e Fabrizio Del Nero, provenienti da Società multinazionali, con esperienza pluridecennale nel settore IT (Information Technology).

Le due importanti unità, che fanno capo all’Amministratore Delegato, Pierre Levy, sono: la Direzione Generale Business che coordina tutte le attività commerciali e tecniche dell’azienda e la Direzione Generale Amministrazione e Controllo.

Atlantica Digital ha sedi a Roma, Milano e Rende (CS). Può contare su circa 400 specialisti IT, di questi 200 sono dipendenti diretti, e ha nel suo portafoglio oltre 100 Clienti primari pubblici e privati.

L’offerta di Atlantica si articola su quattro principali aree di business: Smart Metering, System&Data Management, Digital Transformation e CyberSecurity.

L’assistenza legale globale necessaria per la realizzazione di diverse infrastrutture

Il ruolo che le infrastrutture di trasporto e logistica possono svolgere per la ripresa economica dell’Italia è stato affrontato nella sessione “Infrastrutture di Trasporto e Logistica per la Crescita Economica”, curata dallo Studio Legale Associato Magrì-Sersale-Ambroselli.

Il momento di riflessione si è tenuto nell’ambito del workshop “Il ruolo delle professioni nell’economia del Paese” organizzato congiuntamente dagli Studi Legali Tonucci&Partners, Magrì-Sersale-Ambroselli ed Indrieri&Associati, in occasione del Salone della Giustizia.

I lavori della sessione sono stati introdotti dall’avvocato Ennio Magrì, il quale ha evidenziato che il suo Studio legale ha sempre fornito “assistenza legale globale, necessaria per la realizzazione di infrastrutture di qualsivoglia tipologia, coprendo tutti gli aspetti giuridici connessi alle stesse”.

Tra le opere più rilevanti a cui lo Studio Legale Associato Magrì-Sersale-Ambroselli ha dato completa assistenza legale globale figurano la realizzazione del Centro Direzionale di Napoli, della Tangenziale di Napoli, della Fiera di Milano, del nuovo quartiere City Life di Milano, del Termovalorizzatore di Acerra, della linea 6 della Metropolitana di Napoli, delle Ferrovie regionali Alifana e Circumvesuviana della Campania.

“Tutte opere – ha evidenziato l’avv. Magrì – che si sono dimostrate indispensabili per lo sviluppo del territorio in cui si trovano e di conseguenza per lo sviluppo del Paese”.

Il prof. Ennio Cascetta, che è stato Coordinatore nella Struttura Tecnica di Missione per l’Indirizzo Strategico, lo Sviluppo delle Infrastrutture e l’Alta Sorveglianza presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti; Presidente dell’ANAS ed attualmente, tra l’altro, anche Presidente della Metropolitana di Napoli S.p.A., ha spiegato – con l’ausilio di diversi grafici – che dal 2009 al 2018 è cresciuto il traffico merci, su tutte le modalità ad eccezione del ferroviario convenzionale, e si è incrementato il traffico passeggeri.

Tra gli interventi utili da attuare, il prof. Cascetta ha indicato la valorizzazione dei sistemi produttivi, migliorando l’accessibilità ai mercati nazionali ed esteri, l’incremento dell’accessibilità ai poli turistici, la riduzione della bolletta logistica italiana, il decongestionamento e la sostenibilità delle aree urbane, la messa in sicurezza delle infrastrutture esistenti e infine equilibrare l’accessibilità delle diverse aree del territorio.

Il Direttore Generale di ALIS – Associazione Logistica della Intermodalità Sostenibile, Marcello Di Caterina, si è soffermato sulla sostenibilità in termini ambientali di ogni opera infrastrutturale e sulla grande opportunità che offre l’intermodalità nei trasporti.

Un’analisi economico-sociale relativa all’Italia e alla sua posizione in Europa è stata tracciata dal prof. Massimo Lo Cicero, attualmente docente presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli e già Componente del Comitato Scientifico, a suo tempo incaricato dal MIT per la predisposizione delle Linee Guida del Piano Generale della Mobilità del Ministero dei Trasporti.

“Dopo la ricaduta del 2018 e del primo trimestre del 2019, bisogna assolutamente riprendere – ha osservato l’economista – la crescita e lo sviluppo economico con una sorta di new deal per trasformare il nostro nuovo futuro possibile”.