Lo strappo di Berlusconi interferisce con le performance delle sue aziende

 Ci sono alcune scelte che possono cambiare la vita, e non sempre in meglio. A volte ci si affida ai consigli delle persone sbagliate e si f un errore che poi si ripercuote su tutto il resto: secondo gli analisti questo è quanto accaduto a Silvio Berlusconi che, dopo la decisione che lo ha portato alla rottura politica e alla conseguente crisi che stiamo attraversando, oggi si trova anche a fare i conti con le performance disastrose dei titoli che ruotano intorno alla sua figura.

Aumento Iva e destino del Governo, se passa la fiducia si riapre il dibattito

Quest’oggi, a Piazza Affari, che è stata una delle peggiori borse dell’intero continente, i titoli Mediaset Mediolanum sono stati tra quelli che hanno fatto registrare le performance peggiori, stesso discorso per Mondadori che, anche se il titolo ha tenuto meglio degli altri, non può dire di aver brillato nelle contrattazioni.

La banca elvetica Crédit Suisse parla già di un’era post Berlusconi per la politica italiana, che avrà immediatamente le sue ripercussione, come è già accaduto quest’oggi, sulle aziende e le società che in qualche modo sono legate al nome del cavaliere. Se lo strappo creato con la richiesta di dimissioni fatta da Berlusconi a tutti i ministri del suo partito non sarà a più presto ricucita, i titoli delle aziende del cavaliere incapperanno in “volatilità, incertezza e qualche ulteriore allargamento degli spread, in aggiunta alla reazione negativa accumulata nel corso delle ultime settimane”.

Piazza Affari ha dimenticato il Cavaliere

Questa ennesima crisi di governo sta mettendo di nuovo l’Italia in una situazione molto difficile sulle piazze internazionali e anche a rischio di un nuovo taglio del rating da parte delle agenzie internazionali.

La crisi politica mette a rischio il rating dell’Italia

 Era da qualche tempo che non si sentiva parlare dell’agenzia di rating Fitch e dell’Italia. Oggi, l’agenzia americana però è tornata a pronunciarsi sula situazione del paese e ha messo in guardia il Governo sulla crisi politica: se la questione non verrà risolta entro breve tempo, il rating del paese, ossia la credibilità del suo credito, potrebbe di nuovo crollare, con tutte le conseguenze che questo comporta sia all’interno del paese che a livello internazionale.

Retrocesso anche il Fondo Salva Stati

Il problema è che, nonostante le rassicurazioni di Letta sulla fiducia che le camere saranno chiamate a pronunciare mercoledì, la situazione è molto delicata: Fitch non crede alle parole di Letta, o almeno preferisce aspettare i fatti prima di esultare, e quindi viene presa in considerazione anche l’ipotesi di una caduta del Governo, che abbasserebbe il valore del credito italiano ben oltre il punteggio BBB+ che attualmente si è meritato il paese.

La caduta del governo italiano, infatti, mettere a dura prova le possibilità dell’Italia di raggiungere gli obiettivi fiscali che si è prefissa, allontanando così anche la possibilità che l’Europa possa concedere ulteriori aiuti. Questo particolare passaggio della nota emessa dalla Fitch per avvertire il paese delle conseguenze alle quali va incontro evidenzia il fatto che a livello interazionale, nonostante i miglioramenti della situazione degli ultimi tempi, è ancora un paese a forte rischio di collasso:

Possibile downgrade per Telecom

Se le turbolenze politiche impediranno la presentazione della legge di bilancio 2014 alla Commissione Europea entro il 15 ottobre o l’Italia non rispetterà i criteri del Patto di Stabilità, la disponibilità di sostegno Ue, legata alla condizionalità dei programmi Esm e Omt, sarà inoltre meno probabile, se richiesta.

Diritto al rimborso per il ritardo del treno anche se per causa di forza maggiore

 Lo ha stabilito la Corte di Giustizia dell’Unione Europea: il passeggero che abbia subito un ritardo del treno per il quale ha acquistato il biglietto superiore ad un’ora, ha diritto al rimborso di almeno una parte dell’importo pagato, indipendentemente da quale sia la causa del ritardo.

Si tratta di una sentenza molto importante che finalmente mette fine alla questione dei rimborsi ferroviari per il ritardo dei treni e chi viaggia abitualmente in treno in Italia sa bene che si tratta di un fatto molto frequente. Infatti, anche se il caso di specie si è svolto in Austria – il contenzioso era stato presentato alla Corte amministrativa austriaca – la sentenza ha effetto su tutti i paesi membri, in quanto il regolamento sui diritti e gli obblighi dei passeggeri nel trasporto ferroviario è lo stesso per tutti gli stati.

In pratica, secondo il regolamento e quanto stabilito dalla Corte, il viaggiatore ha sempre diritto ad un rimborso parziale del costo del biglietto e l’indennizzo deve corrispondere, come minimo, al 25% del prezzo del biglietto nel caso di ritardo compreso tra 60 e 119 minuti, e al 50% di tale prezzo nel caso di ritardo di 120 minuti o superiore. Non esiste alcuna specifica sulle cause del ritardo per le quali si può chiedere e ottenere il rimborso.

Unica distinzione esistente è quella dello scopo del rimborso, che può essere di risarcimento dei danni conseguenti al ritardo o alla soppressione di un treno o la compensazione di un prezzo pagato come corrispettivo per un servizio che non è stato eseguito conformemente al contratto.

Istruzioni per il pagamento delle cartelle Equitalia presso Lottomatica e SisalPay

 Nuovo passo verso i cittadini da parte di Equitalia. La società che si occupa della riscossione dei tributi per conto dello Stato e delle amministrazioni locali ha annunciato che le cartelle esattoriali potranno essere pagate anche alle ricevitorie Lottomatica e SisalPay, in qualsiasi giorno della settimana.

> Come si chiede il rimborso fiscale – La guida dell’Agenzia delle Entrate

Grazie al raggiungimento di uno storico accordo tra Equitalia e le reti di ricevitorie “Lottomatica” e “Sisal”, il pagamento delle cartelle esattoriali potrà avvenire in maniera più agevole in quanto i contribuenti che hanno ricevuto la segnalazione potranno saldare i bollettini di pagamento Rav alle ricevitorie indicate, ma solo se la notifica è avvenuta a partire dalla fine di giugno 2013. Infatti, solo sulle cartelle emesse dopo quella data è presente il codice a barre che permette il pagamento alle ricevitorie.

Con questo nuovo sistema di pagamento automatizzato delle cartelle esattoriali emesse da Equitalia, sarà possibile provvedere al pagamento dell’importo dovuto sia entro i 60 giorni previsti dalla data di notifica della cartella, che oltre la scadenza dei termini, in quanto l’importo si aggiorna automaticamente con le somme aggiuntive dovute per il ritardo del pagamento.

> Sarà possibile pagare la cartelle di Equitalia anche presso Lottomatica e Sisal

Oltre che in contanti, il pagamento delle cartelle di Equitalia potrà avvenire anche con carta PagoBancomat, carte prepagate Lottomaticard e carte di credito.  

I punti vendita LIS Paga di Lottomatica abilitati al servizio sono elencati sul sito www.lisclick.it, mentre i punti SisalPay sono elencati sul sito: www.sisalpay.it.

Chiudono 50mila imprese ma cresce il commercio al dettaglio sul web nel 2013

 L’Osservatorio della Confesercenti, una delle più grandi associazioni di categoria del settore del commercio, ha diffuso gli ultimi dati relativi all’andamento delle imprese italiane nel corso dei primi 8 mesi del 2013. L’indagine ha infatti analizzato come nei primi otto mesi dell’anno in Italia abbiano chiuso in totale 50 mila imprese afferenti ai settori del commercio e del turismo, con il saldo tra aperture e chiusure che è rimasto ancorato ai numeri negativi per un totale di 20 mila unità.

Aumento Iva e destino del Governo, se passa la fiducia si riapre il dibattito

 Dalla mezzanotte di martedì l’Iva, l’imposta sul valore aggiunto, aumenterà di un punto percentuale, passando dal 21 al 22%. Ad essere colpiti dall’aumento dell’aliquota saranno gioielli, arredamenti, cd, hi-fi ed elettrodomestici, abbigliamento, attrezzature sportive e molti servizi come lei telecomunicazioni, le prestazioni di avvocati, notai e commercialisti.

Le conseguenze dell’aumento dell’IVA a partire dal primo ottobre

 

Se ne è parlato molto in queste ultime settimane, in quanto questo aumento dell’Iva potrebbe non avere gli effetti benefici sule casse dello stato nei quali spera il Governo, anzi, le conseguenze potrebbero essere un’ulteriore contrazione dei consumi e problemi maggiori per le famiglie già fiaccate dalla crisi economica.

Ma all’orizzonte si profila un nuovo scenario: se il premier Letta riuscirà ad incassare la fiducia il prossimo mercoledì il dibattito sull’Iva potrebbe essere riaperto. Non si deve pensare, però, ad un possibile passo indietro, impossibile a pochi giorni dall’entrata in vigore dell’aumento, ma ad una possibile rimodulazione dell’applicazione dell’aliquota in base alla tipologia dei beni e agli scopi per i quali il Governo la modifica.

> La crisi di governo fa scattare l’aumento dell’IVA dal primo ottobre

Infatti, secondo le direttive europee, gli Stati membri possono prevedere delle esenzioni all’aumento dell’aliquota sul valore aggiunto quando queste servano a portare allo scoperto l’economia sommersa o favorire l’occupazione. Diversa però la valenza che un gesto del genere avrebbe a livello politico: per il Governo Letta travolto dalla crisi post condanna di Silvio Berlusconi, sarebbe un ottimo modo per recuperare fiducia e credibilità verso i cittadini.

L’inflazione scende allo 0,9% nel mese di settembre 2013

 L’Istat, l’Istituto Nazionale di Statistica ha pubblicato le ultime rilevazioni in merito all’andamento dell’inflazione e dei prezzi nel mese di settembre 2013. Nel corso del nono mese dell’anno, dunque, l’Istituto ha rilevato una battuta d’arresto di questi ultimi rispetto al precedente mese di agosto 2013 e un valore dell’inflazione che si è fermato allo 0,9%. Secondo le indagini dell’Istat un livello così basso di crescita dei prezzi al consumo non si registrava in Italia sin dal 2009.

Le conseguenze dell’aumento dell’IVA a partire dal primo ottobre

 A partire da domani, primo ottobre, come preventivato fin dallo scorso primo luglio, l’aliquota della maggiore tra le imposte indirette, l’IVA, passerà dal 21% al 22%, in seguito alla mancata approvazione del Decreto Legge che avrebbe dovuto impedirne l’aumento.

La crisi di governo fa scattare l’aumento dell’IVA dal primo ottobre

 Nel giro di poche ore, la crisi di governo apertasi all’interno dell’esecutivo ha impresso un nuovo corso anche a provvedimenti che ormai sembravano più che assodati. Come quello della spinosa questione dell’IVA, il cui aumento, previsto per il primo di ottobre, avrebbe dovuto essere bloccato tramite un apposito di Decreto Legge presentato venerdì scorso in sede di Consiglio dei Ministri.

Le conseguenze dell’aumento dell’IVA a gennaio 2014

 Proprio in queste ore il Consiglio dei Ministri dovrebbe varare la soluzione definitiva in merito al temuto aumento dell’aliquota dell’IVA, che a partire dal 1 di ottobre sarebbe dovuta passare dal 21% al 22%. Ma il Decreto ora in fase di approvazione prevederà a quanto pare lo slittamento dell’aumento al 1 gennaio 2014, con la speranza di poter trovare, prima di quella data, le altre coperture necessarie per il suo definitivo blocco.