Arriva la Tobin Tax anche sulle transazioni ad alta frequenza

 Dopo la Francia, che ha fatto entrare in vigore la Tobin Tax sulle transazioni finanziarie ad alta frequenza (HFT, High Frequency Trading) già nel 2012, anche per l’Italia entra in vigore la nuova imposizione. Una decisione mal vista dagli esperti del settore che paventano un sostanzioso calo dei volumi di scambio.

 Scadenza e aliquote della Tobin Tax

La Tobin Tax sulle transazioni ad alta frequenza si applica a tutte le transazioni finanziarie eseguite nell’arco di 0.5 secondi o più rapidamente in borsa e sui derivati, con un’aliquota dello 0,2% sul valore di ognuna. L’obiettivo, come anche per la prima parte della Tobin Tax, è quello di evitare le speculazioni finanziarie, ossia delle transazioni poco trasparenti che possono portare a delle distorsioni del mercato a discapito dei piccoli investitori.

Ma con questa mossa i diversi stati mirano anche ad un obiettivo più alto, ossia una tassazione pan-europea, ossia una tassa applicata allo stesso modo in tutti i mercati europei, in modo che anche il mondo della finanza contribuisca al Fisco. Al momento ad applicare la Tobin Tax anche sulle transazioni ad alta frequenza sono la Francia, l’Italia, la Germania, la Grecia e la Spagna, ma presto a questa lista potrebbero aggiungersi anche Belgio, Estonia, Austria, Portogallo, Slovenia e Slovacchia.

► Chi deve pagare la Tobin Tax?

Capire, adesso, quali saranno gli effetti a lungo termine di questa nuova imposizione non è semplice, ma stando ai dati già in possesso degli operatori gli scenari che si presentano sono a dir poco catastrofici: dopo l’introduzione, a marzo 2013, della Tobin Tax, il FTSE MIB, l’indice di riferimento per il mercato italiano, è sceso del 30% rispetto alla media di 90 giorni.

 

Disoccupazione stabile a luglio 2013 ma sale quella giovanile

I dati Istat sulla disoccupazione italiana a luglio 2013

L’ Istituto nazionale di Statistica – ISTAT – ha recentemente pubblicato i dati relativi all’ andamento del tasso di disoccupazione italiano per il mese di luglio 2013. Nel settimo mese dell’ anno il numero degli italiani senza occupazione è rimasto stabile al 12%, ma sono aumentati, invece, i giovani senza lavoro, che hanno raggiunto quota 39,5%

In arrivo nuovi rincari per la benzina

La crisi della Siria e gli effetti negativi sull’ aumento dei prezzi dei carburanti in Italia

La crisi siriana continua a colpire ancora le lancette del caro carburanti. Nonostante, infatti, il prezzo del petrolio abbia cominciato a scendere sui mercati internazionali, a causa del generale allentamento temporaneo della tensione in merito alla possibilità di un attacco della Siria, il costo al litro della benzina verde, del gasolio e del gpl continua ad essere ritoccato a rialzo. 

Chi deve pagare le spese di bonifica dell’amianto

I rischi per la salute legati all’ amianto

Dopo anni e anni di permissivismo edilizio, l’ amianto è oggi un materiale che non è più usato per le costruzioni e per le ristrutturazioni edili, dal momento che è stato ampiamente dimostrato che l’ esposizione alle sue polveri può causare patologie anche mortali ai danni dell’ apparato respiratorio e non solo.

Cancellazione prima rata dell’Imu: ecco dove sono stati trovati i fondi

 La gestione economica dello Stato italiano è come la gestione di una grande azienda: i conti devono tornare. E se il fatturato (il Pil, nel caso dello Stato) non aumenta, qualsiasi variazione verso il basso delle entrate deve essere controbilanciata da entrate o mancate uscite dello stesso importo.

► Calendario fiscale – Gli appuntamenti di ottobre e dicembre 2013

Anche per la cancellazione della prima rata dell’Imu – divenuta ufficiale con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Imu – vale lo stesso discorso. Per la perdita del gettito di 2,4 miliardi nelle casse dell’Erario è stato necessario compiere delle operazioni di senso opposto, cercando di limitare le uscite o aumentare le entrate da qualche altre parte.

Prima rata Imu – Chi ‘paga’ per la sua cancellazione?

Il governo italiano ha reperito nel seguente modo i 2,4 miliardi di euro necessari alla cancellazione della prima rata dell’Imu:

0,5 miliardi di euro arriveranno dai tagli alla spesa dei ministeri, che comporterà una perdita del 10% del budget disponibile per i consumi intermedi ad esclusione del  Ministero dell’Istruzione;

1,2/1,5 miliardi saranno portati dal gettito Iva derivante dai pagamenti dei debiti delle pubbliche amministrazioni (10 miliardi di euro in totale);

► Decreto Imu in vigore: tutte le novità dal 31 agosto 2013

700 milioni di euro li vale la sanatoria sulle slot machines, ma la cifra non può essere ancora stabilita con certezza:  il vecchio contenzioso con le concessionarie che gestiscono le slot machine si è chiuso con la sentenza che prevede una multa di 2,5 miliardi di euro, ma la legge italiana prevede che si possano chiudere i contenziosi sui danni erariali con una transazione che va dal 10 al 30% dell’importo totale della sanzione. A cifra di 700 milioni di euro è il massimo che può sperare di ottenere lo stato.

Calendario fiscale – Gli appuntamenti di ottobre e dicembre 2013

 Autunno caldo per le famiglie italiane. Appena tirato  un bel sospiro di sollievo per l’abolizione della prima rata dell’Imu, il governo ha annunciato che l’abolizione della seconda è ancora incerta e che, se il fisco non riuscirà a trovare le risorse da altre fonti, sarà costretto anche ad aumentare l’aliquota, non solo dell’Iva ma anche delle altre tasse.

► Quanto risparmieranno le famiglie con l’abolizione dell’Imu? – La mappa regione per regione

Non dimentichiamo poi la Tares, che debutta a dicembre. Vediamo quindi quali sono due più importanti scadenze fiscali di questa ultima parte del 2013.

15 ottobre 2013: Legge di Stabilità

Sapremo solo il 15 ottobre 2013 se anche la seconda rata dell’Ima sarà cancellata, con l’arrivo della Legge di Stabilità, dalla quale dovrebbero emergere le coperture per la cancellazione definitiva dell’Imposta Municipale sugli Immobili.

30 novembre 2013: termine ultimo per la definizione delle aliquote Imu e Tares

Al 30 novembre i comuni devono deliberare il bilancio annuale di previsione 2013 – la scadenza, che era già stata prorogata al 30 settembre, è ulteriormente differita al 30 novembre 2013 – e stabilire le aliquote che saranno applicate per il calcolo di Imu e Tares, che, soprattutto il secondo tributo, potrebbe riservare dei considerevoli aumenti.

► Quanto si pagherà di Tares?

16 dicembre 2013: la seconda rata dell’Imu e la Tares

Con il Consiglio dei ministri del 28 agosto è stata abolita la prima rata dell’Imu, ma se non si trovano le risorse necessarie, i proprietari di immobili che usano lo usano come abitazione principale, di immobili assimilati e di terreni agricoli, dovranno pagare quanto dovuto al Fisco entro il 16 dicembre.

Anche la Tares si pagherà a dicembre e sono previsti dei consistenti aumenti rispetto alla Tarsu e alla Tia, le tasse sui rifiuti precedentemente in vigore.

Quanto si pagherà in più con la Tares?

 La cancellazione della prima rata dell’Imu è stata un sospiro di sollievo per molte famiglie italiane e per chiunque possiede un immobile, anche commerciale. Ma a dicembre ci si deve preparare all’arrivo della Tares, la tassa comunale sui rifiuti e sui servizi, che già al suo debutto si configura come un nuovo salasso, con aumenti fino al 29% rispetto alla vecchia Tarsu o alla Tia, le tasse precedentemente in vigore.

► A quanto ammonterà la nuova Service Tax

In questi aumenti è compresa anche la maggiorazione di 30 centesimi a metro quadro, che porta questa ultima rata della Tares a delle cifre davvero proibitive per tutti coloro che saranno tenuti a pagarla. Secondo la CGIA di Mestre a subire di più l’effetto della maggiore incidenza della Tares rispetto alla Tarsu e alla Tia, saranno le attività produttive, che dovrebbero essere protette in quanto tessuto economico del paese, che potrebbero arrivare a pagare anche fino a 1.133 euro per un capannone dalle dimensioni di 1.200 metri quadrati.

Si tratta del 22,7% in più rispetto a quanto pagato nel 2012. Aumenti consistenti anche per le attività commerciali: il proprietario di un negozio di circa 70 metri quadrati – dimensione della maggior parte dei negozi italiani – l’aumento sarà di 98 euro (il 19,7% in più).

► Quanto risparmieranno le famiglie con l’abolizione dell’Imu? – La mappa regione per regione

I proprietari di immobili ad uso abitativo, appena sollevati dal pagamento della prima rata dell’Imu, invece, si troveranno un esborso per la Tares superiore del 29,1% rispetto al 2012, pari a 73 euro.

Quanto risparmieranno le famiglie con l’abolizione dell’Imu? – La mappa regione per regione

 Con la cancellazione della prima rata dell’Imu molte famiglie italiane potranno tirare un respiro di sollievo e mettere da parte qualche euro per la seconda rata della tassa sulla casa o, nel caso venga abolita, per pagare la Service Tax, la tassa sui servizi indivisibili che il governo italiano ha elaborato per sostituire la precedente.

Proprio in queste ore il governo ha annunciato che, come prevede il testo definitivo del Decreto Imu, se non dovessero arrivare nelle casse dello Stato gli 1,5 miliardi di gettito previsti dall’Iva successiva ai pagamenti dei debiti delle pubbliche amministrazioni e dalla ‘transazione’ sulle slot machine, le aliquote dell’Imu, gli acconti Ires e Irap e le accise aumenterebbero in base al fabbisogno.

► Come risolvere il problema dell’IMU

La situazione per le famiglie italiane, quindi, non sembra migliorare. Un po’ di sollievo arriva con la cancellazione della prima rata dell’Imu, che farà risparmiare una media di 222 euro, che vanno da un minimo di 57 euro per famiglia in Calabria ai 457 del Lazio.

Abolizione prima rata Imu – La mappa del risparmio

Lazio: 457

Liguria: 295

Piemonte: 274

Emilia Romagna: 273

Toscana: 269

Valle d’Aosta229:

Veneto: 211

Trentino Alto Adige: 209

Umbria: 195

Campania: 193

Friuli Venezia Giulia: 192

Lombardia: 190

Molise: 164

Marche: 158

Puglia: 154

Abruzzo:142

Sardegna: 127

Sicilia: 107

Basilicata: 85

Calabria: 57

Prezzi stabili e inflazione sotto controllo ad agosto 2013

 Dopo aver rilasciato i dati sulla disoccupazione nel secondo trimestre del 2013, l’Istat ha comunicato, anche se ancora in via provvisoria, i dati riguardanti l’inflazione nel mese di agosto 2013. Arrivano buone notizie: ad agosto il livello di inflazione è tornato a stabilizzarsi all’1,1%, toccando il minimo storico dal 2009, ma in aumento dello 0,3% rispetto a luglio 2013. Ad agosto del 2012 l’inflazione era all’1,2%,

► A luglio retribuzioni in aumento

A determinare il rallentamento dell’inflazione in questo mese hanno contribuito i prezzi dei beni di consumo, che sono aumentati di meno rispetto ai mesi precedenti, segnando un aumento dell’1,7% su base annua, in rallentamento di tre decimi rispetto a luglio (2%).

Sono diminuiti, infatti, i prezzi degli alimentari non lavorati (-1,3%), soprattutto dei vegetali freschi (-6,5%) e della frutta fresca (-2,1%). In aumento, invece, i prezzi dei servizi relativi ai trasporti (+4,1%) e dei beni energetici non regolamentati (+1,0%).

Cosa succede in Europa?

Non solo in Italia, ma anche nel resto dei Paesi dell’Eurozona è stato registrato un rallentamento dell’inflazione, che arriva all’1,3% su base annuale, mentre nello stesso mese del 2012 era a 2,6%. I prezzi sono aumentati soprattutto per cibo, alcol e tabacco (+3,3%) e dei servizi (+1,5%), mentre scendono i prezzi dell’energia (-0,4%) e dei beni di consumo (0,3%).

La disoccupazione cresce anche nel secondo trimestre 2013

 La disoccupazione in Italia non accenna a diminuire. Per la quarta volta consecutiva l’indicatore ha segnato il 12%, per un totale di 3.075.000 disoccupati sul territorio nazionale, la metà dei quali hanno più di 35 anni. Il tasso di disoccupazione in Italia è cresciuto di 1,5 punti percentuali rispetto a un anno fa.

► Falliscono le imprese italiane e chiudono le aziende storiche

Va peggio alle donne, per le quali il tasso di disoccupazione registrato a luglio 2013 è del 12,8% (dall’11,4% del periodo precedente), mente per gli uomini si ferma al 11,5% (dal 9,8%).

Per i giovani attivi tra i 15 e i 24 anni (quelli che hanno cercato un lavoro o che sono già inseriti nel mondo del lavoro) la percentuale di disoccupati è salita di 3,4% punti percentuali, arrivando a quota 37,3%, con un picco del 51% per le giovani donne del Mezzogiorno. La metà dei giovani disoccupati italiani è alla ricerca di una lavoro da più di un anno.

► Perché si assumono stranieri in Italia

Su base annua, i dati dell’Istat evidenziano una diminuzione dello 2,5% (pari a -585.000 unità) del numero di occupati, soprattutto nel Mezzogiorno (-5,4%, pari a -335.000 unità). Altro dato interessante è la componente generazionale dei disoccupati: al persistente calo degli occupati più giovani e dei 35-49enni (rispettivamente -532.000 e -267.000 unità) continua a contrapporsi la crescita degli occupati con almeno 50 anni (+214.000 unità).