Sospensione rata IMU – Chi paga e chi no

 Con il decreto di oggi 28 agosto il Governo Letta è riuscito finalmente a mettere nero su bianco la promessa fatta ai cittadini qualche tempo: la cancellazione della rata di settembre dell’Imu, l’Imposta Municipale sugli Immobili, introdotta dal Governo Monti. Alla fine, dopo tanta ricerca, sono stati trovati i fondi per la copertura della sospensione dell’Imu, che verrà a costare al Governo circa 2,4 miliardi di euro.

Per l’altra rata dell’Imu, quella che dovrebbe essere pagata a dicembre, il Governo non ha ancora potuto pronunciarsi in via definitiva, ma sarà necessario aspettare per vedere quali saranno i risultati, e soprattutto gli effetti sulle finanze dello stato, della cancellazione della prima rata.

Non dimentichiamo, poi, che l’Imu, a partire dal 2014, sarà sostituita, insieme alla Tares (combinazione di Tarsu e Tia, le imposte sui rifiuti), dalla Service Tax, una tassa che sarà pagata dai proprietari degli immobili e da chi usa, a qualsiasi titolo, l’immobile.

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Nell’attesa di questa nuova tassa, gli italiani hanno ancora a che fare con l’Imu. La rata dell’Imu è stata cancellata per 19,7 milioni di prime case, ma ci sono molte altre categoria di immobili per i quali i proprietari dovranno comunque pagare.

Sospensione prima rata Imu – Chi non paga

In sostanza, la rata dell’Imu prevista per il 16 dicembre 2013, è stata cancellata per tutti i contribuenti proprietari di immobili che hanno già usufruito della sospensione di giugno, quindi non pagheranno le

– prime case e relative pertinenze,

– terreni agricoli,

– immobili rurali strumentali e case popolari.

– terreni incolti e i fabbricati rurali, solo se regolarmente iscritti a Catasto.

Sospensione prima rata Imu – Chi paga

La cancellazione della rata di settembre dell’Imu non riguarda tutte le categorie di immobili. Nello specifico, il Governo ha previsto che la rata del 16 settembre 2013 dovrà essere pagata dai proprietari di case signorili, ville e palazzi (categoria catastale A/1) e i per i proprietari di seconde e terze case.

Gli immobili a scopo abitativo sui quali si continuerà a pagare l’Imu sono quelli definiti di pregio, ossia le case iscritte al Catasto nelle seguenti categorie:

Categoria A/1: abitazioni di tipo signorile, che comprende immobili appartenenti a fabbricati ubicati in zone di pregio con caratteristiche costruttive, tecnologiche e di rifiniture di livello superiore a quello dei fabbricati di tipo residenziale;

Categoria A/8, abitazioni in ville, cioè immobili caratterizzati dalla presenza di parco e/o giardino, edificate in zone urbanistiche destinate a tali costruzioni o in zone di pregio con caratteristiche costruttive e di rifiniture, di livello superiore all’ordinario.

Categoria A/9, castelli, palazzi di eminenti pregi artistici o storici, quegli immobili la cui struttura, ripartizione degli spazi interni e dei volumi edificati non sono comparabili con le Unità tipo delle altre categorie. Rientrano nella categoria anche le altre unità dell’immobile, anche se funzionalmente indipendenti.

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Nessuna esenzione per i capannoni industriali

Amaro in bocca per i proprietari di capannoni industriali che si vedranno costretti a pagare l’Imu su quelli che sono a tutti gli effetti degli strumenti di produzione. Il governo ha confermato il pagamento della rata di settembre per gli imprenditori italiani, che ancora una volta non vedono rispettate le loro richieste. Dopo la cancellazione dell’Imu per i terreni agricoli gli imprenditori avevano sperato che lo stesso trattamento sarebbe stato riservato anche a loro, ma non è stato così e il 16 settembre l’appuntamento con il Fisco è anche per loro.

Magra consolazione la possibilità per i professionisti e gli artigiani di portare in detrazione sulla dichiarazione dei redditi fino al 50% della spesa sostenuta per il pagamento dell’IMU 2013 per gli immobili utilizzati a fini strumentali.

La scadenza

La scadenza per il pagamento dell’Imu è per il 16 settembre, la cui aliquota sarà stabilita del comune.

Aumento della spesa alimentare: i prodotti più economici e le città più convenienti

 I dati dell’Istat parlano chiaro. Ogni famiglia italiana nel 2012 ha investito un quarto del reddito complessivo per la spesa alimentare, con un aumento del 2,8% sulla spesa media registrata nel 2012. Un aumento che per molte famiglie sta diventando insostenibile. Diviene essenziale risparmiare e, grazie alla ventiquattresima edizione dell’inchiesta annuale sui supermercati svolta da Altroconsumo è possibile sapere quali prodotti acquistare e dove per poter abbassare la spesa mensile per l’alimentazione.

► Aumento della spesa alimentare: i negozi più convenienti

La ricerca di Altroconsumo ha preso in considerazione un paniere di 500 prodotti di marca, diviso in base alle 105 tipologie merceologiche individuate dall’Istat. Al suo interno prodotti come acqua naturale, bibite, detersivi, pasta, biscotti, articoli per manutenzione e pulizia, articoli per la cura personale e i prodotti alimentari freschi (frutta, verdura, carne, formaggi e salumi da banco), analizzando i prezzi applicati in 907 punti vendita dislocati in 68 città italiane.

I prodotti alimentari più convenienti

Secondo l’indagine di Altroconsumo i prodotti alimentari del paniere individuato da altro consumo mette in evidenza un aumento dell’1,6% tendenziale. Gli aumenti più consistenti sono stati per i vini, la Nutella, gli olii d’oliva (normale o extravergine) e il tonno in scatola. Diminuiscono il latte (sia fresco sia Uht), gli yogurt, il pane a fette e i cracker, e diversi articoli per l’igiene personale (carta igienica, collutori, bagno schiuma).

► Aumento della spesa alimentare: consigli per risparmiare

Dove conviene fare la spesa – Le principali città italiane in ordine di convenienza

Pistoia, Firenze e Pisa: 5.876 euro

Napoli e Torino: 6.400 euro

Milano e Roma: 6.500 euro

Messina, Siracusa e Reggio Calabria: 6.700 euro

Ragusa, Messina, Sassari, Siracusa, Reggio Calabria: 6.800 euro

Aosta: 6.800 euro

Il Tesoro deve rifinanziare 122 miliardi di Bot e Btp

 Anche per il Ministero delle Finanze e dunque per il Tesoro italiano arrivano puntuali le scadenze di fine 2013. A cui, a quanto pare, è decisamente meglio pensare in anticipo. Secondo una recente analisi svolta da Unimpresa, sulla base di dati ufficiali forniti dalla Banca d’ Italia, entro la fine di quest’ anno arriveranno infatti a scadenza oltre 122 miliardi di euro di debito pubblico che lo Stato italiano si troverà a dover rifinanziare.

La crisi siriana incide sul prezzo della benzina

 I mercati internazionali dei prodotti derivati dal petrolio hanno repentinamente accusato il colpo sferzato dalla crisi politica siriana e la situazione è precipitata, di riflesso, anche nei mercati nazionali. L’ Italia, di conseguenza, ha subito i rovesci locali del fenomeno globale. Sono infatti aumentati, a partire dalla giornata di ieri, i prezzi di tutti i carburanti che vengono veduti sulla rete nazionale.

Quanto spenderanno le famiglie italiane nel 2013?

 Mancano ormai solo pochi mesi alla fine dell’ anno. E’ quindi più agevole fare previsioni e bilanci che tengano conto dell’ intero 2013. A sfruttare questa possibilità ci ha quindi pensato l’ Osservatorio Nazionale Federconsumatori, che ha tratto delle previsioni relative alla spesa delle famiglie italiane nel 2013 e all’ andamento dei consumi.

Le aliquote dell’IVA e le possibili soluzioni contro l’aumento

 Si avvicina sempre più in fretta la data del 1 ottobre, quella in cui, stando alle ultime decisioni del Governo, dovrebbe scattare il preannunciato aumento dell’ IVA, che porterà l’ aliquota tradizionale a salire dal 21% al 22%. Ma forse non è ancora detta l’ ultima parola. L’ esecutivo sta infatti studiando delle possibili soluzioni per evitare l’ introduzione di questa misura che avrebbe come diretta conseguenza un aggravio della situazione del settore commerciale italiano, senza contare le ovvie ripercussioni sul bilancio delle famiglie.

Le regioni italiane con il più alto numero di fallimenti

 Sono sempre più numerose le aziende italiane costrette alla chiusura a causa della crisi. Dai primi mesi dell’anno, infatti, il numero dei fallimenti o dei concordati preventivi che è stato possibile rilevare nei tribunali di tutta la penisola sono sempre andati aumentando. Anche nel corso del periodo estivo il fenomeno non ha subito una flessione. 

Le misure per le pubbliche amministrazioni approvate dal Governo

 Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera a due diversi provvedimenti che cambieranno il volto della Pubblica Amministrazione italiana, con l’obiettivo di razionalizzare le spese e dare una soluzione definitiva al problema del precariato nel pubblico impiego.

► Retribuzioni pubblico impiego bloccate fino al 2014

Le nuove norme per la Pubblica Amministrazione

Auto blu

Con il nuovo pacchetto di norme per la Pubblica Amministrazione approvato il 26 agosto dal Consiglio dei Ministri, il Governo ha previsto un ulteriore taglio del 20% sui costi per le auto blu e blocca l’acquisto di nuove vetture fino al 2015. Tagli anche per le consulenze.

Rifiuti

Istituzione del regime particolare per la Regione Campania, che dovrà dotarsi di una tracciatura estesa sia per i rifiuti pericolosi che per quelli particolari.

Il Sistri sarà ristretto solo ai produttori e ai gestori di rifiuti pericolosi, con entrata in vigore del nuovo sistema al 31 ottobre per gestori e al 3 marzo 2014 per i produttori.

Precari delle PA

Le assunzioni nelle PA dovranno essere con contratti a tempo indeterminato, solo in casi eccezionali si potrà far ricorso ai contratti atipici.

Saranno assunti tutti i vincitori dei concorsi, con una quota del 50% delle assunzioni riservata a coloro che negli ultimi cinque anni sono stati sotto contratto a termine per tre anni.

► Le misure approvate dal governo per il pubblico impiego

Agenzia per la Coesione Territoriale

Il pacchetto di norme per la Pubblica Amministrazione approvate dal CdM istituisce l’Agenzia per la coesione territoriale, per la gestione dei fondi strutturali europei previsti per il periodo 2014-2020.

Falliscono le imprese italiane e chiudono le aziende storiche

 Sono sempre più numerose le imprese italiane costrette a chiudere causa fallimento. Nonostante le avvisaglie della ripresa, infatti, che in realtà sembra aver interessato più le altre nazioni europee che il nostro Paese, la situazione per il mondo dell’ imprenditoria italiana resta ancora molto dura a causa del perdurare della crisi economica. E le chiusure continuano ad aumentare. 

In crescita l’evasione dei contributi lavorativi

 Nei primi sei mesi dell’ anno un fenomeno in particolare ha caratterizzato il mondo del lavoro italiano: è stato quello dell’ evasione dei contributi lavorativi, che ha subito un incremento del 117% rispetto all’ anno precedente. Lo rileva, infatti, il dossier risultante dalle indagini compiute tra il mese di gennaio e il mese di giugno 2013 dagli uomini della Guardia di Finanza Italiana e dai militari dell’ Arma. I dati, poi, sono stati diffusi dal Ministero del Lavoro.