Il Senato approva il Decreto Lavoro

 Con 203 voti a favore, 35 voti contrari e 32 astenuti il Senato ha approvato l’ atteso Decreto Lavoro, che quindi ora passerà alla Camera in seconda lettura. 

E’ pronto il nuovo Redditometro

 E’ finalmente pronto il nuovo Redditometro, che ha fatto a lungo parlare di sé nei mesi scorsi e che non ha mancato di suscitare anche accese polemiche. Per le dispute in materia di applicazione dei controlli, tuttavia, adesso non c’è più tempo: l’ Agenzia delle Entrate ha infatti pubblicato sul suo sito una circolare contenente la versione definitiva delle modalità con cui saranno effettuati gli eventuali accertamenti.

Requisiti per la richiesta della Social Card

 L’Inps ha emanato una circolare nella quale vengono chiariti gli ultimi dettagli per la social card, l’ammortizzatore sociale scelto per dare una mano alle famiglie che si trovano in disagio economico. In sostanza si tratta di una cifra che viene erogata alle famiglie che ne fanno richiesta e che rientrano nei requisiti.

Nello specifico, la circolare dell’Inps ha chiarito i requisiti necessari per l’accesso alla social card, suddivisi in tre categorie: i requisiti del titolare della carta, i requisiti dei famigliari e i requisiti lavorativi.

I requisiti per la Social Card

I requisiti personali

Per fare richiesta di Social Card il futuro titolare deve

1. essere cittadino italiano (se cittadino comunitario deve essere avere il diritto di soggiorno o il diritto di soggiorno permanente; se cittadino straniero deve essere in possesso del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo);

2. essere residente da almeno 1 anno presso il comune ove presenta richiesta.

I requisiti del nucleo famigliare

Il nucleo famigliare del futuro titolare di una Social Card deve essere in possesso dei seguenti requisiti:

– ISEE in corso di validità inferiore o uguale a 3.000 euro;

– valore ai fini ICI della abitazione di residenza inferiore a 30.000 euro;

– patrimonio mobiliare, come definito ai fini ISEE, inferiore a 8.000 euro;

– valore dell’indicatore della situazione patrimoniale, come definito ai fini ISEE, inferiore a 8.000 euro;

– valore complessivo di altri trattamenti economici in godimento, di natura previdenziale, indennitaria e o assistenziale, inferiore a 600 euro mensili al momento della presentazione della richiesta e per tutto il corso della sperimentazione;

– nessun componente il nucleo familiare dev’essere in possesso di autoveicoli immatricolati nei 12 mesi antecedenti la richiesta;

– nel nucleo deve essere presente almeno un componente minore di 18 anni.

La condizione lavorativa

La condizione lavorativa dei membri del nucleo famigliare influisce nella determinazione degli aventi diritto della Social Card.

Le condizioni alle quali si rientra nei beneficiari della Social Card sono due:

1. nessun componente del nucleo familiare deve svolgere attività lavorativa al momento della richiesta e almeno un componente deve aver cessato, sia un rapporto di lavoro dipendente sia un’attività di lavoro autonomo;

2. nessun componente il nucleo familiare deve prestare attività lavorativa al momento della richiesta del beneficio e almeno un componente del nucleo sia in condizione di lavoratore dipendente il cui valore complessivo per il nucleo familiare di tali redditi da lavoro, effettivamente percepiti nei sei mesi antecedenti la richiesta, non sia superiore a 4.000 euro.

 

Inizia la sperimentazione della Social Card: richiesta, graduatoria e importi

 Come si fa la richiesta per la Social Card?

La richiesta per avere la Social Card, la carta acquisti messa a disposizione dal governo per le famiglie in difficoltà, deve essere richiesta al comune di residenza.

Per farlo è necessario richiedere al comune la dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà.

► Qualche informazione sulla nuova social card

Le graduatorie per l’assegnazione

In base alle richieste pervenute e alla risorse disponibili, l’Inps stilerà una graduatoria con gli aventi diritto all’erogazione delle Social Card, che saranno poi rese pubbliche dai comuni per permettere i ricorsi delle famiglie ‘escluse’.

Saranno poi le Poste a consegnare la carta acquisti alle famiglie che risulteranno beneficiarie.

Alcune tipologie di famiglie avranno la priorità, e sono famiglie che presentino una delle seguenti caratteristiche:

disagio abitativo, accertato dai competenti servizi del Comune;

– nucleo familiare costituito esclusivamente da genitore solo e figli minorenni;

– nucleo familiare con tre o più figli minorenni ovvero con due figli e in attesa del terzo figlio;

– nucleo familiare con uno o più figli minorenni con disabilità;

Gli importi della Social Card

Gli importi della Social Card sono definitivi in base al numero dei componenti del nucleo famigliare con i seguenti importi:

– nucleo famigliare di 2 persone: 231 404 euro al mese;

– nucleo famigliare di 3 persone: 281 404 euro al mese;

– nucleo famigliare di 4 persone: 331 404 euro al mese;

– nucleo famigliare di 5 o più persone: 404 euro al mese.

Richiesta e validità della card unica, il documento che contiene carta d’identità e codice fiscale

 Con il Decreto Legge 70/2011 è iniziato il lungo viaggio che ha portato alla nascita della card unica, un documento elettronico – definito documento digitale unificato – al cui interno saranno conservate tutte le informazioni che prima erano contenute da due diversi documenti: la carta di identità e il codice fiscale.

Presto, la card unica concluderà il suo cammino di legge e, quindi, potremmo vederla a breve nei nostri portafogli. Quindi, cerchiamo di capire come funzionerà.

Chi rilascia la card unica?

Il rilascio del documento digitale unificato è affidato, come accade già per le normali carte di identità, al comune di Residenza. La card potrà essere richiesta sia dai cittadini italiani iscritti al servizio sanitario nazionale che dagli stranieri che hanno diritto all’assistenza sanitaria pubblica.

Il rilascio della card unica è gratuito, ma i comuni possono decidere, in base all’articolo 291 del TU delle leggi di pubblica sicurezza, di richiedere un pagamento, che non potrà però superare i 5 euro.

► Come funziona la card unica, il documento che contiene carta d’identità e codice fiscale

Quanto dura la card unica?

La validità della card unica è la stessa della normale carta di identità, cioè:

10 anni per i maggiorenni;

3 anni per i bambini sotto i 3 anni di età;

5 anni per bambini e ragazzi tra i 3 e i 19 anni d’età.

Come funziona la card unica, il documento che contiene carta d’identità e codice fiscale

 A breve potrebbe arrivare nei portafogli degli italiani una nuova tessere magnetica. Si tratta della card unica, o anche documento digitale unificato, una tessera magnetica, dalle dimensioni simili a quelle dell’attuale tessera sanitaria, che farà le veci della carta di identità e del codice fiscale.

Nella card unica, infatti, saranno registrate tutte le informazioni che solitamente si trovano sulla carta di identità – i dati personali, la fotografia del proprietario, indirizzo, data di rilascio e scadenza etc – e il codice fiscale.

Quest’ultimo, diversamente da quanto accade ora, invece di essere sia scritto sulla tessera e essere anche registrato nella banda magnetica, sarà presente per iscritto e nel codice a barre della card unica.

► Richiesta e validità della card unica, il documento che contiene carta d’identità e codice fiscale

Con la nuova social card, però, nasce un problema. Non essendo anche una tessera sanitaria (contiene solo il codice fiscale e non anche tutte le altre informazioni) la social card manca di un importante dato del soggetto, ossia la tessera europea di assicurazione malattia, che, a rigor di logica, dovrebbe essere contenuta, a questo punto, in un altro documento.

Ma si tratta, ancora, di una sperimentazione e, sicuramente, nel futuro e con gli adeguati aggiustamenti nella card unica ci saranno tutte le informazioni relative al soggetto e, magari, le sue funzioni potranno essere anche ampliate.

Riforma delle norme sulla diffamazione: giornalisti e direttori salvi dal carcere

 La Commissione Giustizia ha approvato alcuni emendamenti della riforma della normativa per il reato di diffamazione a mezzo stampa che a breve, ma forse non prima della fine dell’estate, approderanno anche in aula per l’espletamento dell’iter di legge.

Con questa approvazione la Commissione ha confermato l’impianto generale della nuova normativa, ratificando il provvedimento che elimina il carcere per i reati di diffamazione a mezzo stampa i giornalisti, i direttori responsabili e i blogger.

Inoltre, la Commissione Giustizia ha approvato anche altre modifiche alla proposta di riforma per la legge sulla diffamazione a mezzo stampa. Vediamole nel dettaglio.

Giornalisti e direttori responsabili

La Commissione Giustizia ha approvato l’emendamento che elimina la detenzione in caso di accusa per diffamazione o ingiuria, trasformando la pena detentiva in una pena pecuniaria proporzionale all’intenzionalità del reato stesso.

Blogger e testate giornalistiche on line

Con la riscrittura di due emendamenti, i blogger sono state esclusi dalla punibilità con la detenzione per diffamazione a mezzo stampa.

Le testate giornalistiche on line, che abbiano regolare registrazione e un direttore editoriale, hanno obbligo di rettifica entro 48 ore dalla segnalazione da effettuarsi ‘senza commento’.

Responsabilità dei giornalisti e dei direttori

Approvato dalla Commissione Giustizia anche l’emendamento che prevede la possibilità, in caso di rettifica, da parte di chi ha scritto o da chi ha l’obbligo di controllo, tempestiva, proporzionata e collocata adeguatamente, di non essere punibile.

Le sanzioni previste

Le sanzioni previste in caso di accusa di diffamazione a mezzo stampa è proporzionale all’intenzionalità del reato: si va da una multa base di 5/10 mila euro a quella di 20/60 mila euro per notizie diffamanti o ingiurianti con coscienza della loro falsità.

Come funziona l’indennizzo per i ritardi delle pubbliche amministrazioni

 L’articolo 28 del decreto 69/2013 ha introdotto la possibilità, per chi ha rapporti con le Pubbliche Amministrazioni, di ricevere un indennizzo in caso di ritardi, da parte dell’Istituzione alla quale ci si è rivolti, nella conclusione dei procedimenti amministrativi.

L’indennizzo al quale si avrà accesso – in questa fase sperimentale della sperimentazione l’indennizzo è riservato a procedimenti amministrativi riguardanti l’avvio e lesercizio di attività di impresa – consta di 30 euro per ogni giorno di ritardo, per un massimo di 2 mila euro (quindi 66 giorni di ritardo).

► Altri 10 miliardi per i debiti della Pubblica Amministrazione

L’indennizzo formalizzato dal Governo non sarà corrisposto automaticamente, ma spetta all’imprenditore fare la richiesta entro sette giorni dalla data di scadenza dei termini per la conclusione del procedimento amministrativo, direttamente al titolare del potere sostitutivo (ossia la pubblica amministrazione coinvolta nel procedimento amministrativo, che dovrà provvedere ad indicare chi è sul suo sito internet).

L’indennizzo, inoltre, non sarà corrisposto in denaro, ma attraverso delle detrazioni su eventuali risarcimenti per altri tipi di danni o comunque attraverso modalità che dovranno essere indicate dalla PA coinvolta.

In caso di contenziosi tra l’imprenditore o il cittadino e la Pubblica Amministrazione riguardo a possibilità, modalità e termini dell’indennizzo, si può fare ricorso al Tar, ma, se il tribunale giudica inammissibile l’indennizzo, il ricorrente sarà costretto a pagare una somma da due a quattro volte il contributo unificato a vantaggio della pubblica amministrazione.

I politici che guadagnano di più

 Il 27 luglio 2013 il la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha diramato una comunicazione – Trasparenza: pubblicata la sezione “Organi di indirizzo amministrativo” – con la quale rende noto che è stata resa disponibile on line la situazione patrimoniale dei politici italiani.

Ad essere resi noti i dati patrimoniali del Presidente del Consiglio Enrico Letta, del Vice Presidente e Ministro dell’Interno Angelino Alfano, del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi e dei Ministri senza portafoglio Enzo Moavero Milanesi (Affari europei), Graziano Delrio (Affari regionali e Autonomie), Carlo Trigilia (Coesione territoriale), Dario Franceschini (Rapporti con il Parlamento e coordinamento attività di Governo), Gaetano Quagliariello (Riforme costituzionali), Cécile Kyenge (Integrazione) e Gianpiero D’Alia (Pubblica amministrazione e semplificazione).

I politici più ricchi

Cecile Kyenge: 38.538

Andrea Patroni Griffi: 70.377;

Gaetano Quagliariello: 70.377;

Carlo Trigilia: 98.036;

Graziano Delrio: 98.848;

Angelino Alfano (vicepremier, ministro dell’Interno, avvocato): 106.618;

Enrico Letta : 125.252;

Enzo Moavero Milanesi (Affari Europei) : 186.735;

Dario Franceschini: 228.448 euro (provenienti anche dall’attività forense e da quella di scrittore.

Da notare che il Presidente del Consiglio Enrico Letta non ha fatto investimenti finanziari e non possiede auto, mentre Angelino Alfano, il suo vice, ha una situazione patrimoniale molto diversa con  106 mila euro di reddito imponibile a fronte di 38 mila euro di imposta lorda, la proprietà di due terreni agricoli e di due fabbricati ad Agrigento e tre automobili.

Liberalizzazione Wi-Fi per attività commerciali

 L’emendamento voluto al Decreto del Fare per quanto riguarda la liberalizzazione del Wi-Fi per le attività commerciali ha ricevuto l’approvazione.

Con questo emendamento, dal giorno dell’entrata in vigore delle nuove disposizioni, tutte le attività commerciali – esercenti, negozi, ristoranti – possono mettere a disposizione dei loro clienti il Wi-Fi libero senza obbligo di identificazione degli utenti.

L’unica limitazione posta è che il servizio del Wi-Fi non sia l’attività prevalente dell’esercizio stesso.

L’obbligo di identificazione dell’utente era stato già cancellato nel 2011 per la decorrenza di alcuni termini previsti dalla Legge Pisanu che lo ha istituito, ma non era ancora stata predisposta una norma che legittimasse il venir meno si tale obbligo.

Con l’approvazione di questo emendamento, gli esercenti – negozi, bar, hotel, ristoranti – possono provvedere alla installazione di un hot spot e offrire il servizio senza la necessità di tracciare gli utenti, le connessioni effettuate, o di richiedere autorizzazioni in merito.

Nel testo dell’emendamento si legge:

L’offerta di accesso alla rete internet al pubblico tramite rete WIFI non richiede l’identificazione personale degli utilizzatori. Quando l’offerta di accesso non costituisce l’attività commerciale prevalente del gestore del servizio, non trovano applicazione l’articolo 25 del codice delle comunicazioni elettroniche e successive modificazioni.