Quanto gravano le tasse italiane sul lavoro

 Una indagine europea ha recentemente fatto luce sulla situazione del costo del lavoro in Italia, caratterizzato, a differenza di altri Paesi europei, da una fortissima incidenza del cosiddetto cuneo fiscale, ovvero del grande divario esistente tra i soldi versati da una impresa per un lavoratore e la retribuzione da questo poi effettivamente percepita.

Le modifiche ai contratti a termine richieste dalle imprese

Il dato di fatto, dunque, secondo la fondazione belga New Direction, è che in Italia lo stipendio medio di un lavoratore viene tassato al 52,1%, quando la media europea si aggira all’ incirca 7 punti percentuali più in basso. Questo, in altre parole significa quindi che, nel nostro Paese, per ogni euro netto incassato da un dipendente, l’ azienda ne spende quasi 2, cioè 1,9.

Le proposte delle imprese per il rilancio dell’occupazione giovanile

A far lievitare il costo totale dei lavoratori ci sono, infatti, una serie di tasse e di balzelli, all’ interno dei quali sono in genere compresi gli oneri sociali e previdenziali, ma anche l’ IVA che poi si paga sui consumi, quando, a detta degli analisti, la retribuzione viene spesa.

E se si guarda alla situazione del costo del lavoro che vige, invece, in altri Paesi europei, si scopre che nel Regno Unito, in Spagna e in Svezia, ad esempio, la tassazione oscilla al massimo tra il 36 e il47%.

Per le imprese record di fallimenti e liquidazioni nel primo trimestre 2013

 Per il mondo dell’ imprenditoria italiana il 2013 non sembra essere assolutamente iniziato sotto buoni auspici. La crisi, infatti, ha colpito e continua impietosa a colpire tutto il settore produttivo italiano, generando, nei primi tre mesi del 2013 un numero record di fallimento e di liquidazioni volontarie per le imprese italiane.

In crescita il numero dei fallimenti in Italia

Il Cerved – gruppo specializzato nell’ analisi delle imprese e nei modelli di valutazione del rischio di credito – ha infatti calcolato che nei primi tre mesi dell’ anno si sono potuti  registrare 3500 fallimenti da parte delle aziende italiane, mentre 23 mila imprese hanno avviato una procedura di insolvenza o di liquidazione volontaria.

> Record di aziende chiuse nel primo trimestre del 2013

Dal punto di vista strettamente statistico, quindi, i fallimenti hanno fatto registrare in Italia un incremento del 12% rispetto all’ anno precedente, mentre le aziende in attivo che hanno deciso volontariamente di chiudere l’ attività hanno avuto un aumento del 5,8%.

Il dato più inaspettato del periodo, tuttavia, riguarda l’ incremento dei cosiddetti concordati preventivi – disciplina fallimentare, tra l’ altro, da poco riformata, ovvero delle procedure di insolvenza diverse dai fallimenti, che, sempre nei primi tre mesi del 2013, hanno fatto registrare un aumento annuale del 76%.

Dal punto di vista geografico, infine, è stato colpito in particolare il Nord Est del Paese.

La metà degli atenei italiani a rischio default

 E’ ormai la quarta volta consecutiva che i Rettori delle università italiane lanciano l’ allarme al Governo sulle precarie condizioni economiche in cui versa la più alta fra le istituzioni della cultura nel nostro Paese: la metà degli Atenei italiani è oggi a  rischio fallimento.

Calo investimenti pubblici per alloggi a studenti

La denuncia, questa volta, arriva dalla Crui, la Conferenza dei Rettori Italiani: a partire dal 2009, infatti, le risorse erogate dallo Stato alle università italiane sono diminuite dell’ 11%, tanto che oggi il Fondo di finanziamento ordinario è arrivato a disporre di soli 6,690 milioni per tutti gli atenei, cioè già il 4,6% rispetto al 2012.

La classifica delle università

E nell’ anno in corso, sulla base dei limitati finanziamenti a disposizione, la situazione è divenuta pressoché insostenibile. Solo le spese relative al personale interno assorbono il 95% delle risorse erogate dallo Stato, dato che già oltrepassa il limite dell’ 82% imposto per legge e che non consente altri tipi di investimenti.

Nuovi tagli agli atenei significano, infatti, nuovi blocchi nella sostituzione del personale docente, a causa del blocco del turn – over, blocco che, a rigor di cronaca, sussiste già da sei anni.

Niente ricambio generazionale, dunque, niente ricerca e, quel che è peggio, niente diritto allo studio: per il 2014, infatti, non potranno più essere totalmente coperte neanche le borse di studio. I rettori chiedono dunque che il Governo si impegni in un piano di finanziamento e revisione triennale da almeno 150 milioni di euro.

Italia a rischio multe dall’Unione Europea per le discariche abusive

 Non è ancora ufficiale che l’Europa decida di chiudere la procedura di infrazione contro l’Italia per deficit eccessivo che arriva la notizia che ci sono, sempre in sede europea, ben altre 98 procedure aperte contro l’Italia che potrebbero costare ai cittadini oltre 100 milioni di euro.

Le procedure in questione, delle quali ha dato notizia ministro per gli Affari europei Moavero, riguardano il mancato rispetto dell’Italia delle direttive europee riguardanti le discariche che si suddividono in ambiente (31), fiscalità (11), lavoro e affari sociali (7), appalti (7) e trasporti (5).

Se l’UE decidesse di provvedere come da legislazione, all’Italia potrebbe arrivare una multa da parte della Corte di Giustizia di 61,5 milioni e una penalità semestrale, in caso di ritardo nell’adempimento della messa in opera dei controlli, di 46 milioni di euro. 100 milioni di euro circa che ricadrebbero sui cittadini.

La colpa di queste nuove procedure di infrazione è da far ricadere, secondo il Ministro, tra esecutivo e Parlamento:

L’esecutivo spesso ritarda le attuazioni, mentre il Parlamento ritarda il recepimento delle direttive. Le attuali infrazioni riguardano per lo più il settore ambiente: sono 31 delle quali 28 ricadono sotto la competenza specifica del ministro. Le difficoltà di adempimento chiamano in causa anche regioni ed enti locali” visto che una ventina di infrazioni riguardano queste realtà.

I ministeri sui quali ricadrebbero la maggior parte delle responsabilità sono quello dell’Ambiente, dell’Economia, dello Sviluppo, dei Trasporti, del Lavoro e della Salute.

Ecco perché la riqualificazione edilizia è un buon business per lo stato

 Il saldo è in rosso. C’è un ammanco di 3,5 miliardi a causa di un incasso di 49,5 miliardi e di incassi inferiori per un totale 53 miliardi. Restringendo il cerchio e concentrandosi sulla parte più pubblica, si muoverebbe intorno a queste cifre il bilancio degli incentivi sul recupero e sul risparmio energetico.

Tuttavia, intanto, il bonus fiscale ha assicurato e continua ad assicurare il recupero di una quota consistente di un patrimonio edilizio fatiscente, inoltrando peraltro sempre nuova benzina nel motore inceppato dell’edilizia.

Non finisce qui, se si considera che in rimborsi a cittadini e imprese avvenuti in dieci anni “il saldo economico deflazionato diventerebbe positivo: un guadagno di 2,2 miliardi”.

Ipotesi e proiezioni sono a cura del Cresme che, in uno studio realizzato per la Cna, sottolinea il modo in cui la riqualificazione edilizia si configuri come un business pure per l’estate. Ammesso che lo Stato non smetta bruscamente di agevolarne l’attività interrompendo i bonus del 55% per il risparmio energetico e del 50% per le ristrutturazioni semplici.

In altri termini, tutti sperano nel business della riqualificazione abitativa che concerne gli edifici con oltre quarant’anni di vita: oggi sono il 55,4% del totale, fra dieci anni saranno il 68,6% del totale.

 

L’Antitrust indaga su Ferrovie dello Stato dopo la denuncia di Ntv

Nuovi sviluppi sulla vicenda di presunto dumping da parte di Trenitalia ai danni di Italo.  In mattinata alcuni rappresentanti dell‘Antitrust si sono presentati presso la sede di Ferrovie dello Stato Italiane al fine di condurre un’ispezione relativamente ad una denuncia presentata dalla società Ntv. Lo hanno riferito le stesse Ferrovie. Qualche ora fa, poi, l’Antitrust ha annunciato l’avvio di un’istruttoria “per abuso di posizione dominante”.

La nota diramata contiene il seguente comunicato: “L’Autorità Garante delle Concorrenza e del Mercato ha deliberato l’avvio di un’istruttoria al fine di controllare se il gruppo Ferrovie dello Stato abbia abusato della propria posizione dominante nei mercati dell’accesso all’infrastruttura ferroviaria nazionale, della gestione degli spazi pubblicitari all’interno delle principali stazioni italiane e nel mercato dei servizi di trasporto ferroviario passeggeri ad alta velocità. La decisione e’ stata adottata alla luce delle segnalazioni inviate dal concorrente NTV tra il 2012 e il maggio 2013″.

La segnalazione più recente è stata fatta durante la scorsa settimana, periodo in cui la società guidata da Giuseppe Sciarrone ha accusato Trenitalia di praticare prezzi da dumping per i servizi di alta velocità.

Stando all’Antitrust, i comportamenti che FS avrebbe attuato, attraverso le controllate RFI, Trenitalia, Grandistazioni, Centostazioni ed FS Sistemi Urbani, qualora venissero confermati, potrebbero rallentare l’ingresso nel mercato dei servizi ferroviari ad alta velocità dell’operatore «nuovo entrante» NTV a beneficio di Trenitalia, con pregiudizio anche per il consumatore finale.

Il Ministro Saccomanni non crede possibile il congelamento dell’aumento Iva

 Nonostante sia possibile che l’Unione europea decida di chiudere la procedura di infrazione aperta contro l’Italia per eccesso di deficit – non è ancora ufficiale, la decisione definitiva arriverà domani – e, grazie a questo, sarà possibile scongelare diversi milioni di euro, non si avranno benefici immediati.

► Servono tre miliardi per evitare l’aumento dell’Iva

I primi risultati di questa chiusura si avranno solo a partire dal prossimo anno e, quindi, non sarà possibile, come da molti auspicato, usarne una parte per reperire le risorse necessarie al congelamento dell’aumento delle aliquote Iva previste per luglio 2013.

Lo ha detto il neo ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni durante la presentazione del rapporto della Corte dei Conti di questa mattina. Il tesoretto che si genererà da questa chiusura della procedura dovrà essere utilizzato per gli investimenti e non per la sterilizzazione dell’Iva.

► Servono 2 miliardi per evitare l’aumento dei ticket sanitari

Si fa sempre più forte, quindi, la possibilità che il balzello Iva scatterà, nonostante i tanti tentativi del governo per evitarlo. Possibile, invece, che il tesoretto possa essere utilizzato per evitare l’aumento dei ticket sanitari.

I conti pubblici dell’Italia promossi dall’Europa

 E’ ormai ufficiale la notizia che nella giornata di domani il commissario europeo agli Affari economici Olli Rehn chiuderà una volta per tutte la procedura di infrazione per eccesso di deficit, aperta nel 2009, che ancora grava sul nostro Paese.

Verso la chiusura della procedura di infrazione per deficit eccessivo

Un discreto traguardo, dunque, per l’ Italia, che ha risanato lo stato dei suoi conti pubblici, e che, grazie all’ operato del Governo Monti ha chiuso il 2012 con un deficit al 3%. Ora gli obiettivi per il futuro saranno, però, quelli di mantenere tali risultati anche nei prossimi due anni.

Sei raccomandazioni per la promozione sui conti pubblici

La buona notizia, tuttavia, è quella secondo cui la chiusura della procedura di infrazione conferirà al Governo dei piccoli margini di manovra per l’ attuazione dei provvedimenti che l’ esecutivo ha annunciato di varare, notizia di cui lo stesso premier Enrico Letta si è detto soddisfatto.

Solo nel mese di luglio, tuttavia, l’ Italia potrà effettivamente conoscere l’ ammontare delle risorse economiche su cui poter contare, quando da Bruxelles saranno rese note le regole e i parametri relativi  alle spese che per l’ Europa “generano crescita” e che quindi non andranno conteggiate all’ interno del deficit.

Vertice a sorpresa tra Letta, Alfano e Saccomanni sulle priorità di governo

 Dopo settimane di intenso lavoro e dopo la diffusione di numerosi voci, anche da parti dei diversi Ministri, in merito al futuro operato dell’ esecutivo, i tre uomini più importanti del Governo, ovvero il Presidente del  Consiglio Enrico Letta, il vicepremier e Ministro dell’ Interno Angelino Alfano e il Ministro dell’ Economia e delle Finanze Fabrizio Saccomanni si sono incontrati nella giornata di ieri in un vertice a sorpresa a Palazzo Chigi.

> Servono 2 miliardi per evitare l’aumento dei ticket sanitari

Scopo della tempestiva riunione è stato quello di fare un attimo il punto sull’ operato del Governo e decidere la lista delle priorità che lo attendono. Vero è, infatti, che già a partire da domani, l’ Italia potrebbe definitivamente uscire dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo imposta dall’ Europa, ma anche in questo il margine di manovra previsto per l’ esecutivo sembra molto limitato.

Modifiche alla riforma Fornero per risolvere il problema esodati

Come ha precisato Saccomanni, infatti, l’ Europa potrebbe ugualmente chiedere all’ Italia, che ha un debito pubblico pari al 130% del prodotto interno lordo di restare più o meno sulla soglia del 3% nel rapporto deficit – PIL, cosa che costringerebbe il Governo a fare una scelta tra le misure effettivamente realizzabili con le risorse a disposizione.

Per questo motivo l’ idea è quella di concentrasi sulla riforma dei tributi sulla casa e su quella delle pensioni. Con al massimo un ritocco al costo del lavoro.

15 milioni di euro per i politici lombardi

 Quando si lavora in politica, almeno in Italia, non ci si deve preoccupare né di essere dei precari né, tantomeno, di finire tra le lunghe file di esodati.

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E a poco serve il dibattito e il lavoro che sta facendo il governo per abbattere i costi della politica: in Italia c’è il federalismo e, quindi, la Regione Lombardia può decidere di stanziare 15 milioni di euro per gli ex consiglieri della precedente legislatura.

Un fondo, questo, che servirà per il pagamento del trattamento di fine mandato, 4,5 milioni di euro, e per la restituzione dei contributi già pagati, 10 milioni di euro, per i consiglieri che rinunceranno ad avere il vitalizio.

L’assemblea legislativa della Lombardia si sta già preparando alle possibili polemiche che nasceranno da questa variazione di bilancio, dichiarando che questo atto non è un privilegio per pochi, ma si tratta di quanto previsto della legge.

Sicuramente è così, ma sarà difficile spiegarlo alle migliaia di esodati che, pur avendo pagato i contributi regolarmente, difficilmente riusciranno a vederseli tornare indietro sotto forma di trattamento di fine rapporto o di pensione: nel caso dei comuni cittadini, infatti, la soglia minima contributiva per vedersi restituito qualcosa dalla previdenza, in qualsiasi forma esso arrivi, è di almeno 20 anni.

► Operazione trasparenza del Governo: dove sono i redditi dei ministri?

Per i politici questa soglia si abbassa in maniera sensibile: per loro di anni di anzianità contributiva ne bastano 5.