In Italia c’è il gasolio più caro d’Europa

 Le imposte che in Italia si pagano sui prodotti derivati del petrolio sono le più alte d’Europa. Al prezzo all’origine di questi prodotti, infatti, c’è da aggiungere un 55,08% che fa lievitare il prezzo del prodotto in fase di vendita al dettaglio.

Questa incidenza delle tasse ci porta al terzo gradino del podio della classifica dei prezzi del carburante, dopo Gran Bretagna e Svezia.

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Questi due paesi, insieme all’Italia, infatti, sono gli unici in Europa che hanno una tassazione sul gasolio superiore al 50% (tra tasse, Iva, accise e imposte varie), mentre per il resto delle nazioni – come ad esempio la Francia, la Spagna, la Germania e l’Olanda – la tassazione sui prodotti petroliferi è inferiore al 50%, il che garantisce una maggiore competitività dei prodotti.

Questa tassazione così elevata influisce soprattutto nel settore del trasporto professionale, che paga per il gasolio circa 25 centesimi in più al litro  rispetto al prezzo medio che si paga in Europa, cifra che si alza sensibilmente se il prezzo italiano dei prodotti petroliferi viene confrontato con quelli praticati nell’est Europa.

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Per questo le varie associazioni di autotrasportatori italiane vogliono aprire un confronto con il nuovo esecutivo, soprattutto in previsione dell’aumento dell’Iva previsto per luglio: solo riuscendo a livellare il prezzo della benzina italiana con quello europeo si potrà tornare ad essere competitivi.

Servono 2 miliardi per evitare l’aumento dei ticket sanitari

 Sulla base di una manovra finanziaria approvata nell’ estate del 2011 dall’ allora Ministro dell’ Economia Giulio Tremonti, a partire dal 1 gennaio 2014 i ticket sanitari dovrebbero subire un forte rincaro.

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Ma il Governo Letta sembra essere intenzionato, per diversi motivi, ad evitare che questo accada. Sono di questo stesso parere, infatti, sia il premier Enrico Letta, che si è impegnato ad eliminare lo scatto delle tariffe, sia i Ministri Lorenzin, alla Salute e Saccomanni, al Ministero dell’ Economia e delle Finanze.

Nessun aumento per i ticket sanitari?

Condizione necessaria affinché ciò non avvenga, tuttavia, sembra essere, come sempre, il reperimento delle necessarie coperture. Per evitare che il prezzo dei ticket sanitari aumenti in tutta Italia, infatti, sono necessari all’ incirca 2 miliardi di euro, che dunque eviterebbero alle famiglie italiane un aggravio di altri 350 euro sul bilancio familiare per le spese sanitarie.

Un’ ipotesi circolata in questi giorni prevede quindi di usare come risorse i risparmi di spesa realizzati nel corso del 2012, come indicato nel Documento di programmazione economica e finanziaria 2013. Ancora cauta, tuttavia, in merito a prese di posizioni ufficiali Beatrice Lorenzin, che ha colto l’ occasione per ricordare invece i lavori in corso dell’ esecutivo sul Patto per la salute con le Regioni, che hanno accolto con favore la notizia del probabile blocco degli aumenti.

Ecco dove lo Stato ha tagliato le spese dello Stato

 L’ amministratore delegato della Consip, la Concessionaria Servizi Informativi Pubblici, società che fa capo al ministero dell’Economia e che si occupa degli acquisti per la Pubblica Amministrazione, ha potuto in questi giorni dichiarare, non senza un punta d’ orgoglio, che l’ azienda ha raggiunto tutti gli obiettivi fissati per il 2012.

La Camera taglia spese per 8,5 milioni di euro

La Consip, tra le altre cose, è stata infatti artefice, durante lo scorso anno, di un risparmio complessivo per lo Stato pari a 6,15 miliardi di euro, su un totale di 30 miliardi di spese effettuate. Sedie, scrivanie e fogli di carta sono solo alcuni dei beni sui quali è stato possibile tagliare le spese dello Stato.

In realtà, infatti, le categorie merceologiche sui cui prezzi unitari si è risparmiato sono state in totale 66, utenze e servizi compresi. Una importante voce è stata inoltre costituita dal capitolo della sicurezza sui luoghi, per la quale sono stati stipulati contratti più vantaggiosi con i diretti fornitori delle apparecchiature elettromedicali.

Nessun taglio a scuola, istruzione e ricerca

Ma c’è di più. Le scelte delle Consip si sono orientate anche verso le soluzioni maggiormente ecosostenibili, all’ interno delle quali sono comprese anche le ottimizzazioni dei processi e la dematerializzazione documentale: cosa che ha permesso un risparmio ulteriore di 1,59 miliardi di euro. 

Arriva un disegno di legge per l’attività di lobbying

 Al termine del Consiglio dei Ministri che si è avuto nella giornata di venerdì scorso è stata confermata l’ intenzione del Governo Letta di dar vita ad un disegno di legge, da tempo atteso, per la regolamentazione dell’ attività di lobbying in Italia.

Letta invita gli industriali a riprendere la leadership del Paese

L’ obiettivo, per il momento, è dunque quello di completare la stesura del testo già entro la prossima settimana, in modo tale che possa essere presentato al prossimo Consiglio dei Ministri, una volta conclusi i lavori per il disegno di legge sul finanziamento pubblico ai partiti.

Verso l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti

Ma mentre si rimane in attesa delle notizie ufficiali, già circolano una serie di particolari sulla bozza del contenuto.

Il disegno di legge potrebbe infatti contenere i seguenti provvedimenti:

  1. L’ obbligo per i lobbisti di iscrizione ad un apposito registro – interno al Cnel che figurerebbe come organo garante – dei rappresentanti di interessi particolari
  2. L’ obbligo del rispetto del codice deontologico proprio del Consiglio Nazionale dell’ Economia e del Lavoro
  3. Il diritto di accesso, per i lobbisti, ai documenti e alle sedi istituzionali
  4. Il diritto di accesso ad una banca dati esclusiva sui provvedimenti in corso di predisposizione da parte dei decisori pubblici.

Possibile rinnovo dei contratti pubblici solo nel 2015

 L’ inaugurazione a Roma del Forum sulla Pubblica Amministrazione è stata l’ occasione, per il ministro Giampiero D’ Alia, di fare il punto della situazione sulle misure e sui provvedimenti che il Governo ha in serbo per l’ intero comparto dell’ amministrazione pubblica. A partire, ovviamente dai contratti dei dipendenti della PA, da diverso tempo in attesa di rinnovo.

Ad aprile le retribuzioni sono cresciute più dell’inflazione

In merito a questo spinoso tema, tuttavia, il Ministro della PA ha annunciato che uno sblocco degli stessi non potrà venire prima del 2015, a causa della mancanza delle necessarie coperture per i rinnovi (più o meno quantizzabili in circa 7 miliardi per un triennio).

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Per i dipendenti pubblici, dunque, anche per tutto il 2014, non ci saranno novità sostanziali: il Governo continuerà ad adottare la sua politica di risparmio, che ha già fatto accantonare allo stato circa 13 miliardi.

Spending review e blocco del turn over generazionale sembrano dunque aver dato i loro frutti, ma il Ministro ritiene che sia necessario sin da subito aprire le discussioni con i sindacati per valutare future modalità dei rinnovi e per evitare, applicando queste politiche lineari, di invecchiare troppo la platea dei dipendenti pubblici.

Per la Corte dei Conti l’austerità ha aggravato la crisi

 Proprio ora che l’ Italia si avvia ad uscire definitivamente dalla procedura di infrazione per eccesso di deficit imposta dalla Commissione Europea, il Presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, si è espresso con parole dure sulle politiche di rigore e di austerity che il Paese ha dovuto attraversare negli ultimi 4 anni.

Verso la chiusura della procedura di infrazione per deficit eccessivo

Secondo Giampaolino, infatti, le politiche di risanamento applicate in Italia e in altri Paesi europei tra il 2009 e il 2013 hanno contribuito in definitiva ad aggravare la situazione di crisi e di recessione economica che l’ Europa stava attraversando. In Italia, ad esempio, è stato possibile registrare, in soli 4 anni, una perdita nominale del PIL che ha raggiunto i 230 miliardi di euro.

Settimo calo consecutivo del PIL italiano

La perdita del PIL ha infatti poi causato anche una perdita sul gettito fiscale, cosa che, nel quadro generale, ha contribuito a produrre quel mancato conseguimento del pareggio di bilancio per 50 miliardi.

Per il futuro, quindi, secondo  Giampaolino, così come la nuova legislatura si è già apprestata a fare, non bisogna guardare solo alle politiche di bilancio, ma anche a quelle che conducano verso la risoluzione del problema della disoccupazione e verso la decrescita economica e l’ equità distributiva.

 

I danni del maltempo rovinano l’economia

 Quest’ultima ondata di maltempo, così forte da colpire nord e centro Italia, ha provocato danni che si attestano intorno al miliardo di euro.

E’ questo il conto complessivo dei danni, dei maggiori costi e delle perdite produttive provocate al sistema agricolo italiano da una primavera che è diventata una mina vagante e che ha già tagliato di oltre il 30 per cento i raccolti delle principali produzioni del settentrione italiano.

A fare la conta dei danni è la Coldiretti. L’ente, inoltre, ha chiesto di avviare le procedure per la dichiarazione dello stato di calamità naturale per territori più danneggiati, così da tracciare il primo bilancio degli effetti del maltempo nelle diverse regioni.

La situazione di difficoltà è sotto gli occhi di tutti: a partire dallo stato dei fiumi e dei laghi come quello di Garda che ha oltrepassato il livello massimo storico del periodo, dopo che anche nel mese di maggio al nord è caduta il 24 per cento di pioggia in più e le temperature sono state più basse di 3,2 gradi nella seconda decade del mese, stando alle elaborazioni Coldiretti su dati Ucea.

Sono migliaia le aziende agricole nelle quali è andato perduto il lavoro di un intero anno e non c’è raccolto al nord che non sia compromesso, dal pomodoro al riso, dalle patate alla frutta, dalla soia al mais fino al fieno con gravi problemi per l’alimentazione degli animali.

Le temperature al ribasso hanno inoltre elevato anche i costi del riscaldamento delle stalle negli allevamenti di polli, suini e conigli. La più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense, neve fuori stagione e un maggiore rischio per gelate tardive sono alcuni degli effetti dei cambiamenti climatici che l’agricoltura – afferma la Coldiretti – deve affrontare. Con un contesto del genere, i terreni coltivati, grazie alla loro capacità di assorbimento, rappresentano un vero e proprio airbag naturale contro l’impatto dell’acqua.

 

Il piano governativo per i giovani

 “L’Expo del 2015 è un’opportunità che va ben oltre Milano e la Lombardia. Ma non va interpretata come una bolla, altrimenti l’effetto sarà quello visto a Londra con le Olimpiadi: un trimestre di grande successo e poi è finita lì”.

Sono parole del ministro del Lavoro Enrico Giovannini, che ha in programma la sperimentazione di nuovi strumenti per fornire maggiore flessibilità al mercato del lavoro.

E a chi gli chiede quale tipologia di flessibilità vuole sperimentare, Giovannini risponde: “Stiamo ragionando e ci stiamo confrontando. Ad esempio, consideriamo il contratto a termine e l’apprendistato, che permette una serie di flessibilità ma in una prospettiva di assunzione. È chiaro che se l’Expo sarà una bolla le aziende guarderanno tutte al contatto a termine. Se invece costruiamo un progetto che si appoggia nel tempo sui punti di forza dell’Italia, come il turismo, la cultura e l’agroalimentare, allora dobbiamo incentivare l’apprendistato”.

Flessibilità“, soprattutto di questi tempi, è una parola da prendere con le pinze. Per questo Giovannini vuole che il messaggio che passa sia “chiaro”. Il più possibile.

Giovannini ha poi detto la sua sull’argomento – pensioni. Se ne parlerà dopo l’estate: “Tuttavia non si vede perché nel momento in cui si chiedono sacrifici a tutti qualcuno debba essere escluso. Una misura del genere non porterebbe molti soldi ma sarebbe un’operazione di giustizia sociale. E il governo deve fare quello che ritiene giusto, equo. Anche se non risolve tutti i problemi economici”.

 

Imu, ancora incertezze

 Quella dell‘Imposta Municipale unica è una storia ricca di contraddizioni che accompagna la tassa sin dalla sua nascita. A distanza di diciotto mesi, le controversie si moltiplicano.

Molti sono i cambiamenti che suscitano perplessità nei contribuenti. E per il futuro, con ogni probabilità, non ci sarà maggiore chiarezza.

I contribuenti vogliono capire quando, quanto e se pagare. Si aspetterà agosto? Dall’estate in poi il tributo verrà considerato nuovamente in base ad una riforma di dimensioni estese inerente l’imposizione fiscale sulla casa.

Resta da capire se la riforma si farà senza analisi sui valori catastali.

Imu a giugno: chi deve pagarla

La prima rata dell’Imu va pagata entro il 17 giugno ma il pagamento non è dovuto per gli appartamenti che hanno le caratteristiche dell’abitazione principale, eccezion fatta per le residenze di lusso, categorizzate al catasto come A1 (case signorili), A8 (ville) e A9 (Castelli e dimore storiche).

Niente Imu neanche per li inquilini delle case popolari e gli assegnatari di abitazioni in cooperativa indivisa e gli immobili rurali.

Eppure, malgrado questa ‘apparente chiarezza’ si sta creando un ingorgo legislativo per i contribuenti che devono comunque pagare e hanno immobili in Comuni che hanno variato le aliquote per il 2013 non è chiaro se si debba calcolare l’acconto con le regole dell’anno scorso o con quelle di quest’anno.

Una risposta è giunta con una circolare del ministero delle Finanze (2/DF del 23 maggio), che dà il via libera alla possibilità di applicare le regole del 2012.

Il Ministro Zanonato vuole impedire la chiusura dell’Ilva

 Durante l’intervista rilasciata su Sky Tg24 al programma omonimo di Maria Latella, il Ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato si è espresso sulla vicenda Ilva attestando con chiarezza la sua posizione e la sua volontà di mantenere in vita l’azienda: “Se si ferma un’impresa di questo tipo possiamo dire addio a tutta l’industria siderurgica e avremmo problemi con l’industria meccanica”.

Zanonato ha poi aggiunto: “Secondo me l’acciaio deve rimanere italiano, e dobbiamo fare di tutto come governo perché lo rimanga. È una questione strategica, la meccanica ha bisogno di avere vicina la produzione dell’acciaio. Se chiudiamo l’Ilva non risolviamo il problema dell’ambiente, ma rischiamo di avere una situazione di degrado, come è avvenuto a Piombino e Bagnoli. La sola strada – ha proseguito il Ministro dello Sviluppo – è quella di risanare e continuare a produrre acciaio. Non mi pare ci siano le condizioni per il commissariamento. Domani e martedì discuteremo di tutti gli aspetti della vicenda, ma una cosa è certa, non vogliamo che questa realtà chiuda”.

Il Ministro, nel corso del suo intervento a Sky, ha poi voluto dire la sua su altre questioni di vitale importanza quali ad esempio la procedura di infrazione. Un commento sul lavoro del suo predecessore: “Corrado Passera ha lavorato molto bene, in una fase di estrema difficoltà per l’economia del paese. Noi dovremo avere margini un po’ più ampi di manovra, adesso che si chiude il processo di infrazione. Avremo la possibilità di accedere di più al credito, perché i soldi sono quelli”.