Epifani discute di IMU e di IVA

 Il Segretario del Partito Democratico Guglielmo Epifani ha discusso oggi a Siena, in occasione della campagna elettorale del candidato sindaco, di IMU e di IVA, proponendo in sostanza di utilizzare le risorse derivanti dalla rimodulazione dell’ IMU per evitare l’ aumento dell’ IVA che dovrebbe scattare a partire dal prossimo 1 luglio.

Confesercenti lancia l’allarme sull’Iva

Per Epifani, infatti, l’ innalzamento dell’ aliquota IVA previsto dal Governo Monti potrebbe finire per pesare soprattutto sulla parte finale della filiera, ovvero sul mondo del commercio e delle imprese, già provati dalla congiuntura economica particolarmente negativa. Questa conseguenza, quindi, dovrebbe essere evitata, anche se trovare le risorse necessarie in così poco tempo non è impresa da poco.

> Per Baretta è difficile evitare l’aumento IVA

E’ a questo punto, allora, che secondo Epifani potrebbero entrare in campo i meccanismi di rimodulazione dell’ IMU: se da una parte è giusto togliere l’ IMU a chi non può pagarla, dall’ altra si potrebbe pensare di utilizzare le risorse IMU per evitare l’ innalzamento dell’ aliquota dell’ IVA.

Contrario alla revisione dell’ IVA è anche il viceministro all’ Economia Stefano Fassina, che ricorda la drammatica situazione attraversata oggi dal Paese sotto il profilo economico.

Intanto da oggi è ufficialmente in vigore il decreto IMU che vale, in totale, 2,4 miliardi di credito sospeso.

Il piano del Governo per pensioni ed esodati

 Nella giornata di oggi, come annunciato nei giorni scorsi, il Governo aprirà un tavolo per discutere con le parti sociali. All’ ordine del giorno ci sono essenzialmente due temi, che aspettano di trovare soluzione nel minor tempo possibile. Il primo, il più urgente, riguarda la risoluzione definitiva della questione degli esodati, coloro che pur non percependo più lo stipendio non possono neanche beneficiare dei contributi della pensione.

Sono 62 mila i primi esodati “salvaguardati”

Il secondo, invece, riguarda le modifiche da applicare alla riforma delle pensioni firmata pochi mesi fa dalla Fornero e oggi in vigore.

Per quanto riguarda la questione degli esodati, dunque, il Ministro del Lavoro Enrico Giovannini ha annunciato la chiusura definitiva della questione entro la fine del 2013, e oggi si discuterà di un possibile ampliamento della platea degli esodati ammessi al beneficio della salvaguardia – circa 20 – 25 mila persone, tra cui gli autorizzati alla contribuzione volontaria entro il 4-12-2011, i lavoratori cessati dal servizio, e una parte dei lavoratori in mobilità ordinaria.

Ulteriori chiarimenti per il primo e il secondo decreto esodati

Per quanto riguarda invece le modifiche alla riforma delle pensioni, la proposta del Governo sarebbe quella di anticipare l’ accesso alla pensione all’ età di 62 anni invece dei 66-67 previsti, ma con delle penalizzazioni rispetto la quota dell’ assegno pensionistico che si va poi a percepire. Le modalità specifiche, tuttavia, sono ancora in via di definizione.

I distributori automatici non accettano le nuove banconote da 5 euro

Se qualcuno vuol fare una prova, una volta munito del nuovo biglietto (verde) da 5 euro, può recarsi al distributore automatico di sigarette più vicino e fare come segue:

– inserire piano piano la banconota;

– allineare la banconota perfettamente alla freccia;

– stirare le pieghe della filigrana prima dell’inserimento;

– girare la banconota e cambiare verso.

Tutti tentativi quasi istintivi che si fanno quando i nostri soldi sono stropicciati, prima di perdere la pazienza.

Ebbene, tutte queste prove, pur se ripetute all’infinito, non aiutano: la nuova banconota da 5 euro, che è in circolazione dallo scorso 2 maggio, non viene accettata dal distributore automatico. In nove casi su dieci esso “risputa” fuori il ‘pezzo di carta’, non riconoscendolo. E’ come se il nuovo foglio da cinque Euro fosse falso.

Dal 2001 ad oggi, questo è il primo restyling che ha l’euro per oggetto. Mai prima di oggi, si era cambiato qualcosa nel design dall’introduzione della moneta unica. Ma evidentemente le macchinette non erano preparate.

I gestori, probabilmente, non hanno aggiornato i software che leggono e riconoscono i soldi.

Così, tabaccai, benzinai, bigliettai di ticket per le metro, e distributori di snack, al pari di farmacisti e parcometri sono in difficoltà.

Per chi non l’avesse ancora vista, la banconota da 5 euro introdotta venti giorni fa ha il volto della dea greca Europa che affiora in controluce e sull’ologramma.

Fiat Industrial emigra in Regno Unito per pagare meno tasse

Un altro brutto colpo per l’Italia da parte di Marchionne, dicono. Successivamente alla fusione con l’americana Cnh, Fiat Industrial ha trasferito la propria residenza fiscale nel Regno Unito.

Dal Financial Times, nel commentare la notizia, fanno sapere che si tratta di una sorta di affronto all’esecutivo guidato da Enrico Letta, il quale sta cercando di arrestare il deflusso di investimenti dopo quasi due anni di recessione.

Il giornale afferma inoltre che Fiat Industrial intende approfittare di un regime fiscale agevolato. Sarebbe questo il motivo del trasferimento: in soldoni, nel Regno Unito le imprese pagano meno tasse.

Chi meno del quotidiano britannico può dirlo? L’aliquota della corporate tax è stata ridotta di gran lunga negli ultimi anni. Il Regno unito l’ha portata dal 30% del 2007 all’attuale 23,25%. E tra due anni scenderà ulteriormente al 20%.

Nel contempo, dall’inizio del 2012, il Regno Unito ha alleggerito le regole fiscali riguardanti le imprese straniere.

Insomma, rispetto all’Italia, Paese in cui le imprese sono soggette ad un’aliquota fiscale del 31,14%, si sta meglio.

Fiat Industrial ha dunque trovato nella Gran Bretagna il teatro ideale per completare la fusione con la controllata americana Cnh. Un affare, consistente nel acquisto del 12% dell’azienda statunitense, che si farà entro fine anno.

 

Le imprese chiedono al governo regole più semplici per il lavoro

 Confindustria, Abi, Ania, Rete Imprese Italia, Alleanza delle coop, insieme a Cgil, Cisl, Uil e Ugl hanno appuntamento domani con il Ministro Giovannini per discutere della manutenzione, così è stata definita, della Riforma Fornero.

► La riforma del lavoro in quattro mosse

Sarà un incontro importante, durante il quale i rappresentanti delle imprese italiane e le parti sociali dovranno riportare al Ministro quale credono sia la strada migliore per il rilancio dell’occupazione giovanile.

Il governo ha la sua mappa e le sue intenzioni, tutto però sotto una sola bandiera: quella delle riforme a costo zero. E’ necessario, quindi, trovare delle strategie perché una nuova sistemazione del mondo del lavoro non si trasformi in un salasso impossibile per le casse dello stato.

Le imprese, dal canto loro, chiedono delle semplificazioni della Riforma che non hanno costi – sempre che i sindacati accettino – come  il ripristino dei 10-20 giorni di pausa tra un contratto a termine e il successivo e la libera prorogabilità fino a 18-24 mesi del primo contratto a termine o, ancora, la possibilità di avere una presenza stabile di contratti a termine “acausali” in ogni unità produttiva.

Nuove regole, e più flessibili, anche per l’apprendistato, come l’introduzione di un patto di prova generalizzato di 6 mesi e la totale eliminazione della pressione fiscale.

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L’obiettivo è lo stesso, sia per il governo che per le imprese che per i sindacati, ossia rilanciare l’occupazione giovanile e dare futuro ad una generazione che, al momento, non ne ha.

A Torino si rimborsa l’Imu

 La Giunta Fassino in accordo con le sigle sindacali torinesi Cgil Cisl e Uil ha approvato il rimborso dell’Imu per le famiglie del Comune che si trovano in situazioni di disagio economico.

► L’IMU peserà sulle seconde case e sulle aziende?

Saranno ben 15.000 i beneficiari di un assegno da 100 euro che arriverà a giugno. Unici requisiti per rientrare tre i fortunati che si vedranno restituire quanto pagato sulla casa è quello di essere un pensionato o un lavoratore dipendente con reddito Isee inferiore ai 13 mila euro annui (il rimborso è per il 2012, quindi farà fede la dichiarazione dei redditi del 2010) e avere il possesso di una sola casa.

Non c’è neanche necessità di fare domanda: sarà l’amministrazione comunale a inviare ai beneficiari dell’assegno una lettera nella quale saranno indicati l’importo dell’assegno e le modalità di incasso dello stesso.

Una misura, questa, voluta dal sindaco della città Piero Fassino a sostegno delle famiglie con i redditi più bassi che sarà sostenuta tramite un apposito fondo perequativo da un milione di euro, costituito dal Comune di Torino in accordo con le organizzazioni sindacali.

► Difendersi dai cambi in corsa sull’IMU

Una sorta di risposta alla sospensione delle prima rata dell’Imu voluta dal governo Letta che, per come è stata pensata, potrebbe rivelarsi essere a beneficio più della parte ricca del paese che di quella che veramente soffre le conseguenze della crisi, ossia le famiglie che vivono di rendite da lavoro dipendente e da pensione.

La classe dirigente italiana è la più ‘vecchia’ d’Europa

Ai numerosi record, non proprio positivi, stabiliti dagli italiani se ne è aggiunto uno nuovo: quello di ‘vecchiaia’ per la propria classe dirigente. Coloro che sono impiegati nei massimi sistemi, ricoprendone le più alte cariche, hanno tutti i capelli bianchi.

Sono i maggiori esponenti della politica, dell’economia e della pubblica amministrazione tricolore.

L‘età media è di 58 anni, ed è la più alta di tutti gli Stati europei.

Se si tiene in conto che potenzialmente, con una laurea triennale, un italiano o un’italiana si possono laureare più o meno a 23 anni, vuol dire che ne servono altri 35 per arrivare al top. Sempre che si inizi a lavorare.

Il dato dell’età media scaturisce dal secondo report ad hoc, illustrato all’Assemblea dei giovani della Coldiretti e realizzato in collaborazione con il Gruppo 2013.

Il forte rinfoltimento che ha interessato la classe politica impegnata nelle istituzioni (48 anni l’età media di deputati e senatori), non ha dunque coinvolto i potenti impegnati nelle altre attività.

A raggiungere il triste primato dell’anzianità sono le banche. In questo comparto l’età media degli amministratori delegati e dei presidenti di circa 69 anni, addirittura più elevata di quella dei vescovi italiani in carica.

Successivamente, a stretto giro, si collocano i presidenti dei Tribunali delle città capoluogo di Regione, i quali hanno in media oltre 65 anni, con 9 casi su 20 che superano i 70 anni.

In Italia il 25% della spesa finisce tra i rifiuti

 Anche in un periodo di recessione come quello che stiamo attraversando, l’ Italia risulta campionessa negli sprechi, soprattutto in quelli relativi all’ alimentare. Lo rileva, infatti, una indagine condotta da Waste Watcher, l’ Osservatorio internazionale contro gli sprechi attivato presso l’ Università di Bologna, che ha indagato le abitudini di 2000 mila cittadini italiani maggiorenni in relazione alla spesa e al cibo acquistato.

> Per il Codacons i carrelli della spesa sono sempre più vuoti

Così, se da una parte in Italia calano ripetutamente i consumi, colpendo proprio in particolare alimentari e bevande, dall’ altra ogni anno 76 kg di cibo – cioè il 42% del totale degli sprechi – finiscono nei cassonetti. E questo spreco rappresenta quasi l’ 1% del Prodotto interno lordo nazionale (0,96%).

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Ma quali sono i motivi che spingono gli italiani, che pure dal sondaggio sembrano condannare e non approvare – in diverse misure – questo comportamento, a sprecare il cibo anche in tempi di crisi economica?

Ebbene,  il 20% circa degli intervistati ha dichiarato che lo si fa per retaggio consumistico, per eccessivo benessere o per mancanza di educazione in merito. Altri, un 11%, adducono come motivazione l’ incapacità di gestire il bilancio familiare, i tempi frenetici o le scadenze ravvicinate.

Ad ogni modo, le conseguenze negative degli sprechi sono comunque imponenti, e investono soprattutto l’ inquinamento e le risorse ambientali.

Confesercenti lancia l’allarme sull’Iva

C’è preoccupazione per lo scatto dell’Iva al 22%. Il Presidente nazionale di Confesercenti, Marco Venturi, è intervenuto sulla questione a latere dell’assemblea elettiva toscana con i membri dell’ente tenutasi a Firenze.

Venturi ha dichiarato che “Se scatterà l’aumento al 22% inciderà ancora di più sui consumi, deprimendoli ancora”.

Ciò potrebbe secondo Venturi provocare conseguenze negative anche in merito al gettito fiscale, che invece di aumentare, come stabilito, di 3 miliardi di euro, potrebbe essere ridotto di 300 milioni”.

Venturi si è poi espresso sul calo dei consumi, aggiungendo che esso “avrà un effetto anche sulla produzione e sulle prospettive economiche del nostro paese. Occorrerà cercare di affrontare il nodo dei conti pubblici tagliando la spesa pubblica. Non la spesa produttiva o quella utile per i servizi sociali, ma i tantissimi sprechi ed eccessi che ci sono nel nostro paese”.

Venturi ha rammentato che Confesercenti ha presentato “dei rapporti precisi che dicono anche dove tagliare ma ci vuole il coraggio politico per affrontare questi problemi”.

In totale, considerando il possibile aumento Iva dal primo di luglio, considerando la scadenza dell’Imposta municipale unica di giugno al netto dell’esclusione della prima casa e quella relativa alla Tares a dicembre, potrebbe sopraggiungere una stangata da 734 euro a famiglia a fine 2013. Lo rende noto Federconsumatori, facendo la somma dei rincari per ogni singola imposta: 45-45 euro per la Tares, 207 euro per l’Iva, 480 euro medi per l’Imu.

L’ipotesi di aumento dell’Iva dal 1 luglio dilata la situazione di crisi per il commercio al dettaglio e 26mila imprese del settore potrebbero scomparire entro fine anno. Lo afferma l’Ufficio studi Confcommercio rivedendo la previsione del saldo natalità-mortalità alla luce del possibile nuovo scatto dell’imposta sui consumi.

Per Baretta è difficile evitare l’aumento IVA

 Per il mese di luglio è stato previsto, già dai tempi del Governo Monti, l’ aumento dell’ IVA di un punto percentuale su una serie di beni di ampio consumo. Da molte parti del Paese si sono così levate voci che chiedono l’ abolizione del provvedimento, che sembra destinato solo a peggiorare la precaria situazione economica italiana.

Ma in una intervista radiofonica, il sottosegretario all’ Economia Pier Paolo Baretta ha recentemente dichiarato che, per il momento, sembra piuttosto difficile recuperare le risorse necessarie per evitare il passaggio dell’ aliquota IVA al 22%, previsto appunto per il 1 di luglio.

Aumento dell’Iva: quali prezzi saliranno e di quanto

In poco tempo, infatti, ha spiegato il sottosegretario, andrebbero recuperati circa 4 miliardi di euro, oltretutto in un periodo in cui l’ Italia rimane comunque soggetta a vincoli di bilancio, anche se, dopo maggio, riuscirà ad uscire dalla procedura UE di infrazione per eccesso di deficit.

L’aumento dell’aliquota IVA potrebbe abbattersi sul fisco

Numerosi sono, infatti, gli impegni finanziari che attendono il Paese: da poco si è varata la sospensione dell’ IMU e il rifinanziamento della Cassa Integrazione in deroga, Cig, sono stati prorogati i contratti dei precari della Pubblica Amministrazione e a breve dovrebbe partire anche un piano per l’ occupazione giovanile.

Per Baretta sarebbe utile, quindi, stilare una agenda degli adempimenti da qui a fine anno per stabilire le priorità finanziarie.