Anci lancia l’allarme – Equitalia

 Da oggi ci sono a disposizione sei mesi per organizzarsi e non perdere tra gli undici e i tredici miliardi: è questa la richiesta formulata dai Comuni al fine di evitare di rinunciare ad una cifra che, in seguito alla sospensione della rata Imu di giugno sulle prime case (pari a 4 miliardi), provocherebbe buchi enormi a livello economico per tutte le amministrazioni locali italiane.

Guido Castrelli, sindaco di Ascoli e responsabile Finanza Locale dell’Anci afferma: “Sarebbe una mazzata in un quadro già compromesso”.

Tutto cambierà dal primo luglio, giorno in cui come ha stabilito il Decreto Sviluppo perfezionato due anni fa dopo una serie di rinvii a Equitalia non spetterà più la riscossione dei tributi locali per conto dei Comuni.

Il Decreto implica che non solo da oggi Equitalia non potrà più lavorare i nuovi ruoli, bensì dovrà anche rimettere anche tutti gli arretrati, ovvero tra gli 11 e i 13 miliardi che i Comuni hanno già iscritto in bilancio.

Prosegue, dunque, Alessandro Cattaneo che è presidente facente funzioni dell’Anci e sindaco di Pavia: “L’ordine di grandezza è purtroppo questo è una cifra impressionante se si pensa che l’Imu sulla prima casa ne vale ‘solo’ 4. Noi non vogliamo nuove proroghe, né che Equitalia continui a gestire le riscossioni. È giusto che i territori possano autodeterminarsi, ma serve una normativa e almeno sei mesi per gestire la transizione”

Aumentano i pasti fuori casa mentre calano gli alimentari

 La crisi economica e la recessione hanno già da molti mesi ridisegnato il carrello della spesa degli italiani. Che è diventato sempre più “leggero“. Una indagine svolta da Fipe – Confcommercio  ha infatti rilevato che tra il 2007 e il 2012 – cioè negli anni pieni della crisi – i consumi degli italiani per alimentari e bevande si sono ridotti di 12,4 miliardi di euro, subendo quindi un calo 9,6%.

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Parimenti, tuttavia, c’è stato una debole ripresa nei consumi dei pasti fuori casa. Agli italiani, infatti, come ai vicini tedeschi, nonostante la crisi economica, piace andare a magiare al ristorante e i dati dimostrano nello stesso quinquennio 2007 – 2009 un aumento dello 0,6%.

A marzo i consumi sono tornati ai livelli del 2000

Per quanto riguarda invece i generi alimentari, le flessioni nei consumi si sono potute registrare un po’ in tutte le categorie merceologiche: pane, frutta, carne, pesce, uova, latte. Le famiglie, tuttavia, per tamponare il caro vita hanno dato più spazio agli amidi e ai cereali, che restano alla base della dieta quotidiana, seguiti poi dai prodotti dolciari e dalle bevande.

Ma se in definitiva i pasti fuori casa nel giro di cinque anni sono aumentati, sono diminuiti nello specifico i consumi dei lavoratori che mangiano fuori, i quali invece si sono sempre di più orientati su soluzioni “al sacco”, che fanno risparmiare tempo e denaro.

L’Inps revoca la sospensione delle visite fiscali d’ufficio

 Un provvedimento dell’Inps aveva sospeso le visite fiscali d’ufficio, ossia le visite che l’istituto di previdenza di sua spontanea volontà o su sollecitazione del datore di lavoro fanno ai dipendenti che si assentano per malattia. Oggi, il coordinatore nazionale per il settore Inps della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (Fimmg), Alfredo Petrone, annuncia che queste visite riprenderanno, anche se ancora i termini e le modalità sono da concordare.

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L’appuntamento è per la prossima settimana, quando alla sede centrale dell’Inps si terrà un altro incontro per capire come procedere. Ma come mai l’Inps è tornata sui suoi passi?

In primo luogo c’è una specifica richiesta da parte del governo verso l’Istituto di Previdenza Nazionale: una spending review, mirata ad abbattere i costi dell’istituto, di circa 500 milioni di euro. Per fare questo taglio l’Inps necessita di una grande revisione, dalla quale le visite fiscali non possono essere esonerate.

Se sembrerebbe che evitare le visite fiscali possa essere un guadagno da parte dell’Inps, secondo il coordinatore le cose non stanno così: eliminare le visite fiscali comporterebbe, oltre al licenziamento dei 1.300 medici in tutta Italia chiamati ad occuparsi di questo incombenza, anche un costo, in termini di assenteismo aziendale molto maggiore dei 500 milioni di euro richiesti dal governo.

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Solo nelle scorso anno l’Inps ha sostenuto 1,3 milioni di visite di cui circa 976 mila d’ufficio e 325 mila sollecitate dai datori di lavoro.

Verso un nuovo decreto IMU a luglio

 Solo alcuni giorni fa, con l’ approvazione del decreto IMU, venerdì scorso, il Governo aveva annunciato anche la pianificazione di una riforma più profonda del sistema tributario degli immobili, da varare entro il prossimo 31 agosto.

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Ma ora l’ esecutivo sembra intenzionato addirittura a stringere i tempi e a emanare, entro la fine di luglio, un nuovo decreto relativo all’ IMU che riproporrà tutta la questione della tassazione degli immobili in chiave service tax, come era stato già diverse volte anticipato.

100 mila persone dovranno rifare i calcoli IMU

Ci si prepara, quindi a tassare maggiormente i grandi patrimoni e i beni di pregio e a proporre invece sgravi per particolari condizioni familiari o reddituali. Ma non solo. L’ esordio della service tax a luglio dovrebbe essere accompagnato anche da una serie di interventi per il settore dell’ edilizia, pesantemente colpito dal clima di recessione.

Si è parlato, ad esempio, di riqualificazione dell’ edilizia scolastica e di una proroga del bonus energia per gli adeguamenti energetici degli edifici. Nella service tax, invece, andrebbero a confluire l’ IMU, le tasse sui rifiuti, quelle relative agli affitti e alle compravendite immobiliari e quelle per gli altri servizi comunali. Ci saranno poi le deducibilità dall’ Irpef e dall’ Ires per le attività produttive.

Le proposte per evitare l’aumento dell’Iva

 Il Governo con quello che è stato denominato il Decreto emergenze, quello che contiene la sospensione del pagamento dell’Imu, del quale si attende la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale nei prossimi giorni, sta rimettendo mano a quanto fatto da Mario Monti e dai suoi tecnici.

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In primo luogo, come detto, la sospensione dell’Imu e la promessa di una nuova legge che ridefinisca l’intero sistema di tassazione sui beni patrimoniali, i che riporta l’attenzione sull’Iva. Sospendere l’Imu comporta un minor gettito per le casse delle amministrazioni che devono, in qualche modo, fare cassa.

L’aumento dell’Iva sarebbe stata una buona soluzione, se non fosse che aumentare l’aliquote sui beni di consumo di un punto percentuale comporterebbe un’ennesimo esborso per le famiglie, come già ha anticipato la Confcommercio. Che fare?

Al tavolo del governo sono state già presentate due istanze. Una è quella del sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta che propone un aumento selettivo dell’Imposta sul valore aggiunto sui beni e i servizi ai quali oggi è applicata l’aliquota Iva del 21%, cercando di aumentare l’aliquota solo su alcuni beni, sia in base alle attuali dinamiche dei consumi che dei vincoli imposti dall’Europa.

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Il viceministro dell’Economia Stefano Fassina propone invece di rimettere subito mano all’Imu, allargando del 15%, il perimetro delle case di pregio e di lusso adibite ad abitazione principale cui il Governo non ha sospeso il pagamento della tassa comunale sugli immobili.

 

 

Il 10% delle famiglie italiane possiede il 47% della ricchezza

 In Italia, a causa della crisi economica, cresce sempre di più la disuguaglianza sociale, sulla base del fatto che quasi la metà della ricchezza nazionale, cioè una quota pari al 47% si trova oggi concentrata nelle mani di poche famiglie, che rappresentano solo il 10% dell’ intera popolazione italiana.

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Tali sono i dati che emergono da un aggiornamento del rapporto sui salari 2012 stilato dalla Fisac – Cgil, che hanno anche calcolato l’ attuale rapporto tra la retribuzione media di un dipendente e quella di un top manager. Anche su questa questione, purtroppo, la situazione italiana rivela una forte disuguaglianza.

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Se nel 1970, infatti, il rapporto tra i salari dei dipendenti e quelli dei manager si attestava su un numero di 1 a 20, oggi, il divario è cresciuto fino a ad un livello di 1 a 163.

In altre parole, se un lavoratore dipendente percepisce circa 26 mila euro lordi l’ anno, il compenso medio dei top manager e degli amministratori delegati raggiunge oggi i 4 milioni e 326 mila euro.

Dalla Cgil si leva quindi la richiesta di imporre un tetto alle retribuzioni dei top manager, in modo da ristabilire una situazione più equa.

100 mila persone dovranno rifare i calcoli IMU

 L’ allarme, questa volta, arriva dalla Consulta dei CAF, che sollevano un problema di non secondaria importanza relativo alla sospensione ufficiale della rata IMU di giugno sulla prima casa approvata per decreto lo scorso 17 Maggio.

> Ecco il decreto per la sospensione dell’IMU

Circa 100 mila persone in Italia, infatti, possessori di prima casa, hanno già pagato la rata IMU che è stata sospesa attraverso la presentazione del loro 730 che prevedeva una possibilità di compensazione.

Questi contribuenti, dunque, alla luce dei nuovi sviluppi, saranno costretti a rifare da capo la loro dichiarazione dei redditi entro il 31 Maggio, a meno di non perdere il proprio credito fiscale.

Calendario scadenze dichiarazioni dei redditi

La Consulta dei CAF, inoltre, solleva anche un secondo problema che resta ancora irrisolto in merito alla questione IMU. Molti comuni, infatti, non hanno ancora comunicato le aliquote da applicare per il calcolo dell’ IMU sulle seconde case. A quali dati devono dunque affidarsi i contribuenti?

Una via d’ uscita da questa spinosa situazione potrebbe essere quella di confermare le aliquote valide per l’ anno precedente, in modo da pagare l’ acconto IMU, ma, al tempo stesso, non dovrebbero essere applicate, almeno fino al 27 giugno, le sanzioni previste sull’ Imposta Municipale, in modo da avere il tempo materiale per soddisfare le necessità di tutti i contribuenti. Anche quelli senza codici tributo.

L’aumento dell’aliquota IVA potrebbe abbattersi sul fisco

 Proprio in queste ultime ore l’ Ufficio studi di Confcommercio e la Cgia di Mestre hanno reso note le stime relative ai rincari che il futuro aumento dell’ aliquota IVA imporrà sul bilancio annuale delle famiglie italiane. Con il passaggio dell’  IVA  al 22%, infatti, si aspetta un aggravio di almeno 135 euro per nucleo familiare.

L’aumento dell’aliquota IVA potrebbe abbattersi sul fisco

Ma se da un lato le associazioni dei consumatori mettono in guardia rispetto alle conseguenze negative che potrebbero abbattersi sul mondo dei consumi e su quello delle imprese italiane all’ introduzone di questa misura, dall’ altro la Confesercenti lancia l’ allarme sulla possibilità che anche lo stesso gettito fiscale ne subisca un grave danno.

Per il Codacons i carrelli della spesa sono sempre più vuoti

Secondo le stime diffuse dal presidente Marco Venturi, infatti, le entrate del fisco italiano, piuttosto che aumentare di 3 miliardi come previsto dal Governo Monti,  potrebbero subire una riduzione di 300 milioni.

Le stime ufficiali su cui è stato calcolato l’ incremento delle entrate sono, a detta di Confesercenti, calcolate su una quota pari di beni venduti. Ma molti prodotti hanno già fatto registrare importanti cali nelle vendite, dunque gli ulteriori rincari non favoriranno certo i consumi.

La strada utile sarebbe, invece, quella di ridurre l’ aliquota al 20%, tagliare le spese e gli sprechi pubblici, nonché combattere sistematicamente la corruzione e il sommerso dell’ economia italiana.

L’aumento dell’IVA peserà sulle famiglie per 135 euro all’anno

 Come è stato più volte annunciato nel corso degli ultimi mesi, a partire dal prossimo 1 Luglio è previsto l’ innalzamento dell’ aliquota dell’ IVA, che passerà dall’ attuale 21% al futuro 22%. Questo aumento, tuttavia, come si può immaginare, avrà delle notevoli conseguenze sul mondo dei consumi a livello nazionale e graverà, in modo particolare, sulle spalle delle famiglie italiane.

L’aumento IVA ci sarà o no?

L’ ufficio studi della Confcommercio ha quindi calcolato che il suddetto incremento dell’ aliquota dell’ IVA produrrà per ogni famiglia (calcolata su una base di 3 persone) una stangata da 135 euro all’ anno, cifra media che produrrà un aggravio totale da 2,1 miliardi di euro per il 2013 e di ben 4,2 miliardi di euro per il 2014.

Per il Codacons i carrelli della spesa sono sempre più vuoti

L’ aumento dell’ IVA voluto dal Governo Monti, infatti, interesserà il 70% dei consumi e, in particolare, subiranno il rincaro una serie di prodotti di ampio utilizzo. Tra questi, ad esempio, vino e birra per le bevande, vestiario, calzature, elettrodomestici e mobili, carburanti, giocattoli, computer e riparazioni auto.

Le associazioni dei consumatori, tuttavia, come Federconsumatori e Adusbef, alla luce della presente situazione, chiedono che il provvedimento venga rivisto, perché il potere di acquisto delle famiglie italiane già si trova ai minimi storici e questa ulteriore misura contribuirà solo a contrarre ancora di più il mercato, gravando anche sul mondo delle imprese.

La Camusso chiede nuovi ammortizzatori sociali

 In una intervista rilasciata a “Repubblica”, il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito al futuro piano dal Governo Letta per il rilancio dell’ occupazione giovanile.

Secondo la Camusso l’ Italia si trova al momento in una situazione del tutto particolare, una situazione che in passato non si era mai verificata. Il Paese esce, infatti, da cinque anni consecutivi di recessione, e dunque, in queste condizioni, la priorità del Governo non dovrebbe essere tanto quella di limitare, come annunciato, i vincoli dei contratti a tempo determinato, ma quella di garantire ai lavoratori una maggiore quantità di ammortizzatori sociali.

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La ripresa dell’ occupazione è certo un problema successivo, ma per far ripartire le assunzioni sono allora necessari numerosi e maggiori investimenti: in un paese in recessione, infatti, il lavoro va creato, è ciò potrebbe essere certo favorito da una fiscalità più vantaggiosa per chi assume. Anche se, anche i questo caso, non si dovrebbe proporre degli sgravi a pioggia, che sarebbero risolutivi solo per un tempo limitato.

Per Squinzi è necessario detassare il costo del lavoro

Quanto al fenomeno degli stage, poi, il segretario aggiunge che nei contratti formativi deve rimanere sempre prioritaria una ottica di stabilizzazione del contratto di lavoro e non l’ idea di far lavorare il personale a costo zero.