Per il FMI l’Italia ha consolidato i suoi conti

 \Dopo mesi e mesi di austerity e una serie di provvedimenti all’ insegna del rigore fiscale arriva finalmente per l’ Italia una buona notizia. Il direttore del dipartimento Affari Fiscali del Fondo monetario internazionale, Carlo Cottarelli, ha infatti dichiarato che il nostro Paese si trova a buon punto sulla strada del consolidamento dei conti pubblici.

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A differenza di altri Paesi europei, come, ad esempio, la Francia, che ancora si trova nella necessità di lavorare su politiche di aggiustamento fiscale, Paesi come l’ Italia e la Germania si trovano già ad un buon livello. L’ Italia, infatti, ha attuato importanti riforme nel settore delle pensioni e ora le politiche di restrizione fiscale possono procedere a velocità più moderata, anche perché, un po’ in tutto il mondo si registra oggi la tendenza, per gli Stati ad avere dei debiti più alti che in passato. Almeno a partire dagli anni ’30 in avanti.

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Le politiche di rigore fiscale, tuttavia, non devono mai arrivare a deprimere l’ economia degli Stati che le mettono in pratica. L’ ideale, quindi, è quello di agire attraverso misure di medio termine, che non contribuiscano ad allentare troppo la pressione, ma neppure ad esasperarla.

Il Governo Letta replica il programma di Confindustria

 Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha rilasciato recentemente un’ intervista ai microfoni del Sole 24 Ore, ai quali ha parlato, in generale, delle prospettive economiche italiane e della possibilità che il paese torni presto a crescere.

La crescita del Paese, sostiene Squinzi, infatti, è una delle priorità da affrontare dal punto di vista economico e, al tempo stesso, uno di quei nodi strategici da sciogliere se non si vuole perdere ulteriore tempo in un periodo già abbastanza difficile.

L’ Unione degli industriali, tuttavia, sta apprezzando tutti gli sforzi fatti dal nuovo Governo proprio sul fronte della crescita e della ripresa economica, e, in modo particolare, il fatto che il Governo Letta abbia fatto proprio il programma presentato dagli industriali prima delle elezioni.

Per Squinzi è necessario detassare il costo del lavoro

Il Premier Enrico Letta ha infatti ripreso numerosi punti di quella lista nel suo discorso programmatico davanti al Parlamento, punti chee oggi fanno parte del programma di governo voluto dal Presidente del Consiglio stesso.

Per Squinzi è necessario detassare il costo del lavoro

Il Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi e l’ intera associazione degli industriali italiani si augurano quindi che gli elementi del programma del nuovo esecutivo possano trovare presto attuazione in proposte e in azioni concrete. La situazione dell’ economia reale del Paese, infatti, è così grave da non ammettere ulteriori indugi.

I tagli all’editoria salveranno le sigarette elettroniche

 Una soluzione tutta italiana per risolvere il problema della mancanza di risorse per il pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione.

Se all’inizio, infatti, si era ventilata la possibilità di far cassa con l’applicazione dell’accisa sul tabacco anche sui prodotti contenenti nicotina o sostitutivi della nicotina, ossia le tanto famose sigarette elettroniche per adeguare le tasse su questo prodotto a quelle delle sigarette tradizionali, le rimostranze arrivate dai rivenditori delle e-cig hanno portato i relatori del governo a cambiare direzione.

► Una nuova tassa sulle sigarette elettroniche?

L’emendamento presentato è stato riformulato e sono state indicate come coperture alternative l’editoria e l’8 per mille.

 

Nuovi tagli in vista, quindi, per il settore dell’editoria che è già sull’orlo del collasso (la vicenda RCS parla chiaro): dal 2015 saranno tagliati 17,35 milioni dei fondi stanziati per l’editoria, che diventeranno così 144 milioni.

Ma i tagli previsti da questa nuove versione dell’emendamento non riguardano solo questo settore: saranno, infatti, tagliati 10 milioni nel 2014 e 5 milioni nel 2015 del fondo Ispe (il fondo per gli interventi strutturali di politica economica) che era stato introdotto nel 2005 proprio per la riduzione delle tasse; 700 mila euro nel 2014 e 4,8 nel 2015 saranno tagliati al Ministero del Lavoro e 4,3 milioni nel 2014 e 15,5 per il successivo saranno tolti al Ministero degli Affari Esteri.

► Continua la crisi dell’editoria

L’ultimo taglio è di altri 20 milioni e si ripercuote sui 111,8 milioni di euro stanziati per gli aiuti pubblici in favore dei Paesi in via di Sviluppo.

 

Al G7 tiene banco l’Austerity

Notizie dal G7 di Aylesbury. L’imperativo categorico è creare lavoro. Un impegno che coinvolge i ministri e i governatori degli Stati più industrializzati, dopo due giorni di riunioni a porte chiuse presso il Buckinghamshire, a pochi passi da Londra.

La parola d’ordine è Job Creativity in un momento in cui l’economia globale soffre e in molte aree del globo, Europa in testa, impazza la recessione. Recessione che è la peggior nemica del lavoro.

Ad oggi la disoccupazione è ovunque. Si trova dappertutto, ingrossando l’esercito dei giovani a spasso.

Al G7 hanno individuato il pericolo, affermando che il rischio è che “venga bruciata una intera generazione”.

Questa è la paura del presidente del Parlamento europeo Schultz. Ad oggi ben 74 milioni nel mondo sono ragazzi e ragazze che non hanno speranze lavorative su un totale di 198 milioni. Cifre che sarebbe meglio non conoscere.

L’Italia era nella campagna londinese. Il ministro Saccomanni, portando le idee di Letta che a giugno vorrebbe un vertice per elaborare un piano straordinario del lavoro, parla con i colleghi di applicazione della golden rule sull’abbattimento delle tasse per coloro che assumono giovani. Ottime idee, forse, ma che difficilmente metteranno d’accordo tutti. Questi giorni, però, sono già decisivo a loro modo.

Una nuova tassa sulle sigarette elettroniche?

 E’ stato recentemente presentato dai relatori del decreto sui debiti della Pubblica Amministrazione un emendamento che vorrebbe l’ introduzione di una tassa al fine di recuperare ulteriori risorse: quella sulle sigarette elettroniche.

Il testo dell’ emendamento, che per ora si trova ancora sotto forma di bozza, prevederebbe la tassazione di prodotti contenenti nicotina o sostitutivi del tabacco, quindi andrebbe, in pratica, a imporre la vecchia accisa sul tabacco anche a prodotti che in realtà non lo contengono.

> Accisa

Dalla tassazione dei prodotti sostitutivi del tabacco come le sigarette elettroniche, lo Stato potrebbe recuperare qualche milione di euro, cifre che, in tempi di grandi ristrettezze e di grandi recuperi, servirebbero comunque a fare cassa, anche se l’ ammontare specifico dei debiti della Pubblica Amministrazione si aggira intorno ai 40 miliardi. E’ per questo motivo che di tale provvedimento si era già parlato in aprile.

Le sigarette di contrabbando rubano un miliardo l’anno allo Stato

L’ altro motivo per cui se ne continua a parlare, nonostante il piede di guerra su cui si sono posti immediatamente i venditori delle sigarette elettroniche, è il fatto che lo Stato italiano deve cercare di recuperare quei 200 milioni di euro circa che le e-cig hanno mandato in fumo all’ erario, facendo improvvisamente calare le vendite delle sigarette tradizionali. L’ ultima parola sulla questione, tuttavia, assicura Beretta, sottosegretario all’ Economia, spetta ai Monopoli di Stato.

L’IMU sui capannoni subirà un aumento del 35%

 Un aumento medio del 35% su base nazionale è quello che subirà la rata IMU, in scadenza a giugno 2013, relativa ai capannoni industriali. Lo sostiene la CGIA di Mestre, che ha analizzato l’ impatto e l’ ammontare della prima rata IMU di quest’ anno nei diversi capoluoghi di provincia italiani.

Un piano casa al posto dell’IMU?

Ne è risultato, anzi, che in 38 di questi, su un totale di 101 città, gli aumenti IMU relativi ai beni industriali e agricoli subiranno un incremento addirittura del 51%.  E nella classica dei capoluoghi di provincia più cari d’ Italia dal punto di vista dell’ Imposta Municipale sono finiti La Spezia, Brescia e Taranto.

Per l’ANCE l’IMU va tolta anche su capannoni e invenduto

L’ incremento della rata sembra dovuto, a detta dei rappresentanti CGIA, all’ applicazione al tributo, calcolato sulla base di un 50% di quello effettivamente pagato nel 2012, del coefficiente moltiplicatore previsto per l’ anno 2013. All’ emergere di questi preoccupanti dati, tuttavia, gli stessi rappresentanti della CGIA chiedono al Governo di riconsiderare totalmente l’ eventuale applicazione del coefficiente moltiplicatore.

Anche il provvedimento di sospensione dell’ IMU sulla prima casa, continuano poi gli stessi, non deve trasformarsi in un aumento della tassazione sulle attività produttive, poiché i Comuni, privati del gettito derivante dagli immobili residenziali potrebbero pensare di recuperare risorse alzando le aliquote di quelli industriali.

Un piano casa al posto dell’IMU?

 Di decreto attuativo, per il momento, ancora non se ne parla, ma è certo che il Governo non sembra avere troppa fretta di chiudere una volta per tutte l’ affare IMU. La sospensione della rata di giugno dell’ Imposta municipale sugli immobili ha fatto, infatti, avanzare l’ idea di una più generale revisione dell’ intero settore dei tributi destinati alle proprietà immobiliari, per cui al momento si discute della possibilità di congelare il pagamento dell’ imposta anche per i fabbricati industriali ed agricoli.

> Per l’ANCE l’IMU va tolta anche su capannoni e invenduto

Un vero piano casa, dunque,  una soluzione graduale che però non vedrà la luce prima della fine dell’ estate e all’ interno della quale potrebbero trovare posto anche la Tares, la nuova tassa sui rifiuti che dovrebbe scattare a partire dal 2014, l’ imposta di registro, che oggi produce un gettito di circa 4 miliardi di euro l’ anno, la recente cedolare secca – con  aliquota al 21%, che tuttavia non ha prodotto i risultati tributari sperati – e le imposte ipotecarie e catastali.

Rimandato alla prossima settimana il decreto sull’IMU

Le strade percorribili sono dunque diverse: optare per il rinvio al Governo non costerebbe nulla, anche se i Comuni si troverebbero momentaneamente sforniti di risorse; si potrebbero poi continuare a vagliare soluzioni che includono gli immobili industriali e gli sgravi per i carichi di famiglia e i redditi bassi.

Calo vertiginoso dei prestiti alle imprese nel 2012

L’ennesima accelerazione mette a dura prova il mercato. Soltanto a marzo di quest’anno, stando a quanto comunicato dalla Banca d’Italia, i prestiti delle banche alle imprese sono diminuiti di ben dieci miliardi.

Un record negativo conseguito in un solo mese di tempo. Se a febbraio lo stock dei crediti alle imprese era a 865 miliardi, a marzo se ne sono persi altri 10, facendo così registrare una discesa del totale del portafoglio impieghi a 855 miliardi. L’Italia non è certo nuova all’ormai continua restrizione del credito, ma certo il dato del marzo scorso è più che inquietante.

Nei mesi scorsi, il ritmo del calo dei prestiti viaggiava a una media di 3-4 miliardi al mese. Con marzo si è aperta una voragine. E i dati visti sul medio termine dicono che il credit crunch in Italia non è mai stato così severo.

Per quanto concerne il calo dei prestiti alle imprese siamo quasi ai minimi storici.

La contrazione infatti è ormai da tempo ben peggiore di quella verificatasi 2009.

Al tempo la recessione produsse un calo del Pil del 5%. Ora dopo una caduta della ricchezza del 2,4% nel 2012 e una previsione di calo del Pil dell’1,3% per quest’anno siamo di nuovo oltre la linea di guardia.

Basti pensare che da fine del 2011 sono venuti a mancare al mondo produttivo prestiti tali da toccare una cifra di 40 miliardi su uno stock di 895 miliardi. In percentuale si tratta di un’erosione del 4%.

L’Italia è la terza economia sommersa

In termini di economia sommersa l’Italia è ancora ai primi posti nella classifica Europea. Un primato che forse il resto del mondo non ci invidia più di tanto. Non è confortante, infatti, sapere il ‘lavoro nero’ nel Paese ha un business traffic che ruota intorno ai 333 miliardi.

Lo si evince da una ricerca condotta da Visa. Il ‘nero’ italiano è pari al 21% del pil.

La magra consolazione è che rispetto al 2012 si registra una lieve diminuzione dai 338 miliardi (21,6% del prodotto interno lordo) a 333, ma l’Italia mantiene comunque il terzo posto in Europa. In questa speciale classifica riguardante il vecchio continente al primo posto c’è la Turchia (27% del pil) e al secondo la Grecia (24%). Tenendo in considerazione anche l’est europeo, troviamo la Bulgaria al 31% e la Croazia al 28% in compagnia di Lituania ed Estonia.

Seguono nella classifica dell’economia ‘sommersa’ la Francia,  ferma a quota 10%, la Germania al 13%. E poi ancora Svezia e Norvegia al 14% e il Belgio al 16%.

I paesi che possono vantarsi di aver in tutti i modo limitato i danni del ‘mercato nero’ sono Svizzera (7%) e l’Austria (8%) e il regno unito (10%). Lo studio stima che nel 2013 l’economia sommersa in Europa raggiungerà il valore di 2.100 miliardi, corrispondenti al 18,5% dell’attività economica europea, in leggero calo rispetto al 2012 quando ammontava

Bini Smaghi: “Italia chieda aiuto all’Esm”

Lorenzo Bini Smaghi, ex membro della Banca centrale europea nel comitato esecutivo, ha le idee chiare: il nostro Paese dovrebbe chiedere i fondi europei per salvare il proprio sistema bancario.

Bini Smaghi, attualmente presidente di Snam, ha parlato a latere di un convegno tenutosi a Milano, dichiarando che in Italia “non funziona la trasmissione delle decisioni di politica monetaria dalla Bce verso imprese e famiglie” poiché “è bloccato” il canale bancario”.

Il presidente di Snam ha molta esperienza dal punto di vista bancario e conosce alla perfezione i meccanismi dell’Eurotower, essendone stato consigliere per oltre sei anni. Il suo mandato scadrebbe a maggio, ma Bini Smaghi non è più membro del comitato esecutivo della Bce per via dell’arrivo al vertice di Mario Draghi al posto di Trichet.

Con il nuovo governatore, la Francia ha puntato i piedi chiedendo le dimissioni di Bini Smaghi. Il motivo? Due italiani nel board erano troppi.

Data la sua esperienza in Bce, il presidente di Snam è stato chiaro: il nostro Paese dovrebbe chiedere i fondi all’Esm.

L’Esm è il meccanismo di stabilità europea che ha già dato soldi alla Spagna e alle sue banche. Questi fondi l’Italia potrebbe usarli proprio per ricapitalizzare il sistema bancario.