Draghi invita a ridurre la disoccupazione e la concentrazione dei redditi

 E’ stato un discorso dai toni marcatamente “sociali” quello tenuto oggi dal Governatore della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, nello svolgimento della sua lectio magistralis presso l’ Università LUISS Guido Carli in occasione della cerimonia di conferimento della laurea in Scienze Politiche.

Il governatore ha infatti affermato che la condizione essenziale per ridurre il tasso di disoccupazione è l’ esistenza di una crescita duratura, crescita che agisce soprattutto a livello dell’ occupazione giovanile. In molti Paesi europei, invece, ha sottolineato Draghi, la disoccupazione ha raggiunto ormai livelli tali da incrinare la fiducia nelle aspettative di vita e da innescare fenomeni di protesta, anche distruttivi.

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Secondo il governatore della Bce, inoltre, nel corso degli ultimi venti anni l’ Europa è stata caratterizzata da un fenomeno di concentrazione dei redditi delle famiglie – cioè di concentrazione dei patrimoni e della ricchezza – che è andata a penalizzare le fasce più deboli. Sarebbe quindi d’ ora in avanti necessaria una più equa fruizione della ricchezza nazionale da parte di tutti gli individui, in modo da favorire il profilarsi di opportunità, successo economico e coesione sociale.

Le banche concedono ancora pochi mutui

Nel suo discorso Draghi ha infine confermato la disponibilità della Bce ad intervenire ulteriormente sul costo del denaro, se sarà necessario.

Salvatore Rossi è il nuovo direttore generale di Bankitalia

 La Banca D’Italia ha un nuovo direttore generale, dopo che Fabrizio Saccomanni ha dovuto lasciare l’incarico per essere stato nominato dal neo- premier Enrico Letta alla direzione del Dicastero dell’Economia e delle Finanze.

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La nomina di Salvatore Rossi è stata proposta da Ignazio Visco, governatore di Bankitalia, e approvata questa mattina dal Consiglio Superiore dell’Istituto.

Nato a Bari nel 1949, si laurea in Matematica presso l’Università di Bari nel 1975. Fin dall’inizio la sua carriera è stata a vocazione internazionale e già durante gli studi ha compiuto soggiorni di studio su temi economici presso il Fondo Monetario Internazionale e il Massachusetts Institute of Technology di Cambridge (Ma).

Il suo primo incarico alla Banca D’Italia gli viene dato nel 1976, nella sede di Milano presso gli uffici di Vigilanza bancaria. Segue l’incarico al Servizio Studi nel 1979, Servizio del quale diventerà responsabile nel 2000.

La sua carriera prosegue all’interno di Bankitalia, con la carica di Direttore Centrale per la Ricerca economica e le relazioni internazionali (chief economist) che ricopre dal 2007 al 2011, anno in cui diventa Segretario Generale e Consigliere del Direttorio per i problemi della politica economica. L’anno successivo lo vede membro del Direttorio e Vice Direttore Generale della Banca d’Italia.

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Salvatore Rossi, oltre all’impegno presso Bankitalia, è anche membro del comitato strategico del Fondo strategico italiano (Fsi), del consiglio di amministrazione della Fondazione del centro internazionale di studi monetari e bancari (Icmb) di Ginevra, del consiglio di presidenza della Società italiana degli economisti (Sie), del consiglio direttivo dell’Einaudi institute for economics and finance (Eief), dell’Istituto affari internazionali (Iai), del consiglio di amministrazione dell’istituto Adriano Olivetti (Istao), del comitato scientifico della rivista L’industria e dello Eurosystem it steering committee.

 

Oggi il voto sul Def

 E’ previsto per questo pomeriggio il voto per l’ approvazione del Def, il Documento Economico e Finanziario che l’ Italia dovrà presentare a breve al vaglio della Unione Europea.

Saccomanni conferma la Nota di aggiornamento del Def

Già nella giornata ieri, infatti, il Def è stato presentato, dal Ministro dell’ Economia e delle Finanze, Fabrizio Saccomanni alla Camera e in questa occasione lo stesso Ministro ha affermato che, dal punto di vista dell’ attuale Governo, il Documento di economia e finanza non è altro che il primo tassello di una serie di interventi che vedranno come secondo e terzo step l’ emissione di uno specifico provvedimento in merito all’ IMU e in merito alla Cig, la Cassa Integrazione in deroga.

Per Saccomanni le priorità sono gli esodati e la Cig

E’ infatti atteso, sempre nel questa corso di questa settimana – e si pensa addirittura per giovedì 9 Maggio, l’ emissione di quel decreto legge con cui il Governo Letta autorizzerà in maniera ufficiale la sospensione della rata di Giugno relativa all’ Imposta Municipale e, contemporaneamente, rifinanzierà quel miliardo e mezzo che è necessario per riattivare la Cig.

In seguito, per quanto riguarda gli impegni europei, l’ esecutivo dovrà presentare al Consiglio e alla Commissione Europea un aggiornamento del programma di stabilità che includa anche gli interventi strutturali di riforma che l’ Italia prevede di attuare.

Niente vacanze per gli italiani

Sarà un’estate povera in termini di svago e non solo. Il turismo continua ad andare male e c’è chi prevede una flessione del 7% di arrivi e presenze. Sarà, stando a un’indagine svolta da Trademark Italia, una contrazione non “a macchie” come nel 2012, bensì un regolare alternarsi di alti e bassi che indurrà i gestori a ridurre il personale stagionale.

In altri termini, in vacanza andranno 5,4 milioni di italiani in meno, con una perdita di 2,7 miliardi di euro di guadagni per il comparto.

Solo un italiano su 5 ha già bene in mente dove andrà

Il quadro che emerge dall’indagine è molto triste: a fine estate l’Italia farà registrare incredibili perdite di giro d’affari e di posti di lavoro.

Lo studio, dichiara che l’Italia è “avvitata” su se stessa, diffidente, decisa a risparmiare, a ridurre i budget di spesa, a contrarre le giornate di vacanza e tagliare lo shopping turistico.

Il dato più grave concerne il numero delle persone che hanno già deciso dove e quando andare in vacanza: sono solo il 22%, mentre il 23,5% del campione prevede di partire, ma non ha ancora stabilito dove e quando.

Più della metà di coloro che sono stati coinvolti nel sondaggio non si è ancora posta la questione-vacanze. Tuttavia, c’è chi sta pensando di rinunciare ridurre in maniera drastica il tempo del soggiorno.

La maggioranza, invece, ha negato la necessità di un periodo di riposo e ‘rigenerazione’. In conclusione, l’indagine afferma che circa 5,4 milioni di italiani in meno rispetto al 2012 si presenteranno sul mercato delle vacanze facendo perdere all’industria del turismo 2,7 miliardi di euro di ricavi lordi. Un dato che peserà negativamente anche sull’occupazione stagionale che scenderò di 250/300mila unità.

A marzo i consumi sono tornati ai livelli del 2000

 Non migliora neanche nel mese di marzo il quadro ormai depresso dei consumi italiani. La Confcommercio ha infatti recentemente segnalato, attraverso il suo indicatore dei consumi (Icc) che anche nel terzo mese del 2013 si è potuto registrare su questo fronte una ulteriore diminuzione del 3,4% in termini tendenziali e una dello 0,1% rispetto al mese precedente.

Ancora giù i consumi degli italiani nel 2013

A livello complessivo, dunque, il primo trimestre del 2013 si è chiuso con una diminuzione del 4,2% rispetto all’ analogo periodo dell’ anno precedente. Andando più nello specifico, rispetto al mese di marzo 2012, nel corso di quest’ anno si è potuto registrare un calo del 2,2% della domanda relativa ai servizi e un calo del 3,9% della spesa relativa ai beni.

Crollano i consumi al dettaglio

Un dato tendenziale positivo è stato invece offerto dalla spesa per i beni e i servizi delle comunicazioni, che nel mese di marzo è salito del 3,1% rispetto all’ anno precedente.

A differenza del settore delle comunicazioni, tuttavia, numerosi altri settori e comparti sono stati interessati da forti flessioni, tra cui spiccano quelle della mobilità (-8,5%), dei servizi ricreativi (-5,6%), di alimentari e tabacchi (-3,0%), nonché delle consumazioni dei pasti fuori casa  (-2,8%).

Nel singolo mese di marzo, invece, il dato più negativo è stato il calo relativo ad alberghi e ristorazione (-1,4%) , mentre modestamente positiva è stata la mobilità (+1,6%).

Per Squinzi è necessario detassare il costo del lavoro

 Mentre il nuovo esecutivo guidato da Enrico Letta si prepara, nel corso di questa settimana, a sciogliere, almeno in via preliminare, il problema rappresentato dalla sospensione dell’ IMU, il Presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, sposta l’ attenzione su un’ altra grave emergenza del Paese:  quella dell’ eccessivo costo del lavoro.

Susanna Camusso cerca l’accordo con Confindustria

Per il Presidente dell’ Unione degli industriali italiani, infatti, sarebbe decisamente più importante intervenire per detassare il costo del lavoro piuttosto che quello della casa, dal momento che in questo momento la vera priorità per il Paese è quella di dare nuova linfa al mercato del lavoro e far ripartire la crescita.

Le priorità per il nuovo governo secondo Squinzi

A proposito di questo tema, dunque, Giorgio Squinzi ha ricordato, dal Politecnico di Milano, dove era ospite in occasione del 50enario del conferimento del Premio Nobel a Giulio Natta, che Confindustria ha in passato avanzato la proposta di detassare del 9% il costo del lavoro attraverso la neutralizzazione dello stesso dal calcolo degli imponibili Irap. Per il Presidente questo è quindi un provvedimento che deve essere adottato e che avrebbe sicuri risultati positivi in questa direzione.

Squinzi ha poi dedicato anche un commento all’ ipotesi, spesso suggerita in questi giorni, della cosiddetta decrescita felice: a suo avviso si tratta di una soluzione impossibile, che andrebbe a distruggere lavoro e occupazione.

Il vero costo dell’IMU

 Probabilmente già nel corso di questa settimana – si parla forse di giovedì 9 Maggio – il Governo Letta emanerà il decreto legge con cui verrà ufficialmente autorizzata la sospensione della rata di giugno dell’ IMU, l’imposta municipale che è ormai uno dei nodi da sciogliere del nuovo esecutivo.

Il programma di Letta su Imu e occupazione

E’ intenzione del nuovo Governo, infatti, tamponare attraverso il decreto una situazione che merita una attenta e approfondita revisione, quella dell’ intero sistema tributario italiano, immobili compresi, a cui il Parlamento dedicherà le sue attenzioni probabilmente in autunno, di pari passo con la Finanziaria, cercando di arrivare ad una soluzione più equa e definitiva.

Una service tax al posto dell’IMU?

Il congelamento dell’ IMU di giugno, ormai è noto, costa all’ incirca 2 miliardi, mentre se si volesse abolire l’ intero prelievo si arriverebbe ad un totale di 4 miliardi.  Ma quanto pagano, e hanno pagato, in realtà, famiglie e imprese per far fronte al prelievo IMU?

L’ IMU ha prodotto nel 2012 un gettito complessivo da 23,7 miliardi di euro, con una spesa media da 918 euro, all’ interno della quale sono compresi, tuttavia, anche gli oneri delle grandi aziende.  Le famiglie italiane, in questo quadro, cioè 16 milioni di nuclei familiari, hanno pagato di media 225 euro l’ anno, cioè circa 61 centesimi al giorno, anche se con piccole differenze sulla base della città di residenza – aliquote comunali e rendite catastali – e del proprio reddito, se si tratta di prima casa.

Il fisco italiano è uno dei più “pesanti” d’Europa

 La pressione fiscale a cui sono quotidianamente soggetti gli Italiani è una delle più alte e onerose d’Europa. Lo rileva – e rivela – uno studio condotto dalla Cgia di Mestre, l’ organizzazione veneta che ha analizzato i dati relativi alla situazione tributaria vigente nella maggior parte dei paesi europei.

In Italia troppe tasse sul lavoro secondo l’UE

Solo Danimarca (con il 47,4%), Svezia (con il 36,8%) e Finlandia (con il 30,5%), infatti, occupano nella classifica stilata dalla Cgia una posizione più elevata di quella dell’ Italia.  Bisogna considerare, tuttavia, che in questi paesi i livelli della pressione fiscale sono sempre stati storicamente molto elevati, anche perché adeguati all’ alto livello dei servizi pubblici e del welfare offerti ai cittadini.

Zanonato punta alla riduzione delle tasse

In Italia, stando alle stime della Cgia, l’indice della pressione fiscale raggiunge dunque il 30,2%, con un incremento di 1,3 punti percentuali che si è potuto registrare solo negli ultimi due anni, cioè a partire dal 2011. Il nostro Paese si situa, quindi, al quarto posto nella classifica generale.

Per un termine di confronto, il peso medio del fisco in Europa, invece, raggiunge invece i 26,5% punti percentuali, poiché in numerosi paesi europei (ad esempio Regno Unito, francia e Germania)  i livelli della pressione fiscale sono decisamente inferiori rispetto a quelli italiani.

La crisi si combatte comprando per strada

C’è un modo per fronteggiare la crisi? Si, ed è quello di acquistare ciò di cui si ha (più o meno) bisogno presso bancarelle e mercatini piazzati sempre di più per le strade delle città italiane.

Ogni giorno, ‘on the road‘, si vende qualsiasi cosa: abbigliamento, vestiti, tovaglie, tessuti per la casa, gioielli, cosmetici, Sono sempre di più le bancarelle e i mercatini che attirano quotidianamente gli italiani.

Nell’ultimo triennio, dal 2009 al 2012, le aziende specializzate nel commercio al dettaglio ambulante che sono regolarmente iscritte presso i registri delle Camere di commercio sono cresciute rapidamente. Attualmente rappresentano una cifra pari a 17.458 unità, facendo registrare il 10% in più in confronto all’anno in cui la crisi ha avuto inizio.

Al momento, nel nostro Paese contiamo circa 180.000 bancarelle. I dati, pubblicati da Unioncamere, parlano di una situazione all’interno della quale le imprese ‘on the road’ di tessuti, tessili per la casa e abbigliamento, sono incrementate del 28,26% dal 2009 al 2012.

L’analisi mostra oltretutto l’incredibile incremento delle imprese del commercio ambulante di prodotti di bigiotteria nello stesso periodo. Parliamo di una cifra superiore alle tredicimila unità.

In aumento c’è anche la vendita su strada di profumi e cosmetici, calzature e pelletterie.

In crescita sono anche gli ambulanti specializzati nell’arredamento, nei casalinghi, negli elettrodomestici e per quanto concerne il materiale elettrico.

Il commercio ambulante legato al settore alimentare ha fatto registrare invece una crescita più contenuta.

Il Financial Times boccia la “follia visionaria” di Letta

 In un articolo di fondo intitolato “Il libro dei sogni di Letta” il quotidiano finanziario britannico “Financial Times” si è oggi dimostrato molto scettico in merito alla possibilità che i piani di riforma economica proposti dal nuovo esecutivo italiano possano effettivamente mai arrivare a concretizzarsi.

Il programma di Letta su Imu e occupazione

La stampa inglese, infatti, intravede il principale ostacolo a questa realizzazione nella possibile resistenza opposta dai partiti che sostengono la maggioranza e descrive lo stesso Presidente del Consiglio italiano come il nuovo paladino europeo dell’ anti – austerità, anche se destinato a scontrarsi con i limiti di deficit comunque imposti dall’ UE per il 2013.

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Nella sua particolare situazione, infatti, secondo la stampa anglosassone, sarebbe più utile che l’Italia si concentrasse sulla riduzione della spesa corrente e ottenesse dall’Unione Europea un aumento moderato dei limiti del deficit per dar spazio a investimenti produttivi e riforme strutturali.

Alle osservazioni del “Financial Times” ha fatto subito seguito, tuttavia, la risposta pronta, da Milano, di Enrico Letta, che ha rimarcato la necessità che anche la politica economica si nutra di quell’ afflato di “follia visionaria” che serve a dare spazio, anche in politica, appunto, ai sogni.

La partita tra realisti e visionari, a quanto sembra, è ormai aperta. Staremo, dunque, a vedere se il libro dei sogni di Enrico Letta arriverà ad avverarsi  in realtà.