Presto il decreto legge per il rinvio dell’IMU

 Dovrebbe arrivare, con ogni probabilità, entro la prossima settimana il decreto con cui il nuovo governo illustrerà a contribuenti e Comuni le nuove modalità e le regole per il pagamento dell’ Imu 2013, tema che fin dai primi giorni di insediamento dell’ esecutivo è stato al centro del dibattito politico.

L’IMU sarà sospesa a giugno e alleggerita

Dopo le dichiarazioni del ministro degli Affari regionali, Graziano Del Rio e di quelle del Presidente del Consiglio Enrico Letta, infatti, contribuenti e Comuni attendono di ricevere in via ufficiale lo stop al pagamento della rata di giugno e le eventuali modalità per fronteggiare gli inevitabili problemi di cassa – pari a circa 2 miliardi di euro – che la sospensione dell’ IMU produrrà sui bilanci degli enti locali.

I cinque punti del programma economico di Letta

Per quanto riguarda, poi, al di là del contenuto del decreto, il destino da dare alla tassa sugli immobili in un prossimo futuro sono tre le possibili soluzioni al vaglio degli esperti:

1. la sostituzione dell’ IMU con una service tax, una imposta unica sui servizi e sulla casa in cui sarebbero compresi tutti i tributi

2. trasformare l’IMU in una specie di tassa federale legata alla rivalutazione della rendita catastale

3. una rimodulazione dell’imposta sulla base del reddito Isee e delle detrazioni per carichi di famiglia.

Per Giovannini la riforma Fornero va cambiata

 Proprio ieri, Primo Maggio e giorno della Festa del Lavoro, il neo ministro del Welfare Enrico Giovannini ha annunciato la necessità di apportare delle modifiche alla riforma Fornero, la riforma che da qualche mese a queste parte aveva ridisegnato le norme del mercato del lavoro.

> Vademecum sulla riforma del lavoro – L’interpretazione

A queste dichiarazioni del Ministro Giovannini, poi, hanno subito fatto eco le dichiarazioni del Presidente del Consiglio Enrico Letta, che da Parigi ha sostenuto la tesi della necessità di una maggiore flessibilità nel mondo dei contratti a termine.

> Letta annuncia modifiche alla riforma Fornero

Secondo il Ministro del Welfare Giovannini, infatti, la riforma Fornero è stata ideata e sviluppata per adeguarsi ad una economia di crescita. L’Italia, invece, in questo momento, si trova in un periodo di recessione e ciò impone dunque la necessità di rivedere alcuni contenuti della riforma.

Oltre alla modifica della riforma del lavoro, tra le priorità che bisogna affrontare al più presto per il Ministro vi sono il problema dell’ occupazione (e della disoccupazione) e quello della ripresa dei settori economici più colpiti dalla crisi. Il lavoro è, del resto, il nodo centrale del programma del nuovo governo e va risolto in tempi molto stretti e in un’ottica di crescita europea.

Letta annuncia modifiche alla riforma Fornero

 Il neo Presidente del Consiglio Enrico Letta si trova oggi a Parigi e, da qui, in conferenza stampa, alla presenza del Presidente francese Francois Hollande ha parlato della necessità di apportare delle future modifiche alla riforma Fornero, la riforma del mercato del lavoro, al fine di conferire maggiore flessibilità soprattutto ai contratti a termine.

> Cosa c’è in programma per la disoccupazione giovanile con il nuovo governo?

Quella che l’ Italia sta attraversando, infatti, è per Letta, almeno per quanto riguarda il mondo del lavoro, una fase piuttosto straordinaria in cui il Paese si trova a fare i conti con problemi di recessione.

> I cinque punti del programma economico di Letta

E’ probabile quindi che in questa situazione, in una situazione ancora di incertezza sulle prospettive di ripresa economica, le imprese siano piuttosto caute ad attuare assunzioni a tempo indeterminato. Per questo motivo, almeno fino a quando non troveranno consolidamento le attese prospettive di crescita, si potrebbe avvertire la necessità di rivedere i punti più rigidi della riforma Fornero.

Ora, quindi, bisognerà capire cosa modificare e dare maggiore stabilità alle norme del mercato del lavoro.

Ma la crescita stessa, ci ha tenuto a precisare infine il Presidente del Consiglio, non è una priorità e un problema solo italiano. Quello della crescita è un problema che riguarda l’Europa intera, che deve attuare su questo fonte politiche globali per far ripartire l’economia.

Per Saccomanni le priorità sono gli esodati e la Cig

 Replica prontamente il Ministro dell’ Economia Fabrizio Saccomanni alla pubblicazione dell’ ultimo rapporto Ocse sull’ economia italiana e alle previsioni, di certo non positive, in esso contenute.

> Le stime Ocse sull’ economia italiana

Secondo il Ministro, infatti, i dati riportati dall’ Ocse sono troppo cupi rispetto alla reale situazione del Paese che è sicuramente ormai entrato in una nuova fase che gli permetterà di superare il precedente periodo di incertezza politica e la paralisi istituzionale che aveva reso la crisi economica ancora più acuta.

Meno tasse e più crescita per Saccomanni

Le previsioni Ocse, del resto, non tengono affatto conto dell’ impatto che avrà il decreto per la restituzione dei debiti della Pubblica Amministrazione che avrà luogo a partire dal 2013 e nel 2014.

Ora l’ Italia, secondo Saccomanni, deve uscire dalla crisi il prima possibile, proseguendo, proprio come si è iniziato a fare, sulla strada delle riforme strutturali, che sono un sicuro passo avanti verso la crescita. Una delle prime necessità – magari entro il mese di giugno – in questo senso sarà quella di chiudere la questione della procedura dell’ Unione Europea per eccesso di deficit.

Per quanto riguarda invece le priorità di governo, servono provvedimenti urgenti anche se non improvvisati per la risoluzione del problema degli esodati e per il rifinanziamento della CIG.

Le stime Ocse sull’economia italiana

 E’ stato recentemente presentato il nuovo rapporto Ocse che fa il punto sulla situazione economica italiana.

PIL, debito e deficit sono al centro delle valutazioni offerte dall’ istituzione parigina, che attraverso le voci del capo economista e del segretario generale, offre però anche il suo punto di vista sulla questione IMU.

> L’Ocse contraria alle modifiche all’IMU

Per quanto riguarda il PIL, dunque, l’Ocse prevede che per il resto del 2013 l’Italia potrà incorrere in una nuova contrazione di quest’ ultimo pari all’ 1,5% e che spiragli di crescita non sono auspicabili prima dell’inizio del 2014, in cui sarà forse possibile recuperare uno 0,5%.

> Pressione fiscale in aumento nei paesi dell’Ocse

E per l’incentivazione della crescita, l’Ocse trova utile il programma di riforme che sono state attuate nel Paese, anche se non è favorevole ad una completa interruzione delle politiche di austerity. E’ da escludere, ad esempio, l’interruzione del livello complessivo dell’ imposizione fiscale, perché per l’Ocse resta di fondamentale e prioritaria importanza la riduzione del debito pubblico, per sottrarre una volta per tutte il Paese alle oscillazioni dei mercati finanziari. Il rapporto debito – PIL, infatti, nelle sue previsioni è destinato a salire ancora fino al 134,2% nel 2014.

Per quanto riguarda infine il fronte deficit, anche quest’ ultimo per l’Ocse sarà costretto a subire un incremento fino al 3,8% nel corso del prossimo anno.

L’Ocse contraria alle modifiche all’IMU

 Nonostante l’ex premier Mario Monti l’ abbia recentemente considerata “una questione non degna dell’ attenzione quasi morbosa” che le si va dedicando in questi giorni, la possibilità della modifica o dell’ eliminazione totale dell’ IMU, l’Imposta Municipale sugli immobili, continua ad occupare i pensieri dei vertici di governo italiano e delle Istituzioni che con esso si relazionano.

> L’IMU sarà sospesa a giugno e alleggerita

Dopo le dichiarazioni pubbliche rilasciate sull’ IMU dai due Ministri Graziano Delrio e Dario Franceschini, senza contare poi le repliche piuttosto assertive di altri esponenti di governo, ora a parlare dell’ IMU è l’ Ocse.

> Le dichiarazioni di Franceschini sull’IMU

L’ Organizzazione parigina sostiene infatti che il taglio o la modifica dell’ IMU non sia al momento la questione prioritaria in Italia, dal momento che quest’ ultima deve comunque rispettare il forte vincolo di bilancio che ancora pesa sul suo futuro. In tali condizioni, dunque, non è possibile allentare la pressione fiscale ma è necessario continuare sulla strada della progressiva riduzione del debito e dell’attuazione delle riforme strutturali che servono al Paese.

La scelta migliore, dunque, secondo l’Ocse, sarebbe quella di ridurre le imposte sul lavoro, operando dei tagli sulle imprese in quel settore, come già fanno altri Paesi Ocse nel mondo.

Sindacati in piazza il 22 giugno

 Il prossimo 22 giugno a Roma si terrà una manifestazione di livello nazionale che coinvolgerà i membri di Cgil, Cisl e Uil per discutere sul tema del lavoro nonché sulle proposte necessarie al fine di liberarci dalla crisi: lo ha dichiarato il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, giungendo quest’oggi presso la riunione dei direttivi dei tre sindacati.

L’ultima riunione unitaria degli organismi direttivi si era tenuta esattamente lo scorso 15 maggio del 2008, in occasione del varo della piattaforma per la riforma del modello contrattuale.

Luigi Angeletti, esprimendosi sul nuovo esecutivo ha sottolineato: “Le enunciazioni sono positive, il problema rimane quello di vedere se a queste seguiranno le decisioni. I governi li giudichiamo dai fatti, non dalle parole”. Poi, ha aggiunto: “Noi siamo pronti a chiedere che faccia alcune cose di vitale importanza, a partire dal lavoro e dal taglio dei costi della politica. Se le farà ci riterremo soddisfatti”.

In conclusione, riferendosi alle risorse necessarie finalizzate alla copertura delle richieste sindacali sul lavoro, Luigi Angeletti ha poi ribadito che si sta parlando “di modeste entità che non possono creare particolari problemi”. “Il vero problema è metterli nella direzione giusta perche’ solo così si può dare un segno forte circa la strada che si vuole intraprendere”.

 

La crisi mette in ginocchio la Sanità

 Casse sempre più vuote. Sono quelle del Sistema Sanitario Nazionale che negli ultimi anni ha visto sensibilmente diminuire le entrate derivante dal pagamento delle prestazioni da parte dei pazienti.

► Sanità a rischio e default per le Regioni

La colpa è della crisi che ha fatto diminuire i redditi degli italiani che, conseguentemente, hanno avuto accesso a maggiori esenzioni per reddito: dal 2011 al 2012 sono aumentate di circa 3 milioni, passando da 64 milioni a quasi 67 milioni.

I dati sono stati rilasciati dal Ministero della Salute e sono derivati dall’analisi del flusso delle ricette di specialistica ambulatoriale nel 2012. Stando a quanto riportato lo scorso anno circa il 70% delle ricette per esami, visite specialistiche, analisi di laboratorio, lastre, risonanze, ecografie e tutte le altre prestazioni di diagnostica strumentale è stato esentato dal pagamento del relativo ticket: su un totale di 207 milioni di prestazioni erogate, le esenzioni sono state 145 milioni.

► Autocertificazione per esenzione ticket sanitario per reddito

A livello territoriale le percentuali più alte di prestazioni erogate dal Sistema Sanitario Pubblico esentate dal pagamento del ticket si riscontrano nelle regioni del Sud Italia: 86% in Campania, 84% in Calabria, 82% in Puglia, 80% in Sicilia. La regione più virtuosa, in questa classifica, è il Trentino Alto Adige, dove la percentuale delle ricette sulle quali non si paga il ticket è del 53% (987 mila su 1,8 mln).

Italiani in vacanza per il ‘ponte’ del Primo maggio

 Circa 5,6 milioni di italiani si preparano a muoversi cogliendo al volo l’occasione che si presenta con il ‘ponte’ del primo maggio, il secondo in un brevissimo lasso di tempo.

In confronto al break della settimana scorsa, quello verificatosi in concomitanza con la giornata del “25 aprile”, si registra un dato fortemente in crescita. Un milione e trecento saranno le persone in più che si muoveranno. Malgrado ciò, rispetto al ‘ponte’ dello scorso anno occorre registrare una diminuzione della domanda dell’8,7 per cento. I dati sono analizzati dal presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, in seguito ad un’indagine effettuata da ACS Marketing Solutions dal 15 al 19 aprile.

Sono dunque 5,6 milioni gli italiani in partenza: di questi, il 93,4 per cento resterà in Italia (contro il 93,9 per cento del 2012); il 5,3 per cento farà un giro all’estero (un punto in meno rispetto al 5,4 per cento l’anno scorso) prediligendo nella maggioranza dei casi le più importanti capitali d’Europa. Chi invece resterà in Italia ha selezionato il mare come meta più ambita. C’è anche chi visiterà le città d’arte o ancora le località montane.

L’albergo rappresenta la forma preferita per questo periodo di soggiorno. C’è chi tuttavia, per risparmiare, si appoggerà in casa di parenti o di amici o presso abitazioni di proprietà.

La spesa media pro-capite, comprensiva di trasporti, cibo, alloggio e svaghi, si attesterà sui 255 euro (stabile rispetto al 2012): per l’esattezza, la spesa a testa sarà di 247 euro per chi resterà in Italia e di 450 euro per coloro che andranno all’estero.

Cifre che innescano un giro d’affari pari a circa 1,4 miliardi di euro (con una flessione del 12,5 per cento rispetto al 2012) ed una durata media della vacanza di 2,5 notti (contro 2,6 notti nel 2012).

Si verifica, pertanto, una minima flessione in linea con la crisi. Sconfiggerla è un obiettivo del nuovo esecutivo.

Italia vs Austerity

L‘Italia guida una particolarissima rivolta di stampo europeo per liberarsi per sempre dallo status imposto dalle forme di austerity. L’analisi scaturisce da un articolo pubblicato sul Financial Times. Il giornale inglese ritiene che il nostro Paese, se presa in considerazione la “sua forma mentis di terza economia dell’Eurozona che contempla peraltro il debito più alto della Ue, potrà facilitare un cambio molto importante nelle politiche europee in chiave anti-austerity”. Nell’articolo si mette in evidenza che il nuovo Presidente del Consiglio Enrico Letta ha già fatto una proposta per eliminare il più possibilità l’austerità piuttosto che mettere in archivio misure che portano a fare i grossi sacrifici che hanno fatto Paesi quali la Grecia, l’Irlanda e il Portogallo”.

Le concessioni fatte all’Italia e di conseguenza agli altri Paesi giugneranno con ogni probabilità dopo le elezioni in Germania di settembre, secondo quanto messo nero su bianco ancora dal Financial Times. Il ragionamento quadra poiché sono sempre di più gli Stati sul punto di realizzare che il sistema di salvataggi associati da austerity abbiano condannato le economia a recessioni eterne e peggiorato i rapporti di debiti.

In ogni caso il Financial Times ha messo in luce che il nuovo Governatore non ha ben chiaro dove troverà le risorse per rispettare gli impegni fiscali chiesti dall’Ue, descrivendo il suo discorso come un atto di equilibrio politico, che mira a conservare l’unità della coalizione alla quale è stato costretto il centrosinistra.

Anche il Wall Street Journal ha scritto che Letta ha fatto una promessa: quella di tagliare le tasse e aumentare gli aiuti per i più poveri senza lasciare il conto alle future generazioni. Il problema resta uno: come potrà finanziare le sue promesse rispettando allo stesso tempo le norme fiscali dell’area europea recentemente corroborate e il nuovo requisito costituzionale dell’Italia di gestire budget equilibrati?

In ogni caso, come sottolinea il quotidiano finanziario statunitense, l’agenda di Letta è farcitissima ed è considerata “ambiziosa” dal WSJ.