Bankitalia prevede ancora rischi in Ue e in Italia

 La Banca d’ Italia ha recentemente pubblicato il proprio Rapporto sulla stabilità finanziaria in cui fa luce sul quadro economico e finanziario del Paese Italia nel contesto dell’ Unione Europea in cui è inserita e sui possibili rischi a cui sia la prima, sia la seconda possono andare incontro nell’ immediato futuro.

Impossibile cancellare l’Imu, lo dice Bankitalia

L’ Istituto sostiene dunque che sebbene le conseguenze più estreme si siano allontanate, l’ Eurozona e l’ Italia non sono ancora del tutto fuori  da possibili rischi per la stabilità finanziaria, e tra questi il più grave è quello rappresentato dalla possibilità che la recessione si protragga nel tempo e che i tempi della ripresa si allunghino.

Meno tasse e più crescita per Saccomanni

Sulle imprese, ad esempio, grava ancora il problema del credito, in cui domanda e offerta si influenzano negativamente a vicenda.

Per quanto riguarda invece le famiglie, queste ultime hanno visto progressivamente ridursi la propria ricchezza, dal momento che sono diminuiti i prezzi delle case e sono stati ceduti alcuni strumenti finanziari.

Sul fronte del debito pubblico, invece, la tensione si va piano piano allentando, anche attraverso il graduale ritorno degli investimenti stranieri.

In questo quadro, tuttavia, per Bankitalia, il problema dei pagamenti della P.A. resta di fondamentale importanza e di soluzione primaria secondo i dettami suggeriti dall’ Unione Europea.

I cinque punti del programma economico di Letta

Si articola in cinque punti l’attesissimo programma economico redatto dal nuovo Premier Enrico Letta, che aspetta solo di ricevere la fiducia di entrambe le camere per iniziare i lavori.

Un programma, il suo, finalizzato al conseguimento delle riforme, che con ogni probabilità sarà complicato da attuare. L’Italia versa in uno stato di emergenza economica, ma i problemi sono di varia natura.

Letta ha analizzato cinque parole chiave, al fine di coinvolgere imprese e consumatori e allontanare la crisi.

L’obiettivo principale del Premier e del nuovo governo è la crescita, come lui stesso dichiara: “Di solo risanamento l’Italia muore, servono politiche per la crescita”.

La crescita che deve partire naturalmente dal lavoro. A cominciare dalla riduzione delle tasse sul lavoro “stabile, sui giovani e sui neoassunti”, proseguendo attraverso ulteriori investimenti riguardanti l’apprendistato e incentivi a part time misti, per finire con la progressiva introduzione di nuove risorse giovani.

Per quanto riguarda nello specifico il tema delle tasse, da giugno ci sarà lo stop al pagamento dell’IMU in attesa di una revisione dell’imposta relativa agli immobili il cui sistema generale di tassazione deve essere rivisitato, e rinuncia a inasprire l’IVA.

Restano validi alcuni precetti cari al precedente esecutivo guidato da Monti, tra i quali la lotta all’evasione fiscale.

Bisogna poi risolvere l’ormai annosa questione esodati. L’impegno prioritario di Letta è quello di ravvivare il patto precedentemente rottosi con i soggetti in questione.

L’ultimo punto del programma riguarda il reddito minimo, a proposito del quale Letta dichiara che si potranno analizzare forme di reddito minimo per le famiglie bisognose con figli piccoli.

Il nuovo corso deve iniziare dai membri del Governo: per questa ragione Letta ha dichiarato che il primo atto del Governo sarà “eliminare lo stipendio dei ministri parlamentari che esiste da sempre in aggiunta alla loro indennità”.

Crolla l’inflazione e i prezzi frenano in Italia

 Se la situazione dell’ Eurozona risulta particolarmente difficile in questo periodo a causa dell’alto tasso di disoccupazione e  della brusca frenata subita nell’ultimo mese dall’inflazione, gli effetti di questo stato di cose si ripercuotono anche in Italia.

> L’Eurozona tra disoccupazione e inflazione

Anche in Italia l’ Istat rileva, infatti, una brusca frenata dei prezzi – in realtà la settima consecutiva, dovuta all’ abbassamento del tasso di inflazione all’ 1,2%, che così raggiunge il livello più basso da febbraio 2010.

La causa di questo forte rallentamento dei prezzi, spiega l’ Istat, è probabilmente dovuto al generale calo che si è registrato per i beni energetici.

Il potere d’acquisto crolla ai livelli del 1995

Sia il prezzo della benzina che quello del gasolio, infatti, hanno visto negli ultimi mesi una diminuzione progressiva sia su base mensile che su base annua: la prima è scesa del 2% su base mensile e del 4% su base annua, mentre il secondo del 2,3% su base mensile e del 3,6% su base annua.

Di conseguenza, l’ Istat registra anche una brusca frenata nel livello dei prezzi. Non sono aumentati, ad esempio, neanche quelli acquistati con più frequenza dai consumatori, che vanno dal cibo ad altri beni di prima necessità, i quali rincarano per il momento solo di un timido  1,5% annuo.

I giovani disoccupati sono il 38,4%

 L’ Istat ha recentemente diffuso i dati, per il momento solo destagionalizzati e provvisori, relativi alla situazione degli occupati e dei disoccupati italiani relativi al mese di marzo 2013.

> 1,24 milioni di disoccupati in più dal 2007

Per il mese di marzo, dunque, il tasso di disoccupazione italiana è rimasto stabile all’ 11,5%, ma su base annua il tasso di disoccupazione risulta aver subito un incremento dell’ 1,1%.

Questo significa, tradotto in numeri, che rispetto al mese di marzo 2012, nel corso del mese di marzo di quest’ anno si sono persi 248 mila posti di lavoro.

Record di disoccupati in Spagna

Le più colpite da questo fenomeno sembrano essere le donne, per le quali sono stati persi nel terzo mese dell’ anno 70 mila posti di lavoro. Al contrario, tuttavia, sale il numero degli uomini occupati di 19 mila unità.

Sempre con riferimento al mese di marzo, infine, le persone che invece lavorano in Italia sono 22 milioni 674 mila, cioè il 56,3% della popolazione.

Si possono così tirare momentaneamente le somme del quadro che abbiamo delineato: il settore più colpito per quanto riguarda la disoccupazione nel mese di marzo 2013 risulta sempre quello dei giovani con una età compresa tra i 15 e i 24 anni, la cui percentuale raggiunge oggi il 38,4%, per un totale di 635 mila unità.

Un piano crescita da 10 miliardi

 Costerà all’ incirca 10 miliardi il piano di crescita che il nuovo esecutivo avrebbe intenzione di varare, sulla base delle indicazioni programmatiche di governo rese note nei giorni scorsi.

Almeno 7-8 miliardi, infatti, dei 10 preventivati sarebbero utili alla copertura di quel progetto di neutralizzazione fiscale secondo il quale verranno riveste nei prossimi mesi le principali tasse italiane, ovvero l’ Imposta Municipale, l’Iva e la Tares, tanto per cominciare. Nonché il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga.

> Il Governo Letta ridisegna le tasse

Per questo motivo, cioè per trovare le risorse necessarie a portare avanti il piano, il Governo Letta avrebbe intenzione di chiedere all’Unione Europea nei prossimi giorni – domani e giovedì gli incontri con Barroso e Van Rompuy a Bruxelles – una proroga di due anni della chiusura della procedura per deficit eccessivo, cioè per il rientro sotto il tetto del 3 per cento del deficit- PIL.

Altri Paesi europei, del resto, come Spagna e Francia, hanno già optato per questa possibilità.

Madrid rinvia la questione deficit

A Bruxelles, tuttavia, con la possibilità di osservare la situazione italiana dall’esterno, il pacchetto dei dieci punti programmatici del nuovo governo sembra di primo acchito piuttosto incompatibile con la promessa di mantenere gli impegni sui conti italiani. Ma la vera risposta dell’UE si saprà solo a fine maggio.

Zanonato punta alla riduzione delle tasse

 Uno dei primi impegni del nuovo Governo, è stato, come abbiamo visto in questi giorni e in queste ultime ore, quello di intervenire sulla questione dei tributi italiani in vista di una loro possibile neutralizzazione.

> Il Governo Letta ridisegna le tasse

Dello stesso parere anche il neo Ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato, che ha rilasciato delle dichiarazioni in merito. Per il Ministro, infatti, l’obiettivo imminente del Governo Letta è quello di ridurre le tasse senza tagliare i servizi o aumentare il debito.

Secondo Zanonato, infatti, ci sarebbe la possibilità di agire su alcune leve per il reperimento delle risorse necessarie all’attuazione di questo obiettivo. Si potrebbe, ad esempio, migliorare la lotta all’ evasione fiscale, incentivare il rendimento dl patrimonio pubblico, ma anche recuperare nuove risorse riducendo le spese.

Governo Letta, ecco il programma del ministro Saccomanni

L’austerità, infatti, – sostiene il Ministro – non può essere una misura da applicare in modo duraturo e permanente. E’ necessario, invece, trovare modalità per la crescita e lo sviluppo, anche ridiscutendo con l’Unione Europea il patto di stabilità per recuperare la spesa per gli investimenti. Numerosi sono, tra l’altro, i Paesi europei orientati verso questa strada.

E’ necessario, infine, attuare una politica economica credibile per tenere basso lo spread.

Il Governo Letta ridisegna le tasse

 Il Governo Letta, appena insediato, avanza una serie di provvedimenti, in vista di una neutralizzazione fiscale, per ridisegnare i principali tributi dello Stato italiano e dare così un po’ di ossigeno alle famiglie.

Le modifiche principali all’assetto fiscale italiano finora costituito riguardano, in particolare, l’ Imposta Municipale, la Tares relativa ai rifiuti e l’ aumento dell’ Iva che sarebbe stato previsto per luglio prossimo.

> L’IMU sarà sospesa a giugno e alleggerita

Ma procediamo con ordine. Per quanto riguarda l’IMU, la tassa sugli immobili, le modifiche come annunciato dallo stesso Letta e dal Ministro Delrio, riguarderanno solo le prime case, i cui proprietari non saranno tenuti al pagamento della rata del prossimo 17 giugno. Si rimarrà poi in attesa di quanto il governo deciderà in merito alla seconda rata del 16 dicembre, che potrà subire una rimodulazione o essere parimenti neutralizzata.

La situazione delle tasse per i prossimi mesi

Nessuna modifica è prevista, invece, per quanto riguarda il regime fiscale delle seconde case, dei capannoni e degli impianti industriali.

Per quanto riguarda, poi, la Tares, subirà anch’ essa una revisione, prima ovviamente della scadenza del suo attuale rinvio, che cadrà nel mese di dicembre prossimo.

Infine, la questione dell’ aumento dell’ IVA a partire da luglio prossimo non si porrà affatto poiché il premier Letta ha assicurato che non si avrà un suo inasprimento.

Le dichiarazioni di Franceschini sull’IMU

 Il primo caso che il nuovo Governo Letta si è trovato ad affrontare in questi giorni è senza dubbio rappresentato dalla questione dell’ IMU, su cui sono state rilasciate da più parti delle dichiarazioni in queste ultime ore.

L’agenda di Letta: stop all’Imu e all’Iva, lavoro al primo posto

Proprio questa mattina, infatti, il neo Ministro per gli Affari Regionali, Graziano Delrio, ha fatto delle precisazioni alla stampa sul tema, parlando di una sospensione della rata di giugno e di un suo possibile alleggerimento per le classi meno abbienti.

> L’IMU sarà sospesa a giugno e alleggerita

Prima di Delrio, tuttavia, anche Dario Franceschini, neo Ministro per i Rapporti con il Parlamento era intervenuto sulla questione dell’ Imposta Municipale, rilasciando delle dichiarazioni che avevano suscitato delle pronte repliche da parte di Silvio Berlusconi.

Franceschini ha infatti affermato che l’ IMU non sarebbe stata tolta e che ci sarebbe stata una proroga per la rata di giugno. Questo, però, secondo il Ministro, avrebbe comportato anche un problema di cassa per i comuni.

Franceschini aveva inoltre rilasciato delle anticipazioni sui prossimi impegni del nuovo Governo, tra cui sarebbe figurato il problema di evitare l’ aumento dell’ Iva in programma per luglio 2013 e l’approvazione del Def, il Documento Economico e Finanziario.

Il nuovo governo non cambia il rating, parola di S&P

L’insediamento del nuovo governo guidato dal Premier Enrico Letta non è al momento un indice di cambiamento per l’agenzia Standard & Poor’s, la quale ha confermato il rating dell’Italia con il punteggio BBB+.

Si tratta tuttavia di una situazione momentanea. Non è detto che in futuro questo valore cambi, in meglio oppure in peggio. L’agenzia, per il momento, ha ribadito che sono diversi i rischi che si corrono: tra questi c’è il fatto che è sbagliato dare per assodato che l’economia del nostro Paese faccia registrare un’inversione di tendenza nella seconda parte del 2013.

Al momento, dunque, S&P conferma il rating  a BBB+, rilasciando un comunicato in cui  si legge che “La formazione del nuovo governo guidato dal premier Enrico Letta non ha immediate implicazioni per il rating dell’Italia”.

Rimane da comprendere se e quando le riforme prodotte dalla nuova coalizione garantiranno una crescita. Attualmente, dalle parole di Enrico Letta si evince l’intenzione di rallentare ma non di cambiare la velocità di risanamento del debito.

Standard & Poor’s ha inoltre dichiarato: “Sappiamo che la legge elettorale potrebbe essere riformata e questo, a nostro avviso, rafforzerebbe la capacità di azione dei futuri governi”.

L’agenzia di rating ha poi comunicato che sussiste un grosso limite per quanto concerne la flessibilità fiscale del nostro Paese, giacché debito è a circa il 125% del Pil stando ai dati di fine 2012. Volendo fare un confronto, parliamo del 22% in più rispetto alla fine del 2007.

Secondo l’agenzia “Un’inversione rispetto alle recenti misure di entrate non sarebbe compatibile con le nostre attese di un picco del debito alla fine di quest’anno. Riteniamo che ci sia un significativo rischio che l’economia italiana possa non riprendersi nella seconda metà del 2013”.

Come si affitta una casa agli studenti

 Quando si stabilisce di voler affittare una casa a degli studenti è necessario che vengano presi in considerazione numerosi requisiti di cui il proprio immobile deve disporre. E’ opportuno comprendere di cosa si tratta. Quali sono questi requisiti? Cosa significa a livello economico affittare ad uno studente e cosa bisogna fare per riuscire a trovare un inquilino?

Ecco le risposte alle precedenti domande:

Affittare la propria casa o una parte di essa è sinonimo di introiti economici. Si ha un guadagno. Quando si parla di cedere la propria casa agli studenti per dei periodi vuol dire che la nostra casa o il nostro appartamento presenta una serie di condizioni che la rendono adatta a questo. Innanzitutto è molto importante la vicinanza con il luogo in cui si studia. Essere vicini all’università permette di offrire una comodità maggiore allo studente e questo significa avere un’entrata economica diversa rispetto a quella che verrebbe richiesta se l’immobile fosse a chilometri di distanza.

Affittare ad uno studente ha i suoi vantaggi. Essi hanno dei contratti particolari diversi dal solito 4 più 4. Si possono fare due tipi di contratto: un contratto d’affitto per studenti fuorisede e un contratto d’affitto di natura transitoria. Il primo può avere una durata dai 6 ai 36 mesi e il secondo da 1 a 18 mesi. La stipulazione di un contratto con una persona che studia significa anche avere delle agevolazioni fiscali sull’affitto e beneficiare di uno sgravio sulla relativa imposta.

Case nei pressi dell’università

Sicuramente se si ha una casa nelle vicinanze di un’università è bene sfruttare l’opportunità di affittare Per trovare l’inquilino i passi da seguire sono davvero semplici Gli studenti cercano la propria casa soprattutto tramite i siti internet di stampo studentesco o siti che riportano annunci di affitti oppure tramite annunci cartacei affissi nelle bacheche Nel primo caso basta iscriversi agli appositi siti e postare l’annuncio dell’affitto con i relativi particolari Nel secondo caso bisogna fare degli annunci cartacei ben fatti che riportino in primo piano il numero di contatto, la zona e i vari dettagli relativi alla casa La zona in cui li posizioniamo è fondamentale E’ buono affiggerli all’interno delle bacheche delle singole facoltà oppure nelle immediate vicinanze della struttura universitaria.

Cercare e trovare uno studente a cui affittare la propria casa è molto semplice soprattutto perché le zone di studio sono un continuo fermento di studenti che vanno e di studenti che vengono quindi bisogna sapersi muovere bene.

Come affittare solo una stanza della propria casa

C’è chi sceglie di affittare, invece, soltanto una stanza della propria casa.

Nel caso in cui la durata della locazione a una data persona sia inferiore a 28 giorni l’anno, sarà sufficiente una “scrittura privata”.

Nel corso dell’anno sarà possibile in questo modo affittare la stanza a più persone, sempre per la durata massima di 28 giorni ciascuna.

Bisogna però limitare questa attività a non più di 9 mesi l’anno. Si tratta di un tipo di affitto che non necessita di registrazione all’agenzia delle entrate. Occorre poi rilasciare all’inquilino la ricevuta per l’affitto percepito. La ricevuta dovrà essere allegata alla dichiarazione dei redditi per la relativa tassazione, che potrà essere fatta con la cosiddetta “cedolare secca”, che prevede il 21% di tasse. In alternativa l’introito dovrà essere cumulato con le altre entrate, ma in quest’ultimo caso, generalmente, si paga di più.

Affittare la stanza per un periodo che va da un mese a 18 mesi

Per periodi che vanno da un mese a 18 mesi, non rinnovabili, si passa al contratto di affitto di tipo transitorio. Questo serve per le persone che intendono affittare una o più stanze della propria abitazione senza avere il vincolo dei 4 + 4 anni dell’affitto “normale”. In questo caso il contratto dovrà essere registrato all’agenzia delle entrate. Per la registrazione si dovrà pagare il 2% del canone annuo in parti uguali tra affittuario e proprietario. Anche qui, nella dichiarazione dei redditi, si potrà scegliere tra cedolare secca e cumulo dei redditi. E’ richiesto il pagamento anticipato di 2 o 3 mensilità a scopo cauzionale. In alcune zone (ad esempio Milano, Roma, Napoli e altre grandi città) i contratti di questo tipo sono a canone concertato, e devono rientrare in determinati limiti. In altre zone è libero. Simile al contratto descritto precedentemente, nelle città dove sono presenti università, è possibile stipulare il cosiddetto “contratto per studenti universitari”, della durata che può andare da 6 a 36 mesi, raddoppiabili.