L’agenda di Letta: stop all’Imu e all’Iva, lavoro al primo posto

 Gli italiani sono in attesa di sapere quello che accadrà con questo nuovo governo. Il neo premier Enrico Letta ha parlato pochi minuti fa alla Camera illustrando il programma che intende portare avanti durante il suo mandato, quel programma che sarà oggetto di voto di fiducia stasera alla Camera e domani in Senato.

Delineatesi i fronti – Enrico Letta riceverà il sostegno di Pd, Pdl e Scelta Civica mentre Movimento 5 Stelle, Lega Nord, Sel e Fratelli d’Italia saranno all’opposizione, il premier ha iniziato il suo discorso lasciando tutti sgomenti: i suoi 21 ministri non riceveranno lo stipendio da ministri.

► Prima rata Imu 2013: problematiche su possibile abolizione e aliquota

Ottimo punto di partenza, sopratutto a fronte delle critiche che gli sono state mosse per aver aumentato il numero dei dicasteri italiani, al quale hanno fatto seguito altri importanti annunci.

Primo fra tutti quello sull’Imu che, dopo la bagarre di questi ultimi giorni e l’impossibilità – visti i tempi ristretti – di procedere al calcolo delle nuove aliquote: la rata di giugno della tassa sulla prima casa non si pagherà, il tutto è rimandato a quando il governo avrà avuto modo di ridefinire tutto il sistema fiscale del paese.

Poi arriva anche la stoccata sull’Iva per la quale, secondo Letta, onde evitare un peggiorare delle condizioni di povertà del popolo, è saggio rinunciare al suo inasprimento previsto per l’estate.

► La situazione delle tasse per i prossimi mesi

E poi una nuova riforma del lavoro: basta incentivi monetari, le aziende del paese hanno necessità di un sostegno strutturale e continuativo, non di benefici monetari all’assunzione di giovani.

Aumentano i carburanti Eni e no logo

 A partire dai prossimi giorni ci sarà, probabilmente, un nuovo, generalizzato rialzo dei prezzi di tutti i carburanti. Dopo un periodo di discesa, infatti, già dallo scorso fine settimana, Eni ha rialzato i prezzi della benzina e del diesel, che hanno subito un incremento di 1,5 centesimi di euro per litro.

Finalmente il prezzo dei carburanti inizia a scendere

La recente inversione di tendenza sembra essere stata causata dal generale andamento dei mercati internazionali che a partire dalle ultime 72 ore hanno perso ampi margini sula benzina verde rispetto alle medie degli ultimi tre anni. Resiste maggiormente il diesel.

> GDF indaga sulle società petrolifere per truffa a danno consumatori

Il prossimo rialzo dei prezzi dei carburanti, dunque, oltre ad interessare i prodotti di casa Eni, toccherà, come di norma, anche la benzina e il diesel no logo, in genere le più sensibili alle fluttuazioni dei mercati.

I prezzi medi della benzina in Itali, dunque, si aggirano in questi giorni attorno a 1,798 euro al litro per la benzina verde (comunque ancora sotto 1,8 euro), 1,704 per il diesel e 0,808 per il Gpl.

Al di là dei prezzi medi, tuttavia le punte più alte possono raggiungere al momento, rispettivamente, 1,838 euro al litro per la benzina, 1,730 per il diesel e 0,837 per il Gpl.

Si è concluso il Cda di Rcs, Della Valle e Benetton contro l’aumento di capitale

E’ durata più di cinque ore la riunione del Consiglio d’amministrazione di Rcs. Una riunione lunga e ricca di colpi di scena. A seguito di due lettere inviate ieri al Cda da parte di Diego Della Valle e Gilberto Benetton, i due azionisti hanno reso noto che voteranno a sfavore dell’aumento di capitale fino a 500 milioni di Rcs all’assemblea del soci di fine maggio.

Della Valle possiede una quota dell’8,7%. Benemetton, invece, possiede una quota pari al 5%. Il piano di rafforzamento patrimoniale comunque ha già il sostegno di gran parte del patto di sindacato e a dar supporto al patto vi sono le banche creditrici.

Mancavano ieri i consiglieri Giuseppe Rotelli, Giuseppe Vita e Carlo Pesenti. Nella giornata di ieri il Consiglio d’amministrazione di Rcs ha approvato la trimestrale della capogruppo, chiusa in data 31 marzo con una perdita di 78 milioni e ha deliberato di proporre alla prossima assemblea dei soci (che si terrà il 30 maggio) una serie di provvedimenti necessari alla ricapitalizzazione.

Il capitale subirà una diminuzione da 762 a 139,2 milioni attraverso un raggruppamento delle sole azioni ordinarie nel rapporto di 3 nuove ogni 20. Vi è inoltre la proposta di aumento di capitale fino a 500 milioni.

Intanto, in Borsa il titolo Rcs è crollato, cedendo il 4,8 per cento dopo che il cda ha approvato la perdite della capogruppo e deciso di proporre in assemblea l’abbattimento del capitale.

La fiducia delle imprese manifatturiere in calo

 La formazione del nuovo esecutivo italiano ha portato ventate di ottimismo in più settori dell’ economia italiana, con particolare riferimento a quello finanziario, che ha visto negli ultimi giorni un rialzo dei titoli bancari a Piazza Affari.

Borse positive grazie al nuovo esecutivo

Ma il mese di Aprile 2013 non è stato in generale caratterizzato da dati e risultati positivi. Tra questi vi è, ad esempio, il calo della fiducia dell’ industria manifatturiera italiana – seguita poi da quella dei servizi di mercato e delle costruzioni – che proprio nel corso di quest’ ultimo mese è passata dal’ 88,6 del mese di marzo 2013 agli attuali 87,6 punti percentuali.

Sono questi, infatti, i dati diffusi oggi dall’ Istat, che rilevano, tra l’altro, il dato più basso dell’ indice a partire dallo scorso mese di agosto.

> 31 mila aziende chiuse solo nel primo trimestre 2013

Secondo gli esperti l’ attuale flessione nella fiducia potrebbe essere dovuta al generale peggioramento delle attese di produzione che si sono registrate durante quest’ ultimo mese, e dei giudizi sugli ordini.

E’ in calo in Italia, tuttavia, anche l’ indice complessivo sul clima di fiducia delle imprese, che è passato dal 78,5 di marzo al 74,6 del mese di aprile 2013.

Segnali positivi sul panorama della fiducia italiana arrivano invece dal settore del commercio al dettaglio.

Borse positive grazie al nuovo esecutivo

 Le Borse hanno recepito in maniera del tutto positiva l’ insediamento del nuovo Governo Letta alla guida del Paese, “festeggiando” in questo modo l’inizio di quello che si spera sia un nuovo corso politico per l’Italia o quantomeno l’uscita da quel periodo di grande incertezza politica che aveva caratterizzato i mesi precedenti.

Il Napolitano-Bis fa bene allo spread

A Piazza Affari, in particolare, infatti,  l’indice Ftse Mib acquista un 1,6%, mentre lo spread BTP-Bund scende in area 274,5 punti base, con una flessione di circa tre punti e mezzo percentuali rispetto alla chiusura di venerdì scorso. Il forte ribasso dello spread favorisce quindi l’acquisto dei titoli bancari mentre i mercati attendono con ansia di conoscere i risultati dell’ asta dei BTP a 5 e 10 anni.

> Piazza Affari vola con banche e Telecom

Non tutti i titoli di Piazza Affari, tuttavia, hanno risentito dell’ influsso benefico esercitato dall’ insediamento del nuovo Governo Letta, oggi impegnato nella richiesta della fiducia alla Camera. Buzzi Unicem, anche in clima positivo, perde infatti lo 0,71%, mentre ancora peggiore è la performance dei titoli della Banca Popolare di Milano, che va a perde addirittura tre punti percentuali.

In rialzo, invece, la maggior parte dei titoli del settore bancario, tra cui spiccano Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Intesa Sanpaolo, Unicredit e Mediobanca, Monte Paschi e Ubi Banca.

Moody’s sulla situazione creditizia italiana

 All’ indomani dell’ insediamo del nuovo Governo italiano a Palazzo Chigi, anche Moody’s, attraverso un suo analista, Dietmar Hornung, che si occupa in maniera specifica dell’ Italia, ha espresso le sue considerazioni sulla situazione creditizia italiana.

Moody’ conferma l’outlook negativo per l’Italia

Per Moody’s, infatti, la situazione dell’ Italia resta ancora particolarmente difficile e la sua futura affidabilità creditizia sarà valutata sulla base della capacità del nuovo esecutivo di dare corso e di portare aventi le riforme strutturali di cui il Paese ha bisogno.

Moody’s penalizza Finmeccanica

Agli occhi di Moody’s, quindi, la situazione italiana rimane sotto particolare osservazione, poiché l’Italia in futuro potrebbe comunque trovarsi nella necessità di chiedere aiuti alla Banca Centrale Europea o di avere bisogno del Fondo Salva Stati. Non potendo dunque escludere per il momento entrambe queste evenienze, il giudizio di affidabilità rimane come sospeso in attesa dei futuri sviluppi anche politici.

La situazione economica italiana che Moody’s rileva per il momento è dunque quella di un Paese ancora in recessione, caratterizzato da seri gap produttivi e una domanda interna molto debole. Un nodo cruciale è rappresentato poi dal mercato del lavoro, che appare ancora troppo regolamentato e vincolato ai contratti di categoria. A questo quadro va aggiunta la vulnerabilità delle banche.

Richiesta ammortamento assegni bancari o circolari

Cosa succede e cosa si può fare quando si smarrisce il possesso di un assegno bancario o un assegno circolare? Può succedere al possessore oppure all’ultimo giratario, al cessionario, all’erede, al beneficiario o all’istituto emittente. I motivi possono essere diversi: furto, perdita, distruzione involontaria.

In tutti questi casi ci si può rivolgere al Presidente del Tribunale per ottenere il pagamento del titolo di credito.

Se si possedeva, a diverso titolo, un assegno bancario o circolare e per diversi motivi si è smarrito il documento, (perdita, furto, autodistruzione involontaria) rivolgendosi al Presidente del Tribunale, dove l’assegno è pagabile, oppure presso il Tribunale dove dove si ha residenza, è un ottimo modo per recuperarlo. Ciò va fatto presentando una istanza per avere un provvedimento che dichiari l’inefficacia dell’assegno, ottenendo così l’autorizzazione a procedere al suo incasso.

Prassi di ammortamento

Occorre ricordare che tale provvedimento giudiziale viene definito ammortamento di assegno bancario o circolare. Una volta che si otterrà questo provvedimento, il proprio assegno, bancario o circolare, perderà ogni effetto a meno che non venga presentata una richiesta di opposizione. Bisogna inoltre ricordare che se la perdita riguarda un proprio assegno bancario, circolare o vaglia bancario con la clausola non trasferibile o sbarrato, non si potrà richiedere la procedura di ammortamento, bensì prendere come riferimento l’iter di denuncia di perdita o furto agli organi competenti ed avvisare la banca emittente dei titoli di credito.

Documenti da presentare

Tale procedimento lo si potrà presentare in modo autonomo, ma bisogna ricordare che se si preferisce si può richiedere un legale. Per presentare la richiesta di ammortamento del proprio assegno bancario o circolare bisognerà presentare una serie di documenti, ovvero il modulo ammortamento assegni a titolo di ricorso al Presidente del Tribunale, il versamento di un contributo unificato pari a 85 euro, una marca da bollo e la denuncia presentata dall’istituto che ha emesso l’assegno alla Autorità di Polizia o ai Carabinieri.

Compilazione dei documenti

Bisognerà dunque compilare tutti i documenti,ovvero la nota di trascrizione a ruolo, indicando i propri dati anagrafici, l’eventuale nome del proprio avvocato difensore e rammentare di allegare la ricevuta del versamento del contributo unificato, il modulo di richiesta di ammortamento di assegni bancari e circolari, scrivendo i propri dati anagrafici completi, specificando la causa della richiesta. In altri termini occorre specificare se si tratta di furto o di smarrimento, il numero dell’assegno, il nome dell’emittente,la banca sulla quale è stato emesso, il nome del beneficiario e l’importo dell’assegno. Dopo aver scritto queste informazioni occorre firmare e mettere la data a fondo modulo, senza dimenticarsi di siglare la casella che conferma che si alla propria istanza una copia della denuncia fatta presso gli organi competenti.

Non bisogna inoltre dimenticare di compilare anche modulo di versamento del contributo unificato con i propri dati anagrafici o eventualmente con quelli di chi ha fatto il versamento. Fatto ciò occorre porre la propria firma e la data sul modulo, e per ultimo compilare il modulo di dichiarazione di valore, inserendo oltre ai propri dati anagrafici ed il proprio codice fiscale anche di aver versato il contributo unificato, oppure specificare di avere diritto all’esonero di tale pagamento.

Presentazione

Dopo aver completato la compilazione di tutti i documenti necessari, bisognerà presentarli alla Cancelleria del Tribunale dove risiedi oppure presso quella dove l’assegno è pagabile. Rammenta di allegare anche la marca da bollo ed eventuali documenti che possano chiarire meglio la motivazione della tua richiesta. Prima di presentare l’istanza bisogna ricordarsi di conservare una copia di tutti i documenti e delle ricevute di versamento.

Come si incassa un assegno bancario?

Il pagamento tramite assegno bancario è all’ordine del giorno. Si utilizza questo libretto quando c’è da pagare un cliente, nonché quando c’è da pagare un oggetto prezioso e non si dispone dei contanti sufficienti per liquidare il venditore. Si tratta, in questi come in altri esempi, di una scelta ponderata che scaturisce ovviamente da una determinata disponibilità economica da parte del consumatore.

Gli assegni bancari sono dunque strumenti abbastanza diffusi. Da ciò si evince che presto o tardi capiterà ad ognuno, nella propria vita di trovarsi di fronte a questo pezzo di carta di enorme valore. Talvolta, tuttavia, non si conosce bene il modo in cui gestirlo. Per tutti i pagamenti che impegnano cifre medio-alte è molto frequente l’utilizzo di tale modalità. Appare dunque opportuno avere chiare le regole e le procedure inerenti al modo in cui si può incassare un assegno bancario.

Pagare o ricevere pagamenti di cifre considerevoli in contanti non si configura come un metodo sicuro. Per queste ragioni sono le stesse banche a consigliare ai propri clienti di procedere mediante la prassi della firma di un assegno. In questa maniera rimane a disposizione una traccia affidabile della transazione economica alla quale si può far fede al fine di attestare l’avvenuto versamento del denaro in caso di controversia. E’ questo un esempio molto diffuso.

Gli assegni si configurano come titoli di credito. Per questa ragione permettono a chi li riceve di godere di una somma in denaro. Nel momento in cui si compila o si riceve un assegno è altamente consigliato possedere l’abitudine di controllare la correttezza di tutti i dati dichiarati che riguardano la somma, il beneficiario e colui che emette l’assegno. Qualora dovessero verificarsi degli errori le banche avranno la possibilità di non considerarlo un documento valido. In un caso del genere l’assegno diventerebbe carta straccia.

Come incassare un assegno

Per incassare un assegno occorre in primo luogo rivolgersi ad una banca. Dirigendosi nella dal quale proviene l’assegno sarà possibile ricevere il corrispettivo in contanti della somma indicata. In alternativa si può decidere di rivolgersi presso il proprio istituto di fiducia e scegliere di trasferire direttamente l’importo dell’assegno sul proprio conto corrente. Chi non è in possesso di un conto in banca personale ma si trova, in ogni caso, nella condizione di dover cambiare l’assegno dovrà per forza di cose recarsi presso la banca dalla quale esso è stato emesso.

Validità dell’assegno bancario

Ogni assegno ha una validità: c’è la necessità di provvedere ad incassarlo entro otto giorni nel caso in cui sia stato emesso all’interno dello stesso comune di residenza (su piazza). Nel caso in cui l’assegno bancario provenga da un altro comune (fuori piazza) il periodo per incassarlo sale a quindici giorni

Il beneficiario dell’assegno è l’unica persona in grado di poter rivolgersi allo sportello al fine di rivendicarne il pagamento. Oggi tutti gli assegni in circolazione sono non trasferibili. Questo non significa che l’addetto allo sportello, prima di procedere all’incasso, non possa chiedere un documento di identità valido per assicurarsi che chi ha difronte corrisponda al beneficiario.

Delega notarile

Nella procedura di ricevimento del denaro corrispondente alla cifra scritta sull’assegno possono subentrare alcuni casi particolari da tenere altamente in considerazione vista la loro frequenza. Nel caso in cui, per motivi di forza maggiore, il beneficiario dell’assegno non possa procedere all’incasso personalmente può delegare un’altra persona configurandola come responsabile del completamento della prassi sopra indicata. Nell’ultimo caso esaminato si ha bisogno di una delega notarile oppure si potrebbe procedere alla cosiddetta girata. Si tratta in entrambi i casi di un’operazione attraverso la quale il beneficiario cede il proprio diritto di incassare l’assegno bancario ad un’altra persona.

Arriverà la fine di Equitalia?

 Il I° luglio del 2013 è una data che aspettano in molti. E’ la data in cui avranno termine tutte le concessioni che i Comuni italiani hanno rilasciato a Equitalia per la riscossione coattiva delle entrate tributarie e patrimoniali.

► Equitalia annuncia novità nelle procedure

La situazione si prospetta abbastanza complicata: i comuni, infatti, avranno adesso la possibilità di chiedere ad altri enti di fare quello che Equitalia ha fatto finora o continuare sulla strada già intrapresa.

La scelta non è così scontata: si tratta, infatti, nel caso la scelta dell’istituzione fosse di togliere l’incarico a Equitalia di capire chi potrà e dovrà farlo al posto suo. Un’altra società privata – come lo è Equitalia – o una società pubblica. La maggior parte dei comuni italiani ancora non hanno fatto comunicazioni a riguardo, ma in questi giorni si leva alta la voce di Gianni Alemanno, sindaco uscente della Capitale, che propone al posto di Equitalia una società comunale, Aequa Roma.

Una svolta epocale, secondo il sindaco romano, che permettere di avere una riscossione più equa dei tributi con un’apposita Commissione Etica che avrà il compito di indagare caso per caso le reali ragioni dell’insolvenza a carico del cittadino o dell’impresa:

Dobbiamo essere consapevoli del fatto – ha spiegato il sindaco – che esistono due casi completamente diversi: chi non vuole pagare per truffare lo Stato o gli Enti locali, da colpire quindi duramente, e chi non può pagare avendo come unica alternativa quella di chiudere l’attività e precipitare sul lastrico.

► Meno riscossioni per Equitalia, colpa della crisi

Che sia una mossa elettorale o meno è una proposta interessante da parte di Alemanno, che già è realtà a Torino, sulla quale saranno chiamati a decidere i romani stessi con una consultazione popolare via internet.

Il fallimento della cedolare secca

 Lo studio condotto dalla Cgil Nazionale e da Sunia evidenzia come la cedolare secca sugli affitti – imposta che rinnova il regime fiscale sugli contratti di locazione in particolari circostanze – sia stata, per lo Stato, un fallimento in termini di gettito fiscale.

In particolare, oltre ad aver comportato una perdita di 422 milioni di euro di entrate, la cedolare secca avrebbe favorito i proprietari con redditi superiori a 300.000 euro, con una diminuzione della pressione fiscale a loro carico pari a 4.700 euro.

► Scegliere tra cedolare secca e remissione in bonis

Il provvedimento che ha fatto nascere la cedolare secca, il decreto legislativo sul federalismo, aveva il chiaro scopo di contrastare l’affitto in nero con la previsione, in sostanza, di un regime fiscale agevolato con la sostituzione, a fronte di specifiche condizioni, da una sola voce di imposizione fiscale.

Ma così non è stato, almeno ai numeri riportati dallo studio: in due anni di applicazione lo stato ha perso 422 milioni di euro, ossia la la differenza tra quanto si sarebbe incassato nel 2011 mantenendo la tassazione precedente e quanto poi è effettivamente arrivato con l’applicazione del regime di cedolare.

Le entrate previste per lo Stato erano state stimate a 2,7 miliardi di euro per il 2011 e di 3,8 miliardi di euro per il 2012. Le effettive sono state, rispettivamente, di 875 milioni di euro e un miliardo nel 2012.

► Contratto di affitto – Adesione cedolare secca

Obiettivo non centrato neanche per il contrasto all’evasione fiscale, anzi, secondo il Report, questo regime avrebbe addirittura agevolato i contribuenti con redditi superiori ai 300.000 euro, per i quali la sostituzione della tassazione Irpef con la cedolare secca avrebbe fatto risparmiare 4.700 euro. Un vantaggio, questo, che decresce parallelamente all’abbassarsi del reddito, arrivando a zero intorno ai 20.000 euro per poi diventare negativo con redditi più bassi.