Flavio Briatore ha venduto il Billionaire

Novità importanti riguardano l’attività di Flavio Briatore che ha deciso di vendere la quota di maggioranza dei Club Billionaire Sardinia, Instanbul, Bodrum, Monte Carlo e del Twiga Beach Club Versilia a Bay Capital, gruppo di investimento che ha sede a Singapore e che può contare su un immenso bacino di utenza in Asia.

Lo scopo di Briatore è quello di portare il brand ad essere riconosciuto fortemente in ogni parte del globo, mediante l’apertura di nuovi Club Billionaire in Asia, Dubai e Singapore.

L’alleanza dei resort di lusso

Viene dunque stipulata un’alleanza tra il marchio Billionaire e il marchio Far East Leisure (settore vacanze di lusso), di proprietà del gruppo Bay Capital), allo scopo di costruire un network del Billionaire Club in ambienti strategici nel mondo così da rafforzare ancor di più il portafoglio esistente di nightclub e beach resort.

Per quanto concerne i dettagli dell’operazione, il gruppo Bay Capital, attraverso Far East Leisure, ha rilevato la quota di maggioranza della divisione leisure and entertainment (tempo libero e divertimento) che contempla il Billionaire Sardinia, Instanbul, Bodrum, Monte Carlo e Twiga Beach Club Versilia.

Così Briatore: “Sono lieto di aver unito le forze con Far East Leisure e Bay capital. In Far East Leisure abbiamo trovato il partner giusto, un gruppo dinamico che ha la capacità di aggiungere valore reale e condividere la mia visione e le mie ambizioni per il futuro del brand Billionaire. Insieme lavoreremo per stabilire club Billionaire in asia e oltre garantendo l’unicità e l’eccellenza esistenti. Sarà una nuova fase esaltante per me e per il brand Billionaire, aspetto con ansia la sfida”.

Equitalia annuncia novità nelle procedure

 Equitalia, la S.p.a. che lavora in stretta collaborazione con l’ Agenzia delle Entrate italiane e con le pubbliche amministrazioni, ha annunciato diverse novità che occorreranno nel prossimo periodo.

Basta ai pignoramenti delle pensioni e degli stipendi in banca

Ad essere interessate saranno in primo luogo, a detta anche dello stesso presidente dell’Agenzia, Attilio Befera, le modalità di riscossione dei tributi, per i quali si prevede una sorta di periodo di “disgelo” rispetto a quelle precedenti. Ci sarà un probabile ammorbidimento, dunque, delle severe procedure di riscossione finora utilizzate.

Il pignoramento di stipendi e delle pensioni è un problema da risolvere

Per quanto riguarda invece l’IMU, l’imposta sulla casa, non è previsto in tempi brevi nessun ammorbidimento riguardo entità e modalità della riscossione, perché in molti Comuni italiani sono già scattati dei consistenti aumenti.

Sul fronte del mondo aziendale, invece, i vertici di Equitalia annunciano che è in arrivo una nuova direttiva volta a semplificare i controlli sui rimborsi Iva e   la probabile cancellazione delle sanzioni per le imprese che hanno commesso errori nel calcolo dell’imposta sostitutiva sui salari di produttività nel periodo febbraio-luglio del 2011.

Da tutto queste novità procedurali, dunque, si avverte che la questione fiscale sarà una delle prime priorità del prossimo premier.

Nel frattempo, tuttavia, le sanzioni di Equitalia continueranno a scattare sotto i 1000 euro di debito inevaso.

Crollano i consumi al dettaglio

 Gli ultimi mesi si sono rivelati particolarmente duri per il mondo del commercio al dettaglio. Secondo l’ Istat, infatti, in questo ultimo periodo si è vissuto uno dei peggiori cali nelle vendite degli ultimi tempi.

Il calo dei consumi colpisce anche la Pasqua

Durante lo scorso mese di febbraio, infatti, le vendite avevano fatto registrare una contrazione, scendendo del 4,8% su base annua, con l’alimentari in calo del 4,0%. L’ Istat rileva inoltre che si tratta dell’ ottava flessione consecutiva su base annua a partire dallo scorso aprile 2012.

In flessione, dunque, risultano gli indici del commercio al dettaglio sia su base mensile (-0,2%) sia su base trimestrale, almeno per quanto riguarda il periodo che va dallo scorso dicembre 2012 a questo febbraio 2013, con una flessione dello 0,7% rispetto ai tre mesi che l’avevano preceduto.

Il dato più sorprendente, tuttavia, è il negativo che risulta anche in merito alle vendite dei discount alimentari (-0,1%), che sono a tutt’oggi, secondo altre statistiche, i canali di vendita preferiti dagli italiani che puntano al risparmio. 

> Gli Italiani fanno la spesa nei discount

Per quanto riguarda il settore dei discount, dunque, la perdita complessiva da inizio anno è stata dello 0,2%.

Diminuiscono, tuttavia, nel confronto con gennaio 2013 anche le vendite dei prodotti non alimentari, che subiscono un calo dello 0,3%.

1,5 milioni di disoccupati in più

 L’ Istat ha rilasciato le ultime stime in merito allo stato della disoccupazione giovanile in Italia. Dal 1977 ad oggi il numero dei disoccupati in Italia è cresciuto di circa 1,5 milioni in più.

> Nessun calo della disoccupazione per i prossimi mesi

Trentacinque anni fa, infatti, il numero dei giovani disoccupati con un’età compresa tra i 15 e i 24 anni era pari a 1 milione e 340 mila, mentre oggi il totale è di 2 milioni 744 mila, per quanto riguarda almeno le stime complessive del 2012, con un tasso che è dunque passato dal 6,4% al 10,7%.

Un milione di famiglie italiane è senza lavoro

L’ Istat, che ha ricostruito le medie trimestrali e annuali a partire dal 1977 ha inoltre evidenziato che per quanto riguarda la distribuzione del fenomeno tra la popolazione maschile e quella femminile non ci sono stati sostanziali cambiamenti rispetto al passato: per i primi, cioè per gli uomini, il tasso è cresciuto dal 18,1% al 33,7%; per le seconde, invece, le donne, dal 25,9% al 37,5%.

In generale, invece, i dati relativi ai confronti con il 1977 dicono che la disoccupazione giovanile è passata dal 21,7% al 35,3%.

Per quanto riguarda infine la distribuzione geografica del fenomeno, l’area italiana che al giorno d’oggi risulta più colpita dal fenomeno della disoccupazione giovanile è il Sud Italia, che mostra rispetto al 1977 un tasso di incremento che è passato dall’ 8,0% al 17,2%, cioè praticamente raddoppiato.

L’export continua a dare soddisfazioni all’Italia

Gli esportatori italiani sono una luce nel buio nella situazione economica del Paese. L’export, negli anni della crisi economica, continua a mantenere viva la speranza di una ripresa in virtù di una situazione dinamica del mercato.

In altri termini, ciò succede nella stragrande maggioranza dei casi, al di fuori del Vecchio Continente, fulcro della glaciazione economica. A marzo il surplus commerciale con i Paesi extra-Ue è stato uguale a 2,6 miliardi di euro, a fronte dell’avanzo di 491 milioni dello stesso mese del 2012. Lo stima l’Istat, evidenziando che l’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici muove da 6,0 a 6,7 miliardi di euro e il deficit energetico si riduce da -5,5 a -4,0 miliardi di euro. Nel primo trimestre 2013 il saldo commerciale con i paesi extra-Ue è positivo per 1,1 miliardi.

A marzo, in confronto al mese precedente, le esportazioni nei confronti dei paesi extra Unione europea sono aumentate del 2%, mentre le importazioni hanno registrato una diminuzione del 2,4%. La crescita congiunturale dell’export è diffusa a tutti i principali raggruppamenti di beni, ad esclusione dell’energia (-16,5%). Per quanto concerne l’aspetto dell’import la flessione interessa tutti i principali comparti, a eccezione dei beni di consumo (+4,0%). La riduzione è particolarmente marcata per l’energia (-7,7%).

Cresce il fenomeno dell’usura

Che la situazione sia drammatica non è una novità. Da Bruxelles fanno sapere che l’Europa è fuori dall’austerity, ma l’Italia continua ad essere il Paese della cinghia tirata e delle rinunce.

Le famiglie rinunciano a tutto: la nuova macchina, una nuova casa, nuovi comfort, nonché extra di ogni sorta.

Il problema è che rinunciano anche a chiedere prestiti e se hanno bisogno di soldi, le famiglie si rivolgono agli usurai.

Come potrebbe essere altrimenti per ‘tirare a campare’.

A rivelarlo è il database del credito, cioé il Crif, che dopo aver analizzato il 2012 riporta una situazione alquanto pesante.

Si registra un crollo 42% per quanto riguarda la domanda di mutui. Per quanto riguarda l’anno in corso, invece, le flessioni sono del 14, 10 e 9% considerando rispettivamente gennaio, febbraio e marzo. Dall’avvio della crisi al momento attuale il calo complessivo è del 53%. Diminuisce anche la richiesta di prestiti che dal 2009 è scesa del 18%. Stessa disfatta per quanto concerne il fronte delle imprese: a marzo, per la prima volta negli ultimi dodici mesi, c’è una flessione nella domanda di prestiti, una flessione del 3,08%.

Da un lato, dunque, si registra una contrazione dell’offerta di credito da parte delle banche; dall’altro lato le famiglie e le imprese non hanno più fiducia nelle proprie capacità di onorare il debito e di superare l'”esame” di credibilità davanti alla banca o alla finanziaria. Senza contare l’effetto dei tassi elevati, denunciato nei giorni scorsi dal presidente Bce, Mario Draghi, e ribadito dall’Fmi nell’ennesimo allarme  per quanto concerne il credit crunch.

 

La crisi riduce il prezzo degli affitti

Siamo a fine stagione e per gli affitti è tempo di saldi. I proprietari degli immobili, al fine di invogliare gli inquilini a rimanere, offrono loro sconti sui canoni in prossimità della scadenza. Un nuovo trend che è stato scoperto dopo aver analizzato più di dieci casi da un agente su quattro (il venticinque per cento) nell’ultimo semestre e dal novanta per cento degli affiliati in almeno un caso. Si tratta di un nuovo fenomeno messo in evidenza da una delle principali agenzie immobiliari specializzate in locazioni che occupa tutto il territorio nazionale nonché la Spagna con 350 filiali.

Il fenomeno del ribasso nelle grandi metropoli

La frequenza dei ribassi è in aumento quando si tratta delle grandi città metropolitane. Parliamo in questo caso addirittura del 33% (uno su tre) degli agenti che registra l’operazione sconto.

Solo Affitti, tramite le parole del presidente Silvia Spronelli, spiega: “Evidentemente la crisi morde e i proprietari cercano di andare incontro alle esigenze degli inquilini. Si preferisce abbassare il prezzo piuttosto che rischiare la morosità. Toscani, lombardi e umbri sono i locatori più sensibili in questo senso”.

Gli sconti non sono naturalmente altissimi, si va dai 30 ai 70 euro, con picchi anche tra i 70 e i 100 nel centro Italia, come fatto presente da un cospicui numero di agenti del franchising. Numeri che si ritrovano anche nei nuovi contratti di locazione: la crisi porta a tirare sul prezzo in fase di contrattazione. Lo sconto è proporzionato al canone, ecco perché “in città come Roma, ci sono state riduzioni piuttosto elevate, tra 70 e 100 euro: evidentemente i canoni sono troppo alti rispetto alla capacità di spesa dei locatari” continua la Spronelli. “Gli sconti di 100 euro comunque sono piuttosto pochi”.

 

Come chiudere una Partita IVA

 La partita IVA consente a liberi professionisti, commercianti ed artigiani di svolgere la propria attività (insieme all’iscrizione presso la Camera di Commercio). Come? Provvedendo al pagamento delle tasse obbligatorie, previste per legge. Coloro che sono in possesso di partita IVA al cessare dell’attività, tuttavia, dovranno provvedere allo spegnimento (chiusura) della stessa.

Ecco, dunque, una serie di consigli molto utili per chiudere la propria Partita IVA.

Periodo di inutilizzo

In primo luogo occorre sottolineare che anche se la partita IVA non viene adoperata, una volta aperta andrà comunque effettuata regolarmente la denuncia dell’ IVA mediante i moduli F24, qualora quest’ultima non sia utilizzata da almeno tre anni e non sia stata fatta nessuna dichiarazione nel periodo sopraindicato. L’attuale prassi permette di spegnere la partita IVA, versando una sanzione non molto elevata ed effettuando la dichiarazione dell’IVA relativa a tale periodo (quello di inutilizzo) con saldo pari a zero.

Entro trenta giorni dalla cessazione dell’attività

Va inoltre ribadito che al termine dell’attività, o successivamente ad un’eventuale variazione dell’attività, la partita IVA andrebbe sempre e comunque chiusa entro trenta giorni. Questo tipo di procedura può essere perfezionata da un professionista del settore, oppure rivolgendosi presso l’agenzia delle entrate. In entrambi i casi, le modalità da seguire saranno le medesime che si sono effettuate per la procedura di apertura della partita IVA.

Sanzione (in caso di decorrenza di 90 giorni dalla cessazione dell’attività)

Nel caso in cui il libero professionista dimentichi di segnalare e perfezionare la chiusura della partita IVA una volta decorsi i trenta giorni dalla cessazione attività, questo procedimento potrà comunque essere finalizzato entro i novanta giorni previo versamento sanzione di 129 euro come stabilito dalla legge 98 del 2011, diminuita notevolmente se si tiene in considerazione che inizialmente questa sanzione si aggirava sopra la cifra di cinquecento euro.

Moduli f24 

Al fine di perfezionare questa prassi, sarà necessario provvedere a scaricare i moduli dell’F24 “elementi identificativi” reperibili on line o allo stesso ufficio delle entrate di appartenenza locale.

All’interno della compilazione dovrà essere indicato il codice tributo che corrisponde al numero 8110, il numero partita IVA e l’anno di cessazione attività. Non sarà obbligatorio inviare la copia del pagamento in quanto lo stesso effettuato in modo regolare sostituisce la dichiarazione come previsto dal decreto legge del 6 Luglio 2011. Nella compilazione dovrà essere indicato il codice tributo che corrisponde al numero 8110, il numero partita IVA e l’anno di cessazione attività Non sarà necessario inviare la copia del pagamento in quanto lo stesso effettuato in modo regolare sostituisce la dichiarazione come previsto dal decreto legge del 6 Luglio 2011.

Modello AA7/10 per i soggetti diversi da persone fisiche

A differenza dei privati i soggetti diversi da persone fisiche, dovranno avvalersi del modello AA7/10 tanto per l’inizio attività quanto per la cessazione. Questo modello rimpiazza il normale F24 contemplato per i privati.

Modello AA9

Per quanto riguarda invece le imprese individuali e lavoratori autonomi il modulo inerente sarà il modello AA9.

Questa dichiarazione può essere inviata per via telematica direttamente dal contribuente o da eventuale intermediario che risulti abilitato a tale attività.

Nel caso in cui sorga la necessità di verificare la validità di una partita IVA ci si dovrà recare sul sito dell’agenzia delle entrate alla voce “servizio di verifica partita IVA”.

Per coloro i quali non adempiono agli obblighi di chiusura partita IVA e cessazione attività l’agenzia delle entrate sarà in diritto procedere d’ufficio, richiedendo all’intestatario il pagamento di una relativa sanzione.

Recandosi sul sito dell’ufficio delle entrate sarà possibile reperire la modulistica, le informative, ed i relativi decreti legge aggiornati continuamente.

Ritorna il Fondo di solidarietà per i mutui

 Riaprirà a breve, ovvero il prossimo 27 Aprile, il Fondo di solidarietà per i mutui, una essenziale risorsa finanziaria che consente a coloro che hanno particolari necessità economiche di sospendere temporaneamente le rate del proprio mutuo, purché sussistono i requisiti richiesti.

La situazione dell’accesso al credito in Italia secondo Mutui.it

Il Fondo di solidarietà, che è stato per la prima volta inaugurato nel 2010, sarà   dunque ripristinato tra pochi giorni e darà la possibilità alle famiglie in difficoltà di accedere ad un finanziamento “sostitutivo” del proprio mutuo, cioè, dal punto di vista del debitore, di una sospensione, fino a 18 mesi del mutuo per la prima casa. 

Le banche concedono ancora pochi mutui

Il  Fondo di solidarietà è stato infatti ulteriormente finanziato con un nuovo gettito da 20 milioni di euro, che, durante il periodo di sospensione del mutuo stesso saranno utilizzati per ripagare le banche degli interessi (con la sola esclusione dello spread) maturati sull’intero debito durante il periodo di sospensione.

Per accedere alla sospensione del mutuo per la prima casa, attraverso il sostegno offerto dal Fondo di solidarietà le famiglie dovranno dimostrare che per il titolare del prestito sussistano le seguenti condizioni di accesso:

– cessazione del rapporto di lavoro (ascrivibile a varie tipologie)

– decesso o handicap grave

– ISEE inferiore a 30mila euro

– proprietà dell’immobile gravato dal mutuo

– importo del mutuo non superiore a 250 mila euro

Il Napolitano-Bis fa bene allo spread

Quello di ieri, in seguito alla sua rielezione a presidente della Repubblica, è stato un nuovo discorso di insedimento per Giorgio Napolitano molto meno morbido rispetto al primo discorso tenuto 7 anni fa.

Napolitano ha sferrato un duro attacco ai partiti politici, invitandoli a comporre subito un nuovo esecutivo, che continui sulla strada delle riforme.

Le parole di Napolitano sembrano far bene al climax economico. I mercati proseguono nel dare credito all’Italia allentando ulteriormente la pressione sul debito pubblico. Lo spread, il differenziale di rendimento tra titoli di Stato italiani e tedeschi a 10 anni, allarga la discesa e butta giù al ribasso anche la quota 270 punti base a 268 punti, ponendosi sotto il livello medio dell’ultimo anno di quasi cento punti e ai minimi dal 1° febbraio.

I decennali rendono il 3,9%, ai minimi dal novembre 2010. Per quanto concerne i titoli a due anni, i titoli più colpiti dalla crisi nell’autunno del 2011, con un rendimento sceso all’1,14%, hanno aggiornato i nuovi minimi storici. Insomma, gli investitori tornano a credere nell’Italia con benefici immediati per le casse dello Stato: basti pensare che 100 punti base di spread in più costano circa 15 miliardi di euro nell’arco di tre anni. Anche in Spagna sono scesi i rendimenti. Il Tesoro ha configurato titoli a breve scadenza (entro l’anno) per complessivi 3 miliardi di euro, il target massimo previsto, con un calo dei tassi. La domanda è stata altissima.

Sulla scia del calo dello spread e della buona intonazione di Wall Street, Piazza Affari chiude sui massimi di giornata con il Ftse Mib a +2,93%