Aggiornamenti sul decreto per lo sblocco del pagamento del debito delle PA

 Nuovi aggiornamenti per il decreto sullo sblocco del pagamento del debito che le Pubbliche amministrazioni italiane hanno contratto verso le aziende fornitrici di beni e servizi. Dopo, infatti, il primo rinvio e il nulla di fatto della successiva riunione, i ministri potrebbero essere costretti ad un surplus di lavoro per giungere alla versione definitiva del testo entro il fine settimana.

► Rinviato il decreto sul pagamento dei debiti delle Pubbliche Amministrazioni

Il provvedimento ha carattere di massima urgenza: le aziende italiane necessitano di quel denaro per poter continuare a sopravvivere e, come ha detto anche Mario Draghi, il governatore della Banca Centrale Europea:

La misura di stimolo più importante che un Paese possa dare è restituire gli arretrati, che in alcuni casi valgono diversi punti di Pil.

In effetti le imprese italiane sono in attesa di questo provvedimento, già da parecchio tempo, ma questo decreto sembra non essere destinato a veder la luce in tempi brevi nonostante le pressioni che sono arrivate anche dall’Europa e nonostante il fatto che i conti pubblici, come dimostrato dall’ultimo bollettino trimestrale dell’Istat, e il rapporto tra deficit e Prodotto interno lordo siano negli standard indicati dall’EuroTower per procedere.

Ma è l’esatto ammontare del debito delle pubbliche amministrazioni verso le aziende a non essere ancora stato definito con precisione: se per il Governo si tratta di 40 miliardi di euro, per Bankitalia ammonta a 90 miliardi e per l’Abi, invece, i debiti dello Stato superano i 100 miliardi di euro.

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Come spiegato da Antonio Patuelli, presidente dell’Abi:

Bankitalia al 31 dicembre 2010 valutava i debiti della P.A. in 70 miliardi e alla fine del 2011 in circa 90 mld. Se facciamo una progressione stiamo già oltre i 100 miliardi. In termini bancari è una cifra rilevantissima per ridare poi nuova finanza alle imprese.

Nel 2012 c’è stato il record storico della pressione fiscale

 Sono i dati pubblicati dall’Istat a rendere evidente come gli italiani siano pesantemente pressati dal fisco: nell’ultimo trimestre del 2012 la pressione fiscale ha toccato la quota record del 52% con un balzo di 1,5 punti percentuali in più rispetto allo stesso periodo del 2011.

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Dei guadagni dei cittadini nei tre mesi presi in considerazione, ottobre, novembre e dicembre, un mese e mezzo è servito per pagare le imposte, dirette e indirette, dello Stato. Un’imposizione enorme, che sembra anche voler continuare a crescere, che sta mettendo in ginocchio le famiglie italiane.Infatti, non si tratta solo di un record occasionale: tutto il 2012 è stato caratterizzato da questo livello di imposizione fiscale, pari, in media annua, al 44%, 1,4 punti percentuali della media del 2011.

In miglioramento, invece, sempre secondo i dati trimestrali sui conti pubblici pubblicato dall’Istat, il rapporto tra deficit e Prodotto interno lordo: nel 2010 si è arrivati al 2,9%, quindi +0,8% sul 2011. Inserendo nel conteggio anche le operazioni sui derivati (pari a circa 2 miliardi di euro) si arriva al 3%, il parametro fissato come tetto massimo dalla Ue.

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Altro dato in miglioramento quello sul deficit pubblico: nel 2012 il rapporto tra indebitamento netto e Pil è stato pari all’1,4%, in calo dell’1,2% rispetto alll’anno precedente.

Calano i prezzi delle case, ma il mercato continua a soffrire

 Il quarto trimestre del 2012 ha fatto registrare il quinto calo annuo consecutivo: rispetto allo stesso periodo dello stesso anno il prezzo delle case è sceso del 4,6% e dell’1,5% rispetto al trimestre precedente, con una media del -2,7%.

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Il motivo principale di questo calo è dovuto alla semplice equazione economica per la quale se un prodotto non viene venduto il suo prezzo scende. Vale per tutto, case comprese. Ed è un dato che indica in maniera chiara e incontrovertibile che il Paese è ancora in una situazione molto difficile, visto che le case sono sempre state il bene rifugio prediletto dagli italiani.

I dati relativi alla diminuzione del prezzo delle case sono stati pubblicati dall’Istat e riferiscono che le sofferenza maggiori si sono registrate per le abitazioni usate che è diminuito del 2,2% rispetto al trimestre precedente e del 6,9% su base annua,mentre i prezzi delle abitazioni nuove sono diminuiti dello 0,3% su base congiunturale, segnando un aumento dello 0,8% rispetto allo stesso trimestre del 2011.

Secondo l’Istat questo nuovo crollo dei prezzi delle abitazioni è da ricollegare all’andamento disastroso del mercato immobiliare dello scorso anno, per il quale è stata registrata una flessione dell’indice complessivo del 2,7% rispetto al 2011:

► Calano i prezzi delle case e aumentano i tassi dei mutui

Questo calo dei prezzi si inserisce in un contesto di forte flessione del numero di abitazioni compravendute che, nel 2012, hanno registrato, secondo i dati rilasciati dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate, una diminuzione pari a -25,8%.

GDF indaga sulle società petrolifere per truffa a danno consumatori

 Le accuse che la Guardia di Finanza ha mosso verso le maggiori compagnie petrolifere operanti in Italia (Shell, Tamoil, Eni, Esso, TotalErg, Q8 e Api) sono particolarmente gravi. Si tratta, infatti, di rialzo e ribasso fraudolento dei prezzi sul mercato, manovre speculative su merci e truffa a danno dei consumatori.L’indagine della Guardia di Finanza è iniziata circa un anno fa. L’occasione che ha fatto partire le indagini è stato un continuo rialzo dei prezzi del carburante denunciato dal Codacons, che ne sottolineava l’ingiustificabilità: i prezzi dei barili erano più o meno stabili, ma quelli del carburante raffinato venduto al cliente finale continuavano ad aumentare, da qui il sospetto che dietro ai prezzi ci fossero delle manovre speculative.

La Guardia di Finanza ha passato al setaccio tutti i documenti relativi alla determinazione dei prezzi del carburante e anche quelli relativi alle istruttorie aperte dall’Authority per la Concorrenza e il Mercato e dal ministero dello Sviluppo economico. I prezzi italiani del carburante, poi, sono stati messi a confronto con quelli applicati negli altri paesi dell’Unione Europea.

Il risultato? Secondo la GDF gli aumenti dei prezzi derivano dai fondi di investimento in commodity e dagli ETF sul petrolio, per i quali hanno un grande peso le azioni speculative che hanno permesso alle compagnie petrolifere di mantenere i prezzi elevati sul mercato.

Comunque, nonostante tutto, i prezzi della benzina in Italia sono ancora altissimi.

Tares prima rata a maggio e la maggiore arriverà a dicembre

 Tra le tante urgenze che sono ancora all’ordine del giorno del governo in prorogatio di Mario Monti ci sono anche le nuove tasse che stanno per abbattersi sugli italiani: l’aumento di un punto percentuale dell’Iva previsto per luglio, il possibile anticipo dell’aumento dell’addizionale Irpef per sostenere il pagamento del debito delle pubbliche amministrazioni e, infine, la Tares.

► Oggi il Governo discute di debiti delle PA, di esodati, di Tares e di Iva

Proprio la Tares è stata protagonista in questi giorni di un acceso dibattito che ha portato a scontrarsi il governo, l’Anci, varie associazioni di categoria e i cittadini, che, come al solito, saranno comunque, in un modo o nell’altro, costretti al pagamento della tassa.

Ieri sera il governo è giunto ad una conclusione che ha messo d’accordo un po’ tutte le parti in causa: la prima rata della Tares, la tassa sostitutiva e più salata della Tarsu, dovrà essere pagata a maggio, secondo i parametri stabiliti dalla precedente legislazione in materia, la seconda rata sarà dovuta ai comuni a settembre e solo per l’ultima rata, quella prevista a dicembre, il calcolo dovrà essere fatto tenendo conto della maggiorazione di 30 centesimi di euro al metro quadrato.

► La Tares sarà rinviata o no?

Soddisfatto della decisione Graziano Delrio, presidente dell’Anci, che spiega come grazie alla Tares sarà possibile evitare il deficit di liquidità che avrebbe creato grossi problemi alle imprese del trattamento rifiuti. Meno entusiasti i cittadini che avrebbero voluto che la Tares entrasse in vigore direttamente il prossimo anno.

Rinviato il decreto sul pagamento dei debiti delle Pubbliche Amministrazioni

 Il decreto per il piano biennale del pagamento dei debiti delle Pubbliche Amministrazioni alle aziende, in discussione ieri sera al Consiglio dei Ministri, non è andato in porto. I ministri dell’Economia, Vittorio Grilli, e dello Sviluppo economico, Corrado Passera, hanno chiesto più tempo al governo per proseguire gli approfondimenti sul testo del decreto.

► Oggi il Governo discute di debiti delle PA, di esodati, di Tares e di Iva

Quindi ancora un nulla di fatto, ma, almeno stando a quanto si dice nelle stanze di bottoni, tutto potrebbe essere pronto entro lunedì mattina, quando si saranno meglio definite modalità e coperture del decreto anche con le organizzazioni imprenditoriali e l’Anci.

Dopo il rinvio delle decisione si sono levate molte polemiche, da più parti, ma soprattutto da Pd e Pdl. Il nodo della questione sembra essere l’ipotesi di una possibile anticipazione dell’aumento dell’addizionale regionale Irpef, un provvedimento che aveva già fatto abbondantemente inasprire i toni della discussione.

Vittorio Grilli in serata ha cercato di spiegare meglio tutta la questione, soffermandosi soprattutto sul fatto che, anche se si tratta di un provvedimento della massima urgenza,

► Nessun anticipo dell’addizionale Irpef nel decreto per il pagamento dei debiti delle Pubbliche Amministrazione

non contiene alcun aumento di imposte, ma è importantissimo sia per l’impatto sull’economia con l’immissione di 40 miliardi di liquidità nel sistema, sia perché penso debba essere una svolta nei comportamenti della pubblica amministrazione nei rapporti con le imprese private.

 

 

Casa insostenibile: tre milioni di italiani non riescono più a mantenerla

 Le spese per la gestione della casa (mutuo/affitto, bollette e tasse) stanno facendo diventare impossibili per una larga parte dei cittadini di italiani avere un tetto sopra la testa: il costo medio al quale ogni famiglia deve far fronte per avere una casa è pari a circa 1.150 euro.

► Vantaggi e svantaggi del pagamento dell’affitto

Un costo troppo alto che sta mettendo a grave rischio circa 300mila nuclei famigliari che rischiano di perdere l’abitazione.

E’ quanto emerge dal report della Cgil dal titolo “Costi dell’abitare, emergenza abitativa e numeri del disagio” che mette in evidenza come le spese che ogni famiglia deve affrontare per la propria abitazione assorbano circa il 31,2% del reddito disponibile. In alcuni casi si arriva anche al 40%.

Nello specifico chi ha una casa di proprietà spende circa 1.150 euro al mese, mente chi i trova in affitto si vede costretto a sborsare 1.515 euro mensili. Cifre dovute soprattutto all’incidenza delle tasse – Imu in primis – e, quindi, destinate ad aumentare con l’introduzione della Tares.

► Non ci sarà la bolla immobiliare

La situazione è difficile sia per chi ha una propria casa – secondo il rapporto, infatti, tra il 2008 e il 2011 i pignoramenti e le esecuzioni immobiliari sono aumentati di circa il 75% (arrivando a sfiorare i 38.000) – sia per chi è in affitto che ha visto, negli ultimi dieci anni, aumentare il mensile da pagare del 130% per i contratti rinnovati (per arrivare alla cifra media di 740 euro mensili nel 2012) e del 150% per i nuovi contratti (1.100 euro mensili).

 

Oggi il Governo discute di debiti delle PA, di esodati, di Tares e di Iva

 Oggi alle 19 si riunirà il Consiglio dei Ministri con un ordine del giorno piuttosto denso. Il punto focale delle discussione di oggi sarà il decreto che permette lo sblocco dei primi 40 miliardi di euro che dalle pubbliche amministrazioni torneranno alle imprese italiane, con tutta la coda di polemiche che si è portato appresso per la possibilità di un anticipo dell’addizionale Irpef.

► La Tares sarà rinviata o no?

Ma non solo: il governo Monti in prorogatio dovrà discutere anche della questione degli esodati, della Tares e dell’aumento dell’Iva. Temi molto cari a tutti i cittadini italiani.

Per quanto riguarda gli esodati – persone senza lavoro e senza stipendio che in base alle Legge di Stabilità 2013 dovrebbero essere salvaguardate – il nodo da sciogliere è la ricerca delle risorse per una nuova salvaguardia a loro favore, come previsto dalla Legge di Stabilità, e il numero di quanti dovranno essere salvaguardati.

Si parla di circa 10 mila persone, un numero dal quale il governo vorrebbe eliminare tutti quelli che hanno guadagnato dal momento delle dimissioni dall’azienda alla fine 2012 la somma di 7.500 euro lordi all’anno, mentre il Parlamento vuole che restino fuori dal salvataggio soltanto coloro che nell’ultimo mese dello scorso anno abbiano potuto beneficiare di un reddito alternativo.

► Rimborsi Iva, una speranza per le aziende italiane

Anche per le tasse la discussione si profila accesa tra chi vorrebbe rinviare l’entrata in vigore della Tares e chi, invece, propone solo un rinvio parziale, e tra coloro che vorrebbero congelare l’aumento di un punto percentuale dell’Iva previsto per l’estate e chi non vuole farlo.

Nessun anticipo dell’addizionale Irpef nel decreto per il pagamento dei debiti delle Pubbliche Amministrazione

 La bozza del decreto per il piano biennale di pagamento del debito delle Pubbliche Amministrazioni, che arriverà oggi sul tavolo del Consiglio dei Ministri – l’appuntamento era per questa mattina alle 10, ma è stato rimandato alle 19 per permettere un confronto sulle ultime modifiche apportate alla bozza – ha già sollevato un vespaio di polemiche.

La bozza del decreto per il piano biennale di restituzione del debito delle Pubbliche Amministrazioni, come anticipato ieri, prevedeva un trattamento particolare per le aziende debitrici che, nel loro compito di restituzione del debito, possono usufruire di alcuni vantaggi.

Tra questi, quello che ha fatto più discutere tutte le parti coinvolte, è stata la possibilità, per le regioni che utilizzano l’anticipo di cassa, di anticipare al 2013 l’aumento dell’aliquota addizionale Irpef: nella bozza sarebbe stato prvisto un possibile aumento dell’addizionale Irper regionale, fino a un massimo dello 0,6%, fin da quest’anno invece che dal 2014, portando l’attuale tetto dell’1,73 dell’aliquota massima al 2,33%.

Ma tutto è stato smentito da Michel Martone, viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali:

Stando alle risoluzioni approvate ieri in Parlamento, l’aumento delle imposte per i cittadini non risulta agli atti anche perché c’è stata una presa di posizione molto forte di tutti i partiti. Si tratta di indiscrezioni giornalistiche.

Anche Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, è dello stesso avviso: un anticipo dell’aumento dell’addizionale Irpef sarebbe un ulteriore aggravio per la pesante recessione che è già in corso in Italia che annullerebbe gli effetti anticiclici dello sblocco dei pagamenti finanziato a debito.

Stasera si saprà con certezza cosa prevede il decreto per il piano biennale del pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni.

Decreto per il piano biennale di restituzione del debito delle Pubbliche Amministrazioni

 Due anni di tempo alle Pubbliche Amministrazioni per saldare il loro debito nei confronti delle imprese italiane. E’ tutto scritto nella bozza del decreto salva debiti che domani sarà alla discussione del Consiglio dei Ministri.
► Se si sbloccassero i pagamenti delle Pa l’Italia inizierebbe la ripresa

Otto pagine di provvedimento che fissano i dettagli del piano biennale che il governo ha messo a punto perché le imprese italiane possano finalmente vedersi restituire il loro credito, 40 miliardi di euro, nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni italiane. Il provvedimento ha già ricevuto il via libera del Parlamento.

Nella bozza si legge che nelle intenzioni del Governo c’è di dare priorità alla restituzione verso le imprese con crediti più vecchi, poi tutte  le altre e, infine, le banche. Inoltre si prevede anche la possibilità, per venire incontro agli enti pubblici, di allentare il patto di stabilità e fare in modo, così, che il pagamento dei debiti non vada ad influire negativamente sugli altri aspetti del bilancio.

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Gli enti, a ben guardare, sono state, tolto il fatto che dovranno restituire quanto dovuto, molto agevolate: oltre alle concessioni sul patto di stabilità, infatti, il decreto prevede anche l‘istituzione di un “fondo per assicurare la liquidità di pagamenti certi liquidi ed esigibili”, a favore delle amministrazioni locali con poche risorse, che avrà una dotazione di 3 miliardi di euro per il 2013 e di 5 miliardi per il 2014 e la possibilità, per le regioni che utilizzano l’anticipo di cassa, di anticipare al 2013 l’aumento dell’aliquota addizionale Irpef.