Il governo sblocca 20 miliardi per il debito delle PA

 Saranno state le tante pressioni arrivate in questi ultimi giorni al Governo italiano da più parti, o magari una reale presa di coscienza da parte dello stato della situazione in cui versa l’economia reale del paese, fatto sta che, finalmente, sono stati sbloccati i primi fondi per il pagamento del debito delle pubbliche amministrazioni.
► Se si sbloccassero i pagamenti delle Pa l’Italia inizierebbe la ripresa

La notizia è arrivata poco fa: l’esecutivo ha appena sbloccato una prima tranche di fondi, pari a 20 miliardi di euro, che arriverà entro la prima metà del 2013, e sarà poi seguita da una seconda tranche, della stessa entità, che arriverà per il 2014.

Un bel salasso per lo Stato, ma si tratta, comunque, di soldi che tornano ai loro legittimi proprietari e, come affermato da Mario Monti al termine della seduta che ha portato a questo risultato:

La disciplina di bilancio ha un risvolto benefico anche per l’economia reale. Dà dei risultati non solo perché non si violano le norme europee, ma perché si arriva al punto in cui ci si può permettere di prendere provvedimenti e vederseli autorizzare dall’Ue che permettono di allargare alquanto i cordoni della borsa del bilancio pubblico.

Al momento il denaro immesso, che sarà trovato tramite l’utilizzo di fondi pubblici, interesserà le Amministrazioni centrali e gli Enti del Servizio Sanitario Nazionale.

 

► Le imprese italiane non hanno fiducia nel futuro

Inoltre, il presidente appena insediato del Senato, Pietro Grasso, ha comunicato che il decreto in preparazione avrà una corsia preferenziale, onde evitare che il provvedimento appena preso rimanga tale e la situazione si possa ripresentare in futuro.

Se si sbloccassero i pagamenti delle Pa l’Italia inizierebbe la ripresa

 Se molte imprese italiane stanno chiudendo una parte di responsabilità è da attribuire anche a tutti coloro che non pagano per i servizi ricevuti. I debitori maggiori sono le pubbliche amministrazioni: il loro debito nei confronti delle aziende italiane, secondo le ultime stime di Bankitalia, ammonta a circa 71 miliardi di euro.

► La Commissione Europea chiede all’Italia un piano di smaltimento dei debiti delle PA

In questi ultimi giorni il problema è venuto a galla in tutta la sua drammaticità, soprattutto dopo che anche l’Unione Europea ha chiesto all’Italia di mettere all’ordine del giorno la discussione del problema per approntare un piano di estinzione del debito. E sono sempre di più le personalità politiche ed economiche, come anche le associazioni di categoria, a chiedere al governo che il decreto sullo sblocco dei pagamenti delle PA sia varato il prima possibile.

Tra di loro, la voce che si è levata più forte delle altre è stata quella di Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, che, dati alla mano, ha affermato che pagando anche solo due terzi dei debiti che le Pubbliche Amministrazioni hanno accumulato nei confronti delle imprese (circa 48 miliardi) ci sarebbe:

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un aumento di circa 250mila occupati e un incremento del Pil dell’1%, par a 16 miliardi di euro, per i primi tre anni, fino ad arrivare all’1,5% nel 2018.

I dati arrivano dal Centro studi Confindustria che ha fatto una simulazione evidenziando le grandi ricadute positiva che lo sblocco dei pagamenti avrebbero sia sull’occupazione che sugli investimenti.

Le imprese italiane non hanno fiducia nel futuro

 Lo studio sul sentiment per il futuro delle imprese italiane – realizzato da Confcommercio-Imprese per l’Italia in collaborazione con Format Research – mette in evidenza che tra gli imprenditori italiani prevale il pessimismo: nessun uscita dalla crisi, anzi, per una larghissima fetta degli imprenditori il 2013 sarà anche peggiore dell’anno precedente.
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A pensarla in questo modo sono il 42% degli imprenditori italiani, mentre il 52% sembra essere un po’ meno preoccupato, nel senso che non prevede nessun peggioramento, ma neanche un miglioramento, e solo il 6% crede che quest’anno sarà quello della ripresa.

La stessa situazione di sfiducia verso il futuro è prerogativa anche delle famiglie: secondo lo studio, infatti, solo il 12% degli imprenditori intervistati crede che la situazione economica della propria famiglia potrà migliorare, mentre il 60% ritiene che la situazione sarà la stessa del 2012 e circa il 28% che andrà peggio.

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Gli imprenditori intervistati si sono anche espressi sulla lista delle priorità che il governo, sempre che lo si riesca a formare, dovrà affrontare una volta che sarà operativo: al primo posto la necessità della riduzione della pressione fiscale sulle imprese e sul lavoro (per il 90,5% degli imprenditori), poi la riduzione della pressione fiscale sulle famiglie (80,1%) e, al terzo posto, politiche in favore dell’occupazione (72,1%).

Al via il rimborso dell’Iva per le imprese

 Una nuova iniezione di liquidità per le aziende italiane che arriva direttamente da quanto messo a disposizione dal Ministero dell’Economia e delle Finanze per il rimborso dell’Iva alle imprese. La comunicazione è arrivata direttamente dall’Agenzia delle Entrate.
► Quasi pronto il decreto del Tesoro per lo sblocco dei pagamenti delle PA

La prima parte del pagamento ammonta a circa 1,2 miliardi di euro, ma la cifra arriverà a più del doppio, 2,5 miliardi di euro, durante il corso dell’anno.

A beneficiare di questi rimborsi per i crediti Iva saranno circa 4.300 imprese, che finalmente riusciranno ad avere indietro una parte del credito che possono vantare nei confronti della pubblica amministrazione italiana, anche se si tratta di una goccia nel mare: il debito delle pubbliche amministrazioni italiane nei confronti delle aziende, infatti, ammonta ad una cifra che oscilla tra i 70 e i 100 miliardi di euro.

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Comunque sia si tratta sempre di un buon inizio per la restituzione di quanto la PA deve ancora alle imprese, che arriva nei giorni immediatamente successivi all’annuncio dell’Unione Europea della possibilità, per l’Italia, di finanziare il debito attraverso l’emissione di nuovi titoli di Stato, in modo da non avere impatti negativi sulla proporzione tra il debito pubblico e il Pil voluta dalla UE (Pari al 3%).

 

In leggero miglioramento la situazione del credito in Italia

 Secondo quanto riporta il rapporto mensile dell’Abi, l’associazione nazionale delle banche, a febbraio i prestiti e i finanziamenti ad imprese e privati sono calati di un ulteriore 1,2% per un totale di 1.917 miliardi di euro. Dato in leggero miglioramento rispetto al -1,5% del mese precedente.

► Banche in difficoltà

Per quanto riguarda le condizioni che le banche applicano per la restituzione dei prestiti il rapporto mette in evidenza che il tasso sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è sceso al 3,50% (dal 3,62%), mentre quello sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni è salito al 3,73% (dal 3,70% del mese precedente).

Buoni anche i dati sulla raccolta da clientela per il febbraio del 2013: il tasso annuo di crescita è stato 2,65% (a gennaio era del 2,47%) per un totale di 1.759,5 miliardi. I depositi da clientela crescono arrivando a toccare il +7,3% (+6,7% a gennaio).

Male, invece, i dati che riguardano le obbligazioni bancarie, che perdono qualche punto percentuale rispetto a gennaio:  -6%, contro il -5,2 del mese precedente. Negativo anche l’andamento dei depositi dall’estero: quelli delle banche italiane sono stati pari a circa 348,5 miliardi, l’11% in meno di un anno prima (-12% il mese precedente).

► L’ABI conferma il calo dei tassi dei mutui

Le banche, in tutto questo, continuano a soffrire: a febbraio le sofferenze nette hanno toccato quota 63,9 miliardi mentre le lorde 126,1 miliardi (+17,5%). Secondo Gianfranco Torriero, direttore centrale dell’Abi:

Si tratta di livelli elevati, ma siamo ancora lontani dai massimi degli anni ’90. Prevediamo un aumento ma non c’è ancora allarme.

Quasi pronto il decreto del Tesoro per lo sblocco dei pagamenti delle PA

 Lo ha detto il Ministro dell’Economia Vittorio Grilli. Il Ministero del Tesoro, dopo che anche la Commissione Europea è intervenuta sulla questione del blocco del pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni alle aziende, starebbe lavorando con la massima urgenza alla preparazione di un decreto legge apposito per risolvere la situazione.

► Ancora fermi i pagamenti della PA alle aziende

Secondo il ministro Grilli non c’è alcun impedimento: una volta che il decreto sarà pronto, si sta ancora lavorando per risolvere alcuni aspetti tecnici, perché il tutto si risolva basterà la firma di Mario Monti.

Ma come verranno pagati questi debiti?

Una larga fetta di quanto dovuto alle aziende italiane dalle amministrazioni sarà finanziata attraverso l’emissione di nuovi titoli di Stato, in modo che il pagamento del debito non influisca troppo sul bilancio dello Stato, per non incorrere in nuove procedure di infrazione da parte dell’Unione.

Inoltre, come annunciato ieri, l’Unione Europea, per andare incontro allo Stato, ha deciso che il pagamento di questi debiti non farà parte del conteggio del debito complessivo nazionale, in quanto sarà considerato come fattore attenuante del patto di stabilità.

► La Commissione Europea chiede all’Italia un piano di smaltimento dei debiti delle PA

Secondo le prime indiscrezioni il decreto in lavorazione presso il Ministero prevederà il pagamento di una prima tranche di debito, tra i 45 e i 50 miliardi di euro, già durante quest’anno, e la restante parte sarà saldata nel 2014.

Segni di rialzo della produzioni industriale italiana

 Dall’Istat arriva finalmente un dato positivo per quanto riguarda la produzione industriale italiana: a gennaio, infatti, è stato registrato un rialzo pari all0 0,8%, un dato che, seppur molto piccolo, non si manifestava dall’agosto del 2011.
► L’Istat mostra il calo dell’industria nel 2012

Un piccolo ma buon risultato, quindi, anche se non si può ancora parlare di un inizio di ripresa della produttività italiana, in quanto questo rialzo è fin troppo mitigato dai dati su base annua: la produzione industriale è in calo del 3,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Se si considera il dato trimestrale nella media del periodo novembre-gennaio l’indicatore della produzione industriale  scende dell’1,9% rispetto al trimestre immediatamente precedente.

A crescere di più, in questo ultimo mese, secondo i dati dell’Istituto di Statistica, sono stati i prodotti di consumo: +4,8% per le industrie alimentari, delle bevande e del tabacco, +3,7% per la produzione di computer, di prodotti di elettronica, di ottica, di apparecchi elettromedicali, di apparecchi di misurazione e di orologi; +3,5%, infine, per le industrie tessili, di abbigliamento, di pelli e accessori.

► Crisi industria 2012

Scendono, invece, i dati riguardanti la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-14,2%) e la fabbricazione di mezzi di trasporto (-14,0%).

La Commissione Europea chiede all’Italia un piano di smaltimento dei debiti delle PA

 Il problema del blocco dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni italiane verso le aziende sta diventando sempre più centrale nelle discussioni politiche ed economiche, sia all’interno dell’Italia che fuori dal paese.

► Ancora fermi i pagamenti della PA alle aziende

Tanto che, per la prima volta, dalla Commissione dell’Unione Europea arriva una chiara e forte indicazione all’Italia e al suo prossimo governo sulla linea di intervento da tenere. Il tutto attraverso una nota congiunta del commissario agli Affari economici Olli Rehn e da quello dell’industria, Antonio Tajani.

Nella nota la Commissione chiede all’Italia che sia approntato il prima possibile un piano di smaltimento di questo debito, che prevede che la Pubblica Amministrazione potrà pagare quanto dovuto in due anni. Il beneficio che arriva al paese è un ammorbidimento delle regole che l’Unione Europea prevede per il bilancio dei paesi membri.

Antonio Tajani, nella conferenza stampa che si è tenuta a Roma, ha inoltre dichiarato di aver dato il via ad una task force per esaminare nel dettaglio quanto le pubbliche amministrazioni hanno già pagato alle imprese italiane e a quanto ammonta ancora il debito da saldare. Un’operazione che sicuramente porterà ad un ammorbidimento anche del Patto di Stabilità.

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Secondo i due commissari:

Una soluzione realistica al problema dell’ammontare di debito commerciale pregresso – che si stima essere di notevoli dimensioni – deve, probabilmente, prevedere un piano di liquidazione avente come obiettivo quello di portare tale ammontare di debito pregresso a livelli non attribuibili a ritardi nei pagamenti (livelli fisiologici) in tempi relativamente brevi. Questo piano dovrebbe prevedere adeguate misure contro il rischio di comportamenti opportunistici (azzardo morale) da parte delle pubbliche amministrazioni titolari del debito pregresso.

 

 

L’aut aut di Weidmann all’Italia: o riforme o niente aiuti

 Il governo di Mario Monti ha fatto storcere il naso alla maggior parte degli italiani ma, d’altra parte, è stato molto apprezzato dall’Europa e dalle istituzioni internazionali. Un governo di rigore, pronto a mettere in campo qualsiasi, o quasi, richiesta provenisse dalle alte sfere dell’Eurotower.
► Le dichiarazioni di Beppe Grillo su euro e Europa

Adesso non c’è più Monti, in realtà ancora non c’è neanche un governo, ma stanno già arrivando i primi avvertimenti da coloro che ci guardano da fuori. Una delle voci che si è levata con maggior forza è quella di Jens Weidmannpresidente della Bundesbank, il quale, in una intervista a Focus, ha dato un aut aut all’Italia: se il nuovo governo, come sembra stia già succedendo, non porterà avanti le riforme intraprese, la Banca Centrale Europea non sarà più disposta a dare aiuti.

Se in Italia protagonisti importanti della politica discutono di una marcia indietro sulle riforme o addirittura sull’uscita dell’Italia dall’euro e come conseguenza aumenta lo spread dei titoli italiani, allora ciò non può e non deve essere un motivo per interventi della banca centrale.

Noi abbiamo sempre sottolineato che la crisi dell’euro sarà superata quando saranno stati risolti i problemi strutturali, soprattutto la mancanza di competitività e l’elevato indebitamento.

I trattati europei parlano chiaro: ogni stato è responsabile delle sue azioni e la BCE non può prendersi carico di problematiche che nascono da un atteggiamento sconsiderato dei singoli governi. Come potrebbe accadere se l’idea di questi giorni, ridurre il debito statale tollerando una maggiore inflazione, prendesse piede:

► Italia senza governo. A pagarne le spese sono i cittadini

Considero pericolosissima questa idea poiché se si tollera l’inflazione, dopo non si riesce più a controllarla.

Una bolla immobiliare anche in Italia?

 Dopo le ultime indagini che hanno mostrato un ennesimo crollo del mercato del mattone molte associazioni dei consumatori hanno iniziato a preoccuparsi seriamente e a credere l’imminente arrivo di una bolla immobiliare.

► L’Erario fornisce i dati sul mercato immobilare

Le condizioni del mercato immobiliare italiano sono piuttosto allarmanti: secondo i dati rilasciati dall’Agenzia del Territorio le compravendite chiuse nel 2012 sono calate del 25%, rimanendo sotto quota 500mila, dati che riportano alle condizioni del mercato degli anni ’80, a fronte di un calo dei prezzi del 5%.

L’allarme per l’imminente scoppio della bolla immobiliare è stato lanciato dalle associazioni dei consumatori, Adusbef e Federconsumatori, che hanno evidenziato, inoltre, che, se nel 2001 per acquistare un appartamento di medie dimensioni in città ‘bastavano’ 15 anni di mutuo, nel 2011 gli anni necessari a restituire il mutuo sono diventati 25.

I presupposti ci sono tutti, con i prezzi che continuano ad abbassarsi e il numero delle compravendite sempre più scarno, ma Confedilizia rassicura:

► Le migliori offerte di mutuo di marzo 2013

Non scoppierà alcuna bolla perché in Italia le valutazioni non sono cresciute come in Spagna. Comunque la situazione del mercato preoccupa.

Sicurezza, questa, confermata anche da Bankitalia che spiega che nonostante la flessione del mercato immobiliare italiano non si è agli stessi livelli di Spagna o Stati Uniti, dove la bolla è scoppiata già da un po’.