Bilancio 2012 della Guardia di Finanza

 Tante le indagini fatte dalla Guardia di Finanza fatte nel corso del 2012 a caccia di coloro che, in un modo o nell’altro, tentano di evadere ilo Fisco. Oggi la pubblicazione del rapporto sulle attività svolte durante lo scorso anno che ha messo in luce come, in un anno caratterizzato da una acuta crisi economica, i tentativi di eludere le tasse siano sempre maggiori e diversificati.

► Sfuggire al fisco è sempre più difficile

Protagonisti dei controlli della Guardia di Finanza, infatti, i Compro Oro. Un totale di 348 ispezioni in tutta Italia che hanno portato allo smascheramento di tanti negozi del genere creati appositamente come mezzo per l’evasione fiscale: individuati 44 evasori totali e denunciati 53 esercenti, per un totale di 200 milioni di euro di evasione delle imposte indirette e 90 di Iva.

Indagine, questa, affiancata dall’Operazione Giove finalizzata alla scoperta di società di comodo collegate ai paradisi fiscali, dalla quale sono emersi 900 milioni di euro sottratti al Fisco.

Ma non solo Compro Oro. Nel mirino della GdF anche i “Ladri di welfare“, coloro che truffano, di fatto, il sistema assistenziale e previdenziale pubblico. 1000 operazioni di verifica che hanno portato allo scoperto di frodi per 24 milioni di euro, ai quali vanno aggiunti altri 19 milioni di euro di danni erariali segnalati dalla GdF alla Corte dei Conti per quanto riguarda le Pubbliche Amministrazioni.

► Scoperta una evasione internazionale di circa 60 milioni di Euro

Tentativi di evasione fiscale all’interno delle PA che sono emersi come 859 dipendenti che hanno percepito corrispettivi non autorizzati dalle amministrazioni di appartenenza per un totale di 6 milioni di euro, 11.713 incarichi irregolari1.106.000 euro di retribuzioni di risultato non dovute a dirigenti pubblici.

 

Il presidente Napolitano chiede misure urgenti per sbloccare i pagamenti delle PA

 Dopo l’incontro con il presidente di Confindustria, Giorgio Napolitano ha fatto suo l’appello di Squinzi e ha voluto lanciare un forte messaggio al Governo: la situazione dell’economia italiana è in una fase molto critica ed è necessario prendere dei provvedimenti immediati e mirati per le aziende e le imprese che stanno ancora aspettando i pagamenti delle pubbliche amministrazioni.

► Ancora fermi i pagamenti della PA alle aziende

Quello dei pagamenti delle PA alle imprese è una nota dolente del sistema, come evidenziato spesso negli ultimi tempi da Giorgio Squinzi, maggiormente preoccupato, ora a causa della possibilità, sempre più concreta, di un rinnovato acutizzarsi della crisi delle attività produttive e dell’occupazione.

Una preoccupazione che il Capo dello Stato ha fatto immediatamente sua, tanto da lanciare, poco dopo la fine della riunione, un appello alla politica italiana perché l’economia reale venga posta nuovamente al centro dell’attenzione e, soprattutto, per sbloccare immediatamente i pagamenti delle pubbliche amministrazioni.

► Mancati pagamenti delle imprese italiane a quota 40 miliardi di euro

Considerata l’urgenza di sollevare le imprese da una pesante condizione anche sul piano delle disponibilità finanziarie – dice il presidente della Repubblica in una nota – risultano urgenti misure come quelle volte a rendere possibile lo sbocco dei pagamenti dovuti dalle Pubbliche amministrazioni a una vasta platea di aziende. Queste ed altre misure dovranno essere definite rapidamente attraverso le necessarie intese in sede europea, sollecitate dall’Italia e divenute ormai improcrastinabili.

Le dichiarazioni di Beppe Grillo su euro e Europa

 Italia de facto già fuori dall’euro. Ecco cosa ha detto questa mattina il leader del Movimento 5 Stelle al quotidiano tedesco “Handelsblatt”.

► Possibili scenari per il dopo elezioni: Beppe Grillo

Punto nevralgico del programma elettorale di Beppe Grillo è stato proprio il referendum per lasciar decidere il popolo italiano sul da farsi in merito alla permanenza o meno nella moneta unica. Ma, stando a quanto affermato nell’intervista di questa mattina, il referendum sembra non essere necessario perché l’Italia sarà presto fuori dalla moneta unica.

Infatti, secondo Grillo, una volta che i paesi del Nord Europa rientreranno degli investimenti fatti sui titoli di Stato italiani non avranno più interesse a sostenere la permanenza tricolore nell’euro e

ci lasceranno cadere come una patata bollente.

Non per questo, però, il leader rinuncia alla volontà di interpellare i cittadini attraverso un referendum che potrebbe essere fatto on line.

► Grillo critica l’agenda-Monti

Un’intervista, quella di Grillo, che ha toccato anche altri punti relativi al panorama politico italiano attuale, soprattutto riguardo al premier uscente Mario Monti, definito:

amministratore fallimentare per conto delle banche che, invece di tagliare in alto i salari dei top-manager o dell’apparato dello stato, ha appioppato tasse più elevate in basso ai cittadini.

Raccolta positiva per il Fisco nel 2012

 Una bella somma quella recuperata dal Fisco per il 2012. 424 miliardi di euro, 21 in più rispetto al 2011, grazie alle manovre correttive del governo e Imu, Iva e accise. Le tasse meno amate dagli italiani, quindi, sono state quelle che hanno permesso allo stato di chiudere i conti dell’Erario in attivo.

Tasse e aumenti vari hanno fatto sì che, da un -2,5% che si sarebbe registrato senza queste correzioni rispetto al 2011, si sia passati ad un +2,8%, anche se questo aumento avrebbe potuto essere ben più consistente se la crisi economica non avesse portato ad una drastica riduzione delle entrate provenienti dal gioco e dalle imposte indirette.

► Sfuggire al fisco è sempre più difficile

Vediamo nello specifico le entità delle entrate per lo Stato per le varie forme di tassazione.

Rispetto al 2011 il gettito relativo all’Irpef è cresciuto dell’1,1%  (+1.865 milioni di euro), grazie all’aumento delle ritenuto sui redditi da lavoro dipendente dei privati. Stabili, invece, le ritenute per i redditi dipendenti del settore pubblico e quelli da pensione.

In diminuzione nel 2012 le ritenute d’acconto sui redditi dei lavoratori autonomi (-4,5%)

Il gettito relativo all’Ires è cresciuto dell’1,9%, per una crescita rospetto all’anno precedente di 679 milioni di euro. dato positivo che ha risentito dell’entrata in vigore delle modifiche del D.L. n. 138/2011 relative alla Robin Tax”, che hanno maggiorato l’aliquota per il calcolo del rateo al 10% (prima era del 6,5%).

La sola Imu ha portato nelle casse dello Stato 8.007 milioni di euro, sui circa 24 complessivi versati dai contribuenti.

Diversa la situazione per le imposte indirette, il cui gettito si è attestato sugli stessi valori già registrati per il 2011. Un ammontare complessivo di 195.127 milioni di euro, pari ad uno 0,5% in più sull’anno precedente.

L’Iva ha fatto registrare una flessione dell’1,9%, pari a -2.232 milioni di euro, che sarà ben compensata durante quest’anno se non si fermerà l’aumento di un punto percentuale previsto per luglio.

Cresce, invece, l’introiti relativo all’imposta di bollo, ed anche parecchio: il 2012 ha fatto registrare un aumento dell’11,2% (+622 milioni di euro) grazie all’aumento delle tariffe di bollo applicabili ai conti correnti e a vari titoli e prodotti finanziari.

► 600 euro di stipendio perso ogni anno a causa delle tasse

Positivi anche i gettiti relativi all’imposta sugli oli minerali (+23,9% pari a +4.954 milioni di euro), mentre quelli relativi all’imposta di consumo sul gas metano hanno fatto registrare una pesante flessione: -13,5% pari a un ammanco di  642 milioni di euro rispetto al 2011.

In crescita il gettito per l’imposta sull’energia elettrica: + 114,1%  (corrispondente a 1.480 milioni di euro in più) grazie al fatto che dal 2012 le entrate delle addizionali non sono più di competenza degli organi regionali e provinciali ma finiscono direttamente nelle casse dello Stato.

Male, infine, le entrate relative al gioco d’azzardo, che chiude il 2012 con una riduzione complessiva di 6,2 punti percentuali (pari a -862 milioni di euro).

Rallenta l’inflazione, ma anche la crescita dei salari

 I dati rilasciato dall’Istat per il mese di febbraio che hanno confermato le stime precedentemente fatte: i prezzi sono cresciuti solo dell’1,9% per lo scorso mese, l’aumento più basso dalla fine del 2010, in rallentamento del 2,2% su base mensile.
► Inflazione al livello minimo dal 2011

A febbraio l’inflazione ha fatto registrare un aumento del 2,4% su base annua, più alto dell’inflazione tendenziale che si attesta all’1,9%, ma comunque più basso di quello registrato per il mese di gennaio 2013 (2,7%). Su base mensile, quindi, l’aumento dei prezzi è stato dello 0,4%.

A contribuire alla diminuzione dell’inflazione la frenata dei prezzi degli alimentari non lavorati (+3,1%, dal +4,8% di gennaio) e il calo dei prezzi dei servizi relativi alle comunicazioni (-4,2% in termini sia congiunturali sia tendenziali). Aumentano, invece,  i prezzi relativi di spettacoli e cultura (+0,6%) e dei trasporti (+0,4%).

Lo stesso andamento, però, non si riscontra per quanto riguarda i salari, la cui crescita è in rallentamento costante dal 2000. Nel 2012 la media di crescita delle retribuzioni è stata dell’1,9%, mentre il costo del lavoro è salito dell’1,6%.  Questo indica che il divario tra andamento dei salari e dei prezzi continua ad ampliarsi: nel 2011 la distanza era dello 0,7%, mentre adesso la forbice è pari all’1,1%.

► 600 euro di stipendio perso ogni anno a causa delle tasse

Aumentano anche gli oneri sociali per Ula (unità di lavoro a tempo pieno equivalenti): rispetto al 2011 si registra un +0,9% per il totale, con un incremento dell’1,2% nell’industria e dell’1,0% nei servizi.

Italia senza governo. A pagarne le spese sono i cittadini

 Secondo una ricerca realizzata nel periodo pre-elettorale da MedioBanca il costo delle promesse dei vari partiti che erano in lizza per aggiudicarsi camera e Senato, tutti con proposte più o meno fattibili di riduzione o eliminazione di tasse varie, avrebbe avuto un costo pari a circa 150-225 miliardi di euro.

Una bella cifra, che indica quanto sarebbe costato allo Stato realizzare una o più di queste promesse. Ora, le elezioni sono finite, ma dallo spoglio non è emerso altro che una grande confusione che, naturalmente, si ripercuote sui cittadini.

Infatti, secondo la Cgia di Mestre, dal momento che ancora non si è giunti alla definizione di un esecutivo che prenda in mano le redini del paese, tutti i nuovi aggravi fiscali previsti per i prossimi mesi entreranno in vigore e svuoteranno, ancora di più, le tasche degli italiani.

Nello specifico la Cgia di Mestre ha stimato che i cittadini italiani si troveranno a pagare almeno 23 miliardi di euro per le questioni di carattere economico e fiscale che, pur avendo un carattere di forte priorità, non possono essere affrontate fino a che i partiti non si metteranno d’accordo su ciò che hanno intenzione di fare.

Quali sono queste questioni?

In primis l’aumento di un punto percentuale dell’Iva che entrerà in vigore a partire dal prossimo mese di luglio, la Tares, la nuova tassa sui rifiuti che sarà in vigore, anche questa, a partire da luglio, i mancati pagamenti alle imprese da parte delle pubbliche amministrazioni e, infine, Irap e Imu.

Come spiega Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre:

Se non si troverà un’intesa politica che permetta la nascita di un nuovo Esecutivo in grado di evitare o ridurre le tasse già programmate e di sbloccare alcuni pagamenti, cambiando completamente rotta rispetto alle politiche attuate in questo ultimo anno e mezzo, il danno economico che graverà su famiglie ed imprese sarà di almeno 23 miliardi.

Cerchiamo di analizzare nello specifico quanto costeranno queste mancate risoluzioni delle questioni fiscali ed economiche italiane.

Iva

Se  non si giungerà ad un accordo al primo luglio scatterà l’aumento di un punto percentuale dell’Imposta sul Valore aggiunto, per un aggravio sulla spesa dei cittadini pari a 2 miliardi di euro per il 2013.

Tares

La nuova imposta sull’asporto rifiuti, che come l’aumento dell’Iva sarà effettiva da metà anno, i cittadini e le imprese si troveranno a pagare 2 miliardi di euro in più rispetto al 2012.

Pagamenti delle pubbliche amministrazioni

Questo è uno dei nodi più difficili che il nuovo governo dovrebbe prendere in immediata considerazione, perché ne va della sopravvivenza delle imprese italiane: al momento, però, su un totale di 80/90 miliardi di euro ancora da pagare, per il 2013 è previsto lo sblocco di soli 10. Troppo pochi per dare una chance di sopravvivenza alle tante imprese in difficoltà proprio a causa dei crediti verso il pubblico.

Irap e costo del lavoro

Anche in questo caso si tratta sempre di rimettere in moto l’economia dando ossigeno alle imprese soffocate dalla pressione fiscale: senza una ulteriore riduzione dell’Irap, infatti, le imprese dovranno sobbarcarsi un altro esborso di circa 5,5 miliardi di euro.

Imu

La tanto odiata tassa sulla casa, quella che Berlusconi aveva promesso di abolire grazie ai fondi che sarebbero stati recuperati con l’accordo fiscale con la Svizzera -accordo che non si farà per almeno un altro anno- potrebbe non essere toccata e, quindi, le famiglie la pagheranno così come anche per quest’anno con un esborso quantificabile in 3,5 miliardi di euro.

La  Cgia di Mestre prevede che il momento cruciale sarà all’inizio dell’estate, con l’entrata in vigore della tasse di cui sopra, con la prima rata dell’Imu prevista per giugno e la maxi rata della Tares il mese successivo.

Le conseguenze?

E’ sempre Bertolussi a delineare il possibile quadro:

Se si considera che tra giugno e luglio è prevista anche l’autoliquidazione Irpef, che tra il saldo 2012 e l’acconto 2013 costerà ai contribuenti italiani 8,5 miliardi di euro circa, conclude Bortolussi, non è da escludere che molte persone si troveranno in seria difficoltà ad onorare queste scadenze. Se si tiene conto che i livelli di credito erogati alle famiglie e alle imprese sono quasi sicuramente destinate a diminuire ancora, è probabile che da questa situazione se ne avvantaggeranno solo gli usurai.

Benessere equo e sostenibile, il nuovo indicatore della ricchezza degli italiani

 E’ stato presentato questa mattina a Roma il “benessere equo e sostenibile“, un nuovo indicatore studiato da Istat e Cnel che sarà utilizzato insieme al Pil per comprendere lo stato di salute e di ricchezza del paese.

Un ulteriore indicatore che va ad ampliare la capacità del Pil di riferire in modo preciso e coerente la vera situazione economica del paese, migliorandone le attuali prestazioni. C’era anche il presidente Giorgio Napolitano alla sua presentazione.

► Oltre la metà delle famiglie italiane è in crisi

Al momento, comunque, i due dati coincidono, segno che, quindi, il paese è realmente in uno stato di forte sofferenza, come indicano anche i dati pubblicati oggi sul sentimento delle famiglie rispetto alla loro situazione economica e quelli riguardanti i timori delle aziende per il loro futuro.

Secondo il Bes –benessere equo e sostenibile- 6,7 milioni di persone sono in difficoltà economiche, con un rialzo di 2,5 milioni in un anno. Si tratta di individui in famiglie con 4 o più sintomi di disagio in un set di 9, una percentuale che è salita dal 6,9% all’11,1% tra il 2010 e il 2011.

► Le imprese italiane temono di chiudere

Come si è arrivati a determinare queste percentuali?

Il Bes si compone di 12 indicatori che hanno lo scopo di misurare il livello di progresso che si intende realizzare nel paese, i cui principali sono salute, istruzione e lavoro, benessere economico e qualità delle relazioni sociali, sicurezza e ricerca.

 

 

Pil italiano in calo nel 2013

 L’economia italiana continua a navigare in continue acque. Lo conferma l’Istat,  che lancia ulteriori segnali d’allarme per il prosieguo del 2013. Il Pil è calato del 2,4% nel 2012. Durante questi primi mesi del nuovo anno si sono verificati nuovi rallentamenti, con la conseguenza che il calo per il momento è di un ulteriore punto in percentuale.

Se si dovesse continuare su questa falsa riga il risultato sarebbe ancora negativo. I dati sono in linea con quelli rilanciati dal Rapporto Bes, secondo il quale peraltro gli italiani in difficoltà sono 6,7 milioni: 2,5 milioni in più rispetto all’anno precedente.

Vittorio Grilli fiducioso

Malgrado le preoccupazioni dell’Istituto di Statistica, il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, è fiducioso. I dati, peraltro, non rappresentano una sorpresa per lui: “Miparesembra che tutti convergano sul fatto che la seconda metà del 2013 sarà in positivo. E’ chiaro che bisogna attendere per vedere con che forza si riuscirà ad invertire la tendenza. Il -2,4% era già nei nostri dati sappiamo che è una congiuntura complicata”.

Conferme Istat 2012

Per quanto concerne il quarto trimestre dello scorso anno, l’Istat ha confermato la performance dello 0,9% da parte del Prodotto interno lordo, da mettere a paragone ovviamente con il terzo trimestre. In totale si tratta di un -2,8% se si effettua una comparazione con il periodo ottobre-dicembre del 2011. I dati sono condizionati dal fatto che c’è c’è stata una giornata lavorativa in meno del trimestre precedente e una in più rispetto al quarto trimestre del 2011.

Le imprese italiane temono di chiudere

 Sono giorni di dati e di analisi, questi. Dopo l’elaborazione dei dati dell’Istat fatta dall’Adnkronos che ha messo in luce come oltre la metà delle famiglie italiane sia in crisi, è arrivato anche il sondaggio fatto da Unimpresa tra le 130 mila aziende associate.
► Confindustria: Italia in piena emergenza creditoQuello che emerge è un quadro drammatico, nel quale 5 aziende su 6 delle intervistate hanno timore di non riuscire ad arrivare alla fine dell’anno. I motivi di questo timore?

In primis, come evidenziato anche da altre ricerche, la stretta del credito da parte delle banche, poi i mancati pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni e dai privati e, in ultimo difficoltà nella gestione dei dipendenti.

Anche le nuove normative italiane in materia dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni -massimo di 60 giorni per il saldo delle fatture- non sembrano migliorare la percezione del futuro, in quanto, come asserisce Paolo Longobardi, presidente di Unimpresa, trovano scarsissima applicazione.

► Mancati pagamenti delle imprese italiane a quota 40 miliardi di euro

Le cause macroeconomiche di questa visione negativa del futuro stanno soprattutto in una recessione che, come detto anche dal presidente della BCE Mario Draghi, si sta prolungando più del previsto e dalla quale non si riuscirà ad uscire se non nel 2014. Ma nel 2014, se le cose non cambiano, molte delle imprese italiane potrebbero già non esistere più.

Oltre la metà delle famiglie italiane è in crisi

 La crisi economica ha fatto strage dei redditi delle famiglie italiane, sopratutto nell’ultimo anno. Questo è quanto emerge dall’analisi dei dati dell’Istat fatta da Adnkronos, che evidenzia come per il 55,8% il 2012 sia stato un anno molto peggiore del precedente.
► Confindustria: Italia in piena emergenza credito

Se, infatti, nel 2011 le famiglie italiane che hanno dichiarato di aver visto peggiorare la propria situazione economica erano il 40,8% del campione, la percentuale relativa al 2012 è salita del 14,8%.

Lo stesso sentimento vale anche per l’andamento delle risorse economiche della famiglie nell’ultimo anno, giudicate scarse o, addirittura, insufficienti per il 47,1% degli intervistati, ossia il 4,4% in più rispetto al 2011, con una maggiore concentrazione di sofferenze per il sud (56,2%), mentre il dato si attenua leggermente percorrendo la penisola verso nord: 47% al centro e 41,1% al nord.

Leggermente diverso il quadro che si delinea se si analizzano le valutazioni: in questo caso l’incremento maggiore è stato rilevato al centro (+5,5 punti), seguito dal sud (+4,6 punti) e dal nord (+3,9 punti).

► Cala il tasso di risparmio delle famiglie italiane

Una situazione di disagio, e in molti casi di vera e propria sofferenza, che è stata già evidenziata anche da altre istituzioni, quali Confindustria, che ha lanciato l’allarme sulla situazione del credito alle famiglie, e da Bankitalia, che ha evidenziato come le famiglie italiane siano impossibilitate al risparmio.