Un miliardo e mezzo di telefonate in meno nel 2012

 La crisi e le nuove abitudini degli italiani si fanno sentire anche sulle chiamate telefoniche. Nel 2012 sono state molto inferiori rispetto agli anni passati: esattamente un miliardo e mezzo in meno. Un numero che fa pensare. Da una parte, c’è la complicità di internet, che con il progresso di servizi quali Skype e Viber sta mettendo sempre più alle corde l’uso dei telefonini.

D’altro canto, la spesa telefonica è talvolta invasiva e non tutti possono permettersi chiamate chilometriche.

Crisi e abitudini, in altri termini, potrebbero portare il telefono a essere ben presto obsoleto. Per essere precisi, potrebbero portare in particolar modo il tasto verde ad essere pressoché inutilizzato.

Dati

Stando ai dati rilasciati tre principali gestori di telefonia del paese, il trend sembra essere proprio questo: basti pensare che nel 2012 i guadagni da rete mobile sono calati di circa un miliardo e mezzo di euro. Parliamo, dunque, di 1.484 milioni di telefonate mancate all’appello.

Nel 2012, dunque, in Italia i ricavi da servizi dei tre maggiori operatori mobili sono scesi da 17,7 miliardi a quota 16,2 miliardi. Il risultato è stato sicuramente condizionato da un taglio delle tariffe legato alle terminazioni mobili, ma, secondo gli analisti finanziari più esperti, si tratta di un trend in atto che dovrebbe proseguire anche nel 2013. La crisi ha messo a dura prova i risultati di colossi quali Tim ,Vodafone e Wind, i quali hanno preferito correre ai ripari annunciando un piano di esuberi per tagliare i costi in parallelo con la contrazione dei ricavi.

Il PD chiede chiarimento a Grillo su paradisi fiscali

 Secondo L’Espresso esisterebbero ben 13 società in Costa Rica che sarebbero riconducibili a Walter Vezzoli, l’autista di Beppe Grillo e a sua cognata. Sono società anonime che hanno sede a Santa Cruz e che sarebbero state aperte per gestire affari e aprire un resort di lusso.

Una vicenda, questa, che sta offuscando una situazione politica italiana post-elezioni già piuttosto incerta, che ci è costata anche l’abbassamento del rating da parte di Fitch.

Una questione prettamente economica, che tratta di società off shore e paradisi fiscali. In pratica nulla di nuovo sotto al sole della politica italiana, ma fa specie che il diretto accusato sia proprio colui che ha fatto della lotta a questo tipo di politica la sua bandiera elettorale.

Ancora non c’è nulla di ufficiale e tutto deve ancora essere chiarito, proprio per questo il PD ha chiesto chiarimenti al leader del Movimento 5 Stelle:

Considerato ciò che si legge sulla stampa su società off shore, investimenti e strane operazioni finanziarie in paradisi fiscali, inseriti nella black list, sarebbe opportuno che Grillo chiarisca comprensibilmente e definitivamente cosa sa e come lo riguardino certe iniziative e in che modo siano compatibili con la trasparenza che tanto predica e con i principi sulla base di quali si presenta al paese e al Parlamento.

Immediata la replica di Grillo, direttamente dal suo blog, che cita un‘intervista fatta allo stesso Vezzoli che dichiara che, sì, c’era un progetto di costruzione di case, ma erano case ecologiche, autosufficienti, non certo un resort di lusso e, oltretutto, data la mancanza di finanziamenti, il progetto non è mai partito.

E infine Grillo consiglia agli autori dell’inchiesta di aggiunge

consultare Wikipedia e scoprire che per società anonima (sociedad anónima, abbreviazione: S.A.), in Costa Rica e in quasi tutti i Paesi del mondo in cui si parla spagnolo, si intende quella che in italiano viene comunemente denominata società per azioni.

L’Espresso non si dà certo per vinto e replica nuovamente che, comunque, manca trasparenza su azionisti e bilanci, proprio come succede, per esempio, in Svizzera e nei paesi caraibici. Senza dimenticare che il Costa Rica, fino al 2009, era inserito nella lista nera dell’Ocse e dell’Agenzia delle Entrate come paradiso fiscale.

 

Confindustria: Italia in piena emergenza credito

 Se avesse ragione Confindustria questa sarebbe la terza volta che l’Italia finisce nella morsa del credit crunch, dopo le prime due ondate del 2007-2009 e quella del 2011-2012.

► Calano i prestiti alle imprese e alle famiglie

Una situazione che potrebbe portare famiglie e imprese in condizioni ancora più difficili di quelle in cui si trovano in questo momento.

Confindustria denuncia un atteggiamento di chiusura da parte degli istituti di credito, con un numero di prestiti concesso sempre più basso e, di contro, tassi sempre più alti e

molte imprese rinunciano a chiedere crediti. Un terzo delle aziende ha liquidità insufficiente e molte con progetti validi vanno in crisi per carenza di fondi. Così, anziché lasciare il posto a una timida ripresa, la recessione può di nuovo aggravarsi.

Si è creato, in Italia, un circolo vizioso che deve assolutamente essere spezzato e per farlo deve il paese necessita di uno shock finanziario, una mossa adeguata che possa riportare il paese alla crescita economica. Quela potrebbe essere questo evento?

► Ancora fermi i pagamenti della PA alle aziende

Per Confindustria non ci sono dubbi: è il pagamento immediato alle imprese di 48 miliardi di euro di debiti commerciali della Pubbliche Amministrazioni, che porterebbe una serie di

eventi positivi a catena su tutto il circuito dei pagamenti e restituirebbe fiducia. Ripartirebbero i progetti di investimento accantonati, salirebbero i rating aziendali, favorendo l’erogazione di credito a tassi più bassi.

 

Fitch abbassa il rating del debito italiano

 L’agenzia di rating Fitch ha deciso che, a causa dell’esito inconcludente delle elezioni italiane, il rating del nostro debito sovrano passa da A- a BBB+ con outlook negativo.

► Il rating italiano in bilico

Nella nota di accompagnamento l’agenzia ha motivato la scelta con l’esito non decisivo delle elezioni ma anche a causa dei dati del quarto trimestre 2012 sull’andamento del rapporto tra Pil italiano e debito pubblico che mostrano come:

La recessione in atto in Italia è una delle più profonde in Europa e i dati indicano il rischio che si prolunghi più di quanto atteso.

Nel 2013, infatti, il rapporto debito/Pil potrebbe toccare il 130%, quindi il 5% in più rispetto alla stima precedente. Recessione ancora in atto, quindi, e forse molto più lunga di quanto previsto, che si potrebbe aggravare ulteriormente

con un governo debole che potrebbe essere più lento e meno capace di rispondere agli choc economici interni o internazionali.

► Per Moody’s l’Italia rischia il downgrade

Oltre al downgrade, Fitch ha dato anche l‘oulook negativo all’Italia perché questo protrarsi della recessione può avere degli effetti molto negativi sugli sforzi di consolidamento di bilancio e aumenta i rischi contingenti dal settore finanziario.

Calano i prestiti alle imprese e alle famiglie

 Bankitalia ha diffuso i dati relativi all’andamento dei prestiti nel mese di gennaio 2013 e le cifre non attestano ancora segnali positivi per l’economia italiana, in particolare nel rapporto tra gli istituti di credito e il settore produttivo e quello delle famiglie italiane.

I prestiti in Italia sono più costosi

Secondo questi dati, infatti, nel mese di gennaio 2013 i prestiti al settore privato hanno visto una riduzione su base annua pari all’1,6%, mentre quelli alle famiglie hanno invece fatto registrare, sempre su base annua, un calo dello 0,6%. Chiudono il quadro i dati relativi ai prestiti concessi a società finanziarie che sempre su base annua fanno registrare una flessione del 2,8%.

L’intero settore dei prestiti quindi si trova ancora interessato da un calo generale rispetto anche al relativo mese di dicembre 2012.

Anche i mutui costano di più nello Stivale

Accanto alla diminuzione dei prestiti, però, rimangono abbastanza stabili i tassi dei mutui, che rimangono invariati al 3,92% per quanto riguarda i finanziamenti erogati alle famiglie. Sale invece il tasso relativo all’erogazione di credito al consumo che si porta ad una percentuale del 9,59%.

Diminuiscono invece gli interessi sui soldi messi a conto corrente, ovvero gli interessi passivi sui depositi che arrivano a toccare la percentuale dell’1,17% perdendo altri punti percentuale rispetto la situazione che si poteva osservare nel mese di dicembre 2012 (1,25%).

Telecom: rosso da 1,6 miliardi sul bilancio 2012

 Un rosso da 1,6 miliardi di euro pesa sul bilancio 2012 di Telecom. La situazione si è venuta a creare dopo che la società ha deciso di svalutare gli avviamenti per un totale di 4,4 miliardi di euro. E Piazza Affari applaude alla svalutazione del titolo con gli acquisti.

Agcom dà il via libera alla banda larghissima 

Il rosso di Telecom Italia, tuttavia, non preoccupa affatto il presidente esecutivo Franco Bernabè,  che tende a rassicurare gli animi dicendo che in questo caso si tratta solo di un fenomeno di natura contabile, che non metterà in discussione quelle attività di riduzione dell’indebitamento che la società sta portando avanti.

Secondo Bernabè, infatti, senza le svalutazioni imposte dalla situazione negativa a livello macroeconomico e dal persistere delle tensioni recessive, gli utili sarebbero arrivati a raggiungere i 2,4 miliardi di euro. 

Vodafone taglierà 700 dipendenti

Nel corso dell”assemblea degli azionisti, convocata per il prossimo 17 aprile, verranno quindi proposte l’utilizzo delle riserva per la copertura della perdita di esercizio e la distribuzione del dividendo, pari a 2 centesimi per le azioni ordinarie e a 3,1 centesimi per quelle risparmio.

L’azienda ha inoltre confermato il suo impegno nella creazione di reti e di impianti di nuova generazione per il triennio 2013-2015 che assicureranno alla società un vantaggio competitivo nel settore e un migliore posizionamento sul mercato.

Iganzio Visco interviene sul ruolo delle banche centrali

 Ignazio Visco, il governatore della Banca d’Italia, ha parlato di fronte al pubblico che lo attendeva all’Accademia dei Lincei. Il suo è stato un intervento molto diplomatico, ma ha comunque trovato il modo di lanciare un messaggio molto forte alla politica italiana, dicendo, in primo luogo, che chi ha un ruolo molto importante, come essere al vertice di una istituzione bancaria, dovrebbe concentrare i suoi sforzi nella gestione dell’organismo di cui sono a capo:

► Visco interviene su caso MPS

La legittimazione delle banche centrali viene dalla competenza, dalla moderazione, dall’orientamento al medio lungo periodo, dal rifiuto di assumere compiti esulanti dai propri ruoli primari.

Un riferimento neanche troppo velato alla possibilità di un suo prossimo coinvolgimento nel governo, ma non solo. Infatti il suo è stato un discorso di ampio respiro sul ruolo che questo tipo di istituzioni ha avuto, e sta ancora avendo, nella gestione della crisi economica e finanziaria.

La crisi finanziaria ha fatto emergere una serie di problemi nel funzionamento, nella regolamentazione e nella supervisione dei mercati finanziari. La stabilità finanziaria si è riproposta come obiettivo fondamentale della politica economica e le banche centrali sono chiamate a svolgere un ruolo cruciale. E’ importante che i regolatori e i supervisori siano attenti a mantenere a debita distanza lelobby del settore finanziario.

► Per Visco le tasse sono ancora troppo alte

Per continuare su questa strada, secondo il numero uno di via Nazionale, è importante che le attività delle principali istituzioni monetarie siano coordinate attraverso un continuo scambio di informazioni e l’uniformazione delle regole, riferendosi principalmente al progetto di unione bancaria europea:

il progetto di un’unione bancaria è ambizioso ma va nella giusta direzione. E’ necessario accelerare la transizione verso un sistema uniforme di regole e di supervisione sul sistema finanziario.

 

600 euro di stipendio perso ogni anno a causa delle tasse

 Inflazione e fisco stanno mettendo in ginocchio gli italiani. La loro azione sugli stipendi degli italiani continua inesorabilmente portando a perdite di centinaia di euro ogni anno.

► L’inflazione pesa più dell’Imu

E’ quanto emerge dal rapporto La dinamica salariale tra inflazione, federalismo e fiscal drag curato da Cer (Centro Europa ricerche), dalla Fondazione Di Vittorio e dall’Ires Cgil. Il rapporto è stato presentato questa mattina alla presenza del segretario della Cgil Susanna Camusso.

Il periodo che è stato preso in considerazione nel rapporto è quello che va dal 2001 al 2013: i dati mostrano come in questo decennio abbondante ci siano stati diversi profili temporali, un primo, tra il 2001 e il 2007, durante il quale gli stipendi sono cresciuti anche di 5 punti ogni anno, seguito da una seconda fase, dal 2007 e il 2013 in cui la crescita è stata sempre negativa.

Prendendo in considerazione tutte le variabili del caso gli stipendi degli italiani hanno mostrato una flessione di oltre l’1% nell’arco di dodici anni.

Gli stipendi di italiani tra i più bassi d’Europa

A pesare sui salari il prelievo fiscale, tra mancate correzioni e inasprimenti delle addizionali regionali e comunali, che ha portato alla triplicazione delle imposte sui salari per un prelievo ingiustificato che alla fine di quest’anni supererà i 10 miliardi di euro.

L’aumento contributivo, in termini di soldi e non di percentuali, è stato di 500 euro all’anno per i single e di ben 600 per le persone sposate.

Lo scandalo della carne di cavallo affonda le vendite di surgelati

 Secondo le stime della Coldiretti, dopo la scoperta in diverse marche –Findus, Ikea e ora anche Star– di primi piatti pronti surgelati venduti come carne di manzo e invece preparati anche con carne di cavallo, le vendite di questa tipologia di prodotti sono letteralmente crollate.Pochi giorni di eco mediatica hanno portato al ritiro di circa 200 diversi tipi di confezioni di prodotti alimentari in 24 diversi Paesi del mondo e un crollo delle vendite del 30%.

Il portale italiano eFoodAlert.net ha anche fatto un sondaggio tra i consumatori italiani di questi prodotti dal quale è emerso che sei italiani su dieci sono adesso particolarmente spaventati dalla possibilità di trovarsi a mangiare tutto tranne quello che viene indicato sulle confezioni. In effetti, la possibilità che esista un vero e proprio giro di affari e che questo non sia solo un fatto occasionale non è così remota.

Una situazione che – sostiene la Coldiretti – non può essere affrontata semplicemente con un aumento momentaneo dei controlli perché è chiaro che si tratta di una truffa non occasionale, ma sistematica che ha coinvolto piccole aziende ma anche i grandi marchi dell’agroalimentare mondiale, dalla Buitoni a Star fino alla Findus.

La soluzione? Secondo la Coldiretti potrebbe essere quella di spingere le aziende a fornirsi dai produttori locali piuttosto che servirsi di grandi fornitori sui quali è difficile fare controlli accurati.

Vodafone taglierà 700 dipendenti

 In tempi di crisi i tagli al personale non risparmiano nessuno. Nemmeno i grandi colossi della telefonia e della tecnologia, come Vodafone Italia, che ha oggi presentato ai sindacati un piano che prevede il taglio di 700 esuberi strutturali nei prossimi due anni.

Secondo la direzione aziendale il piano trova la sua giustificazione nella necessità di contenere i costi. Con 700 risorse in meno, infatti, Vodafone prevede di risparmiare nel giro di due anni circa 160 milioni di euro. Le procedure di mobilità partiranno da lunedì.

Vodafone è in rosso di 2,5 miliardi

I sindacati dei lavoratori aziendali, tuttavia, si sono detti pronti allo sciopero qualora l’azienda, in questa delicata situazione, decidesse di non aprire trattative con le dovute rappresentanze.

L’intenzione di ridurre il personale, fanno sapere i portavoce dell’azienda, è dettata dalla particolare congiuntura economica negativa che il settore delle telecomunicazioni sta attraversando, e che da due anni a questa parte erode costantemente margini e fatturati. A questa situazione macroeconomica si deve aggiungere il clima di grande competizione e il pesante calo dei prezzi che ne sono scaturiti.

I ricavi di Vodafone in calo nel terzo trimestre

E’ volontà di Vodafone continuare ad investire in Italia per migliorare qualità della rete e dei servizi (si parla di altri 990 milioni), ma ciò deve passare attraverso una necessaria riorganizzazione aziendale che privilegi l’efficienza.