In Italia la casa è il bene più tassato

 La casa è sempre stata il bene rifugio prediletto dagli italiani, ma con il tempo questa sua peculiarità è venuta a mancare e ci si trova nella situazione odierna in cui la casa è diventato il bene più tassato.

A pesare sui conti relativi alla casa sono ben nove diverse imposte, che portano nelle casse dello stato ben 44 miliardi di euro ogni anno. Tra le tasse che comportano un maggior esborso ai proprietari di case sono quelle derivanti dall’IMU, che pesano per un ammontare doppio rispetto a quanto faceva la sua progenitrice ICI.

► Si può abolire o rimborsare l’IMU?

E’ quanto riporta l’Ance, evidenziando che, con questa nuova tassazione, l’Italia raggiunge il primo posto, insieme alla Gran Bretagna, nella classifica delle tasse applicate al mattone dei paesi europei.

A questo triste primo posto si aggiunge anche il fatto che in Italia sono sempre di meno le persone che riescono ad accedere ad un mutuo per l’acquisto di una casa: nell’ultimo anno il numero delle persone che hanno avuto questa possibilità si è dimezzato, fatto che mette l’Italia in direzione contraria rispetto a molti altri paesi europei in cui la percentuale dei mutui per il mattone va continuamente crescendo.

► Ipoteca, istruttoria e notaio nei contratti di mutuo

Una situazione difficile a cui l’Ance porrebbe rimedio attraversi i casa-bond, ossia delle obbligazioni emesse dalle banche e comperate dalle istituzioni al fine di finanziare i mutui per l’acquisto della casa.

Previsione pressione fiscale CGIA Mestre

 Il 2013 sarà un anno di pressione fiscale record, lo aveva già annunciato Prometeia nello studio pubblicato a fine gennaio. Oggi la Corte dei Conti ha parlato di quanto questa pressione fiscale sia un pericolo più che reale per  le sorti dell’economia.

► Corte dei Conti su fisco e corruzione

Ora anche la CGIA di Mestre pubblica le sue valutazioni, che si mostrano essere in line a con quanto già detto dalle altre istituzioni. Secondo l’Associazione di artigiani e piccole imprese la pressione fiscale per il 2013 raggiungerà il record storico del 45,1% del prodotto interno lordo, che, trasformato in numeri, diventa un peso di 11.735 euro per ogni cittadino italiano (anziano, adulto o bambino che sia).

Confrontando questa evidenza con i dati passati, la CGIA rivela come ci sia stato un aumento di imposte e tributi sui cittadini pari al 125% dal 1980. Se, nel complesso, nel 1980 lo Stato riuscì a raccogliere 63,8 miliardi di euro (dato attualizzato al 2012), per quest’anno le casse dell’Erario saranno rimpinguate con 714,3 miliardi di euro. Ad ogni cittadino, quindi, corrisponde un aumento di circa 5000 euro di tasse.

► Fisco rischia per mancati introiti carburante

Il segretario della CGIA di Mestra, Giuseppe Bertolussi ha commentato:

Nel 2013 gli italiani lavoreranno per il Fisco fino alla metà di giugno. Una cosa insopportabile.

Corte dei Conti su fisco e corruzione

 Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei Conti all’inaugurazione dell’anno giudiziario ha parlato di quali sono sono i problemi più urgenti che l’Italia deve risolvere. Primo fra tutti il fisco, che, per come viene applicato ora, rischia solo di favorire la recessione, e in contemporanea ha evidenziato la necessità di trovare delle soluzioni atte a risolvere il problema della corruzione sistemica dell’Italia, la quale:

oltre al prestigio, all’imparzialità e al buon andamento della pubblica amministrazione, pregiudica la legittimazione stessa delle pubbliche amministrazioni e l’economia della nazione.

► Sconfiggere corruzione per risparmiare 60 miliardi l’anno

Un vero e proprio allarme quello lanciato da Giampaolino, che propone anche delle soluzioni per evitare che il carico fiscale sulle famiglie e sulle imprese italiane non diventi un ulteriore spinta recessiva. Secondo il presidente della Corte dei Conti è necessario prendere delle misure ad hoc per implementare le politiche di revisione della spesa e di maggiore efficienza della PA e, inoltre, anche per favorire degli investimenti pubblici e privati nelle infrastrutture.

► Italia ai primi posti nella classifica dei Paesi più corrotti

Servono misure per ridurre la pressione fiscale sull’economia emersa, che potrebbero essere messe in pratica grazie ai fondi che arriveranno dalla lotta all’evasione fiscale.

Non manca anche un appello a prendere provvedimenti esemplari nei confronti degli evasori della pubblica amministrazione, non solo per una questione economica, ma anche, e soprattutto, di prestigio e credibilità delle istituzioni stesse agli occhi dei cittadini.

La corruzione sistemica, oltre al prestigio, all’imparzialità e al buon andamento della pubblica amministrazione, pregiudica, da un lato, la legittimazione stessa delle pubbliche amministrazioni e dall’altro, l’economia della nazione.

Continua incubo disoccupazione

Gli italiani continuano a viaggiare sull’orlo del baratro per quanto riguarda il lavoro. Morale? Tutte le spese sono rinviate, i carrelli diventano low cost e le vacanze vengono tagliate.

Il 2013 per il Belpaese passerà alla storia come l’ennesimo anno all’insegna del risparmio.

La ripresa è sempre più lontana e mette a durissima prova la fiducia dei consumatori. I discorsi si svuotano invece che ripopolarsi e anche i saldi sono tutto sommato passati in sordina.

La Global Survey di Nielsen

A dirla tutta, la fiducia dei consumatori sembra essere ormai crollata del tutto. E’ quanto si evince dalle rivelazioni contenute all’interno dell’ultima Global Survey di Nielsen, azienda specializzata nelle analisi di mercato.

Nell’ultimo trimestre dello scorso anno l’indice di fiducia degli italiani circa le prospettive economiche è diminuito di altri sette punti, portandosi a quota 39. Sempre più distante, dunque, dall’asticella dell’ottimismo, fissata a quota 100.

L’amministratore delegato di Nielsen Italia, Roberto Pedretti, ha affermato che sono solo dieci i Paesi sui 58 analizzati che riportano un valore positivo. Pedretti ha inoltre sottolineato la portata globale del fenomeno.

Un fenomeno che è tuttavia molto marcato in particolar modo qui in Italia.

Oltre al danno, la beffa. Persino la Spagna fa meglio, attestandosi a quota 46. Stanno peggio di noi nel quadro dell’Unione europea soltanto Ungheria, Portogallo e Grecia. Nel complesso, la media dei 27 è di 71 punti.

Lavoro

Dati che non stupiscono, dal momento che ci troviamo in un Paese che vive quotidianamente l’incubo/incognita della disoccupazione.

Il 28% di coloro che sono stati intervistati da Nielsen, quasi il doppio rispetto alla media europea e a quella mondiale, parlano del posto di lavoro descrivendolo come la principale preoccupazione per i prossimi sei mesi.

Tuttavia, i cinque peggiori incubi di questo inizio 2013 hanno tutti a che vedere con il portafoglio: l’economia è la prima ossessione per il 12% degli interpellati, i debiti e il benessere dei figli per l’8%, l’aumento delle bollette per il 7%.

Nel contempo, la percentuale degli italiani sicuri che nemmeno nel 2013 si uscirà dalla recessione è salita a dicembre al 60% (più un 29% di “non so”), rispetto al 55% di settembre. A fine 2011, due cittadini su dieci vedevano la luce in fondo al tunnel, a fine 2012 solo uno su dieci.

Supervisione europea banche

 La situazione delle banche europee resta complicata. Vi è la necessità di portare a compimento l’unione bancaria, entro e non oltre il 2013.

Il motivo è che non basta più avere una sorveglianza prettamente nazionale. Nel contempo, è impossibile procedere addossando ai contribuenti i salvataggi.

In altri termini, le banche non hanno speranza di tornare al “solito business as usual”. A dirlo è Michel Barnier, commissario europeo del Mercato.

Barnier, che tra due giorni sarà a Roma a colloquio con il Ministro dell’Economia Vittorio Grilli e con il governatore di Bankitalia Ignazio Visco ha accennato anche qualcosa circa lo scandalo Monte Paschi: “Una cosa è chiara. Certamente la situazione del comparto in Europa timane fragile. Non è però di competenza del commissario fare commenti su questioni sottoposte in Italia, o altrove, alla giustizia nazionale, la quale deve fare il suo lavoro con la massima indipendenza”.

Barnier, dunque, chiede trasparenza, così che la verità possa saltare fuori.

Occorre conoscere i responsabili e imputare loro i reati precisi.

A monte delle considerazioni su Mps, Barnier vuole comunque riconoscere i dovuti strumenti di vigilanza, di trasparenza e di responsabilità all’Unione europea.

Lui è impegnato in questa missione da ben due anni. In ventiquattro mesi ha presentato ben 28 leggi, tutte finalizzate al miglioramento della qualità della vigilanza, anche a livello comune, della zona euro, proprio per aumentare trasparenza e responsabilità”.

 

Paniere dei consumi 2013

 Novità in arrivo per il paniere dei consumi (un insieme di beni che varia di anno in anno ed indica i consumi effettivi delle famiglie) redatto dall’Istat per questo 2013. Oltre ad un aumento dei prodotti di consumo contenuti, infatti, si assiste anche a delle sostanziali modifiche nella sua composizione.Nello specifico le voci del paniere dei consumi passeranno da 1.383 del 2012 a 1.429 di quest’anno.

► Dati inflazione gennaio

Tra le novità più importanti chi sono l’entrata tra le voci di spesa di gas metano per autotrazione, smartphone e tablet. 

Al contrario i netbook sono spariti, sostituiti dei device precedenti, come è sparita anche la voce relativa alla mediazione civile, molto probabilmente come conseguenza della sentenza della Corte Costituzionale del 24 ottobre 2012, che ne ha cancellato l’obbligatorietà.

Nel paniere dei consumi del 2013 ci sono anche delle voci particolarmente curiose, come i filetti di merluzzo surgelati e l’amaro che vanno a sostituire, rispettivamente Nasello surgelato e Brandy.

► Rapporto Eurispes su famiglie italiane

La pancetta, invece, cambia package: l’anno scorso la si acquistava al banco, quest’anno sarà “in confezione”. Da notare anche che alcune voci, prima singole, per rappresentare meglio le abitudini di consumo degli italiani sono diventate composite: un esempio è l’aceto che nel paniere 2013 si distingue in ceto di vino e aceto balsamico.

Dati inflazione gennaio

 I prezzi hanno frenato la loro folle corsa al rialzo. Secondo i dati Istat l’inflazione non è mai stata così bassa dal gennaio 2011, esattamente, quindi, da due anni. A gennaio 2013 l’inflazione registrata è stata del 2,2% contro il 2,3% registrato a dicembre del 2012.

► La crescita dei salari è la metà dell’inflazione

I prezzi sono saliti dello 0,2% su base mensile, quindi con una inflazione acquisita per il 2013 dello 0,8%. Stesso andamento anche per il carrello della spesa che, secondo quanto rilevato dall’Istat, è aumentato anche a gennaio, ma con un ritmo meno sostenuto che nei periodi precedenti. I dati parlano di un aumento dello 0,4% su base mensile e del 2,7% su base annua, molto meno di quanto registrato a  dicembre 2012 (+3,1%).

A cosa è dovuto questo rallentamento? L’Istat imputa il rallentamento dei pressi alla diminuzione dei prezzi dei beni energetici (+5,3%, dal +9,3% di dicembre). A proposito di energetici, la benzina è salita solo dello 0,1% rispetto a dicembre 2012.

► Inflazione dicembre 2012

Il fatto che però l’aumento, seppur in misura minore, ci sia ancora deriva gli aumenti dei prezzi degli alimentari non lavorati (+1,7% su base mensile, +4,9% su base annua) e dei vegetali freschi (+9,5%). Infatti, i prezzi degli alimenti sono gli unici che no hanno seguito la tendenza al ribasso, aumentando del 3,2% annuo (l’ultimo dato così alto risale al febbraio del 2009).

 

Marchionne rassicura su futuro della Fiat

 Tanto polemiche tra Lingotto e gli altri poli industriale europei, soprattutto quelli della Volkswagen. Ma Marchionne, ad di Fiat, replica e garantisce che gli stabilimenti italiani non sono interessati da un possibile intervento della Commissione Europea volto a tagliare in modo equo la capacità produttiva europea .

► Chrysler cresce grazie a Fiat

Nessuna preoccupazione neanche per gli operai che in questo periodo si trovano in cassa integrazione: saranno riassunti, come già detto, entro tre o quattro anni. Questo è quanto detto alla convetion organizzata da La Repubblica. Marchionne continua parlando della possibilità -sempre meno remota- della fusione con Chrysler e di come l’azienda americana, grazie agli sforzi congiunti, stia resistendo in un periodo in cui si è assistito ad una contrazione del mercato senza precedenti: 3,5 milioni di sovracapacità produttiva e 5 miliardi di perdite tra tutti i costruttori.

Sono ritmi insostenibili per qualsiasi azienda, per questo la Fiat ha deciso di alzarsi dal tavolo.

► Fiom non firma accordo Fiat Melfi

Stoccata anche per Landini, segretario generale della Fiom, per quanto riguarda i 19 esuberi dello stabilimento di Pomigliano, chiedendosi il motivo di tanta ostilità nei confronti dell’azienda e degli altri sindacati: quello che sta succedendo alla Fiat non può e non deve essere imputato ad una malagestione dell’azienda, ma a quello che sta accadendo al mercato dell’auto nel suo complesso. Non è un problema di modelli o di auto in sé, ma di una mancanza di disponibilità all’acquisto da parte dei consumatori.

Per questo le nuove strategie della Fiat si rivolgeranno al settore del lusso con i marchi premium come Alfa Romeo e Ferrari, senza però rinunciare alle utilitarie, per le quali, però, è necessario considerare che tipo di posto può occupare la produzione italiana nel mercato internazionale.

Bollettino Crif su situazione mercato immobili in Italia

 A fotografare la situazione del mercato immobiliare in Italia sono il Crif e mutuisupermarket.it che hanno analizzato la situazione del mercato immobiliare in Italia dopo la battuta d’arresto verificatasi nel corso del 2012, quando si è verificata una contrazione di un quarto delle compravendite immobiliari.
► I governi rilanciano il mercato immobiliare

In pratica la situazione attuale è quella che si aveva agli inizi degli anni 90, quando i prezzi delle case erano intorno ai 200 mila euro (poco meno di 400 milioni di lire). Per la precisione il valore medio delle case nel quarto trimestre 2012 è stato di 190 mila euro di media.

Cambia anche la situazione dei mutui richiesti per l’acquisto dell’abitazione: si allungano i tempi per la restituzione che, per i nuovi finanziamenti, sono tra 25 e 30 anni. Inoltre, l’offerta dei mutui è calata del 51%, riflesso dell’andamento della domanda di immobili che ha registrato una contrazione del 26,8% rispetto al terzo trimestre 2011.

► L’epilogo della cedolare secca

In questa contrazione generale, fanno da padrone i mutui a tasso fisso che nel quarto trimestre 2012 risultano in crescita di 13 punti base, mentre le richieste di mutui a tasso variabile si assestano a +7 punti base. Diminuisce anche l’importo che si chiede con il mutuo. La media del quarto trimestre 2012 parla di 131.000 euro.

Registro pubblico dei cattivi pagatori

 Gogna mediatica per chi non rispetta la legge che ha reso effettiva la normativa europea che limita il tempo di attesa per il saldo delle fatture alle imprese a 30 giorni.

► Piccole e medie imprese schiacciate dalla pressione fiscale: più della metà chiede prestiti

A scendere in campo per assicurarsi che tutto proceda per il verso giusto è stata la Confartigianato che, come annunciato dal suo presidente Giorgio Merletti, si sta dotando di uno strumento con il quale vuole monitorare che sia rispettato il termine dei trenta giorni sia per i privati che per la pubblica amministrazione.

Infatti, anche se è prevista una multa per chi procrastina il pagamento oltre i trenta giorni, il presidente di Confartigianato evidenzia come la pratica dilatoria ancora largamente in uso per saldare le fatture nelle transazioni commerciali, a danno delle piccole e medie imprese.

► Italia, il 70% delle imprese ha problemi di liquidità

Questo Osservatorio, quindi, servirebbe per monitorarne l’applicazione di tale norma ed è anche stata avanzata l’idea di creare un registro pubblico dei cattivi pagatori, ossia di coloro, pubblici o privati che siano, che non la rispettano. Un nobile progetto che andrebbe a facilitare molto la vita di quelle imprese che si trovano in difficoltà proprio perché non vedono saldati i crediti per il lavoro svolto. Un fattore che impedisce la crescita e la possibilità di creare occupazione.