Rapporto Congiuntura flash di Confindustria

 Seconda recessione in cinque anni per l’Italia, almeno stando a quanto dice il rapporto Congiuntura flash elaborato da Confindustria.

Ma questa situazione non deve essere vista solo come negativa in quanto, ora che il fondo è stato toccato, c’è una grande possibilità di un rimbalzo dell’economia che può dare avvio alla ripresa.

 Italia fuori dalla recessione ad aprile

Il pericolo maggiore, però, arriva proprio dai cittadini, la cui sfiducia:

compresso la domanda interna ben oltre quanto giustificato dalla situazione oggettiva dei bilanci familiari e aziendali. Gli acquisti di beni durevoli sono scesi molto più del reddito reale disponibile, gli investimenti sono ai minimi storici in rapporto al Pil e le scorte sono bassissime.

► La crescita dei salari è la metà dell’inflazione

Cosa fare per rimediare? Dare linfa vitale al mondo del lavoro, in primis, ma anche che si superino le elezioni previste per il prossimo febbraio. L’incertezza della situazione politica interna, infatti, porta i consumatori a non azzardarsi in spese e solo una maggioranza solida e costruttiva potrà dirigere verso la spesa le decisioni di consumatori e imprenditori.

 

Bankitalia contraria al commissariamento di Mps

 Per Bankitalia non si sta pensando al commissariamento della banca Monte dei Paschi di Siena. Il governatore Ignazio Visco ha escluso questa ipotesi di commissariamento dicendo che la normativa vigente non la prevede. Anche il presidente Alessandro Profumo dice che la Mps non deve essere commissariata.

Indagine per truffa nel caso Mps

Per cercare di salvare Mps la fondazione ha affermato di essere pronta a cedere un altro pacchetto di partecipazioni scendendo sotto il 33,5%. L’Amministratore Delegato di Mps Viola ha detto: “I 3,9 miliardi dei Monti-bond bastano per coprire le perdite”.

Poi ha affermato: “Non è in ginocchio. La situazione della banca è sotto controllo, non ci sono criticità. La banca è solida”.

► La crisi di MPS spiegata in quattro punti

La procura intanto avanza nelle sue indagini e ora c’è l’accusa di truffa per Mussari e Baldassarri relativamente alle operazioni che sono state fatte dopo l’acquisizione di Antonveneta e che secondo i pm di Siena erano servite per spalmare il debito di Mps nel bilanci successivi. Le verifiche fiscali su Mps riguarderebbero la vendita di Palazzo dei Normanni a Roma per 142 milioni di Euro e la plusvalenza di 120 milioni scaturita dal rastrellamento di azioni Unipol.

► Cosa pensa la politica dell’affare MPS

Secondo l’Ue l’Italia deve chiarire quanto è successo e come è funzionato in passato. Le indagini si stanno concentrando su 8 bonifici usciti in 11 mesi per un totale di oltre 17 miliardi con destinazione Amsterdam, Madrid e Londra.

Indagine per truffa nel caso Mps

 Il caso Monte dei Paschi di Siena è sempre più pieno di particolari con le indagini che ora arrivano a ipotizzare una truffa. Le accuse per Giuseppe Mussari, l’ex presidente di Mps, e Gianluca Baldassarri, che è stato il direttore centrale e responsabile dell’area Finanza del gruppo, sono indagati quindi per il reato di truffa. Le accuse ai due parlano di venti milioni di Euro che Baldassarri avrebbe riportato in Italia utilizzando lo scudo fiscale. La sua posizione potrebbe quindi aggravarsi.

La crisi di MPS spiegata in quattro punti

I pm di Siena Antonio Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso indagano anche su altri dirigenti della Mps come Antonio Vigni, Tommaso Di Tanno, Leonardo Pizzichi e Pietro Fabretti con i reati contestati che sono di truffa e di di ostacolo all’attività di vigilanza e manipolazione di mercato.

Cosa pensa la politica dell’affare MPS

Alla base delle accuse di truffa c’è l’acquisizione di Antonveneta che Mps ha fatto nel 2008 chiudendo l’affare con gli spagnoli di Santander. Mps aveva concluso con Jp Morgan un accordo che era un rischio vista la situazione di crisi dei fondi subprime. Nel 2009 Mps sottoscrive i contratti derivati con i rischi che sono chiari e qui si concentra l’accusa di truffa. In particolare, secondo la procura dopo l’acquisizione di Antonveneta Mussari e Baldassarri hanno organizzato una serie di operazion con l’obiettivo di spalmare i debiti di Mps nei bilanci futuri.

Piano nazionale di riordino dei cieli italiani

 Giusto in tempo. E’ notizia di poco fa che il Governo ha dato il via libera al piano nazionale di riordino dei cieli italiani, anche se manca ancora l’intesa finale con la conferenza Stato-Regioni.

L’intento è quello di ridurre la frammentazione tra i diversi scali presenti sul suolo italiano (in totale 112 di cui 11 destinati a soli scopi militari) e favorire un processo di riorganizzazione, atteso da almeno trent’anni. Ora c’è da attendere la risposta della Conferenza Stato-Regioni, ma il processo per il quale il provvedimento possa trasformarsi in decreto potrebbe essere piuttosto difficile.

Interviene Monti, cresce Gemina in borsa

Il piano proposto dal Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture prevede che in Italia si creino almeno due categorie di aeroporti, quelli di serie A (31 in tutto: Bergamo, Bologna, Genova, Milano Linate, Malpensa, Napoli, Palermo, Roma Fiumicino, Torino, Venezia, Alghero, Bari, Brindisi, Cagliari, Catania, Firenze, Lamezia Terme, Olbia, Pisa, Roma Ciampino, Trapani, Treviso, Verona, Ancona, Pescara, Reggio Calabria, Trieste Lampedusa, Pantelleria, Rimini e Salerno) i quali rimarranno sotto concessione nazionale e sarà lo Stato ad occuparsi del loro mantenimento e ammodernamento; e quelli di serie B, i quali non riceveranno nulla dallo Stato ma dovranno mantenersi con le loro forze e saranno gli enti locali a doversene fare carico.

Il piano, quindi, non prevede la costruzione di nessun nuovo scalo (compresi quelli di Grazzanise e Viterbo) e quelli che rimangono fuori dall’intervento statale sono nelle mani delle regioni o dei rispettivi enti locali, i quali potranno decidere se chiuderli, mantenerli o destinarli ad altro utilizzo.

Continua il credit crunch per le imprese

 La crisi economica sembrava aver avuto una battuta di arresto quando lo spread aveva iniziato a diminuire. Questo, almeno, è quanto accaduto sulla carta che però non ha trovato una realizzazione pratica e le imprese ne continuano a risentire.E‘ dalla metà del 2011 che le banche non concedono prestiti alle aziende che si trovano, ora, a dover combattere ancora con una mancanza di fiducia da parte delle banche che sta mettendo in ginocchio anche quelle imprese che sono riuscite a superare il periodo più nero della crisi.

Chiuse mille imprese al giorno nel 2012

La prima grande flessione del credito c’è stata fra la metà del 2009 e la metà del 2011. Un periodo di circa 18 mesi nel quale le aziende si sono viste negare fiducia e contanti dagli istituti, con le conseguenze che tutti conosciamo. Alla fine del 2011 sembrava che la situazione potesse migliorare, invece, come fanno sapere dalla banca D’Italia:

i prestiti bancari alle imprese hanno continuato a flettere. In novembre erano in ribasso di circa il 6 per cento rispetto a un anno prima.

Euro e indebitamento delle famiglie

E’ lo stesso Squinzi, presidente di Confindustria, a porre l’accento su una seconda fase del credit crunch, che va a colpire quelle aziende che fino ad ora sono riuscite a mantenersi sane. Il tanto desiderato abbassamento dello spread c’è stato (in estate siamo passati da 500 a 260 punti base) ma non ha trovato, poi, una risposta sul campo dell’economia reale, né per le famiglie e né per le imprese.

 

Sigarette elettroniche VS Bionde

 Le sigarette elettroniche sono stati uno dei prodotti di maggior successo del 2012. Prima ancora di sapere se sono realmente utili o quali possano essere i rischi legati al loro utilizzo, gli italiani le hanno acquistate in massa, sperando di poter, finalmente, trovare un modo comodo e senza sacrificio per smettere di fumare.

Che chi le ha acquistate abbia smesso o meno con le sigarette tradizionali non è dato saperlo, quello che si s è che sono stati in molti, anzi, moltissimi, coloro che hanno deciso di provare: le ultime stime parlano di circa 400.000 persone che  utilizzano, ad oggi, le sigarette elettroniche, che diventeranno circa un milione nel 2013. Con un giro complessivo di affari che dagli attuali 200 milioni potrà arrivare fino a circa 500 milioni di euro.

Monopolio

E i produttori di sigarette tradizionali tremano. In Italia i fumatori sono circa 12 milioni e la corsa alla conquista del mercato per i produttori e i distributori di e-cig è appena iniziata. C’è parecchio movimento circa questa novità, che si alimenta anche grazie al fatto che in Europa, come anche negli Stati Uniti, questo è un mercato in continua espansione.

Per ora in Italia la rete della produzione e della vendita è ancora piccola -7-8 aziende di produzione, 1.500 negozi, 5.000 addetti in totale- ma destinata a crescere in modo esponenziale dati che i pochi operatori presenti non riescono a evadere gli ordini.

La crescita dei salari è la metà dell’inflazione

 L’inflazione sale, la fiducia dei consumatori scende e le retribuzioni dei lavoratori, invece, restano praticamente stabili. Secondo i dati dell’ultimo bollettino Istat, infatti, le retribuzioni contrattuali orarie nella media del 2012 sono aumentate dell’1,5% rispetto all’anno precedente, un dato che non era così basso dal 1983.

Record del debito con le banche per le famiglie italiane

Ma il problema non è solo che i salari dei lavoratori non hanno avuto nessun aumento, ma il fatto che la forbice tra l’aumento dei salari e la crescita dell’inflazione si allarga sempre di più. Nel 2012 l’aumento dell’inflazione registrato su base annua è stato del 3%, quindi praticamente il doppio. In questo caso non si vedeva una distanza tanto grande tra salario ed inflazione dal 1995.

Italia fuori dalla recessione ad aprile

A fare da contraltare a questi dati, l’indice della fiducia dei consumatori che è passato dagli 85,7 punti di dicembre agli 84,6 del gennaio del 2013. Per trovare un livello simile è necessario, ance qui, andare indietro di qualche anno, fino al 1996. Sono entrambi gli indici a essere crollati: sia quello che riguarda la fiducia corrente (a 90,9) che quello sul clima personale (a 89,3).

Per ora a mostrare qualche segno di speranza è solo la Confindustria che, nel bollettino Congiuntura flash, afferma che l’Italia ha raggiunto il fondo della recessione e che, quindi, è proprio questo il momento migliore per la ripresa economica.

Le frodi scoperte dalla Guardia di Finanza sono di circa 6,5 miliardi di Euro

 In Italia l’anno scorso le frodi relative ai fondi comunitari e nazionali e all’erario ammontano a circa 6,5 miliardi di Euro. È questo quanto hanno mostrato le Fiamme Gialle per l’anno che si è appena concluso.

I controlli fatti dalla Guardia di Finanza per conto della Corte dei Conti sono stati. I danni all’erario sono oltre 5,1 miliardi.

Dati evasione fiscale 2012

Le frodi ai finanziamenti europei e nazionali sono di 1,1 miliardi di Euro e sono state aperte 2800 indagini. Sono soldi indebitamente percepiti e sono stati denunciati più di 4600 persone, a cui sono stati sequestrati beni mobili e immobili per circa 348 milioni di Euro.

Le frodi previdenziali e assistenziali che sono state scoperte sono per più di 103 milioni di Euro tra falsi invalidi, falsi braccianti agricoli e persone decedute che prendevano la pensione. Sono stati scoperti anche molti assegni sociali e altri fondi per sostegno che non erano dovuti. Il problema economico per la sanità è di circa 72 milioni di Euro. I casi di doppio lavoro sono 1274 e sono state fatte delle sanzioni per circa 15 milioni di Euro.

Evasori contro il redditometro

Il comandante generale della Guardia di Finanza ha affermato che per il 2013 ci sarà un impegno

per smascherare le frodi sia a livello previdenziale e assistenziale sia a livello di settori dove ci sono incentivi come per le energie rinnovabili, la spesa sanitaria convenzionata e le misure finanziate con i fondi dell’Unione europea.

Monti promette di abbassare le tasse

 La campagna elettorale per le elezioni politiche si fa sempre più intensa e il tema delle tasse è sempre uno di quelli più importanti. Mario Monti ha affermato di volerle diminuire, lui che le ha aumentate per salvare l’Italia dal rischio del fallimento.

2013 anno di pressione fiscale record

Il leader del centro parla di Imu con detrazioni sulla prima casa e anche di detrazioni sui figli. Mario Monti ha parlato a Omnibus, la trasmissione su La 7. Uno degli argomenti sul quale maggiormente si sta concentrando la campagna elettorale è l’Imu e Monti ha affermato:

Presenteremo presto un piano per ridurre il gettito di Imu, Irap e Irpef. Proponiamo misure per bloccare la spesa pubblica corrente al netto degli interessi, con una riduzione spesa pubblica-Pil del 4,5 per cento al termine dei cinque anni. Non vogliamo fare promesse, ma prendere impegni seri.

Monti ha fiducia nell’economia

Per l’Imu Monti ha spiegato che si lavora ad una detrazione da 200 a 400 Euro, mentre con i figli a carico la detrazione arriverebbe a 800 Euro. Alla base della riforma dell’Imu c’è l’equità.

Monti ha anche parlato della riduzione dell’Irap e dell’Irpef per i redditi medio bassi. Monti ha detto: “Il Paese reale fa una denuncia reale, ha ragione. Abbiamo dovuto evitare il dissesto dello Stato che si profilava ad un orizzonte che sembrava sempre più vicino e abbiamo dovuto farlo non con una prospettiva di cinque anni, ma di mese in mese. Ogni mese, ora possiamo dirlo, era un incubo vedere quanti miliardi di euro dovevano essere emessi in titoli italiani entro la fine del mese”.

Record del debito per le famiglie italiane

 I conti delle famiglie italiane sono pesantemente in rosso. Va peggio per coloro che vivono in grandi città come Milano e Roma, mentre in piccoli centri, come Vibo Valentia, Ogliastra ed Enna, l’indebitamento sembra essere più basso.Questo è quanto emerge da uno studio della Cgia di Mestre che ha messo in evidenza come l’arrivo dell’euro abbia portato le famiglie italiane ad una corsa al mutuo che, dopo la crisi economica, si è trasformata in una crescita rilevante del debito pro-capite. I dati parlano di un aumento tendenziale di questi ultimi cinque anni -la data presa a riferimento è sempre quella del 2007, anno in cui, ormai, è convenzione far risalire l’inizio della crisi- del 140%.

Relazione tra debito pubblico e crescita

Passando dalle percentuali ai numeri reali, le famiglie italiane hanno un debito medio di circa 20 mila euro. Il dito della Cgia è puntato contro la moneta unica che ha

contribuito a far impennare i debiti, non tanto per aver spinto all’insù il costo della vita, ma per aver contribuito a far scendere i tassi di interesse praticati dalle banche nella prima parte del decennio scorso.

Saper scegliere fra mutuo e prestito per le spese di casa

Fatto che ha spinto gli italiani ad accendere un mutuo per l’acquisto della prima o della seconda casa che poi, a causa dell’aumento dell’inflazione (+25,4% tra il 2002 e il 2012) e l’aumento dei tassi di interesse praticati dalle banche (sentito in modo particolare da coloro che hanno prestiti a tasso variabile e pari al +139,6%) ha portato lo scoperto bancario delle famiglie dagli 8.312 euro del 2002 ai 19.916 del 2012.

La situazione peggiore è quella per le famiglie residenti nella provincia di Roma, con un debito bancario medio pari a 29.353 euro (+155,4% rispetto al 2002). Segue Milano (28.472 euro, +161,2% rispetto al 2002).