Famiglie con poco budget per i saldi

Le famiglie hanno pochi soldi per i saldi. Sembra un gioco di parole, ma in realtà c’è ben poco su cui scherzare.

Già, perché il budget di spesa a disposizione delle famiglie è la metà di quello di 4 anni fa. Nel 2012 è sceso infatti a 224 euro per un intero nucleo familiare.

Nel 2008, invece, la spesa media delle famiglie in regime di saldi eguagliava i 450 euro; per i prossimi saldi in partenza il 2 gennaio, invece, le famiglie spenderanno una media di 224 euro, con una contrazione del 50,2% in soli 4 anni”.

Pochi potranno, dunque, permettersi acquisti onerosi.

I dati provengono dal Codacons, e sono stati diffusi nei giorni scorsi dopo aver effettuato le prime stime sui saldi invernali.

La contrazione delle vendite è dunque evidente. Le famiglie, ormai è palese, non riescono a sopravvivere alle troppe e continue tasse. Dall’Imu alle bollette, passando per le rate da pagare, non rimane spazio per uno sfizio in più.

Così il Codacons osserva che il trend negativo degli acquisti durante il periodo dei saldi proseguirà per tutto il 2013, senza colpi di scena.

Calcio, soggette a Irap le plusvalenze su cessioni milionarie

Cento milioni di Irap. Il mondo del calcio deve pagare. Il tormentone riguardante tassazione o la non tassazione dell’Imposta regionale concernente le attività produttive delle plusvalenze sulle cessioni di calciatori, fa si che l’agenzia delle Entrate si presenti in campo pericolosamente come con un tackle scivolato.

Il Consiglio di Stato ha suggerito al Fisco che eventuali plusvalenze realizzate in occasione della cessione dei contratti di prestazioni sportive dei calciatori siano da prendere in considerazione al momento di determinare la base imponibile Irap.

Quello tra calcio e plusvalenze ottenute con la cessione è un equilibrio fondamentale e ormai più che stabile.

Non parliamo solo delle cessioni dei giocatori più rappresentativi di questo sport. Parliamo anche delle plusvalenze realizzate con le cessioni di talenti giovanissimi, spesso sconosciuti ai più.

Ogni qual volta una società cede un giocatore, registra una grossa plusvalenza di bilancio (chi vende realizza la plusvalenza nell’immediato, mentre chi compra spalma la cifra spesa in cinque anni, in virtù dei regolamenti sulla durata degli accordi contrattuali dei calciatori).

Il fisco, pertanto, ha deciso di indagare su queste diverse centinaia di milioni, concentrando la propria attenzione in due diversi momenti: in primo luogo avviando un’azione di accertamento mirata e successivamente perorando la propria pretesa impositiva nei diversi gradi di giudizio

 

Grillo critica l’agenda-Monti

Beppe Grillo presenta la sua Agenda anti-Monti. Lo fa come di consueto sul suo blog. Il leader del M5S ha pubblicato un programma di sedici punti, in netta contrapposizione rispetto a quello del ‘Professore’.

Grillo si dice preoccupato. Fa gli scongiuri, perché altri cinque anni di Esecutivo Monti porterebbero l’Italia al fallimento economico. Nel contempo elogia, portanto acqua al proprio mulino, la sua agenda.

Sedici punti programmatici. Dalla Legge contro la corruzione all’accesso gratuito a internet. Poi una serie di proposte di natura sociale: tra queste il reddito di cittadinanza, le misure anti-casta (quali ad esempio l’eliminazione dei fondi stanziati ai partiti, l’introduzione di un indice che misuri gli arricchimenti ingiustificati e illeciti dei politici). Per finire con il limite di soli due mandati parlamentari. Una mossa per non far sentire i politici come dei scesi in parlamento.

Grillo contro Monti, nonché contro la politica italiana basata sull’economia. Il fondatore del Movimento a cinque stelle vuole anche un referendum per la permanenza dell’euro, nonché uno stop per le grandi opere “Inutili”. Una su tutte? La Tav.

Così, l’Agenda Anti-Monti diventa un pretesto per realizzare in maniera effettiva la democrazia in un Italia sistematicamente gabbata dai ricchi e dai potenti.

Il programma del leader del Movimento cinque stelle contempla infatti l’ introduzione del referendum propositivo e l’obbligo di discutere in parlamento le leggi nate da un’idea del popolo.

Il veglione 2012 costerà 2 miliardi di euro

 Appena terminate le stime per la spesa natalizia degli italiani, sono iniziate le previsioni sulle spese di Capodanno. Un sondaggio effettuato dalla Confesercenti-SWG fotografa un veglione ancora dai toni dimessi, ma che fa ben sperare in una ritrovata fiducia degli italiani nella loro economia.

Per un milione di famiglie non parteciperà a nessun festeggiamento, diminuisce, rispetto allo scorso anno, la percentuale di coloro che passeranno il Capodanno in casa (82% nel 2012 contro l’86% del 2011). Cresce la percentuale di coloro che, invece, potranno festeggiare in vacanza o in un locale:

per un 6% di intervistati la parola d’ordine sarà Capodanno a cena fuori al ristorante, una quota in crescita di quattro punti rispetto al 2% del 2011 e che ritorna al livello degli anni pre-crisi.

Nel complesso la spesa sarà di circa due miliardi di euro, circa tre punti percentuali in meno rispetto alla spesa media per il veglione.

Secondo i dati che sono stati riportati dalla Federconsumatori, però, la cena tradizionale arriverà a costare il 4% in più rispetto al 2011, che ha creato due diversi tipi di menù: quello economico, che si aggirerà intorno ai 24,65 euro a persona, e quello classico, per il quale la spesa sarà di 38,7 euro a persona.

Aumento dei carburanti in occasione del Capodanno

 Ieri la benzina ha visto lievitare il suo prezzo nelle piazze internazionali (+37 dollari/ton per la benzina che torna a “quota 1.000” e +11,75 per il diesel), salendo da 550 a 569 euro ogni mille litri (si tratta del 3,5% in più). Un grande salto, quindi, che, come sempre accade, porterà ad una revisione al rialzo del prezzo dei carburanti da parte delle maggiori compagnie petrolifere.

A contentere il prezzo del petrolio solo il cambio favorevole tra euro e dollaro.

Così, dopo i salassi delle tasse e i vari aumenti previsti per il prossimo anno, gli italiani dovranno sborsare di più anche per gli spostamenti. In questo momento i prezzi medi nazionali si assestano, per la benzina verde a 1,811 euro/litro e a 1,754 per il diesel. Solo il prezzo del GPL è rimasto quasi immutato, salendo di un solo centesimo per ogni litro (0,878 euro).

Nel dettaglio, parlando sempre di prezzi per la modalità servito,

si va dall’1,800 euro/litro di Eni all’1,811 di Tamoil (no-logo in  leggera salita a 1,692). Per il diesel si passa dall’1,741 euro/litro  di Esso all’1,754 di Shell e Tamoil (no-logo a 1,621). Il gpl infine è tra 0,864 euro/litro di Esso e 0,878 di Q8 (no-logo a 0,827)

Il peggior Natale degli ultimi 10 anni

 

 L’ultima stima sui consumi per il Natale del 2012 era stata fatta dalla Coldiretti, che aveva preventivato una spesa totale di 2,5 miliardi di euro che si sarebbero concentrati soprattutto nel settore dell’alimentazione, con una preferenza netta verso i prodotti del Made in Italy. E così è stato.

La Codacons nel suo ultimo monitoraggio sui consumi degli italiani ha rilevato un calo della spesa per abbigliamento, calzature e arredi pari al 20%. Salvo, come previsto, solo il settore alimentare. Secondo la Codacons le famiglie hanno dovuto tirare la cinghia: i regali sono stati di meno e meno costosi, gli alberi e le case sono state addobbate con ciò che si aveva dagli anni precedenti ma al gusto della buona tavola non si è rinunciato. La spesa per i pranzi e le cene di Natale, infatti, è aumentata del 5%.

Male anche le vendite per i settori della ristorazione, della cultura e del turismo, mentre hanno resistito piuttosto bene il settore giocattoli, e quello dell’informatica e dell’hitech.

Archiviata la pratica del Natale – con tutti d’accordo nel descriverlo come il peggiore degli ultimi 10 anni – la Codacons rivolge l’attenzione al prossimo anno e

In assenza di una inversione di tendenza, il 2013 si candida ad essere come ‘l’annus horribilis’ sul fronte dei consumi, con pesanti ripercussioni per il settore del commercio e per milioni di attività.

Tutti i rincari del 2013

 Legge di Stabilità, riforma del lavoro, riforma delle pensioni. Tutto cambia nel 2013, l’Italia cercherà di rimettersi in sesto dopo il terremoto economico di questi ultimi tempi e, per rimpolpare le casse dello Stato che ha bisogno di fondi per mettere in atto le sue riforme, si ricorre, nuovamente, alle tasche dei cittadini che ancora non si sono ripresi dagli ultimi salassi.

Vediamo nel dettaglio tutti i rincari previsti nel 2013.

Aumento del canone Rai

Il decreto del Ministero dello Sviluppo Economico ha deciso un aumento di 1,5 euro per il canone della televisione pubblica, che così arriverà a toccare quote 113,50 euro, che potranno essere pagati in un’unica soluzione entro il 31 gennaio 2013, oppure due rate o quattro rate. Nel caso di due rate semestrali (importo euro 57.92) le scadenze sono il 31 gennaio e il 31 luglio, se si decide di farne quattro l’importo sarà di 30,16 euro ognuna da versare entro il 31 gennaio, il 30 aprile, il 31 luglio e il 31 ottobre.

Aumento delle tariffe postali

L’aumento delle tariffe postali è stato approvato con la delibera 640 dell’Agcom “Approvazione della manovra tariffaria di Poste Italiane”. Dal primo gennaio 2013 la spedizione di una cartolina aumenterà del 15% (da 60 centesimi a 70), quella di una lettera del 35% (da 1,40 a 1,90 euro) e la spedizione di una raccomandata passera dagli attuali 3,30 euro ai 3,60.

Dal primo gennaio 2013 spedire una cartolina costerà il 15% in più (da 60 centesimi a 70), una lettera media standard il 35% (da 1,40 a 1,90 euro), mentre la raccomandata passa a 3,60 euro da 3,30. Previsti aumenti anche per i bonifici.

Ma non solo le spedizioni saranno più costose. Poste Italiane ha previsto anche un aumento per i titolari di conto corrente postali. Il canone del Banco Posta+ passerà, infatti, da 30,99 euro a 48 euro.

Aumento per i depositi e i conti correnti

Questo aumento riguarda solo le società e aziende, che, per avere un conto corrente, dovranno pagare 26,2 euro. Il canone del servizio passa infatti dagli attuali 73,8 euro ai  100. Rincari anche su titoli,  i buoni fruttiferi postali e strumenti finanziari, per i quali l’imposta aumenterà dello 0,05%, dallo 0,10 allo 0,15%.

Aumento delle multe

Gli automobilisti dovranno fare particolare attenzione alla guida, per non incorrere in sanzioni molto salate. Dal 2013, infatti, sono previsti rincari per la maggior parte delle sanzioni: il divieto di sosta passerà da 39 a 41 euro, l’eccesso di velocità (fra i 10 e i 40 km/h oltre il limite) da 159 a 168 euro, chi sarà trovato senza cintura di sicurezza dovrà sborsare 80 euro invece che 76 e, infine, l’uso del cellulare senza auricolare costerà 161 euro al posto degli attuali 152.

Aumento dei pedaggi autostradali

Ancora una bella stangata per gli automobilisti. Oltre al rincaro delle multe, anche i pedaggi autostradali saranno più costosi. In particolare saranno interessate le tratte di Mestre (+17%), la A4 tra Venezia e Trieste, la A23 (Palmanova-Udine Sud), la tangenziale di Mestre e la A28 (Portogruaro-Pordenone-Conegliano) che costeranno dall’11 al 13% in più.

La quantificazione degli aumenti

A questi rincari, secondo Adusbef e Federconsumatori, si devono aggiungere le nuove tasse (vedi Imu e Tares) e altri aumenti (biglietti dei treni, rc auto, bollette) che sono conseguenza diretta degli aumenti precedentemente analizzati, che toglieranno altri 1500 euro dalle tasche dei cittadini. Andando oltre le percentuali, le due associazioni hanno quantificato il reale ammontare dei rincari del 2013, che saranno:

+299 euro per l’alimentazione
+83 euro per treni e servizi locali
+118 euro per servizi bancari, mutui, bolli, tasse
+132 euro su carburanti
+115 euro per tutti i derivati del petrolio
+61 euro per rc auto
+38 euro per le tariffe autostradali
+31 euro per le tariffe aeroportuali
+39 euro per il gas
+11 euro per l’elettricità
+26 euro per l’acqua
+64 euro per i rifiuti
+44 euro per i riscaldamenti
+163 euro di addizionali territoriali
+94 euro per la scuola
+114 euro per le tariffe dei professionisti
+58 euro per il canone Rai

per un totale di 1.490 euro.

Il brand cede il passo al private label

 Il 2012 è stato, per l’Italia ma non solo, l’anno della grande crisi. E se non ci sono più soldi disponibili per i soliti acquisti, si prova a non rinunciare alla qualità, cercando delle alternative ai prodotti di marca. Soprattutto in questi ultimi mesi dell’anno si è evidenziato un nuovo trend nella spesa degli italiani, che abbandonano i grandi marchi in favore dei prodotti private label, ossia quei prodotti che vengono immessi nel mercato con il marchio del distributore.

E’ quanto emerge da uno studio dell’Associazione Distribuzione Moderna, che mostra come la quota di mercato dei private label sia cresciuta del 17% in questo ultimo anno, anche se con delle grandi differenze territoriali. Infatti, i prodotti private label – Coop Italia, Esselunga, Pam – al nord della penisola hanno raggiunto il 35,7% delle vendite totali, mentre al sud si è avuta una crescita molto meno accentuata, lontana dagli standard europei (40% in Gran Bretagna, 34% in Francia).

Il brand, quindi, rimane un lusso che in pochi possono continuare a permettersi. Ciò che conta nelle scelte di acquisto, è il prezzo del prodotto, situazione che mette in pericolo soprattutto la sopravvivenza di quei marchi, garanzia del Made in Italy, che sempre più spesso sono offuscati dalle offerte e dagli sconti che solo le grandi catene di distribuzione possono permettersi di fare.

Svolta su inchiesta Impregilo

Sono stati trovati dei dati compromettenti nei computer degli Uffici della Salini. Dati che potrebbero fornire una svolta nell’inchiesta che vede il gruppo di costruzioni Impregilo coinvolto in uno scandalo relativo alla sua scalata.

Durante il mese scorso gli uffici Salini sono stati soggetti a perquisizioni. Gli inquirenti avrebbero rinvenuto un’importante documentazione. Si tratta di una bozza di un pre-accordo di sindacato tra il fondo americano Amber e l’impresa romana. La mancata pubblicazione di questo pre-accordo potrebbe implicare nuovi risvolti per quanto concerne la contesa avviata con Gavio per stabilire qual è il primo gruppo italiano in nel settore dell’edilizia.

L’inchiesta di aggiotaggio vede coinvolti Pietro Salini (Leader di Impregilo), Massimo Ferrari (Dg del gruppo), Joseph Oughurlian (finanziere) e Umberto Mosetti (rappresentante finanziario di Oughurlian).,

Il Pm accusa Salini e Amber di aver dato vita ad un accordo sottobanco. Un accordo necessario per inoltrare nell’affare il pacchetto Amber, senza il quale Salini non avrebbe potuto dominare Impregilo. Il controllo di Impregilo assunto da Salini è avvenuto il 17 luglio scorso.

Salini e Amber negano l’accordo. Era interesse di entrambe le parti scegliere l’offerta migliore. A cagione di ciò c’è un elemento fondamentale, riguardante il fatto che il contratto non è stato firmato.

Per il momento dunque la bozza appare compromettente ma solo fino a un certo punto.

 

Arriva la mini-patrimoniale sui risparmi

Arriva entro fine anno la nuova imposta di bollo sugli investimenti. Esattamente in data 31 dicembre, infatti, l’erario fornirà il quadro di tutte le giacenze. Pronta dunque la ‘fotografia’ di conti correnti bancari e postali, libretti, polizze vita, fondi comuni e derivati, che successivamente comporterà l’applicazione dell’1 per mille. Un uno per mille destinato ad aumentare a partire dal prossimo anno.

COSA CAMBIA?

Le persone fisiche dovranno pagare senza alcuna limitazione l’1,5 per mille. In sostanza su ogni milione l’erario tratterrà 1.500 euro. Tale misura è stata giudicata iniqua dagli esperti, che accusano il Governo di aver compiuto errori di natura tecnica e le lobby bancarie-assicurative di aver fatto pressioni.

CHI PAGA?

Con la nuova imposta di bollo sugli investimenti pagherà di più chi ha di meno. Non è un’imposta che nuoce ai professionisti della speculazione e dell’elusione. Tale nomignolo è stato affibbiato loro da Elio Lannuti, Senatore del’Idv. La battaglia di Lannutti, dunque, prosegue.

In conclusione, c’è da sottolineare che il prossimo anno sarà foriero di tasse e provvedimenti che stanno per entrare in vigore. La pressione fiscale, dunque, potrebbe aumentare a dismisura e i primi a farne le spese saranno i contribuenti che non contemplano entrate ingenti.