Piccole e medie imprese schiacciate dalla pressione fiscale: più della metà chiede prestiti

 L’indagine condotta dalla Confartigianto e dall’Istituto Ipso ra il 6 il 12 dicembre su un campione di imprenditore dell’artigianato ha messo in evidenza come la situazione delle piccole e medie imprese italiane sia davvero difficile. Negli ultimi tempi è stato rilevato un aumento della pressione fiscale pari al 22,6% che ha delle pesanti conseguenze sul credito delle aziende, costrette a chiedere prestiti per far fronte alle incombenze fiscali, con una conseguente diminuzione degli investimenti e degli occupati.

Le aziende costrette a chiedere un prestito, secondo i dati dell’indagine, sono il 58%, mentre il 33% degli imprenditori ha dovuto ritardare il pagamento dei fornitori, il 29% ha rinunciato a fare investimenti in azienda. La pressione fiscale, poi, è stata causa del ritardo dei pagamenti delle imposte per il 26% delle imprese.Una situazione del genere non può che avere anche delle conseguenze sui dati che riguardano l’occupazione, sia quella attuale che le prospettive future. Circa il 16% delle imprese non può assumere e sono il 16% quelle costrette a ricorrere a licenziamenti o ad ammortizzatori sociali.Come sottolinea il Presidente di Confartigianato Giorgio Merletti le entrate fiscali sono cresciute di 24,8 miliardi nel 2012 e hanno raggiunto il 44,7% del Pil: tra il 2005 e il 2013 è stato stimato che l’incremento delle entrate fiscali ‘assorbe’ il 97,3% dell’incremento del PIL.

 

 

 

Fitch conferma rating italiano: “A-“

 Giudizio negativo di Fitch per il debito italiano. Il rating del nostro paese rimane a “A-” con outlook negativo. Certo non una buona notizia, ma comunque una conferma che, nonostante le previsioni restino negative, l’agenzia di rating ha ben giudicato il processi di consolidamento fiscale messo in atto dal governo e le riforme strutturali di questi ultimi tempi.

Secondo Fitch il deficit del budget per quest’anno sarà sotto il 3% del Pil, un calo notevole rispetto al 5,9% del 2009.L’agenzia di rating ha fiducia soprattutto negli sviluppi futuri del paese, che potrebbero portare ad una stabilizzazione dell’outlook, sempre che le riforme strutturali di cui si è tanto parlato continuino ad essere messe in atto anche nel caso di un cambio al vertice dello stato. Fitch crede che, alla credibilità del potenziale di solvibilità al lungo termine per l’Italia, concorreranno soprattutto riforme strutturali per la competitività e il potenziale di crescita dell’Italia e i bassi rischi legati al settore bancario.L’outlook negativo è stato confermato in ragione della possibilità che il rapporto debito/Pil potrebbe non scendere a partire dal 2014 e del’instabilità politica italiana, la quale potrebbe portare ad una nuova sfiducia nei riguardi del debito sovrano italiano.

Sull’outlook pesa anche la situazione generale dell’Eurozona. La possibilità di un persistere della crisi, se non quella di un suo peggioramento, non possono dirsi completamente scongiurate.

 

 

L’Imu ruba le tredicesime

 Domani 17 dicembre è l’ultimo giorno utile per il pagamento della terza e ultima rata dell’Imu, almeno per quest’anno. Nelle casse pubbliche arriveranno i 14/15 miliardi previsti, che andranno in parte ai Comuni e in parte allo Stato.

Diverse le stime del gettito complessivo che finirà all’Erario: la Cgia di Mestre e la Uil hanno stimato circa 21 miliardi complessivi, mentre per la Confcommercio il gettito totale sarà di 28 miliardi. Comunque sia per gli italiani l’Imu è stata un vero e proprio salasso che si ripeterà anche nel 2013 e nel 21014.

Una tassa indigesta che ha reso il Natale più povero. Infatti, dopo la prima rata pagata dagli italiani secondo l’aliquota minima dello 0,4% (si parla sempre di Imu sulla prima casa) più di un quarto dei Comuni ha alzato la tariffa. Il 3,2% delle amministrazioni locali ha deciso di imporre l’aliquota massima prevista per la prima casa, mentre l’aliquota massima sulla seconda casa è stata la scelta del 56% dei Comuni.

Una tassa, l’Imu, che si è fatta beffa delle tredicesime degli italiani. Quasi la metà, infatti, è stata utilizzata per pagare l’imposta sugli immobili, andando ad erodere ciò che rimane per l’utilizzo tradizionale di questo doppio stripendio, ossia i regali di Natale e il tipico cenone, per i quali gli italiani, secondo la Uil, spenderanno il 5% in meno dello scorso anno.

Aumento delle tariffe dei servizi pubblici, lo studio della Cgia

 Secondo la Cgia di Mestre la spesa annua per le tariffe dei servizi pubblici, come acqua, gas e rifiuti, negli ultimi dieci anni ha subito un aumento del 43,4% (corrispondenti a 601 euro in più per famiglia) causati, in larga parte da un aggravio fiscale che deriva da liberalizzazione e dai tagli ai trasferimenti.

Nel complesso la Cgia ha registrato, incrociando i suoi dati con quelli dell’Istat relativi a popolazione e inflazione (che nel corso di questi dieci anni ha subito un aumento del 24,5%), un aumento del 71,8% dell’acqua, un +59,2% per il gas e il 56,3% per la tassa sui rifiuti.

Questo vuol dire che gli italiani sono passati da una spesa media di 1.385 euro a famiglia nel 2002 ai 1.986 del 2012.

Secondo il segretario degli artigiani di Mestre Giuseppe Bortolussi, la causa di questi aumenti delle tariffe sarebbero la conseguenza delle liberalizzazioni che in questi settori non hanno dato vita agli effetti sperati. Ma gli aumenti non si sono limitati a queste voci. A costituire un esborso maggiore per le famiglie ci sono anche i trasporti ferroviari (+47,8%), i pedaggi autostradali (+47,6%), i trasporti urbani (+46,2%), l’energia elettrica (+41,8%) e servizi postali (+28,1%).

Fanno eccezione solo le tariffe telefoniche che si sono abbassate del 7,5% nel corso del decennio preso in esame.

Bortolucci ricorda anche che, nonostante i prezzi dei servizi siano molto alti, rimangono comunque tra i più bassi d’Europa, anche se la qualità dei servizi stessi non è migliorata di pari passo con l’aumento dei costi.

 

 

Chi paga per il ricongiungimento pensionistico?

 La riforma delle pensioni del Ministro Fornero ha riportato la situazione del ricongiungimento pensionistico alle origini. Una buona fetta di lavoratori che hanno effettuato il passaggio dall’impiego pubblico a quello privato potranno avere un solo assegno pensionistico a costo zero. Sicuramente una buona notizia, ma questa operazione ha comunque un costo che qualcuno deve sostenere.

Il costo totale si aggira sui 900 milioni di euro, una cifra esorbitante, che sarà presa dalle risorse già stanziate per la detassazione del salario di produttività. Si tratta sempre della solita coperta troppo corta che se si tira per coprire un lato, c’è il rischio che l’altro rimanga al freddo per tutta la notte. E, anche questa volta, a rimanere al freddo sono i lavoratori (quelli che la pensione forse neanche ce l’avranno mai) e, in misura minore, le aziende.

Questa perché una parte 900 milioni arriveranno da una sorta di tassazione indiretta: i lavoratori che per gli accordi di produttività lavoreranno di più, vedranno assottigliarsi gli sconti fiscali sulla parte di salario che avrebbe dovuto ‘aiutare’ l’azienda ad alzare i tassi di produttività, lo sviluppo, l’occupazione.

L’altra parte della somma necessaria a sostenere il costo della ricongiunzione non onerosa, sarà prelevata dalle pensioni di coloro che godranno di questa riforma: la nuova ricongiunzione, infatti, darà luogo ad un assegno pensionistico più basso rispetto a quello che sarebbe derivata secondo le vecchie leggi.

 

 

Legge di stabilità: tutti gli ultimi emendamenti

 Il Governo del premier Monti si concluderà, per suo stesso volere, non appena entrerà in vigore la Legge di Stabilità, il testo che dovrebbe rimettere in sesto i conti dello Stato italiano e riportare il paese a livelli di crescita e occupazione normali.

La legge prevede diversi cambiamenti nella vita degli italiani. Vediamo quali sono.

Uno dei cambiamenti più importanti è quello che riguarda l’Imu, l’imposta sulla casa. Dal prossimo anno i contributi dei cittadini andranno tutti ai comuni (per quest’anno i gettito è stato equamente diviso tra le amministrazioni locali e lo stato) e le aliquote in base alle quali si calcola la rata sulla seconda casa scende dall’attuale 1,06% allo 0,96%.

Novità anche per le pensioni dei dipendenti pubblici che, almeno in parte, potranno usufruire del ricongiungimento non oneroso dei contributi.

La copertura delle rc auto sarà garantita per i 15 giorni successivi alla scadenza, ma è stata cancellata la tolleranza prevista dal Codice civile.

Allungamento dei termini per l’adozione dei libri in formato digitale per le scuole (dal 2013 al 2014), cancellazione dei debiti con il fisco fino a 2000 euro e obbligo di indicazione dei medicinali equivalenti sulle ricette dei medici di base.

Ultimo cambiamento quello delle assicurazioni sui mutui: coloro che hanno stipulato l’assicurazione, nel caso estinguano il debito con la banca prima della scadenza si vedranno restituire la quota parte relativa alla parte restituita anzitempo.

Pil al -2,4%. Italia peggior paese del G20

L’Ocse non ha notizie confortanti per l’Italia. Durante il terzo trimestre il Prodotto Interno Lordo è sceso del 2,4%, a fronte di un aumento complessivo nel resto dei Paesi che formano l’area del G20.

Il Pil degli altri Paesi dell’area, infatti, è aumentato dello 0,6%, espandendosi del 2,6% complessivo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Il Pil italiano, invece, scende dello 0,2% nel trimestre e del 2,4% su base annuale. Si tratta del dato più negativo per quanto concerne tutta l’area.

Poco meno peggiore di quello (sempre italiano) del secondo trimestre, quando era sceso dello 0,7 per cento rispetto al secondo trimestre 2011 e del 2,4% su base annuale.

L’Ocse, organizzazione con base a Parigi, ha messo in evidenza la contrazione congiunturale fatta registrare dall’Italia. Qualcosa in positivo si è mosso ma, come visto, si tratta di poco. Molto poco. L’Italia dunque guadagna il titolo di Maglia nera del G20, mettendo a registro l’unica proiezione negativa a pari merito con quella del Regno Unito (il cui Pil è sceso dello 0,1% tendenziale).

Cresce invece il Pil della la Cina. Complessivamente, inoltre, il Pil dell’Eurozona è calato di un -0,6% tendenziale.

Copyright sul Web, si arriva a una svolta

Antonio Preto, uno dei Commissari Garanti della Comunicazione, ha annunciato quelle che saranno le novità del Copyright in internet a partire dal 2013.

L’obiettivo del Garante? Regolarizzare i conti. Una mossa che forse non farà contento il numerosissimo popolo di internet, contrario a ogni forma di disciplina. I precedenti commissari non hanno trovato una soluzione, al punto che per il momento il commissariato sta perdendo la partita.

Il secondo tempo deve però ancora iniziare e l’impressione è che si voglia finire in pareggio. Ciò vuol dire che i popolani del web non dovranno preoccuparsi.

In primo luogo Preto chiede al Parlamento di indicare quali poteri sono in mano al Garante.

Un potere che deve essere consegnato da Camera e Senato, così da permettere ai 4 Commissari di intervenire sulla questione del Diritto d’autore.

Preto, inoltre, vuole ‘sentire la voce del Popolo’. così da tutelare la creatività degli utenti del web.

Nessun atto di forza, dunque. Nessuna volontà di censurare il web. Il processo sarà lungo, ma non sarà liberticida.

Tutte le misure contenute nella nuova Legge Sviluppo

Il Decreto Sviluppo è diventato Legge.

Il Parlamento lo ha approvato al termine di un lungo ‘batti e ribatti’ di trattative, momenti di stop, discussioni e approfondimenti. Grazie all’impegno e alla tenacia del Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, però, il Decreto ha raggiunto lo status di Norma. Il secondo voto di fiducia, ottenuto alla Camera, è arrivato dopo l’approvazione (faticosissima da raggiungere) in Senato.

Le difficoltà sono sorte per via ell’astensione del Popolo delle Libertà.

Il Ministro Passera si ritiene soddisfatto dell’entrata in vigore del Decreto Sviluppo. Si tratta di un risultato ottenuto in un momento difficile per la politica italiana, che dunque è doppiamente importante. Tutto merito dell’impegno governativo. Passera si dichiara ottimista per quanto concerne le prospettive dell’economia italiana.

La sua impressione è che il trend sta cambiando. Il segno dell’Economia, secondo il Ministro allo Sviluppo Economico, tornerà positivo nel 2013. Non male per un Governo che ha ‘preso’ l’Italia in un momento di profonda crisi e che, se dovesse lasciare la carica, lascerebbe con una situazione visibilmente migliorata.

La Legge Sviluppo voluta da Passera premia Digitalizzazione, Liberalizzazioni e Infrastrutture. La nuova normativa dovrà offrire nuovi impulsi a questi tre segmenti.

COSA CAMBIA CON LA LEGGE SVILUPPO

Quali sono le misure contenute nella nuova Legge Sviluppo?

Documenti digitale unificato: Ci sarà un solo tesserino elettronico, in luogo di Carta d’identità e Tessera sanitaria. L’accorpamento favorisce i cittadini, i quali potranno anche fornire il proprio indirizzo mail per entrare in contatto con la Pubblica Amministrazione.

Biglietto Autobus Elettronico: Dall’entrata in vigore della legge i biglietti per i mezzi pubblici potranno essere pagati anche con i telefonini tramite il credito telefonisco.

– Ricetta elettronica: Diventano digitali la cartella clinica e il famoso foglietto rosso utilizzato tradizionalmente per ricette e prescrizioni mediche.

-Farmaci equipollenti: Ogni ricetta dovrà indicare obbligatoriamente quale principio attivo contengono i farmaci prescritti, in maniera tale che il paziente potrà scegliere tra il farmaco griffato o un suo equivalente generico.

– Libro elettronico: Sarà introdotto a partire dal 2014-2015.

– Digital Divide: 150 milioni di euro sono a disposizione per completare il programma nazionale Banda Larga, così da portare internet in forma veloce lungo tutto l’arco del territorio italiano.

Start Up : E’ prevista una detrazione Irpef per il 2013, 2014 e 2015, pari al 19% della somma investita per l’apertura di una StartUp.

– Infrastrutture: Con la Legge Sviluppo saranno realizzate nuove infrastrutture considerate strategiche, con importo superiore al mezzo miliardo di euro.

– Bancomat: Previsto dal 2014 l’obbligo per commercianti e professionisti di accettare pagamento con il Bancomat.

Rc Auto: Il contratto di assicurazione non può essere firmato per più di un anno e non può essere tacitamente rinnovato.

Zone Franche Urbane: Sono previste agevolazioni fiscali in arrivo per quelle imprese che investono in città del Meridione.

– Mini proroga per le Spiagge: Allungate di 5 anni le concessioni che scadevano nel 2015. Saranno protratte dunque sino al 2020, malgrado l’Ue aveva espresso un parere contrario in merito.

– Riforma per le Banche Popolari: Il voto capitario, inteso come principio della democrazia economica, viene mantenuo. Il limite del possesso azionario viene esteso alle persone fisiche. Passa dallo 0,5% all’1% del Capitale Sociale dell’Istituto Bancario.

– Fondazioni & CDP:   Il conguaglio che le Fondazioni dovranno versare al Tesoro per la conversione delle azioni prioritarie Cdp in ordinarie dovrà avvenire a rate e con una diluizione della loro partecipazione dal 30% al 20%. Dalla discesa delle Fondazioni il Tesoro guadagnerà 750 milioni di euro.

-Ponte sullo Stretto: con la Legge Sviluppo si passa alla stetta finale. La Società Stretto di Messina dovrà far sapere quali saranno le sue prossime valutazioni per capire se è il caso di avviare definitivamente il progetto. Nel contempo è stata inoltrata l’informativa alle commissioni parlamentari, onde comprendere eventuali indennizzi qualora l’opera non venga realizzata.

 

Record del debito pubblico italiano

 Per l’esattezza l’ammontare del debito pubblico italiano è arrivato a 2.014 miliardi di euro. La cifra più alta di sempre che getta un’ombra scura sulla situazione italiana e sulle prospettive di risanamento.

Questi sono i dati emersi dal supplemento “Finanza pubblica” al bollettino statistico della Banca d’Italia. Il mese di ottobre ha segnato questo record negativo del debito pubblico italiano. Incrociando quest dati con quelli dell’Istat sulla popolazione, si rileva che ognuno dei 60,9 milioni di residenti in Italia a gennaio, un numero in cui sono compresi anche i nuovi nati, ha un debito di 33 mila euro.

Sono le amministrazione centrali ad essere sempre più indebitate, mentre gli enti locali hanno mostrato un generalizzato calo del passivo. La situazione peggiore è quella della sanità pubblica, per la quale è stato stimato un debito di 40 miliardi di euro verso i fornitori.

Dall’inizio dell’anno il debito pubblico italiano è cresciuto del 3,7% passando dai 1.943,455 miliardi di gennaio agli attuali 2.014 (71,238 miliardi di euro in più).

Aumentano anche i tributi che sono entrati nelle casse dello stato. Il bollettino rilasciato dalla Banca d’Italia ha registrato un aumento del gettito di del 2,9% rispetto allo stesso periodo del 2011.