Monti vuole la riduzione delle Tasse

 Mario Monti vuole ridurre le tasse. Lo ha detto intervenendo presso la riunione degli Stati Generali del Centro-Nord a Verona:

“Non c’è dubbio che occorrerà ridurre la pressione fiscale ma ci sono dei limiti e una dinamica temporale attraverso cui questa cosa sarà possibile. La lotta all’evasione va affinata, migliorata vanno evitati eccessi ma è una guerra che deve proseguire e vorrei che la classe politica avesse un senso di urgenza in questo senso così come per la legge elettorale”.

Monti si è soffermato sulle prospettive economiche e sull’occupazione. Argomento caldo, visto che in Italia c’è una grossa zona di disagio che contempla 8 milioni e mezzo di italiani con il futuro incerto:

“Il mio desiderio è che il 2013 possa essere l’anno di uno straordinario investimento in capitale umano, da parte di tutte le forze del paese, soprattutto per sostenere i giovani. Se lo Stato da solo non ce la fa, non vuol dire che non ce la facciano gli italiani insieme. Proprio sul tema dell’occupazione Monti ha tenuto a precisare che le politiche economiche del governo non sono la causa dei fenomeni negativi che vogliamo rimuovere come la recessione e la disoccupazione. Io sono molto sensibile al problema disoccupazione ma non ritengo che il governo potesse fare diversamente da quello che ha fatto”.

 

8,5 milioni di italiani in difficoltà

Sono più di otto milioni gli italiani in difficoltà. A dirlo è Unimpresa, la quale afferma che

“Ai semplici disoccupati vanno aggiunte infatti, secondo l’associazione, ampie fasce di lavoratori, ma con condizioni precarie o economicamente deboli che estendono la platea degli italiani in crisi. Si tratta di un’enorme area di disagio viene sottolineato: ai 2,87 milioni di persone disoccupate, bisogna sommare anzitutto i contratti di lavoro a tempo determinato, sia quelli part time (687mila persone) sia quelli a orario pieno (1,76 milioni); vanno poi considerati i lavoratori autonomi part time (766mila) e i contratti a tempo indeterminato part time (2,39 milioni)”.

5,6 milioni di persone, dunque, sono occupate ma hanno il futuro in dubbio in termini di impiego stabile e retribuzione continua nel tempo. Una zona di disagio ampia, che il Centro Studi Unimpresa ha individuato per effetto dei dati Istat e che in totale ammonta a 8,47 milioni di italiani:

“Il deterioramento del mercato del lavoro non ha come conseguenza la sola espulsione degli occupati, ma anche la mancata stabilizzazione dei lavoratori precari e il crescere dei contratti atipici. Di qui l’estendersi del bacino dei ‘deboli’.

Il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, ha dichiarato:

“Sono questi i numeri e gli argomenti su cui ragionare per capire quanto sono profonde la crisi e la recessione nel nostro Paese. Serve maggiore attenzione proprio alla famiglia da parte del Governo, soprattutto per chi dopo il voto del 2013 avrà la responsabilità di guidare il Paese. Vorremmo vedere la parola famiglia in cima a tutti i programmi elettorali, ma non solo come slogan per aumentare il consenso”.

 

Imu nuova stangata per le seconde case

 Le tredicesime degli italiani, quei pochi che ancora continuano a percepirle, quest’anno non saranno utilizzate per i regali di Natale o per concedersi una vacanza, ma saranno impiegate, per la maggior parte, per pagare la terza e ultima rata dell’Imu. Secondo un recente studio della UIL, infatti, il saldo dell’imposta sulla seconda casa potrà raggiungere i 1.209 euro, mentre quella per la prima abitazione mediamente sarà di 136 euro, ma si avranno dei picchi fino a 470.

Secondo lo studio, realizzato dalla Uil Servizio Politiche Territoriali con l’analisi delle delibere comunali pubblicate sul sito del ministero dell’Economia, il gettito che arriverà nelle casse dello stato dall’Imu supera di ben due miliardi di euro quanto previsto con il decreto Salva-Italia che l’ha istituita, grazie all’aumento delle aliquote fatto da molti comuni italiani.

Quello in cui il saldo dell’Imu sulla prima casa peserà di più sulle tredicesime è Roma, dove si toccheranno punte di 639 euro, seguita da Milano con 427 euro, Rimini con 414 euro, Bologna a quota 409 euro e Torino, che si ferma a 323 euro.

Per la seconda casa la classifica delle città più care non cambia di molto, con Roma sempre al primo posto con punte di 1.885 euro, 1.793 euro a Milano 1.747 euro a Bologna e 1.526 euro a Firenze.

 

Draghi, cautela su uscita dalla Crisi

 Mario Draghi lo dice chiaramente. L’Europa non è ancora estranea alla crisi. Una piccola ripresa c’è, ma non è sufficiente. La ripresa vera potrebbe iniziare durante la seconda metà del prossimo anno. Il Governatore della Banca Centrale europea ha dichiarato quanto segue a Radio Europe 1:

“Il consolidamento di bilancio a medio termine è inevitabile. E’ vero che il consolidamento di bilancio produce a breve termine una contrazione dell’economia, ma è inevitabile. Riguardo alla decisione delle agenzie di rating di togliere la tripla A a Parigi, Draghi nota che, sebbene non abbia avuto un grande impatto sui costi di finanziamento, si tratta di segnali che “vanno presi in modo serio. C’è di più. Alcuni paesi dell’Eurozona hanno vissuto in un mondo di favola, sottostimando gli squilibri come il deficit e il debito che in alcuni Paesi sono stati ritenuti sostenibili per anni per poi rivelarsi insostenibili”.

A chi si riferisce Draghi?

Quello che è certo che in una tale cornice la Bce dovrà impegnarsi molto:

“La Banca centrale europea farà tutto il necessario per preservare l’euro perché è pronta ad intervenire con lo scudo antispread se necessario e se i Paesi sottoscrivono le condizioni. I paesi dell’Eurozona, però, devono imparare a condividere la sovranità, a partire dall’unione bancaria, la quale deve essere applicata a tutte le banche per evitare una frammentazione del settore bancario”.

In merito a Italia e Francia, Draghi si concentra sulla necessità di riforme che rendano meno duro il mercato del lavoro:

“Sono fondamentali. Squilibri macroeconomici su larga scala tra i Paesi membri possono diventare una seria minaccia alla stabilità dell’Eurozona”.

Stangata sugli enti privatizzati

 Restano nell’elenco dell’Istat relativo alle amministrazioni pubbliche, le Casse di previdenza dei professionisti contemplate nel conto economico consolidato dello Stato.

Così ha stabilito la sesta sezione del Consiglio di Stato con la sentenza 6014, che è stata rilasciata mercoledì e che ha ribaltato di fatto le disposizioni del Tar del Lazio. La legittimità dell’inserimento nell’elenco anche della società Coni Servizi e le Autorità amministrative indipendenti è stata confermata:

Così il Consiglio di Stato:

“La privatizzazione degli enti avvenuta nel 1994 ha lasciato immutato il carattere pubblicistico dell’attività istituzionale di previdenza ed assistenza svolta dalle casse che conservano una funzione strettamente correlata all’interesse pubblico, costituendo la privatizzazione una innovazione di carattere essenzialmente organizzativo”.

I giudici giungono a questa conclusione tenendo presente e notando che gli enti previdenziali conservano:

– l’obbligatorietà dell’iscrizione e della contribuzione;

– la natura di pubblico servizio;

– il potere di ingerenza e di vigilanza ministeriale;

– il controllo della Corte dei conti.

Inoltre, prosegue il Consiglio di Stato

“Il finanziamento connesso con gli sgravi e la fiscalizzazione degli oneri sociali, insieme alla obbligatorietà della iscrizione e della contribuzione previsti dal Dlgs 509/1994 valgono a configurare un sistema di finanziamento pubblico, sia pure indiretto e mediato attraverso risorse comunque distolte dal cumulo di quelle destinate a fini generali”.

Passi in avanti sulla Delega Fiscale

In questi giorni si discute a spron battuto di Delega Fiscale. Lo fanno Squinzi, Grilli, Befera e tutti coloro che provano a migliorare la legge in questione. Nello specifico il Ministro Vittorio Grilli, durante la presentazione al Cnel del libro ‘Il salasso’ di Dino Pesole, ha dichiarato:

“Il salasso c’é, ma c’é anche l’altra faccia della medaglia, quella di una spesa pubblica importante. E fino a che non decidiamo veramente il percorso della spesa pubblica strutturale, finché non ci si mette mano in maniera decisa, parlare di riduzione del carico fiscale é una illusione”.

Grilli si sofferma anche su deduzioni e detrazioni:

«Sono parte della spesa pubblica, come sussidi, parte dell’erosione. Man mano si restringe la base imponibile ed é difficile poter pensare di abbassare le tasse. Sarebbe meglio gestirle attraverso il sistema del welfare come trasferimenti diretti dallo Stato e si semplificherebbe anche il sistema».

L’obiettivo è dunque quello di semplificare il sistema. Grilli parla della delega fiscale, fiducioso del fatto che supererà l’esame del Senato. Il Ministro auspica che venga approvata rapidamente perché crea un le seguenti condizioni lavorative:

«Si tratterebbe di un modello più semplice, ex ante, e rafforza i controlli senza essere oppressiva ex post».

 

Riforme italiane nella giusta direzione, continuare anche dopo le elezioni

 Gerry Rice non ha dubbi e risponde al giornalista che, durante il consueto briefing settimanale dell’FMI, ha chiesto il suo parere sulla questione italiana (il crescente malcontento della popolazione alle misure di austerità) dopo un anno di governo tecnico guidato dal prof. Monti:

Le misure varate dal governo italiano sono passi importanti nella giusta direzione per stimolare la crescita, abbassare la disoccupazione e sostenere la fiducia e ora è cruciale una loro continua implementazione.

Il governo italiano ha messo in campo riforme strutturali e misure forti per stabilizzare la situazione del bilancio. La chiave ora è attuare queste misure.

Normale il malumore dei cittadini che sono stati sottoposti a delle profonde riforme strutturali che cambiano lo status quo, ma si tratta di un passaggio fondamentale per il risanamento del’economia italiana nel suo complesso.

A margine del comment sull’Italia, Gerry Rice ha parlato anche della situazione della Grecia, per la quale si augura un taglio del debito che sia coerente con i finanziamenti che arriveranno dall’Europa e una riforma del mercato soddisfacente per la popolazione e per le istituzioni, e della Spagna, paese che non ha ancora chiesto gli aiuti europei.

Anche le fondazioni bancarie pagheranno l’IMU

La notizia è che anche le fondazioni bancarie pagheranno l’Imu. Il governo è a lavoro sulla Legge di Stabilità che è in procinto di avviarsi alla sua conclusione. Si discute di costi della politica e di Imu per enti no profit, con una decisione presa e una rinviata. Il decreto sui costi della politica salta alla prossima settimana, come stabilito ieri al Senato. Nel frattempo sul saldo dell’Imu da parte degli enti no profit si è deciso. Il testo tornerà però alla Camera.

L’emendamento al decreto sui costi della politica ha reso noti tutti i chiarimenti circa la questione del pagamento dell’Imu da parte delle fondazioni bancarie e per gli enti no profit. Per gli immobili della Chiesa adibiti ad attività lucrative l’Imu è contemplata, così come per gli altri enti no profit e le fondazioni bancarie. Il regolamento diventa legge e quindi non si potrà più ricorrere al Tar.

Gli immobili delle fondazioni bancarie sono quindi sottoposti al pagamento dell’Imu. Il presidente dell’Associazione delle fondazioni Giuseppe Guzzetti si è lamentato di questa decisione affermando che:

“E’ una discriminazione incostituzionale: le fondazioni usufruiscono di un’esenzione non in quanto tali, ma in quanto enti che svolgono un’attività non profit”.

La critica consiste nel fatto che si potrebbe giungere a diminuire l’attività sociale degli enti no profit. Ecco cosa ha detto Guzzetti:

“Lo stato sociale va in malora e noi ed il terzo settore siamo impegnati per ridurre il disagio che esiste nel Paese”.

Disoccupazione, cifre da record a Ottobre

 Si registra l’ennesimo record negativo per l’Italia. L’Istat rilascia i dati di ottobre per quanto riguarda la disoccupazione. Il tasso attualmente si attesta intorno all’11,1%.

Non succedeva dal 2004. La condizione è ancora più grave se si considera che il 36,5% dei giovani è senza lavoro.

Così siamo sempre più inoccupati e con sempre meno risorse a disposizione. Ottobre lascia un tasso di disoccupazione che ha superato una soglia limite e preoccupa. In aumento di 0,3 punti in percentuale rispetto a settembre. Soprattutto, inoltre, in rialzo di 2,3 punti rispetto allo scorso.

Le rilevazioni sono dell’Ente di Statistiche più noto d’Italia, che afferma che sono ‘solo’ dati stagionali e provvisori è solo una magra consolazione.

L’Istat dichiara che quello sulla disoccupazione attuale è il “tasso più alto da gennaio 2004. Osservando le serie trimestrali si tratta del maggiore tasso dal primo trimestre ’99. In valore assoluto i disoccupati sono 2,87 milioni”

Non differente, anzi ancora peggiore, la condizione dei giovani italiani. Il 36,5% di coloro che sono compresi in questa fascia non ha un lavoro. Tra i 15 e i 24 anni le persone in cerca di lavoro sono 639.000. La speranza è che nei prossimi mesi la crisi diminuisca, lasciando ampio respiro a nuove manovre e nuovi sbocchi. Al momento l’Italia si conferma un Paese che non offre futuro.

 

Montezemolo vuole che Monti resti Premier

Fino a qualche tempo fa si pensava che Luca Cordero di Montezemolo scendesse in politica.

Così non sarà, ma Montezemolo proseguirà tuttavia nel suo intento di migliorare l’Italia dal punto di vista economico.

L’uomo scelto da Montezemolo per il futuro del Nostro Paese è l’attuale Presidente del Consiglio: Mario Monti per Montezemolo, dunque, dovrebbe fare il bis.

Se ne è parlato durante il meeting del “Manifesto Verso la Terza Repubblica” svoltosi a Napoli.

Montezemolo ha sottolineato

“Credibilità, competenza e moralità di Monti che conferma di lavorare per dare legittimità ad un eventuale prossimo governo Monti”

Inoltre l’ex presidente di Confindustria ha aggiunto:

“Guardiamo a lui, ma attraverso una legittimazione che porti a un rinnovamento del Parlamento. Monti, quindi, come il migliore capo del governo possibile in questo periodo e come il migliore rappresentante all’estero per credibilità, affidabilità e competenza”.

In occasione del meeting, Montezemolo ha proseguito il suo discorso soffermandosi sul sistema politico, da criticare aspramente:

“Non voglio più vedere l’amica, la fidanzata, l’amico personale in Parlamento. Non li porterei in una mia azienda. Non vogliamo più vedere un rapporto tra forze politiche che sembra un derby all’ultimo sangue. Dobbiamo avere una visione comune. Bisogna modernizzare le Province, la Camera e il Senato per rendere l’Italia meno lenta e più all’altezza della situazione”.