Dollaro Usa in salita dopo i dati macroeconomici

 Ci si poteva aspettare un fragore assordante da parte dei mercati finanziari nella giornata che ieri non esitavamo a definire storica per via della concomitanza dei due più importanti market mover: le comunicazioni della Banca Centrale Europea e la pubblicazione sui dati del lavoro negli Stati Uniti d’America. L’occasione era di quelle speciali in quanto la coincidenza non ha precedenti per quello che riguarda almeno gli ultimi 7 ed 8 anni. La volatilità invece è stata appena discreta, con dollari generalmente acquistati e Borse ancora ai massimi.

Perchè l’Euro è l’unica moneta che non si può ne si vuole svalutare

  Durante l’ultima riunione del 5 giugno Mario Draghi ha deciso di tagliare i tassi di riferimento di 10 punti base, portandoli ad un livello che probabilmente non verrà più rivisitato a ribasso, portare i tassi di remunerazione sui depositi delle banche che possono accedere al circuito della BCE in territorio negativo ed implementare delle misure straordinarie di fornitura di liquidità al sistema bancario europeo.

Poche le novità nella riunione odierna della Bce

 L’ultima release relativa al mercato del lavoro americano ha rispettato pienamente le aspettative degli analisti e degli investitori, con 217 mila posti di lavoro creati ed un tasso di disoccupazione pari a 6.3%, sotto il livello di attenzione della Federal Reserve, threshold che è stato però abbandonato (quello del 6.5%) dopo l’abbandono da parte di Bernanke del timone dell’istituto centrale americano.

La Banca Centrale dell’Australia mantiene fermi i tassi di interesse

 Nessuna decisione da parte della Reserve Bank of Australia, con una politica monetaria definita accomodante e con tassi ancora estremamente bassi. Quello che ci interessa di più è moderazione dei toni circa la forza della divisa domestica, ancora alta rispetto a standard storici per poter assistere la crescita economica della nazione, nulla di nuovo e di incisivo rispetto a quanto comunicatoci negli scorsi mesi.

Renzi promuove la nomina di Junker alla presidenza della Commissione Europea

 Ok alla nomina di Jean-Claude Juncker che andrà alla presidenza della Commissione europea, ma i patti devono essere chiari, è necessario puntare alla crescita e all’occupazione dell’Unione. Lo ha sottolineato il  premier Matteo Renzi, impegnato prima al vertice del Pse  e poi al Consiglio europeo.

La Merkel e Renzi uniti contro l’Austerity in Europa

 La cancelliera replica dura al rigore del presidente della Bundesbank, Jens Weidamann: “Il patto di stabilità va interpretato con flessibilità. Le priorità sono il lavoro e il ritorno alla crescita economica in tutta l’Eurozona”

Europa, la flessibilità non piace alla Germania

 Dopo le parole della cancelliera tedesca Merkel, due accaniti sostenitori del rigore monetario come il ministro delle Finanze di Berlino, Wolfgang Schaeuble, e il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, frenano sulla possibilità di rendere più flessibili le regole di bilancio dell’Unione temendo che Paesi come l’Italia o la Francia possano ottenere regole meno rigide.

I dati americani mostrano una forte flessione

 Come sappiamo la forward guidance dettata dalla Yellen dopo il suo insediamento ai vertici della Fed va nella direzione di una valutazione qualitativa dei dati macro che verranno rilasciati, andando a considerare all’interno del paniere che si terrà sotto controllo non soltanto valori relativi al mercato del lavoro (vi ricorderete che la soglia del 6.5% è stata abbandonata durante il primo meeting del nuovo Board), ma che riguardano anche l’inflazione – che deve raggiungere il target core del 2% prima di pensare a qualsiasi mossa di politiche monetarie restrittive – e molte altre rilevazioni, utili a dipingere il quadro della congiuntura a stelle e strisce.