Il mercato si fida delle banche centrali

I mercati nutrono fiducia nei confronti delle banche centrale. D’altronde, scommettere contro gli istituti è una mossa alquanto azzardata.

Nel 2012 si è rischiato il tracollo dell’euro a causa degli speculatori che hanno puntato tutto sul decadimento della momenta unica europea.

Di contro, una serie di investitori molto più cauti alla vista del baratro in cui era caduto l’euro sono fuggiti dai mercati europei abbandonando i titoli di Stato.

Durante l’estate dello scorso anno, il governatore della Bce Mario Draghi ha cercato di ripristinare la calma rilasciando la famosa dichiarazione di Londra in cui ha avvertito che l’Istituto da lui guidato avrebbe messo anima e corpo per preservare l’euro.

In altri discorsi, meno ‘conosciuti’, Draghi ha ricordato l’investimento politico che sta dietro alla creazione della moneta unica, così enorme da impedire qualsiasi tentativo di distruzione.

Tornando a Londra, ieri sera Draghi ha ricordato quel concetto, evidenziando che da dodici mesi a questa parte “il capitale politico è aumentato”.

La risposta alla crisi è stata puntare ancor di più sull’Europa.

Draghi ha poi dichiarato che “oggi l’unione monetaria è più stabile rispetto a un anno fa”. Un dato che arriva al seguito di alcune imperfezioni che continuano a rendere debole il sistema. Tra queste l’incapacità governativa di effettuare riforme. In una cornice ancora ‘difficile’, i Paesi dell’Ue hanno il dovere di proseguire nell’attività riformistica delle proprie strutture.

Senza considerare che ad avere peso è anche la politica, come detto. Inoltre, Draghi ha menzionato l’importante accordo europeo di giugno 2012 sull’Unione bancaria che ha “riavviato il processo di integrazione” e “implicherà cessioni di sovranità”. Gli “sforzi di Francia e Germania in questa direzione sono particolarmente incoraggianti”, ha dichiarato infine il Governatore.

Ecco come si finanzia il partito della Merkel

 In Italia proprio in questi giorni si discute molto in merito all’ abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. E il Presidente del Consiglio Enrico Letta ha annunciato anche la presentazione di un disegno di legge entro la fine di giugno.

> Verso l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti

In vista di un generale cambio di impostazione, dunque, gli italiani potrebbero forse allora prendere ispirazione dai loro colleghi tedeschi. I cristiano – democratici tedeschi (CDU), infatti, ovvero i compagni di partito della cancelliera tedesca Angela Merkel, sono da tempo abituati ai metodi dell’ autofinanziamento e non si vergognano di mettere i piedi campagne di comunicazioni alternative per stimolare le donazioni dei loro sostenitori.

> Le donne più potenti del mondo secondo Forbes

All’ ingresso della loro sede di Berlino, vi è, ad esempio, un grande bancomat arancione, uno sportello elettronico aperto a quanti volessero sostenere la campagna elettorale in corso, che è stato denominato Spendomat.

Attraverso lo Spendomat, quindi, i sostenitori possono effettuare donazioni o attraverso le carte di credito o attraverso i contanti, che però non devono superare i 100 euro al giorno e i 1000 all’ anno. E al termine dell’ operazione tutti i contribuenti possono anche ritirare una ricevuta in cui la Merkel ringrazia di persona per la donazione effettuata.

Difficoltà per l’import dall’estero

 C’è un enorme surplus commerciale con gli Stati fuori dall’Ue, pari ormai a 1,5 miliardi di euro ad aprile, a fronte del disavanzo di 901 milioni dello stesso mese del 2012. Lo rende noto l’Istat. Per l’istituto l’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici muove da 4,7 a 5,6 miliardi di euro e il deficit energetico è diminuito da 5,6 a 4,2 miliardi di euro.

In totale, nei primi quattro mesi del 2013 il saldo commerciale con i paesi extra Ue è pari a 2,5 miliardi. Ad aprile, dunque, i flussi commerciali con i paesi extra Ue hanno registrato una flessione congiunturale: -0,3% per le importazioni e -0,7% per le esportazioni.

L’istituto di statistica evidenzia che “i dati di aprile confermano un quadro congiunturale di debolezza delle vendite all’estero”. L’export, invece, continua ad essere positivo su base annua, segnando ad aprile un aumento tendenziale del 6%. Diverso il discorso per le importazioni, in calo del 10,3% su aprile 2012. I mercati più dinamici all’export sono i paesi Mercosur, ovvero Uruguay, Paraguay, Argentina, Brasile, Venezuela (+21,9%); Asean, i paesi del sud-est asiatico (+19,2%).

In sintesi, dunque, aumenta il gap commerciale con i paesi che non appartengono all’Unione. Ciò va in relazione al disavanzo di 901 milioni di un anno fa. Il deficit energetico è diminuito a 4,2 miliardi. L’export, su base annua, è positivo, mentre l’import è calato del 10,3%

A maggio sale l’indice PMI nella zona euro

 Dall’ Europa arriva ogni tanto qualche notizia positiva sul fonte economico. Nel mese di Maggio, infatti, l’ indice PMI per la zona euro ha rallentato la sua contrazione ed è tornato a risalire.

Per quanto riguarda, infatti, gli ultimi valori rilevati, si è potuto osservare che l’ indice, per il settore dei servizi, all’ interno del quale sono comprese circa 2000 imprese dell’ eurozona – da quelle finanziarie, come gli istituti di credito e le banche a quelle del settore turistico – alberghiero, è passato dal 47,0 di aprile al 47,5 di maggio.

Far ripartire la crescita in Europa

Anche se si resta sotto la soglia del 50, quindi, che attualmente separa, e da 16 mesi a questa parte, la tendenza alla contrazione da quella all’ espansione, si può tuttavia affermare che a maggio si è avuto un rallentamento della contrazione stessa, anche se l’ attuale scarsità degli ordini potrebbe far prevedere una nuova contrazione dell’ attività nel secondo trimestre del 2013.

La crescita in Europa e ai livelli del secolo scorso

I nuovi ordini, infatti, sono passati nel sottoindice da un valore di 46,2 ad aprile contro un 45,3 –  appunto – del mese di maggio.

Andando ancora più nel particolare, infine, nel mese di maggio si è potuto registrare un 47,8 nel settore manifatturiero e un sottoindice relativo all’ occupazione pari al 47,7.

L’ evasione fiscale mondiale produrrebbe 150 miliardi di dollari l’anno

 Il noto quotidiano londinese Guardian ha recentemente pubblicato uno studio che fa il punto della situazione sull’ increscioso problema dell’ evasione fiscale mondiale, problema che è al momento sotto i massimi riflettori della cronaca per essere stato affrontato – almeno nei suoi risvolti europei – dai 27 Paesi dell’ Unione nel vertice straordinario che si è tenuto ieri a Bruxelles.

Evasione fiscale nodo caldo del summit europeo

Secondo la ricerca condotta a termine dall’ Oxfam, una organizzazione britannica di carità, circa 18 trilioni di dollari sottratti al fisco sarebbero attualmente nascosti nei paradisi fiscali del mondo: un patrimonio che, anche se sottoposto alla più bassa delle aliquote per una eventuale tassazione, produrrebbe circa 150 miliardi di dollari all’ anno.

E i 18 milioni di dollari costituirebbero, in realtà, l’ evasione fiscale totale solo solo dei privati cittadini e non delle aziende del mondo.

L’evasione fiscale europea vale 1000 miliardi l’anno

Ma 150 miliardi di dollari all’ anno sarebbero abbastanza, secondo gli analisti dell’ Oxfam, per eliminare due volte la povertà estrema sulla terra, ovvero per superare due volte quella soglia di povertà che l’ OMS ha stabilito in 1 dollaro e 25 centesimi al giorno quale limite minimo di sussistenza per ogni individuo.

Il tema dell’ evasione fiscale si conferma così uno dei grandi nodi sociali dei nostri tempi.

L’evasione fiscale europea vale 1000 miliardi l’anno

 Il problema dell’ evasione fiscale in Europa è stato uno dei temi caldi che i 27 Paesi dell’ Unione allargata hanno discusso ieri pomeriggio in occasione del vertice straordinario dell’ Unione Europea che si è tenuto a Bruxelles.

Oggi a Bruxelles il vertice straordinario UE

Ma a quanto ammonta, in realtà, l’ evasione fiscale dei paesi europei?

A dirlo è uno studio condotto dall’ economista britannico Richard Murphy, direttore della testata “Tax Research”, che pur non basandosi su dati ufficiali, per ovvi motivi inesistenti, ha elaborato delle stime per il gruppo socialista – democratico del Parlamento europeo S&D.

Ebbene, i soldi ogni anno sottratti alle varie autorità fiscali delle nazioni del Vecchio Continente raggiungono ormai i 1000 miliardi di euro.

Evasione fiscale nodo caldo del summit europeo

Solo l’ Italia, che spunta in vetta alla classifica degli evasori, ne sottrae ogni anno al fisco 180 miliardi, ovvero il 27% del totale, che è quasi pari ad un terzo.

Dai dati presentati dalla ricerca anglosassone risulta quindi che ogni anno in Europa 860 miliardi di euro vengono evasi e circa 150 miliardi di euro vengono elusi, in modo tale da ottenere ormai cifre pari all’ intero bilancio europeo per il periodo 2014 – 2020 e pari alla somma dei deficit dei 27 Paesi dell’ Unione Europea.

Svizzera risarcirà Usa per evasione delle tasse

La Svizzera è pronta a pagare una multa salatissima. Il motivo? Per anni lo Stato ha aiutato migliaia di cittadini degli Stati Uniti a evadere il fisco.

Ora, è il momento di pagare i danni. La stampa svizzera parla di una sanzione la cui cifra si aggira al miliardo di dollari.

Nell’operazione sono coinvolte molte banche, alle quali Washington ha richiesto di trasmettere i dati. Non solo quelli dei clienti americani sospettati di aver eluso il Fisco, bensì anche quelli dei funzionari complici in questo affaire losco. Il loro, avendo aiutato i cittadini ad occultare i loro averi, è un concorso in colpa.

I media danno la colpa a Eveline Widmer-Schlumpf, Ministra delle Finanze svizzera soprannominata “Lady di Ferro”.

Gli istituti bancari sospettati di comportamenti illeciti, dal punto di vista fiscale sarebbero tredici.

Dal momento che, per alcuni di essi, eventuali pesanti sanzioni non sarebbero sopportabili, come è accaduto in gennaio alla Wegelin di San Gallo (costretta a chiudere i battenti), pare che la signora Widmer-Schlumpf abbia meditato a lungo al fine di proporre un accordo complessivo, riguardante l’insieme della piazza finanziaria.

Elusione tasse, il documento che inchioda Apple

Continuano a gravare su Cupertino le accuse da parte del Senato americano. Apple avrebbe eluso le tasse per 74 miliardi di euro. In giornata è arrivato un rapporto di quaranta pagine che mette seriamente nei guai l’azienda californiana, rea di non aver ottemperato alle sue responsabilità fiscali. Dettagli, dati, riferimenti e statistiche sembrano inchiodare Tim Cook e i suoi.

Il documento illustra il modo in cui la società fondata dal compianto Steve Jobs sarebbe riuscita a gabbare il Fisco.

Meccanismi ai confini della legalità le hanno consentito di pagare meno tasse.

In breve, Apple è una società Apolide. Come tutte le società Apolide non paga le tasse. Tim Cook, probabilmente, lo sa benissimo ma ha cercato di rispondere colpo su colpo alla commissione del Senato senza far capire che il suo è stato un vero e proprio escamotage.

Nel contempo, dinanzi ai suoi capi d’accusa, Cook ne ha approfittato per chiedere un regime fiscale più equo Apple vorrebbe un’aliquota non superiore al 10%.

Dall’Irlanda a Singapore: la ‘ragnatela’ intorno alla mela morsa

In risposta, però, è arrivato solo un pesante rapporto da parte del Senato. Un diagramma a pagina venti illustra la tessitura delle società Apple. Una vera e propria ‘ragnatela’ cucita ad hoc per non pagare tasse. Dalla maggiore Apple Inc. con sede negli Stati Uniti si passa immediatamente alla Apple operations international (AOI), con sede in Irlanda e nessuna residenza fiscale dichiarata. Nell’attività della Aoi confluirebbero – sempre secondo la ricostruzione del Senato – almeno altre quattordici società.

Tutte operanti in Irlanda (con o senza residenza fiscale), tranne Una, la Apple South Asia Pte Ltd, che ha sede a Singapore. Forse non un caso, visto che uno studio recente ha sentenziato che, in fatto di paradisi fiscali, entro il 2020 Singapore sarà la nuova Svizzera.

Evasione fiscale nodo caldo del summit europeo

 Il caso Apple – la presunta evasione fiscale per centinaia di migliaia di dollari possibile grazie alle controllate irlandesi – ha spinto i partecipanti al summit europeo di oggi ad accelerare per cercare una soluzione univoca, chiara ed efficace all’evasione fiscale, sia all’interno dei 27 che fanno parte dell’Unione sia con i paesi terzi.

► Niente più segreto bancario per i conti svizzeri

Il nodo della questione è, naturalmente, la libera circolazione delle informazioni fiscali e bancarie che l’Unione vorrebbe vedere realizzata al massimo entro la fine del 2013.

Lo steso dovrà accadere anche con i paesi extra UE, ma in questo caso i tempi si allungano perché sarà necessario capire i tempi di discussione degli accordi internazionali. Alla fine del vertice dei capi di Stato e di governo dell’Unione Europea il premier lussemburghese Jean-Claude Juncker si è così espresso:

Ci sarà lo scambio automatico delle informazioni “qualunque cosa succeda a partire dal primo gennaio 2015” ma solo sugli “interessi di risparmio”, mentre l’ estensione sugli altri tipi di redditi “dipenderà dai negoziati con la Svizzera”.

L’annuncio di Juncker si accoda a quanto detto dall’Ecofin che ha esortato l’Europa ad accelerare per gli accordi internazionali con i paesi terzi – Svizzera, Andorra, San Marino, Monaco e Liechtenstein.

► Per Apple un’elusione fiscale da 74 miliardi di dollari

Anche la Merkel è della stessa opinione e punta a far pagare di più le imprese nei territori nei quali hanno la sede.

Le condizioni di Austria e Lussemburgo al vertice UE

 Si è tenuto questo pomeriggio a Bruxelles il vertice straordinario dell’ Unione Europea in cui i rappresentanti dei 27 Paesi hanno discusso fondamentalmente di due temi: le regole di trasparenza bancaria e fiscale e il mercato europeo dell’ energia che si appresta a diventare unico.

Oggi a Bruxelles il vertice straordinario UE

L’ intenzione dell’ Unione Europea è quella di puntare sempre verso un maggiore scambio di informazioni di carattere bancario e fiscale nei paesi del G8, del G20 e dell’ Ocse.  I 27 Paesi hanno infatti appoggiato la decisione di dare alla Commissione Europea il mandato di negoziare nuovi accordi con le nazioni europee che ancora osservano il segreto bancario, come Svizzera, Andorra, San Marino, Liechtenstein e Principato di Monaco.

Niente più segreto bancario per i conti svizzeri

A mantenere attivo il segreto bancario, però, vi sono in Europa anche Lussemburgo e Austria, che hanno dichiarato di accettare le proposte UE solo in presenza di un accordo con i cinque paesi a loro limitrofi. I due Paesi, dunque, non hanno condiviso pienamente la direttiva europea, ma hanno posto delle loro condizioni.

Il Consiglio europeo, invece, con il beneplacito dei 27 Paesi, vorrebbe adottare entro fine anno la direttiva che prevede la tassazione del risparmio.