14 Stati Ue contro la Cina per i dazi sui pannelli solari

 A guidare la ‘battaglia’ è la Germania. Ma i Paesi membri dell’Unione europea che si ribellano alla proposta della Commissione di imporre dazi sui pannelli solari importati dalla Cina sono quattordici.

C’è chi sostiene siano addirittura diciassette.

Lo ha riferito il Financial Times, al termine del meeting tenutosi ieri al Parlamento europeo tra Karel de Gucht, Commissario per il Commercio, e Zhong Shan, viceministro per il Commercio cinese.

Il portavoce del Commissario ha riferito che “De Gucht ha comunicato con chiarezza al viceministro di essere consapevole delle pressioni esercitate dalla Cina su diversi Stati membri. Il portavoce ha poi aggiunto che il Commissario prenderà in cosiderazione quelle che sono le posizioni a riguardo di tutti i Paesi membri.

D’altro canto, con ogni probabilità, i dazi potrebbero anche apparire come necessari. A tal proposito, il portavoce ha rammentato che attualmente i posti di lavoro a rischio in questo contesto lungo tutta l’Unione europea sono circa venticinquemila.

Per tale ragione, la Commissione è vincolata alla valutazione dello scenario più ampio al fine di prendere le proprie decisioni soltanto in base ai fatti”.

Tuttavia, il Commissario è anche disponibile a un eventuale accordo con Pechino, come ha riferito il portavoce: “Il Commissario De Gucht ha anche espresso la suia intenzione di valutare la possibilità di un accordo negoziato in partnership con gli Stati Uniti, se questo dovesse essere necessario”.

I Paesi membri dovranno pronunciarsi entro il prossimo 5 giugno in relazione proposta della Commissione di imporre una tassa del 47% sui pannelli solari importati dalla Cina.

Nuove tasse in Usa per le vendite on line

 Al momento è solo una proposta di legge, ma sembra che la Marketplace Fairness Act non avrà problemi a divenire effettiva.

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Dopo che il Senato degli Stati Uniti ha votato a favore dell’introduzione della Marketplace Fairness Act con 69 voti – i contrari sono stati solo 27 – ora la proposta di legge è in attesa di passare al setaccio della Camera. Non dovrebbero esserci grandi problemi anche in questa sede, dove le grandi lobbies dell’e-commerce non dovrebbero disdegnare la possibilità di guadagnare di più.

La Marketplace Fairness Act, infatti, è una tassa che si dovrebbe applicare sulle compravendite online, ma non si tratta di una nuova tassa, bensì di un cambiamento nell’applicazione della tassazione stessa.

Negli Stati Uniti le tasse sulle transazioni on line, infatti, dovrebbero essere pagate dagli compratori finali che, però, spesso non pagano quanto dovuto e il gettito potenziale – circa 23 miliardi di dollari – che dovrebbe arrivare allo Stato è solitamente molto inferiore alle attese.

Per ovviare a questo problema il Governo degli stati Uniti ha proposto che la tassa sia pagata dai commercianti e non più dai compratori finali, accollandosi l’onere di far pagare la tassa direttamente sul prezzo del prodotto.

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Ma, se da un lato questo nuovo metodo di tassazione porterebbe a delle entrate certe, dall’altro, come prevedono Ebay ed Amazon che sono già sul piede di guerra, potrebbe anche essere un deterrente alle vendite e un rallentamento delle attività produttive di tutti coloro che vendono solo su Internet.

La Germania accusa Draghi di favorire Italia e Spagna

 Nel corso di questi ultimi giorni il Presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi è stato oggetto di una duplice accusa da parte di alcuni esponenti di primo piano del mondo della politica e della stampa tedesche.

Lo scenario finanziario europeo va migliorando

Un lungo articolo pubblicato sul quotidiano Die Welt allude oggi infatti alla possibilità che la Banca Centrale Europea utilizzi lo spauracchio dell’ introduzione di tassi negativi sui depositi giacenti presso la BCE, per incoraggiare, o meglio costringere, le banche  tedesche a concedere più credito ai Paesi dell’ Europa meridionale in difficoltà economiche, come l’ Italia o la Spagna.

Il mercato si fida delle banche centrali

Una settimana fa, invece, il presidente Draghi era stato accusato di aver danneggiato, con la sua politica di estrema riduzione dei tassi di interesse, gli interessi dei risparmiatori tedeschi, che nel giro di poco tempo hanno visto drasticamente ridursi il valore dei loro risparmi.

E altre fonti, sempre in Germania, già danno quasi per certa la discesa dei tassi di deposito della BCE sotto lo zero, che saranno rivisti senza neanche aspettare una richiesta di intervento da parte delle nazioni in difficoltà. Nel frattempo, però, dai vertici della BCE, i governi dell’ Eurozona vengono ammoniti a non allentare le politiche del rigore. Chi avrà ragione?

Nelle banche della City 200 mila operatori in meno

 Se nel Vecchio Continente, dal punto di vista finanziario, sono tornati a spirare deboli venti di miglioramento, e, da una parte la Banca Centrale Europea indica i piccoli passi in avanti compiuti negli ultimi tempi sulla strada della ripresa, e, dall’ altra, gli stessi istituti di credito dell’ Eurozona tornano a credere nei rendimenti dei mercati azionari, la stessa cosa non si può dire della situazione delle banche britanniche.

> Lo scenario finanziario europeo va migliorando

Le banche della City di Londra, infatti, soffrono oggi i colpi di coda più violenti della crisi economica che ha attraversato l’ intero continente, tanto che, in questi mesi e nei prossimi, vedranno ulteriormente ridursi il numero del personale addetto.

In calo le riserve depositate presso le banche centrali

Entro la fine del 2013, infatti, le politiche di contenimento dei costi imporranno ai quattro principali istituti di credito del Regno Unito una riduzione del personale del 24%, che sfiorerà le 200 mila unità, sulla base dei dati occupazionali registrati nel 2008. Gli impiegati del settore bancario passeranno così da un totale di 795 mila di cinque anni fa alle future 606 mila unità della fine di quest’ anno.

Tanto inciderà, dunque, la crisi economica sotto il profilo delle risorse umane sulle banche britanniche, che tentano ogni strategia in vista di un ritorno alla perduta redditività.

In calo le riserve depositate presso le banche centrali

 Le banche europee si aprono piano piano ad un nuovo corso. I principali istituti di credito del Vecchio Continente hanno infatti, negli ultimi sei mesi, ridotto la percentuale dei depositi cash in custodia presso le banche centrali, segno che, in maniera graduale, si sta probabilmente passando ad una ricerca dei rendimenti.

Banche tornano in utile, ma non concedono prestiti a imprese e famiglie

I dati, estrapolati dal Wall Street Journal, parlano chiaro. Dal mese di settembre 2012 a quello di marzo 2013 dai caveaux delle banche centrali europee sono stati prelevati all’ incirca 300 miliardi, che, dai cuscinetti di liquidità dei tempi della crisi – la mossa finanziaria a minor rischio possibile, sarebbero stati ora dirottati verso i mercati azionari.

Lo scenario finanziario europeo va migliorando

In Europa, cioè, torna la voglia di rischio. E ancora parlano le cifre. Se a fine settembre scorso il totale depositato nelle banche centrali si aggirava attorno ai 1.420 miliardi, nel mese di marzo 2013 si è arrivati di nuovo a 1.150 miliardi.

Dopo mesi di “protezionismo” finanziario, quindi, che aveva prudentemente indotto i  banchieri ad affidare il denaro ai governatori, in vista di possibili tracolli connessi con il problema del debito, le banche tornano oggi a premiare gli azionisti, alla costante ricerca di soluzioni alternative o integrative di quelle della BCE.

Lo stato di salute dell’economia Usa

 Dagli anni ottanta ad oggi c’è una relazione costante e negativa tra l’inclinazione della curva dei rendimenti e l’attività economica degli Stati Uniti.

L’esperto Anthony Doyle, team fixed income M&G, ha dichiarato in un suo contributo che analizzando le differenze tra i tassi sui Treasury a 10 anni e a 3 mesi (nota anche come yield-curve spread) si può calcolare la probabilità di una recessione negli USA nei prossimi 12 mesi.

In base a questa teoria, un inasprimento monetario eleva i tassi a breve termine. Di conseguenza si verifica un appiattimento (o un’inversione) della curva dei rendimenti nel contesto di una decelerazione dell’economia e di un calo della domanda di credito.

In questo contesto, stando così le cose, potrebbero ridursi anche le attese di inflazione.

La ricerca di Doyle dimostra il modo in cui il profilo della curva è riuscito ad anticipare quasi ogni recessione americana dal 1950, eccetto un “falso” segnale che ha preceduto la crisi creditizia e il calo della produzione nel 1967.

La curva dei rendimenti è dunque un ottimo indicatore di recessione. Quali sono le probabilità di una recessione Usa nei prossimi dodici mesi in base al mercato obbligazionario? Per la precisione la probabilità di recessione si attesta intorno al 5,38%. Molti esperti sono pronti a scommetterci, mentre una minima parte non è più molto convinta del potere predittivo della curva dei rendimenti.

Dodici tecnologie per cambiare il mondo

C’è un modo per uscire dallo stallo in cui la crisi ci ha gettato: l’innovazione. Lo sviluppo di nuove tecnologie che la crisi stessa ha rallentato, ma non è riuscita a fermare.

Forse, il beneficio del dubbio è obbligatorio, sarà un modo per far si che l’economia globale esca dalla morsa in cui si è ritratta.

Così, gli Stati iniziano a trovare le soluzioni per salire sul ‘treno del futuro‘.

Analisti tra i più esperti sul mercato hanno stilato un elenco di innovazioni diromenti. Il loro più grande pregio, come accennato, sarebbe quello di dare una mano al sistema economico globale in difficoltà creando maggiore produttività e più qualità dal punto di vista dei consumi.

Tra queste tecnologie abbiamo l’ormai nota sigaretta elettronica, alla quale si aggiungono prodotti di informatica, energia e genetica.

L‘impatto economico degli strumenti presenti in elenco si aggirerebbe intorno alle centinaia di miliardi di dollari l’anno.

L’informatica è dunque decisamente il settore principale che riguarda le innovazioni.

Una di queste concerne l’internet mobile. Arriveranno dispositivi sempre più piccoli, più leggeri e con maggiore potenza. Le applicazioni degli apparecchi saranno sempre più varie e daranno la possibilità di ottenere maggiore interazione con il mondo virtuale e con la sua utenza.

Il tutto con costi più ridotti e con maggiore flessibilità.

La Commissione europea indaga sulla distribuzione degli iPhone

 Dopo lo scandalo della presunta elusione fiscale sollevato dal Congresso americano, che riguardava in particolare l’ esistenza di controllate estere in Irlanda, la Apple, il colosso di Cupertino, torna all’ attenzione della cronaca e nel mirino dei commissari europei.

Per Apple un’elusione fiscale da 74 miliardi di dollari

La Commissione Europea ha infatti recentemente aperto una inchiesta sugli accordi di distribuzione relativi al noto smartphone prodotto dall’ azienda, a causa del sospetto dell’ esistenza di imposizioni di politiche di vendita e di scelte tecniche volte a tagliare fuori dai giochi la concorrenza.

> Elusione tasse, il documento che inchioda Apple

La notizia, riportata oggi dal Financial Times, riguarda cioè, da parte di Apple, la stipula di accordi con le società di telecomunicazioni che garantirebbero alla azienda di Cupertino, nel mercato europeo, le migliori condizioni di vendita.

Per il momento, quindi, l’ indagine dei Commissari europei ha prodotto un questionario indirizzato agli operatori di reti mobili, i quali sono stati chiamati a precisare i termini di distribuzione degli smartphone e la presenza di eventuali accordi di marketing o di restrizioni tecniche o contrattuali.

E dai primi risultati dei questionari la Commissione Europea ha potuto quindi evincere che da parte di Apple vi sono stati dei comportamenti, che, se confermati, potrebbero costituire una violazione delle leggi sull’ Antitrust.

La Cina contro i dazi europei sui pannelli solari

 Il prossimo 5 Giugno la Commissione Europea approverà in via provvisoria l’ imposizione di forti dazi sui pannelli solari di importazione cinese – che faranno lievitare i loro prezzi dal 35 al 47% – reagendo in questo modo ad una specifica richiesta dei produttori europei danneggiati dalla sregolata concorrenza delle imprese del sol levante.

Dazi UE sui pannelli solari cinesi

Ma la produzione dei pannelli solari, per la Cina, è un business che vale almeno 20 miliardi di fatturato e circa 400 mila posti di lavoro: era quindi immaginabile che i produttori cinesi non avrebbero accettato di buon grado le penalizzanti contromisure europee.

L’Europa contro la Cina per i pannelli solari

Cosi la Cina si è recentemente gettata in una febbrile attività diplomatica, sguinzagliando per il Vecchio Continente i suoi uomini migliori: il ministro del commercio estero Gao Hucheng, il viceministro Zhong Shan, nonché il premier Li Keqiang, che dopo una visita ufficiale in Svizzera sono ora all’ opera in Germania.

Lo scopo della delegazione cinese è infatti quello di fare pressione sulla nazione tedesca al fine di evitare che il fatturato del settore dei pannelli solari venga in poco tempo dimezzato, così come è successo in passato per il settore delle ceramiche made in China.

Nei prossimi giorni si saprà dunque l’ esito delle trattative, ma alla Cina già arridono ottimistiche previsioni.

Monete da uno e due centesimi già sparite in Olanda e Finlandia

 Tante e inutili. Sono le monete da 1 e 2 centesimi che, molto probabilmente, molto presto verranno messe al bando nei paesi dell’Unione Europea. Le motivazioni sono molto semplici: hanno un valore di acquisto praticamente nullo e il costo della loro produzione è più alto del valore che realmente generano.

► Presto spariranno le monete da 1 e 2 centesimi di euro

Per questo la Commissione Europea e il Parlamento stanno pensando alla possibilità di eliminarle, ma prima di farlo è necessario comprendere quali conseguenze questo potrebbe avere sul costo dei beni di consumo e sull’inflazione. C’è poi anche da ottenere il consenso di tutti i paesi coinvolti e la Germania ha già detto di no.

Ma in alcuni paesi d’Europa le piccole monete sono già sparite. Si tratta dei Paesi Bassi e della Finlandia, paesi che hanno già trovato il modo di eliminare le monetine senza grosse conseguenze sull’economia.

 

Le banconote da 500 euro saranno ritirate dalla BCE

I prezzi rimangono ancora espressi in centesimi (ad esempio 0,99 euro, quello che viene definito il prezzo psicologico) ma i consumatori hanno due opzioni, entrambe che non prevedono l’utilizzo delle monetine di rame: pagando in contanti i prezzi sono arrotondati, per eccesso o per difetto, mentre rimangono invariati se si paga con carta di credito.