Le compagnie petrolifere nel mirino di Bruxelles

Bp e Shell sono finite nel mirino dell’Unione europea. All’orizzonte si profila un’inchiesta sulla truffa del petrolio e, ahinoi, una nuova stangata sul costo della benzina.

A parlare è il ministro dell’Energia inglese Edward Davey, dal momento che la Gran Bretagna è implicata nello scandalo: “Se dovesse risultare che gli automobilisti e i consumatori sono stati toccati nel loro portafoglio a causa di manipolazioni di mercato, i responsabili la pagheranno”.

Queste le parole di Davey al Parlamento britannico. La Commissione europea ha aperto un’indagine su Shell, Bp e sulla compagnia petrolifera norvegese Statoil.

Il sospetto è che qualche compagnia abbia “truccato” la quotazione del Brent, che in altri termini è il greggio del Mare del Nord. Esso funge da punto di riferimento per il prezzo del petrolio internazionale e per il prezzo di prodotti quali la benzina e il gasolio.

Ad essere truffati non sarebbero solo i consumatori del Regno Unito. Lo scandalo, è il caso di dirlo, si allargherebbe a macchia d’olio e coinvolgerebbe anche cittadini di altri Paesi europei, italiani compresi.

Sarebbero in molti i consumatori che avrebbero pagato il prezzo del carburante in maniera maggiore rispetto a quanto indicava il listino.

Un’operazione che agevola le compagnie petrolifere e le agenzie di trading e che ora si trova nel mirino degli inquirenti.

Fitch alza il rating della Grecia

 Secondo l’ agenzia di rating statunitense Fitch è ormai possibile individuare in Grecia dei segnali di timida ripresa. Tanto che l’ agenzia rivede a rialzo anche i valori dell’ indice, che passano da CCC a B-. Fitch apprezza, infatti, in questo modo i chiari progressi fatti dalla nazione con lo scopo di eliminare il doppio deficit del Paese, fiscale e corrente, progressi che giustificano la promozione ad un rango più elevato.

La Grecia torna sul mercato dei bond

Vero è che per la prima volta è tornato, ad Atene, un debole avanzo primario, e nonostante ci sia ancora un tasso di disoccupazione al 27% e pensioni e stipendi abbiano subito un taglio del 25%, è stata completata la ricapitalizzazione delle banche.

Dopo cinque anni di profonda crisi, dunque, la Grecia non ha ancora risolto tutti i suoi problemi interni, ma tenta di allontanare sempre di più il rischio di un’ uscita dalla zona euro e di favorire la ripresa economica. Tanto che anche il Pil greco per il 2013 previsto da Bruxelles è stato rivisto a rialzo pur rimanendo sui numeri negativi: dal – 4,8% al -4,4%.

Atene, via libera per il taglio agli Statali

E i greci, a partire dal loro Ministro delle Finanze Yannis Stournaras, sono fiduciosi in una crescita economica già dal 2014, riponendo le più fervide speranze nella ripresa del turismo.

L’UE perquisisce gli uffici londinesi di BP e Shell

 Il sospetto era quello dell’ esistenza di una strategica manipolazione del prezzo del greggio: così gli ispettori della Commissione europea ieri mattina hanno perquisito gli uffici londinesi di due tra le più grandi compagnie petrolifere del mondo. Le multinazionali in questione sono, ovviamente, la BP e la Shell, sospettate di aver creato un cartello al fine di tenere sempre alto il prezzo del petrolio.

I prezzi del petrolio sono in calo

Ne hanno dato notizia, stamattina, le prime pagine dei più importanti quotidiani anglosassoni. Un eventuale manipolazione del prezzo del greggio, infatti, avrebbe il potere di creare un impatto e delle ricadute enormi sulle spalle dei consumatori europei.

> GDF indaga sulle società petrolifere per truffa a danno consumatori

A seguito delle ispezioni, tuttavia, i rappresentanti delle due multinazionali non hanno rilasciato commenti, anche se ammettono l’ esistenza di indagini in corso anche presso le altre sedi europee dei gruppi e la piena disponibilità aziendale nell’ agevolare la buona riuscita delle ispezioni stesse.

Dalla parte degli ispettori sta tuttavia il fatto che negli ultimi dieci anni il prezzo della benzina è cresciuto veramente a dismisura, tanto da far sospettare che non si basi su parametri reali, frutto delle oscillazioni del mercato. Il legittimo sospetto è dunque quello che siano stati inviati alle autorità europee dei parametri ritoccati a rialzo.

La recessione investe anche la Francia

 A partire dal primo trimestre del 2013, anche la Francia, da sempre compresa all’ interno dei Paesi e delle economie più forti e solide dell’ intera Eurozona, è ufficialmente in recessione. Lo rivelano, infatti, gli ultimi dati pubblicati dall’ Insée, relativi al PIL dell’ economia francese, che ha perso, solo a partire da gennaio 2013, un buon o,2% su base congiunturale e un altro 0,4% su base annua.

Settimo calo consecutivo del PIL italiano

E se l’ Italia quanto a PIL può ormai vantare il record storico delle serie negative, per Parigi si tratta della terza caduta consecutiva nel giro di un anno. Alla luce di questi dati, dunque, gli analisti ritengono molto difficile che l’ economia francese possa raggiungere, almeno per l’ anno 2013, quel target inserito all’ interno del piano pluriennale di stabilità da poco presentato, e che prevede per quest’ anno un prodotto interno lordo in crescita dello 0,1%.

Tutta l’Eurozona è in recessione

Alle riflessioni e alle previsioni sul PIL si aggancia dunque, inevitabilmente anche il discorso sul deficit. Il target francese per il 2013 sarebbe quello del 2,9%, ma alla luce di tale situazione l’ obiettivo appare sempre più una difficile conquista. Basti pensare che la Commissione europea ipotizza per la Francia un deficit al 4,2%.

Tutta l’Eurozona è in recessione

 Le ultime analisi Eurostat relative al PIL dei 17 Paesi membri dell’Eurozona mostrano la chiara immagine di una economia comunitaria in piena recessione. Nella spirale recessiva è finita, dunque, l’ intera zona euro, l’ economia di quell’ area valutaria che fa oggi segnalare una flessione del PIL rispetto ai tre mesi precedenti dello 0,2% e, contemporaneamente anche una diminuzione dello stesso su base annua dell’ 1%.

Settimo calo consecutivo del PIL italiano

Secondo gli analisti un fenomeno di questo tipo è da imputare alle contrazioni – o alle ulteriori contrazioni – che hanno subito negli ultimi mesi le economie dei Paesi più grandi e più importanti dell’ Eurozona. Tra questi, ad esempio, vi è la Francia, il cui Pil risulta caratterizzato da una certa flessione per il secondo trimestre consecutivo: calo dello 0,2% su base congiunturale e dello 0,4% su base annua.

> Per la BCE il PIL europeo diminuirà dello 0,4% nel 2013

Non rincuora, purtroppo neanche il positivo 0,1% congiunturale della Germania, subito compensato da un calo dello 0,3% su base annua. La situazione italiana su questo fronte del prodotto interno lordo, inoltre, è già abbastanza nota: settimo calo consecutivo anche per il nostro paese, sia su base annua che su quella congiunturale.

Infine la situazione della Spagna: anche qui numeri negativi, dello 0,5% su base congiunturale e del 2% su base annua.

Usa meglio dell’Arabia nel mercato del petrolio

 Arrivano grosse novità per quanto riguarda l’universo dell’oro nero. A quanto pare, da qui a breve, gli Usa saranno favoriti rispetto ad altre potenze. Merito dei grandi fiumi di petrolio che stanno scorrendo nei pressi delle rocce di argilla del Midwest degli Stati Uniti.

Il boom cinese che ha arroventato la domanda…

Questo ‘fenomeno’ innescherà a livello mondiale uno scossone di intensità simile all’impatto ottenuto negli ultimi anni dall’avvento Cina. Cina che, in pratica, ha fatto registrare un boom mai visto fino ad ora.

…Il boom statunitense ingigantisce l’offerta

Ma a differenza di quanto accaduto in quel caso, con l’insaziabile sete di energia dell’industria cinese che ha arroventato la domanda, elevando i prezzi del mercato a livelli inauditi, i barili statunitensi irrobustiranno l’offerta.

Calo di prezzi per benzina e petrolio

Grazie agli Usa, il prezzo del petrolio, così come quello della benzina, potrebbe nuovamente scendere ridando fiato alle asfittiche economie d’Occidente e ridisegnando più di uno dei postulati storici della geopolitica.

Questo è lo scenario che sembra profilarsi. Il problema è che non tutti sembrano essere d’accordo. E il paradosso è che i più scettici di tutti sulla svolta storica in incubazione in America sono proprio gli esperti del governo americano.

 

Aumenta il divario tra ricchi e poveri

 Continuano a crescere in maniera vistosa le ineguaglianze di reddito. Un aumento incredibile quello verificatosi nei primi tre anni della crisi.

A rivelarlo è l’Ocse che ha preso in considerazione il periodo che va dal 2007 al 2010. Secondo l’Ente la crescita avuta nei tre anni presi in considerazione è più marcata di quella verificatasi nei dodici anni precedenti. Nei paesi Ocse il dieci per cento della popolazione più ricca dispone di un reddito 9,5 volte superiore a quello del dieci per cento della popolazione più povera, da mettere in raffronto con le nove volte del 2007.

Nel nostro Paese il gap è 10,2 volte nel 2010 a fronte delle 8,7 volte nel 2007.

L’indagine effettuata dall’Ocse fa emergere che i tagli alla spesa nei paesi più avanzati rischia di far aumentare ancora l’ineguaglianza e la povertà nel prossimi anni. Nel contempo, l’indagine afferma che sono in particolar modo i più poveri i più colpiti dalla crisi.

Il divario, come ha registrato l’Ocse, è più elevato in Stati quali Messico, Cile, Usa, Israele e Turchia, mentre è più ristretto in paesi quali l’Islanda, la Slovenia, la Norvegia e la Danimarca.

Secondo i numeri forniti dall’indagine vi è la necessità di proteggere la parte più vulnerabile della popolazione, in particolar modo se i governi perseguono la necessità di tenere sotto controllo la spesa pubblica.

La Slovenia ristruttura le banche

 La Slovenia ha le idee chiare. Il Governo vuole evitare un caso simile a Cipro e vuole salvarsi da solo dalle difficoltà economiche del periodo. Per farlo si ha la necessità di fare scelte coraggiose e importanti per tutta l’Europa.

Il messaggio arriva dal Premier sloveno Alenka Bratusek. La donna, quarantadue anni, è stata chiamata a guidare il Parlamento come un Presidente del consiglio d’emergenza.

Fino ad oggi, malgrado la pochissima esperienza politica, faceva parte del ministero delle Finanze.

Da un giorno all’altro si è trovata sulle spalle un intero governo, che ha il compito di guidare tenendo a bada una coalizione assolutamente eterogenea facente capo al centro sinistra.

La Bratusek è leader di un partito neonato, il leftwing-liberal “Slovenia positiva”. Ora, da lei e dalle sue decisioni passa il futuro del suo paese.

La Slovenia è fortemente a rischio crisi. Qualcuno, i soliti detrattori, vedono la situazione dello Stato simile a quella di Cipro o a quella della Grecia o di Spagna e Portogallo.

Slovenia e Italia intrattengono molti interscambi per un valore annuale di 6,7 miliardi di euro. E un paese con cui l’Italia ha un interscambio di ben 6,7 miliardi di euro. Il premier Bratusek ha inviato a Bruxelles durante la scorsa settimana due documenti importanti che rappresentano due obiettivi prioritari del Paese. Il primo è quello di risanare e bilanciare i conti pubblici, il secondo è quello di riattivare e rilanciare l’economia.

Il Parlamento europeo stabilisce nuove regole per il rating

Trascorsi cinque anni dall’avvento della crisi, l’Unione europea ha deciso di creare nuove regole per quanto riguarda le agenzie di rating. Paletti più rigidi e intercambiabilità tra le differenti agenzie.

In programma c’è la volontà di affidare i propri ‘conti’ a due agenzie in modo da valutare i prodotti strutturati.

Le agenzie faranno rotazione ogni quattro anni. In più, per quanto riguarda il giudizio sul debito pubblico, esso dovrà essere rivisto ogni sei mesi e non più ogni dodici.

A ciò, da Bruxelles aggiungeranno anche delle norme contro eventuali conflitti di interessi. Sono queste le nuove regole dell’Unione contro le agenzie di rating.

Le regole sembrano necessarie, dal momento che la crisi scaturisce proprio dai prodotti derivati.

Le agenzie, secondo il Parlamento, avrebbero dovuto controllare meglio la situazione al fine di avvisare gli investitori del pericolo ai quali andavano incontro. Invece hanno portato costoro ad investire in prodotti che si sono poi rilevati poco liquidi e, di fatto, privi di mercato.

Ora gli obiettivi sono:

– diminuire la dipendenza degli investitori dai rating esterni;

– calmare il conflitto di interessi nelle attività di rating;

– aumento della trasparenza e della concorrenza.

Il Consiglio dell’Unione Europea ha preso in considerazione il provvedimento che analizza, per iniziare, la fattispecie di prodotti di finanza strutturata con asset sottostanti ricartolarizzati.

Il nuovo paradiso fiscale è Singapore

 La geografia dei paradisi fiscali si sposta verso oriente. Dopo la Svizzera, infatti, il testimone del maggiore centro off – shore del pianeta passa a Singapore, che, a differenza della vecchia Europa, colpita da un generale inasprimento dell’ assetto legislativo, e dunque diventata meno appetibile, gode oggi di un sistema di leggi che “favorisce” l’ incremento della ricchezza.

Isole Cayman non più paradiso fiscale

A farsi portavoce di questo fenomeno e  di questi dati è una ricerca condotta a termine dalla WealthInsight, società britannica esperta in ricerche di mercato. Secondo questo studio, dunque, Singapore, con i suoi 550 milioni di dollari in costante aumento, è oggi il quarto centro off – shore del mondo, ovviamente dopo Caraibi, Regno Unito e Svizzera.

Lussemburgo pronto a rinunciare al segreto bancario

Quello di Singapore è dunque un mercato in rapida crescita, perché può contare ancora sull’ indipendenza degli istituti di credito e sulla esistenza del segreto bancario, istituto che invece in America e in Europa vacilla sotto i colpi della trasparenza e delle politiche fiscali. Quello che fa di Singapore un luogo privilegiato per gli investimenti è inoltre il particolare dettaglio della diffusione della lingua inglese.

Gli analisti stimano quindi che, alla luce di questa serie di fattori positivi, il patrimonio di Singapore potrebbe quadruplicare entro il 2016, anche grazie alle oscillazioni del mercato valutario.