Per la BCE i tassi rimarranno bassi fin quando necessario

 Arrivano oggi dalla Banca Centrale Europea ulteriori conferme sul proseguimento della politica di tagli al costo del denaro e di riduzione dei tassi di interesse attuata nell’ ultimo periodo.

> La Bce taglia il costo del denaro allo 0,5%

Nell’ ultimo bollettino mensile emesso dall’ Istituto, infatti, i vertici della Bce hanno confermato che il costo del denaro rimarrà basso fino a quando sarà necessario, in modo da contribuire le prospettive di ripresa che potranno verificarsi nel resto dell’ anno.

Draghi pronto a nuovi tagli

Tutto il primo periodo del 2013, invece, è stato caratterizzato da un generale clima di sfiducia nei confronti dei mercati, sfiducia che tuttavia è stata momentaneamente “interrotta” dal recente successo dei Titoli di Stato italiani e spagnoli, che ha avuto conseguenze anche sull’ andamento dei mercati periferici dell’ Eurozona.

Una possibile ripresa sarà forse possibile solo verso fine anno, ma secondo la Banca Centrale si rendono particolarmente necessarie quelle riforme strutturali che mirino ad un definitivo risanamento dei conti e, se necessario, alla ricapitalizzazione delle banche.

E’ inoltre necessario proseguire sulla strada di una sempre maggiore unione economica, monetaria e, si spera presto, anche bancaria.

Anche se bisogna dire, per dovere di cronaca, che l’ ottimismo della Bce si scontra ancora al momento con le stime al ribasso di molti economisti del settore privato.

I miliardari russi alla conquista dell’ovest

Sono trascorsi più di venti anni dalla fine dell’Urss e dalla caduta del comunismo. In questi anni la Russia ha cercato di superare i precetti del capitalismo per rimettere in modo l’economia. Oggi, possiamo dire che gli uomini di affari ci sono riusciti bene.

Si contano numerosi miliardari provenienti dai Paesi che un tempo erano in forza all’Urss e che oggi hanno sviluppato nuove metodologie e nuove ideologie per conquistare il pianeta industria e il pianeta finanza nel terzo millennio.

Le classifiche degli uomini più ricchi, una delle più famose è quella stilata dalla rivista statunitense Forbes, contemplano oggi molti nomi provenienti dai territori russi. Sono ad oggi cento i magnati russi che hanno un patrimonio personale superiore al miliardo di dollari. A costoro devono essere aggiunti dieci magnati ucraini, cinque kazaki e un georgiano. Non male, no?

Oltre a Forbes, anche Bloomberg ha stilato la classifica dei cento conti correnti più ricchi del mondo, contandone undici in Russia e uno in Ucraina.

Parliamo, naturalmente, di numeri indicativi. Ma siamo comunque dinanzi a cifre importanti. I dati confermano che gli ex-capitalisti sono sempre più inseriti nel sistema economico d’occidente. In quali settori? I magnati si riuniscono in holding che oggi possono vantare asset che vanno dagli idrocarburi al settore bancario.

La disoccupazione giovanile è un problema globale

 73,4 milioni di giovani saranno disoccupati nel 2013. Lo dice il Rapporto ILO’s Global Employment Trends for Youth 2013 dell’International Labour Organization, che fotografa una situazione per cui, a parte alcune differenze regionali, i giovani sono la categoria più a rischio.

► Draghi invita a ridurre la disoccupazione e la concentrazione dei redditi

Il tasso di disoccupazione globale nel 2013 raggiungerà il 12,6%, percentuale molto simile a quella che l’Onu ha registrato nel 2009, l’anno più nero della crisi economica. Ed è un trend rialzista che non accenna a fermarsi e, entro il 2018, il dato potrebbe crescere ancora fino a raggiungere il 12,8%.

A questo punto, come spiegano International Labour Organization, non si tratta più di una disoccupazione dettata dalla crisi economica – dopo il 2009 c’erano stati dei segni di ripresa – ma un problema proprio delle economie avanzate che sono caratterizzate da

disoccupazione persistente, una proliferazione di posti di lavoro temporaneo e un aumento di giovani scoraggiati; mentre nei paesi in via di sviluppo predominano posti di lavoro di bassa qualità, informali e al limite della sussistenza.

► La ricetta della Germania per l’occupazione

Per questo motivo diviene sempre più necessario mettere in campo degli interventi mirati che si concentrino sull’istruzione e la formazione dei giovani che portino ad una interazione positiva tra la scuola, i giovani e il mondo del lavoro che, allo stato attuale, sembrano essere treni che corrono su binari paralleli.

 

Un accordo antiriciclaggio tra Vaticano e Stati Uniti

 Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha oggi dato notizia della stipula di un accordo d’ intesa tra l’ Autorità di Informazione Finanziaria (Aif) della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano e il Financial CrimesEnforcement Network (FinCen) di Washington, al fine di contrastare il riciclaggio di denaro e il finanziamento di operazioni terroristiche.

> Il successo del fisco italiano in Vaticano

Da questo momento in avanti, quindi, tra i due istituti internazionali avverrà, sulla scia di una alta cooperazione, un regolare scambio di informazioni utili per contrastare i fenomeni sopra descritti.

In realtà l’ AIF, istituita nel 2010 da Benedetto XVI, rappresenta un organismo indipendente rispetto agli altri enti della Santa Sede, sui quali appunto esercita funzioni di controllo, e la sua competenza si estende anche alla supervisione dello IOR.

> Il nuovo presidente dello IOR

Proprio per questo motivo l’ accordo che l’ istituto della Santa Sede ha siglato con le istituzioni americane è analogo ad altri protocolli di intesa che sono in questo momento oggetto di trattative, ma che potrebbero venire a breve parimenti ratificati, sempre in vista di una più incisiva lotta al riciclaggio di denaro e al terrorismo internazionale, denaro  di cui quest’ ultimo si serve.

Classifica Fortune 500: ecco le aziende Usa col maggior fatturato

 Fortune 500 altro non è una classifica stilata ogni anno dalla rivista Fortune, che mette in fila le prime cinquecento aziende Usa sulla base del loro fatturato. Le società prese in considerazione dagli analisti della rivista sono tutte quelle i cui bilanci sono disponibili pubblicamente.

Tra le tantissime celebrità presenti da anno in classifica, c’è una new entry nella top ten nell’edizione 2013 della classifica Fortune 500. A guidare la lista delle prime 500 aziende statunitensi per fatturato è un’azienda non nuova per chi conosce “Fortune 500“: si tratta di Wal-Mart Stores, ed è una catena commerciale. Il suo fatturato? 469,2 miliardi. L’anno scorso Wal-Mart Stores ha registrato utili per 16,99 miliardi.

La novità di quest’anno in classifica è…Apple. Per la prima volta Appel è tra le prime dieci, dal momento che ha scalato 11 posizioni, passando così dal 17esimo posto al sesto. L’azienda fondata da Steve Jobs ha fatturato nel 2012 156,5 miliardi di dollari. Gli utili si sono fermati appena al di sotto dei 42 miliardi.

Classifica Fortune 500: la top ten

1 Walmart: FATTURATO: 469,2 – UTILI: 16,999 

2 Mobil: FATTURATO: 449,9 – UTILI: 44,880

3 Chevron: FATTURATO: 233,9 – UTILI: 26,179 

4 PhilLips 66: FATTURATO: 169,6 – UTILI: 4,124 

5 Berkshire Hathaway: FATTURATO: 162,5 – UTILI: 14,824

6 Apple:  FATTURATO: 156,5 – UTILI: 41,733

7 General Motors: FATTURATO: 152,3 – UTILI: 6,188- 

8 General Electric: FATTURATO: 146,9 – UTILI: 13,641 

9 Valero: FATTURATO: 138,3 – UTILI: 2,083

10 Ford: FATTURATO: 134,3 – UTILI: 5,665

 

Forbes presenta le aziende con il fattore “R”

La migliore pubblicità, quando si pensa ad un acquisto, non viene dalla tv o dagli altri media. Ieri come oggi, i consumatori sono influenzati prima di tutto dalla reputazione delle singole aziende. A confermarlo è la classifica stilata dalla rivista americana Forbes, successivamente al reperimento dei dati provenienti dal Reputation Institute.

Auto, cartoni e orologi

Nelle prime tre posizioni troviamo Bmw, The Walt Disney Company, Rolex.

Il “fattore R” (inteso come reputazione) stando all’istituto di ricerca, include fiducia, stima, rispetto, ammirazione e feeling postitivo. La reputazione aziendale è stata calcolata successivamente al raccoglimento del parere di 55mila consumatori di 15 diversi Paesi, misurata sulla base di sette parametri (posto di lavoro; gestione aziendale; cittadinanza; performance finanziaria; leadership settoriale; prodotti e innovazione) e classificata con una scala da 0 a 100.

La classifica 2013 sottolinea come, in uno scenario di recessione, ad avere la meglio sono comparti quali innovazione (ovvero elettronica) e solidità. Con qualche sorpresa in confronto al 2012. Non sono più in top ten Apple,  e Volkswagen. Rolex (direttamente al terzo posto peraltro) e Nestlè sono invece le new entry.

Italiani in classifica

Anche quest’anno il Made in Italy è rappresentato da Giorgio Armani, Ferrero, Pirelli e Barilla.

Classifica Forbes aziende con miglior reputazione

La rivista americana Forbes, in virtù dei dati riportati dal Reputation Institute, ha stilato la classifica delle 10 aziende con la migliore reputazione al mondo.

Per Forbes, la reputazione è un mix di elementi quali fiducia, stima, rispetto, ammirazione e feeling postitivo.

La reputazione aziendale è stata calcolata intervistando quasi sessantamila consumatori.

1 BMW: L’azienda tedesca di automobili ha totalizzato un punteggio pari a 78,39 ed è stabile rispetto allo scorso anno (ma il punteggio allora era pari a 80,03).

2 The Walt Disney Company: Colosso dell’intrattenimento Usa con un punteggio di 77,76. In risalita dal secondo posto raggiunto lo scorso anno, ma perde qualche frazione di punto (nel 2012 aveva totalizzato 78,92).

3 Rolex: Il brand sinonimo di orologi di alta gamma ha raggiunto quota 77,23. Non campariva nella classifica 2012.

4 Google: Il motore di ricerca Usa ha messo a segno 77,13 punti ed è risalito di due posizioni (ma lo scorso il punteggio era più elevato e si attestava a 78,05).

5 Daimler: Un’altra azienda di autovetture teutonica, con 76,58 punti. In calo rispetto al 4° posto dello scorso anno (con ben 78,54 punti).

6 Sony: Il gigante dell’elettronica nipponico ha guadagnato 76,3 punti. In discesa dal secondo posto dello scorso anno (con un punteggio di 79,31)

7 Microsoft: Il gruppo Usa fondato da Bill Gates raggiunge i 76,23 punti. Stabile rispetto al 2012, ma il livello di reputazione cede qualche punto (si attestava a 77,98)

8 Canon: La società di elettronica giapponese ha toccato i 76,02 punti. Recupera una posizione rispetto al 2012 (ma perde qualche punto: lo scorso anno infatti aveva toccato un indice di 76,98)

9 Nestlè: La multinazionale svizzera attiva nel settore alimentare ha toccato i 75,21 punti. In aumento dal 12, ma anche in questo caso il punteggio ne soffre (era a 75,88)

10 Lego: Il marchio di giocattoli ha toccato i 75,02 punti. Stabile rispetto al 2012 quando tuttavia aveva un indice più elevato (76,35)

Draghi pronto a nuovi tagli

 Qualora l’economia dell’Eurozona dovesse mostrare altri di forte cedimento la Banca Centrale Europea sarebbe pronta a effettuare nuovi tagli dei tassi di interesse. A dichiararlo è il membro del Comitato esecutivo della BCE, Benoit Coeure.

Nel corso di un’intervista a France Inter Radio, Coeure ha detto che i tassi si trovano già “al minimo storico, ma provvederemo a nuovi tagli se gli indicatori economici confermeranno che la situazione in Eurozona sta ulteriormente peggiorando”.

Nel contempo, la settimana scorsa l’Eurotower ha tagliato il costo del denaro allo 0,5% dallo 0,75% e il governatore Mario Draghi ha confermato la politica monetaria accomodante dell’istituto di Francoforte per tutto il tempo necessario” sottolineando che la decisione del taglio dei tassi di interesse è stata presa al fine di supportare la domanda interna e la ripresa verso la fine dell’anno.

Draghi: “Pronti ad agire se necessario”

Dal canto suo, il governatore della Banca Centrale Draghi, ha voluto fare una precisazione. Draghi ha sottolineato che l’istituto sta monitorando in maniera costante i dati macroeconomici ed “è pronta ad agire se necessario”.

Tutto, dunque, è in relazione agli esiti della situazione. Esiti che saranno misurati (a mò di polso) nelle prossime settimane.

Al momento, quella della Bce suona come una ‘minaccia a fin di bene’, in maniera tale da poter risollevare la situazione europea.

 

Fiat investirà 7 miliardi in Brasile

 Il Gruppo Fiat è pronto ad ampliare il paniere degli investimenti oltreoceano. Questa volta si tratta del Brasile, per il quale sarebbe già pronto un piano dal valore di 7 miliardi di dollari.

Sempre più giù il mercato dell’auto

L’ Agenzia di stampa brasiliana Agencia Brasil ha infatti diffuso oggi la notizia che l’  amministratore delegato del Gruppo Fiat, Sergio Marchionne, ha inviato al Presidente brasiliano Dilma Rouseff il resoconto di un piano di investimenti che prevede, entro il 2016, un impegno del Gruppo – sia su Fiat Spa che su Fiat Industrial – per circa 7 miliardi di dollari.

Il nuovo piano, in realtà, sviluppa una precedente strategia aziendale relativa al triennio 2011 – 2014, per la quale erano previsti già 4 miliardi di dollari, di cui costituisce una sorta di implementazione.

FIAT Industrial ripensa ai suoi conti

Gli investimenti previsti serviranno a finanziare non solo la costruzione del nuovo stabilimento industriale di Pernambuco, che entrerà in attività nel 2014, ma anche la produzione di motori e veicoli industriali.

In seguito a questa manovra, dunque, il gruppo Fiat aumenterà nel Paese il numero degli addetti diretti, che saliranno di 7.700 unità, mentre l’ indotto subirà un incremento per 12 mila posti di lavoro:  del resto il Brasile è il più grande mercato Fiat presente fuori Italia e il quarto più grande al mondo per il settore delle automobili.

Barroso spinge ancora per l’unione bancaria europea

Con ogni probabilità, finché a Bruxelles sarà lui a ‘governare’, la richiesta perverrà più e più volte.

Jose Manuel Barroso è tornato a sollecitare, spingendo il pedale sull’acceleratore, il processo di unificazione europeo. Processo che al momento passa per l’unione bancaria, prerequisito per il superamento della crisi del debito sovrano.

“La priorità è costruire l’Unione bancaria”, ha dichiarato Barroso nel corso di una conferenza sull’Unione economica e monetaria a Bruxelles, rammentando che “il legame fra debito sovrano e crisi bancaria deve essere spezzato una volta per tutte”.

Da par suo, il Presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha dichiarato che è tutto pronto per l’unione bancaria e che occorre rispettare la tabella di marcia senza troppo stare a ragionare sui meccanismi di vigilanza e sul funzionamento delle ricapitalizzazioni dirette dell’ESM. Dijsselbloem ha dichiarato: “Abbiamo bisogno che tutti gli strumenti siano pronti prima che la Banca centrale europea inizi ad operare”.

Barroso, rimembrando l’inefficienza delle frammentazioni della vigilanza nazionale e l’aumento del rischio di contagio che ne è scaturito, ha anche detto nuovamente che l’Europa deve aver presente dove vuole andare e che il processo di unificazione non deve fermarsi, superando step-by-step il nodo dell’unione bancaria, fiscale, economica e politica.

L’altro punto cruciale per andare oltre la crisi sono le riforme, necessarie per correggere gli errori del passato e per delineare nuove regole comuni.