La Svizzera sperimenta il reddito di cittadinanza

La Svizzera ci prova con il reddito di cittadinanza, un’idea simile a quella proposta in Italia dal Movimento 5 Stelle. Un sogno prossimo a diventare realtà. Al momento, la raccolta delle 100 mila firme necessarie per il referendum su un reddito minimo garantito di 2500 franchi mensili, quasi 2000 euro, per ogni cittadino maggiorenne, è giunta a buon fine.

E i cittadini che non hanno ancora compiuto i 18 anni? Riceverebbero, dalla nascita, una cifra pari a 500 euro. Il reddito di cittadinanza svizzero non sarebbe relativo ad alcuna contro prestazione, né sarebbe da considerarsi “sostitutivo di un salario o di un’indennità perduti”. Oltretutto si tratterebbe di un reddito”individuale”, nel senso che verrebbe “corrisposto ai singoli e non alle famiglie”. In Svizzera la vedono come una maniera per fronteggiare il capitalismo, che consentirebbe all’umanità un atterraggio in dolcezza senza troppi traumi.

Mediante il reddito di base assicurato i cittadini svizzeri potrebbero essere sollevati dalla necessità di trovare un lavoro, peraltro sempre più raro, ad ogni costo, disponendo della possibilità di scegliere l’attività a loro più congegniale, per contribuire al processo sociale e a porre le basi di una società postindustriale rispettosa della natura.

Molti sperano che l’idea vada in porto. Inoltre, molti sperano che anche in Italia possa essere promossa una proposta del genere.

Atene, via libera per il taglio agli Statali

La Grecia dà il ‘nulla osta’ relativo al provvedimento che di fatto, dietro precisa richiesta pervenuta dalla Troika, consente il licenziamento di quindicimila dipendenti del pubblico impiego. Il Parlamento ha approvato la noma con 168 voti a favore e 123 contro e dovrebbe aver finalmente sbloccato la nuova sessione di 8,8 miliardi di aiuti (il ‘benestare’ dovrebbe giungere dal prossimo Eurogruppo) obbligatoria per pagare stipendi e pensioni a maggio.

L’accordo con Ue, Bce e Fmi è giunto dopo lunghi mesi di braccio di ferro e contempla quanto segue: parte degli esuberi sarà compensata con nuove assunzioni a salari più bassi. Il progetto contempla inoltre il taglio di duemila impiegati già entro la fine del prossimo mese.  Il taglio dovrebbe riguardare gli statali già raggiunti da provvedimenti disciplinari, con altri duemila esuberi tagliati entro fine 2013 e il resto entro il dicembre del 2014. La Costituzione greca contempla tuttavia una sorta di protezione contro il licenziamento di dipendenti pubblici dal 1911. Il governo per sviare a questa prassi normativa ha fatto presente che a venire meno saranno i posti di agenzie che verranno chiuse o razionalizzate, con la speranza di ricevere il ‘nulla osta’ della Corte superema.

Il maxi provvedimento passato ieri ad Atene statuisce inoltre anche novità sul fronte delle liberalizzazione di alcune professioni tra cui panettieri e commercialisti e la mal digerita estensione della patrimoniale relativa immobili. Quest’ultima è molto simile alla ‘nostra’ Imu. L’esecutivo guidato da Antonis Samaras è sul ‘filo del rasoio’ ha inserire nel decreto omnibus anche una norma che riduce nella sostanza il salario minimo. In virtù di questa nuova legge sarà possibile assumere in casi particolari giovani under 25 pagandoli 420 euro al mese e persone sopra questa età assicurando loro una busta paga di 490 euro, rispettivamente 80 e 90 euro in meno del limite previsto fino ad oggi.

Arrivano i nuovi euro

Sono passati 11 anni da quando l’euro ha fatto la sua prima comparsa nei portafogli dei cittadini dell’Unione Europea. Una moneta rivoluzionaria che ha permesso di abbattere molte delle barriere economiche e culturali presenti tra i diversi paesi che hanno aderito al progetto dell’Europa unita.

Ormai siamo abituati, come cittadini italiani e come cittadini europei, ad avere tra le mani gli euro ma, molto presto, dovremo abituarci a vedere delle altre banconote. A partire dal 2 maggio 2013, infatti, inizierà la circolazione dei nuovi euro.

Una nuova serie di banconote e monete che si chiama Europa e che si distinguerà dalle precedenti per l’effige della dea greca Europa e l’iscrizione delle origini del Vecchio Continente. Sarà un’introduzione graduale che inizierà appena dopo la Festa dei Lavoratori a partire dalle banconote da 5 euro e poi, man mano, tutti gli altri tagli con l’obiettivo finale della sostituzione della moneta di più vecchio corso.

La serie Europa degli euro, come spiegano dalla Banca Centrale Europea, è un’evoluzione delle vecchie banconote, stesso stile e stessi colori dominanti, ma sono state perfezionate le caratteristiche di sicurezza per renderlo più sicuro e più difficile da falsificare.

Europa – La nuova serie degli euro

Europa: come saranno le nuove banconote da 5 euro

Euro. Le caratteristiche e la storia della moneta unica europea.

Produzione e distribuzione dei nuovi euro

Euro, le nuove banconote sono ispirate a Europa

Attivato il portale per conoscere il nuovo Euro

Tre cose da sapere sull’euro

L’Eurozona tra disoccupazione e inflazione

 L’ Istat ha recentemente pubblicato i dati relativi al tasso di disoccupazione presente oggi in Italia, che, rimasto invariato dallo scorso febbraio, si attesta attorno all’ 11,5% per il mese di marzo.

> I giovani disoccupati sono il 38,4%

Ma le cose, a dir la verità, non vanno meglio nell’ Eurozona. Per l’Unione Europea, infatti, la disoccupazione si attesta attorno al 12% per il mese di marzo, mese in cui, secondo i dati Eurostat, si sono potuti registrare 62 mila disoccupati in più rispetto al mese di febbraio 2013 e 1 milione 723 mila in più rispetto ad un anno fa.

Il quadro dell’ Eurozona, inoltre, viene ulteriormente aggravato da altri fattori negativi: tra questi spicca la brusca frenata subita dall’inflazione, che raggiunge un tasso superiore al previsto, seguita da una debolezza generale del mercato del lavoro.

Il potere d’acquisto crolla ai livelli del 1995

Per quanto riguarda l‘inflazione media dell’area euro, infatti, nel mese di aprile si è potuta registrare una decelerazione al più 1,2%, sintomo di un quadro economico in cui la dinamica dei prezzi al consumo risulta piuttosto debole.

L’insieme di questi fattori negativi che gravano sulle sorte dell’Europa potrebbe quindi indurre la Banca Centrale Europea ad operare – giovedì – quell’ atteso taglio dei tassi di interesse.

L’Ue è meno fiduciosa nell’economia

 La Commissione Europea ha pubblicato oggi i dati relativi al “sentimento economico” che si respira oggi e che si è respirato negli ultimi mesi nell’ Eurozona. Al centro della questione, dunque, il livello di fiducia nutrita dai cittadini dell’ Unione nei confronti dell‘economia europea.

La fiducia degli italiani sta peggiorando

Ebbene i dati hanno rilevato che proprio nel mese di aprile 2013 si è interrotto quel sentimento di fiducia che era tornato a crescere a partire dal mese di novembre scorso.

Il calo è stato in generale di 1,5 punti e l’ attuale quota rappresentativa si attesta dunque ad 89. Una analoga situazione di perdita di fiducia nell’ economia europea, si può rilevare anche nell’ Unione a 27 Paesi, che è passata dal 91,5 di marzo all’ attuale  89,7. L’Italia è stato uno dei Paesi particolarmente colpiti da questo fenomeno, dal momento che la quota nazionale ha raggiunto gli 83,4 punti.

L’Istat mostra l’aumento della fiducia dei consumatori

Anche sul fronte delle imprese, e non solo su quello dei consumatori, i dati europei non sono incoraggianti. Dopo quattro mesi di recuperi, infatti, il “business climate indicator” torna a calare: al centro delle preoccupazioni le questioni relative a ordini e produzione.

L’Italia, questo punto di vista, torna indietro ai livelli storici del 2003.

L’UE divisa sulla questione spagnola e non solo

 L‘Unione Europea soffre in questo periodo delle differenti situazioni economiche in cui versano molti stati che la costituiscono.

Agli occhi degli osservatori internazionali, infatti, non può passare inosservato come si vada sempre di più delineando quella Europa “a due velocità” in cui una parte dei Paesi sono ormai quasi schiacciati dalle politiche di austerity e ne auspicano un rallentamento, mentre dall’ altra vi siano realtà come quelle della Germania e della Gran Bretagna che consolidano la ripresa.

Angela Merkel sul problema dei tassi della Bce

E’ la situazione della Spagna, in particolare, che preoccupa gli osservatori europei, poiché nel corso di quest’ anno ci si aspetta un ulteriore calo del PIL dell’ 1,3% , che si associa anche ad un rinvio, ormai al 2016, della riduzione del deficit al 3% del Pil.

Il quadro della Spagna, dunque, sebbene accettato dall’ Ue, che ha apprezzato i tentativi di riforma e il programma di stabilità, è comunque quello di una situazione difficile, in cui bisogna fare i conti con 6 milioni di disoccupati, recessione economica in atto e sofferente mercato del lavoro.

Rehn e Constancio aprono a un rallentamento dell’austerity

La Spagna, tuttavia, non è l’unica nazione ad aver chiesto delle proroghe sulla riequilibrazione dei conti pubblici: Portogallo e Francia versano in simili situazioni.

Usavano le associazioni di beneficenza per evadere il fisco

Creavano un “offshore trust”, un fondo di investimenti collocato nei pressi di uno dei molteplici paradisi fiscali esistenti e successivamente nominavano in qualità di beneficiario un’associazione di carità. Con questo meccanismo riuscivano a sfuggire alla maggior parte dei controlli delle autorità del Regno Unito, nonché di altri Stati e dunque a non pagare le casse.

Ecco la truffa che ha coinvolto a loro insaputa numerose associazioni di beneficenza, tra le quali contempliamo tre associazioni italiane.

Evasori fiscali hanno usato il loro nome in maniera tale da occultare i propri fondi all’estero e non pagare le tasse.

L’inchiesta condotta dal Sunday Times, successivamente all’arrivo di una soffiata di natura anonima fatta da un informatore, è riuscita a portare a galla due milioni e mezzo di documenti, provenienti da uno dei paradisi fiscali sfruttati da qualche grande evasore.

Le associazioni menzionate nei documenti quali beneficiarie non ne erano a conoscenza, e in più di conseguenza non percepivano nessuna cifra in denaro dall’offshore trust. Non percepivano insomma neanche il becco di un quattrino.

Le vittime del raggiro

Ad essere state imbrogliate sono anche grosse associazioni quali Croce Rossa, Amnesty International, Greenpeace, Cancer Research. Ma il Sunday Times ha rivelato che nei documenti che gli sono arrivati anche tre associazioni di carità italiane sono rimaste implicate: si tratta de l’Unione Italiana Ciechi, il Centro Bambino Maltrattato e della Lega Italiana per la Lotta all’Aids.

Tutte e tre, interrogate dal giornale britannico, hanno dichiarato che non erano a conoscenza del “trust” generato a loro presunto beneficio e che non hanno mai ricevuto da esso alcuna donazione.

Al pari di Croce Rossa, Amnesty e Greenpeace, scrive il Sunday Times, anche le tre associazioni di beneficenza italiane stanno attualmente valutando l’opportunità indire azioni di natura legale per chi si è appropriato indebitamente del loro nome e anche per vedere se, a questo punto, è possibile reclamare almeno una parte dei fondi nascosti a questo modo.

Elezioni Islanda: vincono gli antieuropeisti

La vittoria alle elezioni del centro-destra, da sempre antieuropeista, pesa in Islanda. La coalizione, negli ultimi quattro anni all’opposizione, torna al potere approfittando delle riforme sull’austerity sancite dal governo di sinistra. Un nuovo cambiamento, dunque, che allontana ulteriormente l’Islanda dall’Europa.

Alla guida del Partito dell’Indipendenza c’è Bjarni Benediktsson, quarantatré anni. Benediktsson si dice pronto a guidare il governo. Un governo di coalizione con il Partito del Progresso. I due partiti hanno nello specifico guadagnato 19 seggi a testa in Parlamento. La sinistra, al potere dal 2009, esce male da questa tornata elettorale. Colpa di una rigida politica che ha deluso l’elettorato. La sconfitta della sinistra ha un significato anche più profondo: con la destra nuovamente al potere l’Islanda non si candiderà per l’adesione all’Unione europea.

C’è da dire che la politica di sinistra, votata all’austerity ha concesso all’Islanda di uscire dalla recessione, con un Prodotto Interno Lordo in salita e una disoccupazione in calo. Gli elettori, però, sono stremati.

Alle urne si è recata l’83 per cento della popolazione avente diritto.  I conservatori del Partito dell’Indipendenza (di destra) che hanno guadagnato il 26,7% dei consensi, con 19 seggi al Parlamento. I centristi del Partito del Progresso, invece, hanno raccolto il 24,4% e adesso possono contare ugualmente su 19 deputati. La coalizione di centro-destra avrà dunque 38 seggi su un totale di 63.

Anche l’Austria abbandonerà il segreto bancario

 La notizia è stata data dal cancelliere austriaco Werner Faymann. L’Austria ha ceduto alla pressione sul segreto bancario e, ultimo paese dei 27 dell’Unione Europea, sceglie di aderire allo scambio automatico di informazioni concernenti i conti bancari detenuti in paesi esteri.

► Niente più segreto bancario per San Marino

Dopo il Lussemburgo, che ha iniziato il cambiamento e che si allineerà al resto alle richieste entro il 2015, l’Austria era rimasta la sola a mantenere ben saldo il principio del segreto bancario e questa notizia, che arriva a pochi mesi dalle elezioni politiche nel paese, è un’importante cambiamento di rotta per il paese che, assicura il cancelliere, non avrà ripercussioni significative sul settore bancario austriaco, settore che sostiene l’economia del paese.

Nei depositi bancari austriaci si stima che la percentuale dei depositi bancari appartenenti a non austriaci siano una fetta molto sostanziosa del totale, circa 53 miliardi su un totale di 350 miliardi di euro totali, il 25% del Pil del paese, che, una volta ratificato lo scambio automatico delle informazioni, potrebbero essere spostati su conti di paesi che hanno condizioni più favorevoli.

► Lussemburgo pronto a rinunciare al segreto bancario

Quello che si attende ora, dopo che tutti i paesi dell’Unione hanno aderito allo scambio automatico delle informazioni, è la direttiva Ue con le nuove linee guida per la tassazione dei depositi dei non residenti.

Trattativa Fiat-Chrysler: la palla passa ai sindacati

 Fiat potrebbe essere costretta a versare più dei 139,7 milioni di dollari offerti al fine di esercitare la call option e acquistare una quota del 3,3% di Chrysler di proprietà del Veba, il fondo del United Auto Workers (Uaw), il sindacato dei metalmeccanici americano.

Il giudice della corte del Delaware, Donald Parsons, pare infatti intentzionato alla valutazione del Uaw, in base al quale la quota vale almeno 342 milioni di dollari.

La decisione della corte sul prezzo della call option, che dovrebbe arrivare entro giugno, potrebbe influenzare il prezzo d’acquisto complessivo dell’intera quota del 41,5% di Chrysler che fa capo al Veba e che Fiat è intenzionata a comprare.

Le voci di corridoio relative ad un’accelerazione del piano di fusione Fiat-Chrysler si sono moltiplicate nelle ultime settimane, facendo volare il titolo del Lingotto, salito oggi in Borsa del 3,8%. Durante l’udienza di oggi in tribunale, il giudice Parsons ha dichiarato di essere “intenzionato” nella direzione del Veba.

In base le stime di JPMorgan, notiamo che la quota di Chrysler oggi in mano al Veba ha un valore che oscilla fra i 3 e i 4 miliardi di dollari. Una cifra alla quale Fiat può fronteggiare utilizzando i suoi asset, come Ferrari e Maserati, al fine di assicurarsi un finanziamento dalle banche per 2,9 miliardi di dollari.

Fiat, stando alle indiscrezioni, sarebbe in trattative avanzante con un gruppo di banche al fine di ottenere un finanziamento per l’acquisto del 100% di Chrysler.