Rapporto BCE 2012: la crisi europea deriva dall’Europa

 Se si vuole trovare una causa alla crisi economica e finanziaria che continua a mordere l’Europa questa va cercata nelle condizioni stesse dell’Unione e nelle scelte dei governi. La responsabilità di quello che sta accadendo non può ancora essere addebitata alla crisi globale.

Non siamo più nel 2009. Allora si che aveva un senso parlare di crisi globale. Nel 2012, come ben spiega il Rapporto Annuale della BCE riferito proprio allo scorso anno, la mancanza di crescita dell’Europa è dovuta alla debolezza dei mercati interni: dopo il 2009, infatti, il Pil dell’Eurozona è cresciuto per due anni consecutivi, per poi contrarsi nuovamente nel 2012.

L’andamento della crescita è stato fortemente influenzato dalla debolezza degli investimenti e dei consumi privati con la domanda interna che ha segnato il primo calo dal 2009. Investimenti e consumi, a loro volta, sono stati appesantiti dai bassi indici di fiducia delle imprese e dei consumatori, da prezzi del petrolio elevati, da condizioni di accesso al credito bancario.

Qual è il problema reale, allora?

Secondo la BCE il problema risiede nell’insostenibilità del debito pubblico di diversi paesi dell’area Euro che perdura nonostante siano stati dati ai governi tutti gli strumenti necessari per risolvere la situazione.

Una soluzione duratura si potrà trovare solo se i governi decideranno di prendere i giusti provvedimenti per la sostenibilità del debito pubblico per rendere più competitive le proprie economie, rafforzare la resistenza delle banche e continuare a migliorare il quadro istituzionale dell’Unione Monetaria.

 

Calano gli utili di Apple

La notizia che Apple potrebbe licenziare Tim Cook si poggia su solite fondamenta, visto come vanno le cose a Cupertino.

L’azienda macina utili, ma per la prima volta negli ultimi dieci anni della sua storia, l’utile netto è diminuito del 18%, a 9,5 miliardi di dollari. L’anno scorso si attestava intorno agli 11,6 miliardi.

La diminuzione degli utili non produce però una flessione dei guadagni, i quali si aggirano a 43,6 miliardi di dollari, in aumento dell’11% in confronto ai 39,2 miliardi di dollari dell’anno scorso.

Dati che paiono essere migliori rispetto alle attese degli esperti, i quali si aspettavano un utile di 9,97 dollari per azione e guadagni per 42,3 miliardi di dollari.

Dati che hanno fatto fare un passo in avanti al titolo nelle contrattazioni after hour a Wall Street di quasi il 5%.

Riacquisto delle proprie azioni

Oltre a ciò Apple ha dichiarato che riacquisterà azioni proprie per un totale di sessanta miliardi di dollari e aumenterà il dividendo del 15%, chiarendo che il piano di buyback sarà aumentato dagli attuali 10 miliardi a 60 miliardi di dollari. L’estate scorsa la compagnia aveva avviato il pagamento dei dividendi, cominciando riacquistare le proprie azioni.

Tim Cook, però, continua ad essere nel mirino per via dei risultati che continuano a deludere. La società non se la passa bene e titoli di Borsa soffrono di una forte pressione al ribasso.

Fiducia a Tim Cook?

Malgrado ciò, il Ceo di Cupertino ha affermato: “Siamo molto fortunati a essere nella posizione di poter raddoppiare l’ammontare del programma di ritorno del capitale annunciato lo scorso anno. Riteniamo che il riacquisto di nostre azioni si configuri come un buon modo per utilizzare il capitale”.

Basteranno queste frasi a calmierare le numerose critiche avanzate nei confronti di Cook?

 

Per Barroso l’Europa è fuori dall’austerity

Malgrado siano stati pubblicati ieri i dati non proprio positivi inerenti all’andamento dei conti pubblici in alcuni Paesi del ‘Vecchio Continente’, la Commissione europea ha reso noto che nell’aria c’è un atteggiamento più accomodante nell’analizzare la deriva delle finanze statali.

Un’inversione di tendenza arrivata dopo che Eurostat ha reso note le cifre inerenti al 2012 sul debito e deficit nei 27 paesi dell’Unione. Francia e Spagna hanno bucato gli obiettivi del 2012 e potrebbero fare altrettanto nel 2013.

Durante una conferenza a Bruxelles, il presidente della Commissione ha mantenuto le distanze dall’austerity ad ogni costo.

Così il presidente: “Pur convinto che questa politica sia fondamentalmente giusta, credo abbia raggiunto i suoi massimi”. José Manuel Barroso ha poi dichiarato: “Affinché una politica abbia successo non deve soltanto essere messa a punto correttamente, deve avere anche un minimo sostegno politico e sociale”. Una scelta binaria tra crescita e austerità è “totalmente errata”.

Dopo queste precisazioni, Barroso ha considerato fondamentale il ripristino dei conti pubblici, che tuttavia deve essere connesso con “misure di breve termine a sostegno della crescita”, come stabilito dall’ultimo consiglio europeo. L’ex primo ministro portoghese ha ribadito poi la volontà della Commissione di avere un atteggiamento comprensivo nei confronti dei Paesi che hanno ancora un deficit eccessivo: “Anche se la politica di correggere il disavanzo è assolutamente giusta, possiamo sempre discuterne il ritmo”.

Apple licenzia Tim Cook?

Apple starebbe pensando di licenziare colui che ha preso il posto di Steve Jobs, ovvero il nuovo amministratore delegato Tim Cook. Per ora, quelle che arrivano da Silicon Valley sono soltanto voci di corridoio, riportate da Forbes.

Forbes, nello specifico, fa riferimento a voci di corridoio molto vicine ai piani alti della azienda di Cupertino, California, derivanti da Wall Street. La decisione, anche se non c’è ancora nulla di ufficiale, potrebbe essere connessa al costante calo dei numeri della azienda creata dal genio di Steve Jobs.

I numeri in calo

Il gigante hi-tech, infatti, anche se nell’era Cook ha raggiunto il suo massimo storico in Borsa, toccando quota 702 dollari ad azione nel settembre 2012, da sei mesi sta crollando. Apple, piano piano, sta arrivando ai minimi di 390 dollari del 19 aprile. Per questo i vertici di Apple sarebbero pronti a sostituire l’amministratore delegato e rilanciare l’azienda. Prima di fare la fine di Hewlett-Packard e della catena di grandi magazzini JCPenney, fanno notare alcuni analisti menzionati da Forbes.

L’altro ostacolo che il gigante di Cupertino dovrà affrontare è la pubblicazione dei conti del secondo trimestre fiscale, attesa per domani, che potrebbe segnare il primo arresto alla crescita degli utili su base annua in oltre dieci anni. Un crollo connesso alle vendite in calo di iPhone e iPad e alla lotta con Samsung e Google.

Per la Merkel la situazione italiana è difficile

 La cancelliera tedesca Angela Merkel si è espressa oggi, a Berlino, attraverso il suo portavoce Steffen Seibert, sulla situazione politica ed economica italiana. Il premier tedesco ha infatti dichiarato che la situazione italiana viene guardata e seguita con attenzione ed interesse dagli osservatori tedeschi sin dal momento delle elezioni.

Gli antieuro tedeschi sopra il 5%

Quella dell’attuale Italia, tuttavia, viene avvertita all’estero come una situazione particolarmente difficile e atipica, sia dal punto di vista finanziario che da quello economico. Stando così le cose, però, a maggior ragione, il governo tedesco assicura che sarà sempre al fianco dell’Italia e di qualsiasi suo eventuale governo, affinché l’Italia possa compiere quel necessario percorso di consolidamento e di crescita che gli è ora necessario.

La riforma del welfare in Germania

E per quanto riguarda la recente elezione del nuovo Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il vertice tedesco fa sapere, sempre attraverso le parole del portavoce, che si tratta di una figura che in Germania, ma anche nell’intero contesto internazionale, è tenuta in grande stima e considerazione.

Queste sono dunque le riflessioni e le parole della cancelliera tedesca Angela Merkel nei confronti della situazione politica ed economica italiana, proprio mentre in Germania si inaspriscono i toni dl confronto politico in vista delle prossime elezioni federali del 22 settembre prossimo.

L’Antitrust multa Ryanair per la tassa sulla carta di credito

 Nel mirino dei “provvedimenti disciplinari”  – cioè delle sanzioni da migliaia di euro  – dell’Antitrust è recentemente finita la compagnia low cost più famosa d’Europa, l’irlandese Ryanair, che è stata multata per aver imposto ai suoi clienti una tassa aggiuntiva sul prezzo del biglietto per il semplice utilizzo della carta di credito.

Ryanair fa ricorso contro l’Antitrust dell’Unione Europea

La pratica era in fin dei conti abbastanza nota. Il cliente veniva invogliato all’acquisto del biglietto aereo da prezzi base più che concorrenziali, ma all’atto del pagamento conclusivo veniva aggiunta al totale una esorbitante ulteriore commissione tra le varie spese, sotto la veste di tassa per l’utilizzo della carta di credito.

Nuove regole per le commissioni sulle carte di credito?

Ma l’Antitrust ha giudicato illegittima questa procedura e ha condannato la Ryanair al pagamento di una multa di 400 mila euro. A causa dell’aggiunta della sovrattassa per l’ utilizzo della carta di credito, infatti, il prezzo dei biglietti low cost aumentava infatti in modo sistematico del 2%, una cifra che l’autority ha ritenuto, dietro le ovvie lamentele dei consumatori, decisamente eccessiva.

L’Antitrust ha infatti ribadito che i prezzi esposti al pubblico per i biglietti aerei devono essere più che chiari e trasparenti, in modo da non indurre i clienti ad acquistarli in buona fede per poi essere vittime di un velato raggiro.

Gli antieuro tedeschi sopra il 5%

 I nazionalisti antieuro tedeschi che si riconoscono nel partito “Alternative fuer Deutschland”, e non riconoscono in modo favorevole il ruolo svolto dalla moneta unica europea, inneggiando al ritorno del marco, hanno raggiunto in questi giorni, secondo il quotidiano economico-finanziario tedesco Handelsblatt, un consenso superiore al 17% nei sondaggi.

> Dall’Euro potrebbe sempre uscire la Germania

Questo nuovo dato potrebbe dunque portare la forza politica a superare la soglia di rappresentanza del 5% proprio mentre si avvicina sempre di più la fatidica data del 22 settembre prossimo, data in cui si terranno le elezioni politiche federali in Germania.

La Germania contro l’antieuropeismo italiano

Il clima politico d’oltralpe, dunque, si fa sempre più rovente:  dal versante opposto, infatti, la cancelliera tedesca Angela Merkel, sempre in testa nei sondaggi, richiama l’attenzione sulla necessità di accostare alle politiche di austerity, fatte di necessari tagli in tempi di crisi, le politiche e gli interventi strutturali necessari per la crescita.

A queste parole, inoltre, la cancelliera tedesca aggiunge che la costruzione effettiva dell’Europa può passare solo attraverso una concessione di sovranità a quest’ultima davanti alla quale anche le intenzioni di tipo nazionalistico della Germania devono cedere il passo.

Parole tanto più dense di significato in un momento in cui il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ha respinto la richiesta degli Stati Uniti, del Fondo monetario Internazionale, della Banca mondiale e dei partner europei di Berlino di aumentare i salari nella Bundespreublik per rafforzare la domanda nell’intera zona euro.

Al G20 per la crisi del debito europea

Il summit tra  ministri delle finanze e banchieri centrali che afferiscono alle 20 potenze mondiali servirà a fare il punto della situazione. Uno degli argomenti principali sarà senza ombra di dubbio la crisi del debito che attanaglia l’Europa e le politiche monetarie, in particolar modo successivamente al maxi allentamento monetario stabilito dalla Bank of Japan.

Una mossa valutata in maniera positiva dal Fondo Monetario internazionale che, tuttavia, considera debba essere associata ad alcune riforme strutturali e ad una riduzione del debito. Tale mossa, però, non convince gli Stati Uniti per le conseguenze che può avere sullo yen, il quale potrebbe uscirne indebolito e paradossalmente più competitivo.

Jack Lew, segretario al Tesoro americano, ha dichiarato: “Continueremo a monitorare lo yen”. Lew, inoltre, ha aggiunto che gli Usa chiederanno al G20 di evitare che ogni forza politica ragioni in maniera egoistica. Un Paese effettua per se stesso scelte appropriate, ma così facendo non calcola gli eventuali rischi per gli altri paesi.

Nelle bozze del comunicato del G-20 si fa esplicitamente riferimento alla necessità di muoversi rapidamente verso tassi di cambio flessibili e orientati al mercato, senza svalutazioni competitive. La crescita economica globale viene inquadrata come “più debole e incerta”, con un risalire la china squilibrato fra paesi emergenti ed economie avanzate. Lagarde si dice invece “ottimista” sull’economia mondiale: “Dobbiamo rammentare una cosa, dobbiamo muoverci da una ripresa a tre velocità a una ripresa a tutta velocità, con una crescita solida, sostenibile, bilanciata e inclusiva” afferma, sottolineando che in molte aree c’é ancora bisogno di risanamento fiscale. “Molti paesi europei hanno bisogno di risanamento, il nodo è quanto e quanto velocemente. Serve un giusto equilibrio”.

Verso un ulteriore riduzione del costo del denaro

Ridurre ancor di più il costo del denaro? La Banca Centrale Europa ha un ampio margine per farlo. Al momento, la Bce si configura come l’unica tra le banche centrali mondiali a possedere un minimo spazio di manovra e toccherà a lei determinare in modo indipendente quando è il momento giusto per utilizzarlo.

Questa è la considerazione fatta da Christine Lagarde, direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, che poche ore dopo l’inizio dei lavori del G20 farà sentire la sua voce in relazione all’impegno preso per contrastare una svalutazione competitiva dei tassi di cambio.

Trasmissione fluida tra Bce e istituti

Lagarde ha riferito che “tra tutte le banche centrali chiaramente la Bce è quella che ha ancora spazio di manovra. Quello che secondo noi è essenziale è che ci sia una trasmissione fluida fra la banca centrale e le banche e fra gli istituti di credito, così che la politica monetaria possa essere trasmessa in maniera appropriata e i tassi bassi possano tradursi in tassi bassi anche per le piccole e medie imprese”.

Ricreare il credito

In questo modo sarà possibile liberare il credito necessario alle piccole e medie imprese e alle famiglie, che saranno capaci di investirlo nuovamente.

Le banche hanno paura di fare prestiti

Quello che regna è un clima di incertezza politica. Al momento, gli istituti bancari hanno paura di dare l’ok a prestiti. Lo ha riferito il presidente della Bce, Mario Draghi.

Il Ministro Vittorio Grilli, a seguito del clima regnante, afferma che “l’importanza di una soluzione politica veloce in Italia è soprattutto per gli italiani, poiché un’Italia che non decide ed è debole penso che possa giovare ai nostri competitor”. Le parole di Vittorio Grilli arrivano a latere dei lavori del Fmi. La sua è una risposta a chi gli domandava se l’incertezza politica italiana pesasse sull’economia globale.

Così, Grilli ha replicato che i rischi sono per ‘casa nostra’: “Non vedo rischi per economia globale, vedo rischi per Italia”.

Le notizie che arrivano dal fronte europeo, invece, sono le seguenti. La Banca Centrale europea può tagliare i tassi soltanto se i dati economici saranno ancora più negativi. L’attuale livello è dunque appropriato.

Lo dichiara il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, durante una conferenza a Washington. Qui si sta svolgendo il G20. Weidmann aggiunge che non sono stati tagliati i tassi all’ultima riunione poiché sono appropriati con le valutazioni effettuate dalla Bundesbank in relazione agli sviluppi economici, alla stabilità dei prezzi e alle analisi monetarie. Mercoledì in un’intervista al Wall Street Journal Weidmann aveva sembrato lasciare aperta l’ipotesi di un nuovo taglio dei tassi.