Accordo raggiunto sui poteri della Commissione Europea

 L’Europarlamento, il Consiglio Europeo e i governi dei paesi membri dell’Unione Europea sono giunti ad un accordo per aumentare i poteri della Commissione Europea.C’è voluto un anno, ma alla fine la Commissione ha ricevuto il potere di intervenire sul bilancio dei singoli stati e chiedere correzioni in caso di scostamenti importanti dagli obiettivi di consolidamento fiscale.

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Secondo il commissario europeo agli Affari economici e monetari, Olli Rehn è stato fatto un passo avanti che permetterà un ulteriore, significativo rafforzamento della governance economica dell’eurozona, un passo oltre la strenua opposizione della Germania.

Il ‘two pack‘, così è stato chiamato il programma, prevede, oltre ai maggiori poteri in seno alla Commissione Europea, anche emendamenti per il sostegno alla crescita, soprattutto nel caso in cui ad un paese siano richiesti sacrifici particolari per i consolidamenti del bilancio, con una particolare tutela per i settori della sanità e dell’istruzione.

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Il ‘two pack’ prevede, inoltre, l’obbligo per gli Stati dell’Eurozona di sottoporre le bozze del bilancio per gli anni successivi alla Commissione europea e all’Eurogruppo prima del 15 ottobre e un sistema di monitoraggio graduato per assicurare la correzione rapida e durevole del deficit eccessivo con meccanismi di controllo e allarme a fronte di rischi.

Tagli ed esuberi per Lufthansa

 Compagnia di linea tedesca e prima compagnia aerea dell’Europa continentale, la Lufthansa ha chiuso il 2012 con quasi un miliardo di utile netto, ma questa cifra non verrà distribuita tra gli azionisti e non servirà neanche ad evitare tagli del personale.

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La colpa, in questo caso, non è della crisi, o almeno non direttamente. Il vettore tedesco ha deciso di utilizzare l’utile del 2012 e altro fondi recuperati in questi ultimi periodi per investire nell’acquisto di nuovi aerei, per far fronte alla sempre più agguerrita concorrenza che arriva dai paesi orientali.

In totale la Lufthansa manderà a casa 3500 persone, soprattutto tra gli amministrativi, e gli azionisti non riceveranno neanche i 25 centesimi ad azione che sono riusciti a prendersi nel 2011, anno in cui la compagnia tedesca aveva registrato perdite per 13 milioni di euro.

A ufficializzare la decisione Christoph Franz, ad di Lufthansa, che ha annunciato che, per recuperare maggiore liquidità in breve tempo, potrebbe anche essere chiusa la sede di Colonia della compagnia. Nei piani di Lufthansa sono state già pianificate spese per l’ammodernamento della flotta pari a 23 miliardi di euro, con i quali acquistare almeno 239 nuovi aerei di linea (cioè circa un terzo del totale della flotta) da adesso al 2025.

► Air Berlin e Reanult pronte a tagliare posti di lavoro

Se Lufthansa taglia per ammodernare, Air Berlin taglia e basta. La compagnia è in una situazione drammatica e sono stati programmati tagli al personale per almeno un decimo dell’organico totale.

 

L’iPhone low cost esiste già?

 Tim Cook, amministratore delegato di Apple, è intervenuto alla Goldman Sachs Technology and Internet Conference e ha finalmente svelato il mistero del tanto chiacchierato iPhone low cost. 

► Novità dal mercato degli smartphone

La sua è stata una dichiarazione a sorpresa che ha lasciato i presenti sgomenti: nessun iPhone low cost sarà immesso nel mercato, perché esiste già ed è già possibile acquistarlo. Si tratta dell’iPhone 4 e dell’iPhone 4S.

Il perché è presto spiegato. Dopo il lancio dell’iPhone 5 i due modelli precedenti sono stati immediatamente deprezzati e sarebbero quindi divenuti i tanto attesi melfonini low cost. In effetti, credere che la casa di Cupertino avrebbe potuto ripiegare sul mercato del low cost era piuttosto difficile.

La Apple, fin dal lancio del suo primo prodotto, si è sempre distinta dalle concorrenti proprio per la qualità e l’esclusività dei suoi prodotti, caratteristiche che sono state e rimangono il tratto distintivo della casa della Mela. Un iPhone low cost potrebbe sì portare a un maggior guadagno, ma allo stesso tempo sarebbe anche un grave danno di immagine della Apple.

► Crollo vendite iPhone 5

A ben guardare, poi, un melafonino low cost potrebbe anche non essere così redditizio. La concorrenza su questo settore di mercato, infatti, è molto agguerrita (basta pensare alla diversificata offerta dei device Android) e, quindi, il prezzo degli iPhone, per essere davvero competitivo, dovrebbe scendere talmente tanto da assottigliare in maniera significativa i possibili guadagni.

In altre parole, si tratta di un’operazione che non porterebbe a nessun vantaggio per la casa di Cupertino.

Bruxelles pronta a mettere un tetto ai bonus dei manager

 La decisione sembra ormai presa, anche se sono in molti gli oppositori. Al centro del contenzioso la decisione dell’Unione Europea di mettere una soglia massima ai bonus dei manager, che non potranno più superare l’ammontare del salario fisso.
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Una sorta di tragedia per i tanti banchieri dell’Unione europea che vedono ogni anno lievitare i propri guadagni proprio grazie a questi bonus. Le maggiori rimostranze sono arrivate da Londra. A parlarne diffusamente in questi giorni è proprio il quotidiano di riferimento della City, il Financial Times. 

La decisione dovrebbe essere presa al massimo entro la fine di questa settimana dal Parlamento europeo, al momento presieduto dall’Irlanda. Diverse le posizioni dei paesi dell’Unione. Per la Francia sarebbe opportuno che i bonus non superino il salario annuale (con rapporto di uno a uno); la Gran Bretagna prova a proporre un tetto più alto che possa arrivare ad essere il doppio della retribuzione fissa annuale.

► Il meccanismo unico di risoluzione della BCE

A cercare di mediare le posizioni la Germania che cercherà di equilibrare le richieste dei vari paesi e allo stesso tempo di non far inasprire troppo il clima a Bruxelles, dove, in questi ultimi tempi, si discute abbondantemente della riforma del sistema bancario europeo e di un ruolo più incisivo della BCE.

 

 

Previsioni BCE per il biennio 2013/2014

 I dati di qualche tempo fa della Banca Centrale Europea nei quali l’Istituto parlava di una ripresa economica visibile già nella seconda metà del 20123, sono stati sconfessati dal nuovo bollettino emanato in questi ultimi giorni, in cui i dati sono stati tutti rivisti al ribasso.

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Il 2013 e il 2014 saranno ancora degli anni difficili per l’Eurozona per i quali la crescita del Pil è stata attestata, rispettivamente, allo 0,3 e allo 0,2%, in ribasso riguardo a quanto precedente comunicato. La motivazione va cercata nel calo delle attività economiche con conseguente discesa libera di consumi privati e collettivi.

Grande preoccupazione della BCE anche per la questione del lavoro. Il tasso di disoccupazione per il 2012 è stato dell’11,7%, ossia un punto percentuale in più rispetto a quanto registrato per l’anno precedente.

Un tasso che continua a crescere, anche se a ritmi più lenti, e che colpisce soprattutto le categorie più giovani di lavoratori dell’area mediterranea. In paesi comeGermania, Olanda e Austria la disoccupazione si è mantenuta entro il 10%, mentre ci sono stati paesi come Spagna e Grecia in cui l’aumento del tasso di disoccupazione è stato di oltre trenta punti percentuali.

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Sono dunque i giovani ad essere stati più danneggiati dalla crisi economica, sia in termini di quantità di lavoro disponibile che in termini di garanzie contrattuali.

Entro fine anno Google aprirà i suoi store reali

 Google ha deciso di ampliare il suo business con l’apertura di negozi reali. A darne notizie è stato il sito 9to5Google, il quale, citando fonti ‘molto attendibili’, annuncia che al massimo entro la fine dell’anno sarà possibile acquistare tutti i prodotti di Mountain View direttamente negli store.

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Nessuna conferma ufficiale, ancora, ma la notizia sembra essere molto plausibile. In effetti Google è rimasto l’unico dei grandi colossi della tecnologia a non disporre di tale tipo di vendita, diversamente da quanto hanno fatto Apple -che sicuramente detiene il primato con oltre 400 punti vendita- e Microsoft, che si ferma a poco meno di 70.

Alla base della scelta, ovviamente, questioni di mercato. Negli store potranno essere toccati con mano, infatti, i vari prodotti offerti da Google, come i Google Glass, gli smartphone a marchio Android e quelli Nexus, i Chromebook e, molto probabilmente, i misteriosi X-phone e X Tablet ancora in lavorazione. Non è escluso che gli store possano proporre anche i prodotti di Google X, il laboratorio diretto da Sergei Brin, cofondatore di Google.

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Si tratta di una scelta di mercato votata a battere la concorrenza di Apple, in primis, e di Microsoft poi, ma per il colosso di Mountain View si preannuncia una strada tutta in salita.

 

Warren Buffet accusato di insider trader

 La denuncia è arrivata dalla Sec, Autorità Usa dei mercati finanziari, secondo la quale alcuni trader, poco prima dell’annuncio dell’acquisizione, avrebbero acquistato opzioni sui titoli della Heinz guadagnando circa 1,7 milioni di dollari.

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Il campanello d’allarme per la Sec è scattato quando è stata registrata un’elevata quantità di attività sulle opzioni per i titoli Heinz, dopo sei mesi di volumi di attività piuttosto bassi. Nei giorni prima dell’annuncio c’è stata una vera e propria corsa alle opzioni della Heinz: il 13 febbraio, proprio il giorno prima dell’annuncio di Buffet, sono state scambiate 2500 opzioni, mentre il 12 ne erano state vendute solo 12 e nessuna per il giorno precedente.

Il giorno in cui Buffet ha fatto l’annuncio il prezzo delle azioni della Heinz sono arrivate a 72,5 dollari, mentre le opzioni che il 13 di febbraio valevano 40 centesimi, il 14 erano scambiate a 7,33 dollari.

Questa operazione massiccia nelle opzioni della Heinz avrebbe fatto guadagnare a questi trader, secondo quanto riportato sui documenti presentati alla Corte federale di Manhattan, circa 1,7 milioni di dollari.

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Questa transazione, fin dall’inizio, è stata messa sotto la lente di ingrandimento della Sec, in quanto all’acquisizione della Heinz partecipa anche la 3G Capital, società che è stata già chiamata in causa per insider trader in merito all’acquisizione di Burger King nel 2010, anche se poi all’epoca nessuno degli esponenti della 3G fu condannato.

Il Time è in crisi e vende People

 La crisi tira forte sull’editoria. Dopo il duro colpo subito da uno dei colossi del settore editoriale italiano, annunciato dalla vendita di 10 testate da parte di RCS, a subire un pesante ristrutturazione aziendale è il gruppo Time, il colosso americano.

► A RCS tira aria di crisi

La maggior parte delle testate che fanno capo al gruppo Time Warner – colosso del multimediale dal fatturato di circa 50 miliardi di dollari all’anno– saranno vendute, molto presumibilmente, dato che le trattative sono già in corso, alla Meredith corporation, per un’operazione il cui valore totale si aggira tra i 2,4 e i 3 miliardi di dollari. A salvarsi dalla vendita saranno sicuramente Fortune e Sports illustratedTime.

Stranamente la stessa sorte non è stata riservata a People, da sempre considerato il periodico di punta dell’intera divisione editoriale Time Inc, che però nell’ultimo anno ha subito un forte calo sia di vendite (-12%) sia di entrate pubblicitarie (-6%), mentre hanno resistito bene le entrate provenienti dalle tv via cavo della società, come  Hbo, Tbs, Tnt.

► Imprese italiane travolte dalla crisi

La decisione della vendita delle testate arriva dopo l’annuncio fatto a gennaio del taglio del personale. L’organico aziendale sarà ridotto del 6% (480 dipendenti) attraverso un meccanismo di dimissioni volontarie con buonuscita.

Saldo positivo per l’export italiano

 E’ l’export il piatto forte della bilancia commerciale italiana. Sono infatti le esportazioni a permettere di chiudere i conti in attivo per il 2012, con un avanzo record di 11 miliardi. Una cifra del genere non si vedeva dal 1999.
► Programma per aumentare Export prodotti italiani

Nel 2012, infatti, l’export è cresciuto del 3,7%, a fronte di una flessione del 5,7% degli acquisti. A trainare il settore delle esportazioni è sono stati i macchinari industriali (comparto delle “macchine e apparecchi non classificati”) che hanno raggiunto 48 miliardi, pari al 65% dell’avanzo registrato nei prodotti non energetici (74 miliardi).

Le maggiori esportazioni sono state verso il Giappone (+19,1%), gli Stati Uniti (+16,8%) e la Svizzera (+10,8%), mentre si sono ridotte di molto le vendite verso paesi quali India (-10,3%), Cina (-9,9%) e Spagna (-8,1%).

Si tratta di un buon risultato su base annua, che però non viene ribadito dalle performance su base mensile: a dicembre le esportazioni italiane hanno segnato un calo dello 0,5% rispetto a novembre e del 3,7% rispetto a dicembre 2011.

► Sempre minore l’import europeo dagli USA

Questa flessione congiunturale dell’export – fa notare l’Istituto di Statistica- è la stessa che si registra anche nelle aree Ue (-0,5%) ed extra Ue (-0,4%). Rapportando i dati a livello continentale, invece, si registra un surplus di 81,8 miliardi di euro, contro il deficit di 15,7 miliardi del 2011 dei paesi dell’Eurozona.

L’intervento di Mario Draghi al G20 di Mosca

 Ieri l’Eurostat ha diffuso i dati sul Pil dell’Eurozona. I risultati sono stati ben sotto le attese e i mercati ne hanno immediatamente risentito. Per questo Mario Draghi ha deciso di intervenire, su questa e altre questioni, per cercare di infondere un po’ di fiducia.
► Continua a diminuire il Pil italiano

Il Governatore della BCE non ha che potuto ammettere che l’economia europea sta ancora attraversando un momento di grande difficoltà, ma ha tenuto a sottolineare che la situazione è in via di stabilizzazione. Una crisi ancora in atto che secondo Draghi è stata originata da una mancanza di finanziamenti e che ora deve essere risolta attraverso il consolidamento fiscale degli Stati e il pareggio di bilancio.

L’intervento di Mario Draghi è arrivato dal G20 di Mosca e a questo proposito il Governatore ha anche dato la sua visione a proposito di uno dei temi centrali di questo attesissimo summit: la guerra delle valute, definendo chiacchiericcio tutte le polemiche a riguardo:

► G20 di Mosca pronto al via

i tassi di cambio non sono un obiettivo politico, ma sono importanti sia per la crescita che per la stabilità dei prezzi. Tutto questo chiacchiericcio che si rincorre è infruttuoso, autolesionista, inappropriato.

Precisando, poi, che i tassi di cambio devono essere determinati dai mercati e che né gli Stati né le banche possono intervenire.