Wegelin pagherà una multa di 74 milioni di dollari per evasione fiscale

 74 milioni di dollari. Questo è l’ammontare della multa che gli Stati Uniti ha deciso di far pagare alla Wegelin di San gallo, la più antica banca svizzera, per aver aiutato molti facoltosi americani ad evadere il fisco.
► Gli accordi fiscali con la Svizzera

La sentenza è arrivata da Jed Rakoff, giudice distrettuale di Manhattan, ed è la prima volta che gli Stati Uniti prendono una tale decisione, che ha anche rilevanza penale, contro un istituto di credito estero. Secondo il giudice che ha emesso la sentenza la banca svizzera si sarebbe comportata in modo riprovevole.

Un duro colpo per una banca, la Wegelin, che è sempre stata considerata come la punta di diamante degli istituti svizzeri, presa ad esempio anche da tutti gli altri e guidata da un personaggio particolarmente carismatico che ha sempre difeso il modello fiscale svizzero.

Le banche svizzere aspirano i soldi dagli altri Stati. Sono consapevole che non si tratta di un atteggiamento democratico, ma non lo è neppure quello di molti Paesi, nei confronti dei loro contribuenti.

► La legge svizzera contro gli stipendi dei manager

Questo il principio che ha spinto la Wegelin, nel 2009, ad elaborare un sistema fiscale grazie al quale gli americani potevani depositare i loro soldi nella banca elvetica senza essere in alcun modo controllabili dalle istituzioni Usa. Ma alla fine è stato scoperto e ora la banca dovrà pagare 74 milioni di dollari agli Stati Uniti.

Forbes ha stilato la classifica degli uomini più ricchi del mondo

 Forbes ha pubblicato la sua classifica degli uomini più ricchi del mondo. Una serie di nomi -in totale sono 1426– che spaziano per tutti i cinque continenti e che generano una ricchezza pari a 5.400 miliardi di dollari.

La maggiore concentrazione di paperoni è negli Stati Uniti con un totale di 442 miliardari, al secondo posto l’Asia, paese che si distingue sempre di più per l’emergere dei nuovi ricchi, grazie ad una economia in forte espansione, con 386 super ricchi e al terzo posto troviamo Europa con 366.

La classifica di quest’anno vede degli interessanti rivolgimenti rispetto al passato. Primo fra tutti la caduta dal podio di Warren Buffet, che quest’anno è solo quarto, superato da Amancio Ortega. Carlos Slim è, invece, sempre fermo lì al primo posto per il quarto anno consecutivo, ma quest’anno sono entrati dei nuovi nomi a rincorrerlo: parliamo di Renzo Rosso, Bruce Nordstrom e Tory Burch.

La classifica dei 10 più ricchi del mondo secondo Forbes

1   – Carlos Slim 73 miliardi di dollari
2   – Bill Gates 67 miliardi di dollari
3   – Amancio Ortega 57 miliardi di dollari
4   – Warren Buffett 53,5 miliardi di dollari
5   – Larry Ellison 43 miliardi di dollari
6   – Charles Koch 34 miliardi di dollari
6   – David Koch 34 miliardi di dollari
8   – Li Ka-shing 31 miliardi di dollari
9   – Liliane Bettencourt 30 miliardi di dollari
10  – Bernard Arnault 29 miliardi di dollari

E gli italiani? Per arrivare a vedere un nome italiano nella classifica di Forbes si deve arrivare fino alla 23° posizione, dove si piazza Michele Ferrero con 20,4 miliardi di dollari.

Gli italiani più ricchi del mondo secondo Forbes

23 – Michele Ferrero 20,4 miliardi di dollari
49 – Leonardo Del Vecchio 15,3 miliardi di dollari
78 – Miuccia Prada 12,4 miliardi di dollari
131 – Giorgio Armani 8,5 miliardi di dollari
175 – Patrizio Bertelli 6,7 miliardi di dollari
189 – Stefano Pessina 6,4 miliardi di dollari
194 – Silvio Berlusconi 6,2 miliardi di dollari
195 – Paolo & Gianfelice Mario Rocca  6,1 miliardi di dollari

La Germania vuole seguire la Svizzera e mettere un tetto agli stipendi dei manager

 Una corrente di rivolta contro gli stipendi a troppi zeri dei manager si sta alzando con forza dal cuore dell’Europa. La Svizzera ha già deciso e dal 2012 sarà in vigore una legge contro gli stipendi iridati dei manager che riporterà le remunerazioni degli business man a livelli più coerenti con la crisi economica che stiamo vivendo.
L’Ue approva il tetto per gli stipendi dei dirigenti di banca

68% di favore alla proposta di legge del deputato indipendente Thomas Minder, che ha avuto grande eco nella vicina Germania, dove il partito socialdemocratico, il principale partito di opposizione ad Angela Merkel, cheide che anche in terra teutonica si segua l’esempio della Svizzera, ponendo, con un’apposita legge, dei limiti agli stipendi ed ai bonus di manager bancari ed industriali. Un appello, questo, che sembra trovare riscontro anche tra la Cdu della Merkel e i suoi partner di governo.

Il referendum svizzero è un passo giusto e importante nella direzione giusta per porre un freno all’avidità e alla smania di guadagni super dei manager e di altri. Il risultato dovrebbe indurci a pensare a una direttiva simile e unica a livello europeo, valida per tutta la Ue.

ha commentato il vice capogruppo parlamentare socialdemocratico Joachim Poss.

► Ancora nulla di fatto sul patto Italia-Svizzera

Ma non c’è solo questa possibilità a mettere in difficoltà i manager. Dopo la ratifica dell’accordo anti-evasione, infatti, le banche svizzere stanno insistentemente chiedendo ai loro clienti tedeschi di autodenunciare i possedimenti depositati nelle banche elvetiche alle autorità del proprio paese.

La legge svizzera contro gli stipendi dei manager

 I cittadini svizzeri hanno dato il loro pieno appoggio, attraverso un referendum che ha ricevuto il 68% di voti positivi, ad una proposta di legge avanzata dal deputato indipendente Thomas Minder, con la quale viene restituita alle assemblee degli azionisti la facoltà di decidere le retribuzioni dei manager e dei dirigenti delle relative società.

A partire dal 2014, dunque, quando questa proposta di legge verrà ufficialmente inserita come normativa all’interno della Costituzione  elvetica, per i manager svizzeri non sarà più possibile fare affidamento su indennità di entrata, buoneuscite, indennizzi e altri tipi di bonus milionari che ad oggi costituiscono una parte importante delle retribuzioni da favola percepite dai  numeri uno aziendali.

Fino ad oggi, infatti, è stata appannaggio dei soli consigli di amministrazione la facoltà di decidere in merito a questioni inerenti gli stipendi iridati dei supermanager, che, da venti anni a questa parte, hanno di conseguenza scelto di allinearsi al modello americano delle retribuzioni a sei zero e più.

Questa prassi ha permesso a manager come Daniel Vasella, della Novartis, di guadagnare oltre 300 milioni di euro nel corso della sua carriera e a numeri uno come, Brady Dougan del  Credit Suisse, di percepire oltre 50 milioni di euro in un anno. 

Secondo alcuni addetti ai lavori la nuova legge svizzera potrebbe incidere negativamente sulle possibilità di afflusso nel territorio elvetico dei capitali internazionali, o potrebbe comunque generare la proliferazione di escamotage finanziari volti all’aggiramento dei divieti. Per i trasgressori, tuttavia, sono previsti fino a 3 anni di carcere.

Scattato il sequester degli Usa con tagli per 85 miliardi

E’ allarme per gli Stati Uniti. Come preventivato se il Congresso non fosse giunto, come poi è stato, ad un accordo il primo marzo 2013 è scattato il sequester per il paese, un’operazione di taglio della spesa pubblica per 85 miliardi di dollari che porterà ad un risparmio di 1.200 miliardi in dieci anni.

► Obama apre a rapporti con Europa

Il presidente Barack Obama ha immediatamente lanciato l’allarme per le conseguenze che i tagli avranno sul potenziale di crescita del paese e, soprattutto, sull’occupazione.

Tanto che il presidente ha tentato il tutto e per tutto cercando un accordo dell’ultimo minuto, ma il Congresso è rimasto sulle sue posizioni. Barack Obama ha reagito duramente:

Questi tagli sono stupidi e non necessari. E anche se non causeranno una nuova crisi finanziaria si faranno sentire sulla ripresa e sul mercato del lavoro.

Li chiamano tagli lineari e si abbatteranno su tutti i settori senza alcuna discrezionalità: per il primo anno 47 miliardi di dollari saranno tagliati alla Difesa, 10 quelli dell’assistenza Medicare e i restanti riguarderanno le “spese discrezionali” di Washington.

► Obama vuole 5 miliardi di dollari

Obama ha comunque rassicurato il paese: i tagli avranno un impatto limitato sull’economia a condizione che non si prolunghino nel tempo.

Negli Usa scatta la sequestration

 A partire da oggi, 1 marzo, scatta in America la cosiddetta “sequestration“, ovvero una serie di tagli alle spese delle Agenzie federali che incideranno sul budget complessivo del 2013 per 85 miliardi di dollari.

L’attività del sequester, inoltre, non sarà limitata al solo 2013, ma si protrarrà anche negli anni a venire, cioè per i prossimi dieci anni, consentendo così un risparmio complessivo che alla fine delle operazioni ammonterà ad un totale di 1200 miliardi di dollari.

Ben Bernake difende la FED e la sua politica monetaria

Questi tagli andranno a colpire i 50 Stati americani più il distretto federale di Washington, così come precisato da un dettagliato report sulla faccenda, diffusa dall’amministrazione di Barack Obama. I tagli sono finalizzati al contenimento delle spese federali e all’abbattimento progressivo del debito, che negli Usa ha raggiunto i 16.400 miliardi di dollari.

Il rischio “sequestrer” per gli Stati Uniti

I settori interessati dalla maxi manovra decennale saranno in primis quello difesa e poi a rotazione tutti gli altri. Si inizierà, infatti, proprio nel 2013 con 47 miliardi in meno ai programmi attuati per scopi difensivi, per poi passare alla importante fetta rappresentata dalla sanità, cioè l’assistenza Medicare, che verrà privata di 10 miliardi.

Altri settori interessati dai tagli saranno poi quelli del lavoro, dell’educazione, della disabilità e dell’ambiente, settori che già danno molto da discutere: solo per il 2013 si stimano 750 mila occupati in meno.

Apple paga 100 milioni di dollari per i Puffi

 Si è conclusa con un patteggiamento la causa intentata contro la Apple nel 2011 da cinque genitori californiani. I genitori in questione hanno portato in tribunale la casa di Cupertino a causa delle applicazioni freemium, ossia delle applicazioni scaricabili gratuitamente sull’iPhone e che non richiedono alcun inserimento di codici o pin per upgrade a pagamento.

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La colpa di Apple è stata di non aver adeguatamente informato i consumatori i quali, in alcuni casi, si sono trovati addebitate anche alcune migliaia di dollari sui loro conto correnti. L’app che ha creato maggiori problemi è una delle più diffuse anche da noi, il gioco Smurfs’ Village (i Puffi). Questo gioco, infatti, è scaricabile gratuitamente ma gli ulteriori upgrade, come l’acquisto delle “puffbacche“, sono a pagamento.

I ragazzi le hanno comprate senza dover inserire il codice della carta di credito di mamma o papà che poi si sono trovate addebitate le operazioni.

La proposta di patteggiamento fatta da Cupertino -un rimborso delle spese in buoni da spendere nei negozi Apple, ma solo per importi superiori ai trenta dollari– ha convinto gli accusanti che hanno accettato le condizioni. Si è stimato che gli utenti coinvolti nell’affare siano oltre venti milioni e la chiusura della causa potrebbe costare ad Apple la bellezza di 100 milioni di dollari.

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Ma on è così semplice ricevere il rimborso: Apple contatterà gli utenti coinvolti che dovranno dimostrare che l’acquisto è avvenuto incautamente ad opera di minori.

Mario Draghi su occupazione e euro

 Nel suo discorso tenuto all‘Accademia Cattolica di Monaco di Baviera il presidente della BCE Mario Draghi ha voluto lanciare un chiaro segnale ai paesi dell’Unione Europea, in un momento politico particolare come quello del post elezioni in Italia che ha riaperto delle questioni mai risolte in seno alla Banca Centrale e all’Unione.Draghi si è schierato in difesa della moneta unica come solo mezzo di stabilità per l’economia dei paesi dell’Unione Europea. Ma è necessario che i paesi che hanno deciso di aderirvi si prendano le giuste responsabilità per far sì che l’euro possa davvero assolvere al suo compito non lasciando alla Banca Centrale il compito, che non potrà mai essere di sua competenza, di portare avanti le riforme strutturali dei singoli paesi.

Quello che la BCE può fare, ora che i paesi con i maggiori problemi hanno ricevuto gli aiuti, è impegnarsi a mantenere stabili i prezzi, come prevede il suo mandato, ma poi l’iniziativa di risanamento deve partire dall’interno dei singoli paesi, che non possono fermarsi agli obiettivi raggiunti fino ad ora.

Anche se i costi sociali delle riforme di questo periodo sono stati molto alti, non ci si può fermare adesso: la disoccupazione è ancora molto alta in molti paesi dell’Eurozona e il presidente ha invitato i paesi ad

attuare riforme fondamentali che spingano il potenziale delle loro economie. La disoccupazione è una tragedia che spreca la vitalità dei lavoratori, impedisce alle persone di avere un ruolo attivo nella società e crea una sensazione di senza speranze, che è frustrante per i giovani.

Non si può sottovalutare il problema della disoccupazione che in Europa colpisce circa 19 milioni di persone, l’equivalente della popolazione dell’Olanda.

 

 

Ryanair fa ricorso contro l’Antitrust dell’Unione Europea

 Questa mattina l’Antitrus dell’Unione Europea ha deciso porre il divieto all’acquisizione da parte della Ryan Air dell’altra compagnia aerea irlandese, la Aer Lingus.

La motivazione è molto semplice: le due compagnie interessate alla transazione hanno entrambe base l’Irlanda e sono le principali a servire il paese. La loro unione, quindi, potrebbe portare ad una situazione di monopolio da parte della Ryan Air o di una sua posizione dominante.

Niente più concorrenza sui 46 collegamenti aerei del paese a tutto discapito dei consumatori (circa 11 milioni all’anno che si servono di queste tratte) che vedrebbero lievitare le tariffe. Ma la Ryan Air non ci sta alla decisione dell’Unione Europe e ha deciso che farà ricorso alla Corte di giustizia europea, perché questa decisione non sarebbe stata dettata da motivi economici ma da motivi politici: è intento dell’Ue, secondo la compagnia low cost, quello di bloccare l’acquisizione di una connazionale.

Oltre a ciò, fanno sapere dalla Ryan Air, l’Ue starebbe tutelando il governo irlandese che detiene il 25% di Air Lingus. Queste le parole di Robin Kiely, responsabile comunicazione della società:

Ci dispiace che questo divieto sia chiaramente motivato da interessi politici piuttosto piccoli dalle preoccupazioni circa la concorrenza e crediamo di avere forti motivi di ricorso per annullare il divieto di politica.

Inizia la class action contro la Budweiser

 La birra è una delle bevande maggiormente consumate in tutto il mondo. In America una delle marche più famose, molto conosciuta anche da questa parte dell’oceano, è la Budweiser, una birra bionda e leggera. Forse troppo leggera. Tanto da far sospettare il contenuto di acqua sia maggiore di quello riportato in etichetta.

Per questo i consumatori hanno intentato una class action contro Anheuser-Busch, produttore della birra incriminata, accusandolo di violazione delle norme a tutela del consumatore in vigore in California e Missouri tramite la falsificazione dei dati sul contenuto alcolico del prodotto.

► Possibile class action per lo scandalo Libor

La denuncia collettiva è stata depositata venerdì scorso al tribunale a San Francisco, dando avvio ad altre due class action in Pennsylvania e in New Jersey, con la richiesta di rimborso a tutti coloro che hanno acquistato un prodotto Budweiser negli ultimi cinque anni.

L’accusa è sostenuta anche dalle testimonianze di alcuni ex dipendenti di Anheuser-Busch che hanno dichiarato che in molti stabilimenti è prassi consolidata aggiungere acqua alla birra appena prima dell’imbottigliamento. Una percentuale minima sul totale del prodotto, ma che consente un risparmio in termini di alcol dal 3% all’8%.

Dalla Anheuser-Busch per ora solo una secca smentita. Così ha commentato il vicepresidente Peter Kraemer

Le nostre birre rispettano completamente le direttive sulle bevande alcoliche il che le rende tra le più vendute negli Usa e nel mondo. Siamo orgogliosi di aderire agli standard più alti.