Banche cinesi in difficoltà

Stando a quanto riportato dai dati rilasciati da Bloomberg, la Cina prospetta un record minimo circa i prestiti bancari. Si tratta di un minimo storico dal 2002 ad oggi. La causa di questa involuzione verificatasi negli ultimi 11 anni è da cercare nello sviluppo di un mercato creditizio parallelo ai canali tradizionali. I prestiti bancari a/a (ovvero quelli ‘anno su anno’) sono scesi del 14% mentre sono in aumento quelli di derivazione non bancaria.

A gennaio dello scorso anno, i prestiti bancari ammontavano a 738 miliardi di Yuan. Oggi la cifra, diminuita visibilmente, si aggira intorno ai 550 miliardi di Yuan con un picco massimo toccata a marzo 2012. Nel terzo mese dello scorso anno i prestiti, infatti, ammontavano a 1.011 miliardi di Yuan.

CAUSE RISCHIO AUMENTO CREDITO

Il dato porta con sè problemi e pericoli. Occorre dire che i canali di credito non tradizionali non sono regolamentati a dovere. Questo è il problema, che implica un pericolo per un’economia di dimensioni enormi come è quella cinese.

A ciò va aggiunto un altro dato abbastanza preoccupante, riportato sempre dalle statistiche e dalle riflessioni di Bloomberg: si tratta della non trasparenza del livello di indebitamento della Cina, un dato che si reperisce con non poche difficoltà.

Sono diversi ancora i problemi da risolvere sul nodo “Sviluppo Economia Cinese”. Ciò è dovuto al fatto che sono troppi i dati tenuti nascosti e poca è l’esposizione finanziaria sui mercati globali.

 

Volkswagen ambasciatrice Made in Italy

Volkswagen si autoproclama ambasciatrice del Made in Italy. L’azienda tedesca sente questa responsabilità, che divide volentieri con Ducati e Lamborghini, due marchi italiani, che afferma con orgoglio. Ambasciatrice del Made in Italy “in tutto il mondo”. Così dicono alla Volkswagen. Affermazioni che, inevitabilmente, scatenano diverse polemiche.

Detroit, domenica sera. Una conferenza stampa atta ad illustrare gli ottimi risultati ottenuti nel 2012 da Volkswagen, durante il giorno prima dell’apertura dell’Auto Show diventa terreno per discussioni accese.

Tutto inizia con le dichiarazioni dell’amministratore delegato del gruppo di Volfsburg, Martin Winterkorn. Dichiarazioni fatte con il petto in fuori. Winterkorn ha appena dato l’avvio per un progetto che costerà all’azienda 50 miliardi di euro in termini di investimenti. Il progetto porterà l’azienda a diventare il primo gruppo automotive mondiale entro 5 anni. La strada da percorrere è quella giusta per Winterkorn. Sarà percorsa fino al 2018.

L’ad di Vokswagen lo dice mentre chiama sul palco i suoi collaboratori più stretti. Successivamente all’annuncio del varo del piano,  Winterkorn lascia un po’ di risultati alla platea: “Lo scorso anno abbiamo superato per la prima volta il tetto dei 9 milioni di auto vendute nel mondo: 9,1 milioni, per la precisione”.

La domanda é: perché ambasciatrice del Made in Italy? E’ lo stesso Winterkorn a rispondere. I numerosi collaboratori italiani e il design italiano studiato a Volfsburg ne sono la prova.

Chissà come l’avranno presa Ducati e Lamborghini.

 

Stipendio top manager Svizzera a rischio

 Lo stipendio dei top manager svizzeri è troppo distante da quello che percepiscono i lavoratori ‘normali’. Un fatto noto che, però, è sempre stato preso come un dato di fatto, in tutti i paesi del mondo, almeno fino a che la Banca Cantonale di Glarona ha posto un limite massimo a quello che i quadri aziendali possono percepire, fissandolo al massimo a dieci volte lo stipendio del dipendente che guadagna di meno.

► Ancora nulla di fatto sul patto Italia-Svizzera

Una bella presa di posizione dell’istituto, soprattutto in vista del referendum che si terrà il prossimo 3 marzo proprio su questo argomento. Se da un lato la decisione è stata accolta bene dai cittadini – pesantemente indignati dal fatto che, nonostante le banche elvetiche stiano dando i primi segni di cedimento, non è stata presa nessuna decisione a riguardo – e dall’ideatore del referendum, il deputato al Parlamento federale Thomas Minder.

► Gli accordi fiscali con la Svizzera

Per Minder si tratta di un’azione necessaria che ha l’obiettivo di porre al centro delle decisioni in merito agli stipendi annui dei top manager l’assemblea degli azionisti. Ma per Peter Kunz, docente di economia all’università di Berna, si tratta di

Proposte bizzarre, che non hanno riscontro in nessun altro posto al mondo

► Top manager inglesi: stipendi più alti del 27%

Che rischiano di creare una fuga di manager capaci dalle dalle imprese svizzere, come già preannunciato da Peter Brabeck, amministratore delegato di Nestlè, che ha commentato:

Se lo Stato ci imponesse un tetto agli stipendi, ci chiederemmo se la Svizzera è ancora il luogo ideale per ospitare la sede del nostro gruppo.

Il piano di stimolo dell’economia giapponese

 Il Giappone deve fare tutto il possibile per far ripartire la sua economia. Dopo anni di primato economico, il Paese del Sol levante, infatti,  sta attraversando una grave crisi, resa peggiore anche dalle catastrofi che l’hanno colpita negli ultimi tempi.

► Le prospettive economiche del Giappone

La soluzione, almeno per ora, l’ha proposta Shinzo Abe, il primo ministro giapponese, che ha deciso un piano di stimolo all’economia pari a 10.300 miliardi di yen (90 miliardi di euro) in cui sono compresi sgravi fiscali per favorire gli investimenti e una serie di progetti per la realizzazione di grandi infrastrutture (soprattutto nel Nord e nell’Est del Paese, le aree devastate dal terremoto e dallo tsunami dell’11 marzo 2011) che dovrebbero creare 600 mila posti di lavoro.

Abe è stato chiaro: è vero che il debito pubblico del paese è alle stelle, ma la necessità primaria è quella del rilancio dell’economia, e deve essere il Governo ad occuparsene

 Industria europea in allarme per l’accordo con il Giappone

E’ il Governo che deve prendere per primo l’iniziativa per creare domanda e dare impulso all’intera economia.

Il piano deciso dal Primo Ministro Abe dovrebbe portare ad una crescita del Pil pari al 2%, ma se il paese vuole davvero uscire dalla sua grave situazione i problemi da risolvere sono anche altri. I principali sono, da un lato, i rapporti con la Cina (le dispute territoriali tra i due paesi hanno fatto contrarre l’export nipponico verso questo paese) e, dall’altro, è necessaria una semplificazione delle regolamentazioni interne.

► Nel 2030 la Cina sarà la prima superpotenza mondiale

Perché Apple punta sulla Cina

Sono giorni di fermento in casa Apple. Senza ombra di dubbio l’azienda sta studiando ogni tipo di contromossa per prevenire una nuova offensiva da parte di Samsung.

► Dal 2013 la produzione Apple torna in America

I recenti cali nelle vendite di alcuni prodotti della brand-line della mela morsicata fungono da ‘alert’ per il 2013.

Ma tutto lascia presagire che l’anno è partito con il piede giusto e finirà bene. Basti pensare che iWatch, iOs 7, iPhone Mini, iPhone 6, iMac Pro e iTv sono le novità Apple 2013.

Una produzione che dunque crescerà a dismisura, si amplierà e cambierà anche quello che è il primo mercato di riferimento.

Non più gli Usa, bensì la Cina. Lo ha rivelato il Ceo Tim Cook, che proprio in questi giorni sta visitando il Paese asiatico. Per il Ceo si tratta della seconda ‘visita’ in meno di 12 mesi.

Durante un’intervista, Cook ha esplicitamente affermato che “La Cina sorpasserà gli Stati Uniti, diventando il primo mercato per Apple”.

Al momento la Cina è il secondo mercato di riferimento per il colosso guidato da Cook, che aggiunge: “Diventerà il primo, ne sono certo”.

Perché Apple punta sulla Cina?

L’analisi è e deve essere approfondita. Apple sta monitorando minuto per minuto le vendite effettuate dal gruppo nella ‘Grande Cina’, e cioè in Taiwan e ad Hong Kong. I dati sono confortanti. Le vendite in Cina sono seconde solo alle vendite negli States.

Rimarranno molto alte e non si focalizzeranno sul lancio dell’iPhone Low Cost, che non approderà nel Paese asiatico, pieno zeppo di telefonini a basso costo che invadono anche gli altri mercati emergenti. Nessun spreco di risorse, dunque, e nessuna concorrenza in cui si perde sin dall’inizio.

Apple punta sulla Cina in maniere diverse e più efficaci. Le modalità le ha spiegate lo stesso Cook al portale Sina.com, affermando che il gruppo prevede di aprire un totale di più di 25 Apple Store nel Paese, a fronte degli 11 negozi complessivi presenti ora in Cina e Hong Kong.

 

American Express licenzia 5.400 dipendenti

Un maxi taglio dell’8,5% del personale che costerà 400 milioni di dollari in termini di liquidazioni. AmericanExpress, con l’avvento del 2013, manda a casa 5.400 dipendenti.

Il gruppo di carte di credito colpito dalla crisi testimonia che quella americana è così profonda a non risparmiare neanche un emblema della finanza.

► La crisi economica europea nel 2013

Basti pensare che è il taglio di costi più lacerante dell’ultimo quinquennio.

A cosa è dovuto il Maxi Taglio di American Express?

La decisione arriva alcuni mesi dopo il raggiungimento dell’intesa da 127,5 milioni di dollari (compresi quei 85 milioni finalizzati al rimborso-clienti) trovato con il Consumer Financial Protection Bureau, con la Federal Reserve e con altri regolatori del settore bancario, il base al quale il gruppo aveva commercializzato in modo errato alcuni prodotti, attuando procedure illegali.

Ma il taglio dei dipendenti è dovuto anche ai risultati preliminari del quarto trimestre, rilasciati in attesa di quelli definitivi che saranno annunciati il prossimo 17 gennaio.

In base ai dati erogati si evince che gli utili di American Express sono in netto calo del 47%.

Ora, tra liquidazioni dei dipendenti e spesse connesse, l’azienda dovrà sborsare una cifra che si aggira sui 400 milioni di dollari.

Non solo. Nell’ambito delle operazioni in uscita, American Express dovrà rimborsare la clientela per un totale 153 milioni di dollari e dovrà poi sborsare 342 milioni legati al programma fedeltà.

Global Travel: la divisione più colpita è quella Global Travel, con il conseguente trasferimento dei servizi sul canale digitale, così da migliorarne l’efficienza.

 

La crisi economica europea nel 2013

 Per la previsione di questo studio l’inizio dell’anno sarà caratterizzato dal fatto che la crisi continuerà, mentre in seguito ci sarà la crescita della domanda mondiale.

In particolare, si parla di ripresa economica debole nella seconda parte dell’anno. Il Pil sarà in ripresa in questo 2013 anche se la stessa sarà debole e concentrata sulla seconda parte dell’anno. La ripresa del Pil nell’Eurozona è prevista allo 0,2% e dipenderà dall’aumento della domanda mondiale.

► Per Standard & Poor’s Europa fuori dalla crisi nel 2013

L’Istat, l’Ifo e l’Insee affermano che la ripresa, anche se debole, è

trainata dall’accelerazione della domanda mondiale dovuta a un maggior dinamismo dei mercati emergenti e dal recente accordo sul fiscal cliff negli Stati Uniti, che dovrebbe limitare possibili effetti negativi sulla ripresa dell’economia americana.

► Situazione critica per i prestiti bancari dell’Eurozona

Si prevede anche il fatto che il debito sovrano dei Paesi allenti le tensioni dei mercati finanziari e stabilizzi gli investimenti.

Per quanto riguarda la produzione industriale, nel quarto trimestre del 2012 si prevede una contrazione, mentre nel 2013 ad una prima parte di diminuzione dello 0,4% seguirà una ripresa dello 0,2% per la crescita del mercato mondiale e per la stabilizzazione della domanda interna.

 

iWatch iOs 7 iPhone Mini iMac Pro e iTv sono le novità Apple 2013

Dopo l’annuncio del lancio dell’iPhone Low Cost 2013, Apple svela tutte le novità per il 2013. E c’è da divertirsti. Oltre al lancio del nuovo melafonino studiato per catturare le fasce con il reddito più basso, infatti, l’azienda di Cupertino medita di inserire interessantissimi prodotti sul mercato.

Ipotesi avveneritiche, che a prima vista rasentano la fantasia, ma che in realtà sono la testimonianza del fermento nel Quartier Generale diretto da Tim Cook.

TUTTE LE NOVITA’ APPLE DEL 2013

Andiamo dunque a vedere quali sono tutte le novità in casa Apple per quest’anno.

iPhone Mini

► Dal 2013 la produzione Apple torna in America

Fonti vicine all’azienda sostengono che il tanto atteso iPhone 5s (modello di raccordo tra il 5 e il 6, come vuole la lettera ‘s’) potrebbe non arrivare mai sul mercato. Sembra infatti che il colosso di Cupertino stia meditando di lanciare direttamente  sul mercato il 6. Nel frattempo, come accennato in precedenza, si parla tanto di un arrivo dell’iPhone Mini per fare breccia nei mercati emergenti, incentrato su un prezzo collocabile nella fascia tra i 250 e 300 euro.

Tablet più leggero e con più potenza

Il 2013, inoltre, potrebbe essere l’anno dei phablet, una sorta di dispositivo a metà tra smartphone e tablet.

iPad Mini con display retina

L’iPad Mini con display retina è un’altra delle news provenient da Apple. Con il lancio dei nuovi phablet, l’applicazione della retina al display del Mini viene interpretata come una strategia di diversificazione dell’offerta.

Nuovi iMac pro

Come tutti sanno, la gamma iMac è stata rinnovata a fine 2012. Nel 2013, però, dovrebbero essenzialmente essere rifiniture tecniche e l’inserimento di un Wifi “Gigabit”, più veloce dell’attuale.

iTv & Apple Tv

Un’altra ghiotta novità riguarda la Apple smart Tv, in relazione alla quale circolano diverse voci da molto tempo. Che l’apparecchio sia nei programmi della casa di Cupertino è ormai noto ai più. La piattaforma Tv è spesso una delle allusioni di Tim Cook, alle quali vanno aggregate quelle dei dirigenti di Foxconn.

Ancora la data di lancio è segreta. Potrebbe comunque rientrare tra i progetti da portare a termine entro l’anno.

iWatch

Ecco un’altra mossa per battere su un fronte nuovo, quello della tecnologia indossabile, Google e Samsung . Con molta fretta, Cupertino sarebbe già disposta a lanciare entro la prima metà dell’anno in corso un orologio intelligente. Si tratterebbe di uno smartwatch, che con ogni probabilità dovrebbe chiamarsi iWatch. Un modello a metà tra smartphone e orologio, che godrebbe degli stessi format di produzione attualmente utilizzati per l’iPod Nano.

iOs 7

Superati i 40 miliardi di download per il 6, è tempo di fare l’upgrade del sistema operativo. Il 2013 porterà in casa Apple anche la versione 7 di iOS, tra i dispositivi mobili. C’è già un’idea sul periodo dell’anno all’interno del quale il nuovo Os potrebbe essere mostrato. Dovrebbe accadere prima dell’estate, in occasione della conferenza mondiale degli sviluppatori.

Per Standard & Poor’s Europa fuori dalla crisi nel 2013

Fuori dalla crisi del debito già nel 2013? Per Standard & Poor’s, agenzia di rating tra le più note, si può.

Il 2013 potrebbe essere un anno fondamentale per l’Eurozona. Molti dei suoi problemi potrebbero trovare una soluzione, a patto che le politiche attuate per riequilibrare i bilanci già da qualche anno, continuino su questa linea.

In tale contesto, sarà importantissimo il voto in Italia e Germania. Molto dipende, pertanto, dall’esito delle elezioni in questi due Paesi.

Standard & Poor’s afferma che i prossimi 12 mesi potrebbero risultare decisivi al fine di superare la fase di volatilità nonché la frammentazione dei mercati che si è vista negli ultimi anni con il ritorno di alcune Nazioni come Irlanda e Portogallo “a un più sostanziale ricorso” a emissioni di titoli di Stato sul mercato primario. Gli analisti hanno poi aggiunto che “Ciò nonostante crediamo che la fiducia degli investitori ritornerà solo se gli Stati membri continueranno a fare progressi nel riequilibrare le loro economie, sia stabilizzando in modo strutturale il loro debito sia riducendo il deficit”.

 Sfida Irlanda – Ue su debiti bancari

La premessa per questa visione ottimistica rispetto alla ripresa è dunque che l’Italia, citata come esempio, prosegua il cammino di riforme avviato dal governo Monti. Standard & Poor’s ne è convinta: “Con la chiave di una soluzione della crisi di successo nelle mani dei governi, il calendario elettorale rimane un fattore vitale nella valutazione del corso futuro delle politiche, nonchè dei progressi nella soluzione della crisi”, si legge nello studio diffuso dall’agenzia.

Sfida Irlanda – Ue su debiti bancari

L’antefatto: due anni fa, nel 2010, la Bce ha fatto un prestito di 32 miliardi di euro al Governo d’Irlanda, affinché potesse ricapitalizzare le banche AIB e Bank of Ireland.

Il presente: Fresco di incarico di responsabile dell’Unione Europea, il governo irlandese inaugura il suo turno di Presidenza a Bruxelles cercando di fare in modo che l’Europa renda più leggeri i debiti delle banche, che da molto tempo gravano sul Paese. Un Paese, l’Irlanda, in piena crisi finanziaria.

Proprio oggi Herman Van Rompuy , Presidente del Consiglio europeo ha confermato seppur in maniera indiretta di voler perorare la causa del primo ministro Enda Kenny durane una visita a Dublino.

► Evasione fiscale, a Marzo il nuovo Redditometro

Nel frattempo i Paesi membri dell’Unione europea stanno ancora trattando circa i dettagli per una quasi impossibile unione delle banche. Non si direbbe che Van Rompuy sia un campione di opportunismo, insomma.

Torniamo all’antefatto: il prestito del 2010. Oggi, Dublino vorrebbe quantomeno cambiare i tempi del rimborso del debito.

La stampa irlandese dice che le trattative sono in corso, ma che sono complesse per via della paura della Banca Centrale europea di concedere il finanziamento monetario.

Intanto, il Ministro Enda Kenny ha dichiarato: “Per uscire in modo efficiente dal programma di assistenza europeo dobbiamo poter contare sull’aiuto dell’Europa”. L’Irlanda ha dunque bisogno dell’appoggio europeo per tornare a finanziarsi sui mercati entro la fine del 2013.