Grecia, al via una nuova tranche di aiuti

Ultima chiamata da parte del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble al Bundestag, prima che i parlamentari votino per il terzo pacchetto di aiuti per la Grecia. Il Ministro lo dice chiaramente e senza mezzi termini

«Gli effetti di un default della Grecia potrebbe portare al crollo dell’euro. In Europa nessuno approfitta dell’euro più di noi tedeschi…Se investiamo sul futuro dell’Europa investiamo sul nostro futuro».

Si procede comunque in direzione del sì alla terza tranche di aiuti. Nella giornata di oggi in Germania il Bundestag deve decidersi sui nuovi aiuti ad Atene. Anche l’opposizione é d’accordo e pertanto é previsto un cospicuo via libera, malgrado si terranno in considerazione i no di chi ha paura per i costi eccessivi, come appunto Schaeuble. 

In esame al Parlamento il pacchetto di agevolazioni che dovranno permettere al debito di Atene di calare fino al 124% del Pil nel 2020. Intanto Mario Draghi interviene da Parigi sulla situazione globale del Vecchio Continente:

“L’Eurozona non é ancora fuori dalla crisi, ma potrebbe iniziare a riprendersi nella seconda metà del 2013. il consolidamento di bilancio a medio termine é inevitabile. Le riforme per rendere meno rigido il mercato del lavoro sono fondamentali per Italia e Francia.”

Lo scudo fiscale, in un siffatto clima è dunque alle porte, come ribadisce sempre Draghi:

“La Banca Centrale Europea farà tutto il necessario per preservare l’euro. Lo ha ribadito il presidente dell’Eurotower Mario Draghi che ha aggiunto che la Bce è pronta ad intervenire con lo scudo antispread se necessario e se i Paesi sottoscrivono le condizioni”.

Occorre dunque velocizzare l’unione bancaria in Ue:

“I governi dell’Eurozona devono spingere per l’implementazione dell’unione bancaria e la supervisione della Bce va applicata a tutte le banche”.

Industria europea in allarme per l’accordo con il Giappone

 

 Secondo l’Associazione europea dei costruttori Acea un accordo di tale portata con il Giappone mette in serio pericolo la ripresa del settore dei veicoli a motore in Europa, uno dei comparti economici che ha maggiormente risentito della crisi. Si stima che 35-73.000 persone potrebbero perdere il loro posto di lavoro.

Una prospettiva tutt’altro che rosea, che era stata già contestata dai produttori europei. Sergio Marchionne, in qualità di presidente Acea, aveva già chiesto il congelamento dei negoziati con Tokio, almeno fino a che la l’attuale fase di difficoltà del settore auto europeo non fosse stata superata.

Richiesta rigettata dalla Commissione Europea, in quanto i precedenti accordi con il paese del Sol Levante prevedono che nel caso in cui le barriere non tariffarie non vengano eliminate entro un anno, l’Unione Europea può, anche nell’eventualità di trattative già in corso, interrompere i rapporti in tal senso.

Clausola che è stata confermata dai ministri del commercio di tutti gli stati membri che rassicurano che la fine delle trattative potrebbe arrivare anche fra parecchi anni. Se le trattative andranno in porto per l’Eurozona  si prevede una crescita del PIL di almeno l’1%, con un aumento delle esportazioni europee di un terzo, il che porterebbe ad un incremento addizionale di 400mila posti di lavoro in Europa.

Lagarde: priorità all’unione bancaria

 Christine Lagarde ha parlato ieri alla conferenza sull’Eurozona promossa dal ministero delle finanze francesi e, anche in accordo con quanto già espresso da Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea, dice che la crisi nella zona dell’Euro non è ancora terminata e che tutti i paesi della moneta unica devono ancora lavorare sulle giuste contromisure da mettere in atto, prima tra tutte l’unione bancaria.

Lagarde sostiene anche che ciò che hanno fatto i governi coinvolti fino ad ora ha portato a grandi risultati, ma la strada da percorrere è ancora lunga

La situazione economica nella zona euro resta fragile. La forte recessione nei Paesi periferici della zona euro persiste, e ha causato effetti anche nei Paesi partner, soprattutto in materia di disoccupazione. L’area euro deve dotarsi di politiche economiche “asimmetriche” quando necessario, con i Paesi in surplus che, attraverso l’aumento dei redditi reali, possono sostenere la crescita di quelli in deficit.

L’unione bancaria è quindi una priorità, in quanto si configura come l’unico sistema per evitare che gli shock a livello nazionale diventino sistemici. Il passo successivo è quello della ricapitalizzazione delle banche profittevoli ma sotto capitalizzate, che dovrebbe anche prevedere una stessa supervisione per tutti gli istituti dell’Eurozona.

Non deve avvenire che il processo di unione bancaria sia frammentato: deve esserci chiarezza sul calendario, sulle misure, sulla coerenza del processo. Ciò è necessario per una chiarificazione del paesaggio nell’Eurozona e per spezzare il circolo perverso tra crisi del debito sovrano e crisi bancaria.

La Commissione Europea ha approvato la ristrutturazione delle banche spagnole

 

 Gli istituti bancari coinvolti nel piano di salvataggio sono quattro: BankiaNcg Banco, Catalunya BancBanco de Valencia.

Per i primi tre istituti nazionalizzati, BankiaNcg BancoCatalunya Banc, la Commissione Europea crede che la ristrutturazione così come prevista nel piano di salvataggio possa in breve tempo riportare ad una gestione normale di lungo termine. L’accordo, preso nel rispetto delle volontà tanto delle autorità spagnole che di quelle europee, prevede una riduzione del 60% del bilancio entro il 2017, con il ricollocamento delle attività sul business al dettaglio e i prestiti alle Pmi. Una strategia che dovrebbe rafforzare il capitale e le posizioni di liquidità degli istituti in questione.

La ristrutturazione delle banche spagnole prevede dei tagli particolarmente duri che porteranno ad una sostanziale riduzione dell’organico, delle filiali e degli sportelli presenti sul territorio spagnolo.

Per il Banco de Valencia, invece, la misura è stata più forte: la banca sarà venduta a Caixabank e non sarà più un istituto di credito indipendente.

Nonostante la soddisfazione espressa da entrambe le parti per l’accordo raggiunto, i dati macroeconomici del paese continuano ad essere poco incoraggianti. Secondo il bollettino di novembre diffuso dalla Banca di Spagna il Pil del paese continuerà a diminuire fino alla fine dell’anno.

 

Cameron provoca: conviene detassare i ricchi

 Il governo Cameron lancia una forte provocazione: abbassiamo le tasse ai ricchi. Esattamente l’opposto di quanto detto ieri da Warren Buffet, uno degli uomini più ricchi del mondo, secondo il quale, invece, i ricchi dovrebbero pagare molte più tasse se si vuole arrivare ad una vera ristrutturazione dell’economia.

L’editoriale di Buffet, nel quale il miliardario rilancia il suo appoggio alla politica di Obama, ha fatto il giro del mondo, così come anche la provocazione del governo Cameron, che però, per raggiungere lo stesso scopo, passa per la strada opposta. Infatti, stando a quanto dichiarato dal ministro del Tesoro inglese George Osborne, l’aumento delle tasse voluto da Gordon Brown (aumento dell’aliquota fiscale dal 40 al 50%) ha fatto scappare i ricchi dalla Gran Bretagna con una conseguente perdita per l’erario di 7 miliardi di sterline. La soluzione è quella di riportare l’aliquota al valore iniziale, passando dall’attuale 50 al 45% per poi tornare di nuovo al 40% quando l’economia si sarà ristabilita.Una tesi che Cameron, conservatore, condivide anche con l’ex premier laburista Blair. Entrambi concordano sul fatto che il paese non ha che da guadagnare dagli incentivi per i ricchi. Detassare i grandi patrimoni vuol dire che saranno in molti a riportarli sul territorio inglese, quindi, le tasse più basse saranno compensate da un maggior numero di contribuenti.Ma non solo l’erario beneficerà di questo. Sarà tutta l’Inghilterra a beneficiarne, perché i miliardari che torneranno in patria, con le loro attività e i loro capitali, creeranno un indotto da miliardi di sterline.

Accordo sulle nuove regole per le agenzie di rating

 La comunicazione dell’avvenuto accordo è arrivata solo in tarda notte: un negoziato lungo e difficile, durato mesi, che ha mosso dei grandi interessi finanziari, non solo quelli delle lobby americane, ma anche quelli dei singoli stati che si trovano, spesso, vittime di valutazioni sul rating che aggravano delle situazioni già critiche di per sé.

Il Parlamento Europeo, nonostante la soddisfazione per l’accordo raggiunto, ritiene che il

molto resta ancora da fare per tenere a freno l’attività delle agenzie di rating le cui valutazioni possono essere non ben fondate e essere pubblicate al momento giusto con il risultato che si aggravi la crisi finanziaria. E’ necessaria più concorrenza.

Questi i pilastri fondamentali su cui si basa il regolamento che le grandi agenzie di rating (quelle che vengono chiamate il trigono, Standard&Poor’sMoody’s e Fitch): trasparenza, introduzione di un limite massimo alla rivelazioni (massimo 3 giudizio all’anno), riduzione della dipendenza dalle valutazioni esterne, maggiore concorrenza e introduzione della responsabilità civile.

Le agenzie di rating non potranno pubblicare più di tre giudizi non richiesti all’anno che potranno essere pubblicati il venerdì dopo la chiusura dei mercati e almeno un’ora prima dell’apertura. Avranno voce in capitolo anche le agenzie più piccole, che interverranno in caso di giudizio discordante del trigono.

Inoltre, è stato deciso che le finanziarie non tengano solo conto dei rating delle agenzie per la valutazione della solvibilità, con un sistema interno e indipendente dalla grandi agenzie.

 

 

L’Argentina avrà più tempo per pagare i suoi Bond

 Le richieste di Thomas Griesa, giudice distrettuale di Manhattan, che imponevano all’Argentina di pagare entro il 15 dicembre 1,33 miliardi di dollari ai detentori di bonds che non hanno accettato le ristrutturazioni dei titoli del 2005 e del 2010, sono state rigettate dalla corte di appello.

Quindi nulla di fatto per il fondo di garanzia richiesto da Griesa. Un fondo che avrebbe messo l’Argentina in serio rischio di default tecnico, in quanto, nella stessa data, il governo avrebbe anche dovuto pagare circa 3,3 miliardi di dollari ai detentori dei bond ristrutturati.Il ricorso è stato presentato al tribunale di New York dai fondi speculativi americani, per avere il rimborso del valore nominale dei bond (20/25 centesimi per dollaro) acquistati prima del default del 2001. Il giudice Griesa, che da più di dieci anni si occupa della questione, si augurava una decisione diversa, ma il governo del paese, insieme a tutti i detentori di bond ristrutturati, che, se fosse passata la sentenza di Griesa, avrebbero perso il loro investimento, hanno deciso di correre ai ripari.

La decisione è rimandata al prossimo febbraio, termine entro il quale l’Argentina dovrà presentare la sua linea difensiva alla corte d’appello degli Stati Uniti. Il presidente argentino Cristina Fernandez de Kirchner si è detto soddisfatto della decisione dei supremi giudici, anche se la questione è tutt’altro che risolta.

 

Warren Buffet rilancia il suo appoggio alla politica di Obama

 I privilegiati d’America devono pagare più tasse. A dirlo è Warren Buffet che, da sempre pro-Obama, che, pur facendo parte della classe degli uomini più ricchi del mondo, dalle pagine del New York Times rinnova la sua posizione e le sue proposte.

Già nel 2011 la prima proposta per una tassazione dei patrimoni dei super ricchi americani, che ora viene rivolta direttamente al Congresso degli Stati Uniti e propone una tassazione del 30% sui redditi che vanno tra $1 milione e $10 milioni e del 35% nel caso il reddito superi queste cifre.

Secondo l’investitore, che si trova al terzo posto della classifica di Forbes dei 400 uomini  più ricchi d’America:

Una regola semplice come questa bloccherà gli sforzi di quei lobbisti, avvocati e rappresentanti del Congresso avidi dei soldi dei contribuenti, volti a tenere le tasse che pagano i ricchi ben al di sotto di quelle imposte a gente che ha un reddito che è solo una frazione, rispetto al nostro.

Il reddito medio del gruppo (i 400 di Forbes) nel 2009 è stato di 202 milioni dollari – che equivale a un “salario” di 97.000 $ per ora. Tuttavia, più di un quarto di questi ultra ricchi hanno pagato meno del 15 per cento di imposte sul reddito, la metà meno del 20% e alcuni non pagano niente.

Questo oltraggio indica la necessità di più di una semplice revisione verso alto delle aliquote fiscali, anche se questo è il punto di partenza. Appoggio la proposta del presidente Obama di eliminare i tagli fiscali di Bush per i contribuenti ad alto reddito. 

Buffet rinnova quindi il suo appoggio ad Obama e alle sue proposte per il risanamento dell’economia americana ed è molto importante per il presidente degli stati Uniti e per il suo mandato che la proposta della tassazione dei ricchi arrivi proprio da un ricco.

Situazione critica per i prestiti bancari dell’Eurozona

 Si chiama crowding out, ossia effetto spiazzamento, quello che si è verificato nel mese di ottobre nei paesi dell’Eurozona. Mentre la crescita della massa monetaria si è attestata su di un +3,9% su base annua e i prestiti bancari per il finanziamento del debito sovrano dei vari stati continuano a salire, i prestiti destinati alle imprese, invece, continuano a scendere, contribuendo a creare maggiori difficoltà di reperimento di liquidi.

Nello specifico, nel mese di ottobre l’offerta di credito bancario ai governi e’ salita dell’8,8% su base annua (+ 0,6% rispetto al mese precedente), mentre nel settore privato la contrazione dei prestiti è stata pari a -0,7% (-0,9% a settembre, che si trasforma in un una contrazione pari a -1,8% su base annua. Tra le cause soprattutto pesa la diminuzione della domanda e le nuove regole adottate dalle banche per la concessione dei prestiti.

Nessuna tipologia di prestito per le imprese è stata risparmiata dalla contrazione. I prestiti per il finanziamento del circolante hanno registrato un -2% su base annua, i prestiti per gli investimenti sono scesi del  -4,4% e anche quelli superiori ai cinque anni hanno registrato registrano una flessione pari a -0,8%.

I prestiti alle famiglie, invece, si trovano in una situazione di sostanziale equilibrio, i mutui per l’acquisto della casa hanno subito un aumento del +1,3% su base annua (+0,7% a settembre), mentre il credito al consumo ha registrato una contrazione dello -0,8%.

Aumento del rateo per i pensionati tedeschi

 Era il 2005 quando c’è stata, in Germania, l’ultima riforma del sistema pensionistico. Ora, dopo tanta attesa, il governo della cancelliera Merkel ha deciso di aumentare il reddito di coloro che percepiscono solo la pensione minima pubblica.

Si tratta di circa 20 milioni di persone che, entro il 2016, vedranno aumentare il rateo delle loro pensioni dell’8,27% nell’Ovest della Repubblica federale e dell’11,01% nella ex Ddr, la zona meno ricca della repubblica tedesca.

L’aumento del rateo delle pensioni è dedicato a coloro che percepiscono la pensione minima di anzianità, coloro, cioè, che hanno aderito a fondi pensionistici aziendali integrativi o a polizze private (un numero di persone particolarmente esiguo, quindi, dato che in Germania, come in altri paesi dell’Europa, i fondi pensione integrativi sono una comune forma di previdenza).

A darne notizia il Bild online, il quale pubblica il rapporto governativo: già dal prossimo anno i pensionati dell’est avranno un aumento del 3,49 per cento, mentre i pensionati dell’est dovranno accontentarsi, per il 2013, di un aumento dell’1%, che diventerà del 2,55% nel 2015.

Grazie a questo nuovo aumento, le pensione pubblica media dopo 45 anni di lavoro e senza aver sottoscritto nessuna forma di integrazione pensionistica sarà di di 1276 euro, circa il 48% della retribuzione percepita in età lavorativa.